Carlo VIII re di Francia

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Figlio (Amboise 1470 - ivi 1498) di Luigi XI, successe al padre nel 1483, sotto la reggenza della sorella Anna di Beaujeu; nel 1484 convocò a Tours gli Stati generali. Nel 1491 sposò la duchessa Anna di Bretagna. Ambizioso, se pure debole e malaticcio, si propose la conquista del Napoletano allettato dalle profferte dei fuorusciti di quel regno, e sollecitato dai suoi consiglieri, G. Briçonnet e E. de Vers: assicuratasi l'alleanza del duca di Milano, sopita mediante grosse concessioni l'ostilità del re d'Inghilterra, del re d'Aragona e dell'imperatore (trattati di Étaples, 1492; Barcellona e Senlis, 1493), iniziò la spedizione il 22 ag. 1494.

Il successo fu rapido e facile e il 22 febbraio 1495 C. entrava in Napoli. Ma dovette presto abbandonare la città per la lega antifrancese costituitasi tra gli stati italiani e il re d'Aragona che aveva denunciato il trattato di Barcellona; apertasi la via con la battaglia di Fornovo (6 luglio), rientrò in Francia. Morì mentre preparava una nuova spedizione.

Con lui si estinse il ramo dei Valois.

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Carlo VIII (Amboise, 30 giugno 1470 – Amboise, 7 aprile 1498) fu Re di Francia della dinastia dei Valois dal 1483 al 1498.

La sua fallimentare discesa in Italia nel 1494 inaugurò le cosiddette guerre d'Italia (definite "horrende" dal Machiavelli): una lunga serie di otto conflitti, con cui le grandi potenze europee si disputarono il controllo della penisola, terminata solo nel 1559 con la Pace di Cateau-Cambresis, che mutò profondamente la geografia politica dell'Italia.

Biografia

La politica interna

Carlo VIII nacque in Francia. Unico figlio di re Luigi XI, gli succedette alla sua morte, il 30 agosto 1483. Ambizioso, ma di salute cagionevole, considerato dai contemporanei di indole gradevole, ma privo di grande intelligenza politica e non adatto agli affari di Stato, il re tredicenne governò inizialmente sotto la reggenza della sorella maggiore, la principessa Anna di Beaujeu, e di suo marito Piero di Borbone.

La politica di Carlo VIII fu volta a consolidare ed estendere il territorio del regno. Ottenne per vie diverse l'annessione degli ultimi due grandi Ducati che godevano ancora di una forte autonomia rispetto alla corona francese: il Ducato di Angiò (comprendente l'Anjou e la Provenza), tramite un complesso meccanismo ereditario; il Ducato di Bretagna, tramite il suo matrimonio, celebrato il 6 dicembre 1491, con l'erede, la duchessa Anna di Bretagna, in un'elaborata cerimonia a Château Langeais. Con il matrimonio Carlo VIII si liberò della reggenza della sorella e dell'influenza dei parenti: da allora poté gestire gli affari di Stato secondo le sue inclinazioni.

A corte ci fu anche una vivace vita culturale: tra i poeti, spicca la figura dell'umanista italiano Publio Fausto Andrelini.

Con il Trattato di Etaples del 1492 e con quello di Barcellona del 1493 normalizzò i rapporti con l'Inghilterra e con il regno d'Aragona, ma al prezzo di onerose concessioni. Sempre nel 1493, con il Trattato di Senlis, pose fine alla guerra con l'Impero per la successione al trono di Borgogna, mantenuta con la rinuncia alla Franca Contea, all'Artois ed a parte delle Fiandre, ed annessa definitivamente nel 1497.

La marcia su Napoli

Pacificati i rapporti con le potenze europee, Carlo VIII, che vantava attraverso la nonna paterna, Maria d'Angiò (1404-1463), un lontano diritto ereditario alla corona del Regno di Napoli, indirizzò le risorse della Francia verso la conquista di quel reame, incoraggiato da Ludovico Sforza, detto Il Moro (che ancora non era duca di Milano) e sollecitato dai suoi consiglieri, Briçonnet e de Vers.

La riconquista del Sud della Penisola, già governato dalla Casata degli Angioini durante il secolo XIII, non comprendeva, nei progetti, anche la Sicilia. Quest'ultimo fatto depone a favore della tesi secondo la quale Carlo VIII non intendeva accrescere semplicemente i domini della sua Casata, ambizione comune a molte case regnanti di area mitteleuropea o anglosassone, ma farne piuttosto la base di partenza per quelle Crociate la cui eco era rinvigorita dalla cacciata degli Arabi dall'ultimo possedimento spagnolo, il Regno di Granada, avvenuta proprio in quegli anni. Il progetto politico della Res Publica Christiana Pro Recuperanda Terrae Sanctae aveva ancora presa nelle classi dirigenti europee nonostante la fine rovinosa cui andarono incontro sia la maggior parte di quel progetto stesso, sia coloro che intesero realizzarlo ben prima, intorno alla metà del Duecento.

Discese in Italia il 3 settembre 1494 con un esercito di circa 30.000 effettivi dei quali 8.000 erano mercenari svizzeri, dotato di un'artiglieria moderna. Venne accolto festosamente dai duchi di Savoia. Il suo esercito si accampò ad Asti, dove Carlo VIII ricevette l'omaggio dei suoi sostenitori: il cardinale Giuliano della Rovere, Ludovico Sforza con la moglie Beatrice d'Este ed Ercole d'Este, duca di Ferrara. A Pavia conobbe Gian Galeazzo Sforza e sua moglie Isabella d'Aragona. Isabella ne approfittò per scongiurarlo di proteggere la sua famiglia dalle mire di Ludovico Sforza. Tuttavia, un mese dopo questo incontro, il marito Gian Galeazzo Sforza morì, probabilmente avvelenato, e Ludovico il Moro divenne signore di Milano con il benestare dei francesi.

Carlo, dapprima intenzionato a percorrere la via Emilia fino alla Romagna, ne venne dissuaso da atteggiamenti bellicosi di Caterina Sforza, signora di Forlì e Imola. Così, dopo una tappa a Piacenza, si diresse verso Firenze. La città era tradizionalmente filofrancese, ma la politica incerta del suo signore, Piero di Lorenzo de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, l'aveva schierata in difesa degli Aragonesi di Napoli. Il pericolo incombente dei saccheggi e delle violenze dell'esercito francese (enfatizzato da una violenta predica di Girolamo Savonarola) accentuò il rancore della maggior parte dei cittadini contro i Medici. Carlo VIII entrò il 29 ottobre a Fivizzano, saccheggiandola, e pose l'assedio alla rocca di Sarzanello, chiedendo che gli fosse lasciato il passo per Firenze. Piero, mutato consiglio, all'insaputa della città, gli concesse più di quanto chiedesse: le fortezze di Sarzanello, di Sarzana e di Pietrasanta, le città di Pisa e di Livorno e via libera per Firenze. Tornato a Firenze l'8 novembre, Piero ne fu immediatamente cacciato dai fiorentini, che considerarono il suo atteggiamento vile e servile, e proclamarono la Repubblica. Allo stesso tempo i fiorentini agevolarono l'invasione di Carlo VIII, considerandolo restauratore della loro libertà e riformatore della Chiesa, il cui Papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) era considerato indegno dal Savonarola.

Carlo però, timoroso di inimicarsi le potenze europee, non intendeva deporre il Borgia dal papato. Marciò verso Roma e prese dapprima Civitavecchia. Il 31 dicembre 1494, approfittando di una coincidenza fortunata, ottenne dal papa l'ingresso pacifico nella Città Eterna[3]. L'accordo non risparmiò Roma dai saccheggi delle truppe francesi. Per evitarne un'ulteriore permanenza in città, il 6 gennaio 1495 Alessandro VI accolse Carlo VIII e ne autorizzò il passaggio negli Stati pontifici verso Napoli, affiancandogli come cardinale legato il figlio Cesare Borgia.

Carlo VIII assediò ed espugnò il castello di Monte San Giovanni, trucidando 700 abitanti, e Tuscania (Viterbo), distruggendone due terzieri e uccidendone 800 abitanti. Il 22 febbraio occupò Napoli senza praticamente combattere: il re Ferdinando II, detto Ferrandino, era già fuggito con tutta la corte in vista di una futura resistenza. Incoronato re di Napoli, vi stette fino a maggio quando il popolo e le armate napoletane, al grido di "ferro! ferro!", nuovamente rinvigorite sotto le insegne aragonesi del giovane re Ferrandino, riuscirono a scacciare i francesi dal Regno.

La rapidità e la facilità con cui Carlo VIII aveva raggiunto Napoli e la posizione di dominio in Europa che gli derivava dall'unione delle corone di Francia e di Napoli suscitarono una Lega antifrancese, composta da Venezia, dall'Austria, dal Papato, dal Ducato di Milano e dalla Spagna. Carlo VIII comprese che era giunto il tempo di ritirarsi in Francia. Il 6 luglio 1495 a Fornovo un esercito formato dagli stati italiani tentò di sbarrargli la strada: pur sconfitto, Carlo VIII riuscì a sfuggire all'accerchiamento al costo della perdita di gran parte delle sue truppe.

Il ritorno in Francia e la morte

Negli anni successivi Carlo VIII tentò di ricostituire il suo esercito, ma senza successo, a causa dei grossi debiti contratti per la spedizione precedente.

Morì a 27 anni, il 7 aprile 1498, per un incidente nel castello di Amboise: batté la testa contro l'architrave in pietra di una porta mentre, a cavallo, si recava ad assistere a una gara di jeu de paume: nel giro di due ore entrò in coma e morì per emorragia cerebrale.

Carlo VIII fu l'ultimo esponente del ramo regale della dinastia Valois, detto "dei Valois diretti". Alla sua morte il trono passò al cugino, il Duca d'Orléans Luigi II di Valois-Orléans, che regnò come Luigi XII di Francia.

Al suo successore, Carlo VIII trasmise una misera eredità – una Francia immersa nei debiti e nel disordine – risultato di un'ambizione definita, nella forma più benevola, irrealistica. Eppure la sua spedizione portò a contatti tra gli umanisti italiani e francesi, dando vigore alle arti e alle lettere francesi nel tardo Rinascimento.