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DBI
di Silvano Scalabrella
Nato a Genova il 22 giugno 1902 da Eleucadio e da Francesca
Delfò, segui gli studi classici nella città natale.
Ancora liceale, nel maggio del 1919, cominciò a collaborare a
Energie nuove di P. Gobetti, con il quale aveva preso contatto
epistolare fin dal 17 dic. 1918, dicendosi lettore entusiasta del
periodico e seguace della dottrina filosofica crociana. Il Gobetti,
ormai orientato verso interessi più specificamente politici,
affidò al giovane C. la trattazione sulla rivista dei temi
filosofici. Dal luglio 1921, su segnalazione del Gobetti, Giuseppe
Lombardo Radice cominciò ad accogliere i suoi scritti su
L'Educazione nazionale.
In linea con l'orientamento pedagogico idealistico del Lombardo
Radice, fin dall'inizio degli anni Venti il C. prese le distanze dal
positivismo pedagogico con un contributo (Studi sul positivismo
pedagogico, Firenze 1921), nato proprio da un suggerimento del
pedagogista siciliano che nel dicembre 1919 glielo aveva proposto
come tema di studio.
È qui osteggiato un pensiero ispirato agli schemi
dell'evoluzionismo deterministico e del positivismo scientifico; in
particolare e avversato il meccanicismo naturalistico
biologicoevolutivo (Spencer e Ardigò), cui viene opposta la
concezione umanistica dell'educazione di un Angiulli, di un
Siciliani, di un Gabelli. Un'idea di fondo anima le critiche del C.:
è inutile ogni speculazione teoretica che non sappia
apportare nuove indicazioni pedagogiche per il miglioramento delle
condizioni di vita umana, sociale e pratica.
Nello stesso orizzonte critico degli Studi si muovono Le scuole di
Lenin (Firenze 1921), La pedagogia di Vincenzo Gioberti (ibid. 1922)
e la Guida bibliografica della pedagogia, specialmente italiana e
recente (ibid. 1923), che faceva seguito alla Bibliografia ragionata
della pedagogia (Milano 1921) scritta in collaborazione con il
Lombardo Radice.
Nutrito di idee democratiche, che gli facevano ritenere inadeguato
per l'obiettivo della costruzione di una "nuova Italia" il vecchio
quadro politico postunitario, il C. si impegnò politicamente
partecipando alla costituzione a Genova di un gruppo democratico di
sinistra, che aveva tra i leader Arturo Codignola. Dal 1920
collaborò sia all'Arduo, sia al quotidiano socialriformista
Il Lavoro.
In particolare, tipico dei gruppo di pedagogisti che, in certo qual
modo, si ponevano nell'ambito del pensiero gentiliano (verso cui
anche il C. veniva avvicinandosi sulla scia del Lombardo Radice, sia
pure su posizioni autonome), è il tema dell'educazione come
strumento di realizzazione di una coscienza democratico-nazionale.
Da qui, anche per l'influsso delle idee gobettiane, l'attenta
considerazione di quanto veniva fatto in quel campo in Unione
Sovietica, all'indomani della rivoluzione bolscevica. In Le scuole
di Lenin l'ammirazione con cui il C. guardava al piano scolastico
educativo diretto da Lunačarskij era determinata in concreto dalla
considerazione che si trattava di una rivoluzione culturale unica
nella storia dell'umanitàl tesa all'elevazione delle classi
inferiori per farle partecipare alla guida della società; la
critica più forte, propria della formazione laico-democratica
del C., stava nella denuncia del carattere dogmatico delle idee del
Lunačarskij, quando questi sosteneva che la sua scuola del lavoro
non era disgiungibile dal sistema sociale comunista e dal controllo
politico del partito (pp. 106- 110).
Conseguita la laurea in filosofia nel 1923, nel 1924 il C. ottenne
presso l'università di Genova la libera docenza in storia
della filosofia e vinse il concorso per le grandi sedi per la
cattedra di filosofia, pedagogia ed economia negli istituti
magistrali, ottenendo come sede Genova. Frattanto la collaborazione
con il Gobetti, che più che un sodalizio intellettuale aveva
costituito un formativo comune impegno politico-sociale all'insegna
del programma di democrazia liberale, lo portò in breve tempo
allo scontro con il fascismo ormai trionfante. Dell'ottobre 1925
è la diffida dei prefetto di Torino contro la Rivoluzione
liberale (alla quale il C. collaborava dal febbraio 1922) e i suoi
redattori. La conferma di questo impegno politico e intellettuale,
il C. la offrì ulteriormente curando la pubblicazione postuma
di Risorgimento senza eroi (Torino 1926) del Gobetti e continuando a
far uscire IlBaretti fino al 1928, pur orientando la rivista sempre
più verso temi letterari e filosofici onde evitare scontri
ancora più aspri con il regime. Nel 1926, grazie al Croce,
che ormai era divenuto per lui - come per tanti altri antifascisti -
"maestro di libertà", assunse la direzione della collana
"Scrittori d'Italia" edita da Laterza. Nel maggio di quell'anno fu
costretto a rinunciare alla collaborazione all'Enciclopedia
Italiana, a cui era stato invitato dal Gentile, per gli atttacchi
mossigli dalla stampa di regime.
Il dissenso dalla politica del fascismo ne provoco l'arresto il 21
apr. 1928; rinchiuso prima nelle carceri. di Marassi a Genova e
quindi trasferito a S. Vittore a Milano, fu scarcerato il 6 luglio
dello stesso anno. Il 16 genn. 1929 venne sospeso dall'insegnamento
e dalla libera docenza. Le accuse - come si legge in una lettera al
Croce del 5 febbr. 1929 (in Il Dialogo, 1980) - erano tra l'altro di
aver collaborato "al giornale socialistoide-democratico Il Lavoro"
di Genova e di aver avuto rapporti con l'associazione antifascista
Giovane Italia, insomma di essere "in una condizione di
incompatibilità con le direttive generali del governo".
Scagionato anche grazie all'intervento del Croce, il C. fu riammesso
all'insegnamento il 9 aprile e la libera docenza gli fu restituita
con d. m. del 21 giugno 1929. Venne però destinato
all'istituto magistrale di Messina, dove prese servizio dal 16
settembre.
Dall'ottobre di quell'anno ottenne l'incarico di filosofia e storia
della filosofia e di pedagogia presso il magistero
dell'università di Messina. Mantenne questi incarichi
finché, nel 1933, vincitore di più concorsi, fu
chiamato a coprire la cattedra di pedagogia nell'università
di Catania. Nel 1935 passò alla cattedra di filosofia
teoretica (che terrà fino al 1950), conseguendo nel 1936
l'ordinariato.
Furono questi anni di studio intenso. Pur nel crocianesimo di base,
si intravvede in Religione, teosofia, filosofia (Messina 1931) e in
Senso comune. Teoria e pratica (Bari 1933) lo sforzo di plasmare un
proprio e originale impianto teoretico.
In dialogo con i principali pensatori dell'idealismo tedesco e
italiano, il C. si misura particolarmente con la crociana logica dei
distinti. L'indagine si muove sul terreno dell'attività
teoretico-pratica dello Spirito. Particolarmente Religione,
teosofia, filosofia rappresenta questo tentativo compiuto dal C. per
una revisione del sistema idealistico: vi è fatta emergere
l'esigenza di un pensiero spirituale più attento da una parte
alla concretezza dell'uomo e dall'altra alla ineffabilità di
Dio. Perseguendo tale assunto, nella ricerca di un ordine della
verità oltre la logica e la nozione di storia del Croce, il
C. ripercorre in Senso comune le tappe storiche del pensiero
occidentale, ricostruendo la genesi della dualità dello
Spirito nella filosofia greca e poi seguendola nel suo sviluppo e
nel suo problematicizzarsi nel pensiero moderno. La concezione della
filosofia come educazione e storia, la stretta connessione tra la
filosofia e la sua storia pongono il C. medianamente tra il Croce e
il Gentile, e tuttavia nel senso di una sicura indipendenza dal loro
pensiero. La sua posizione teoretica può essere così
schematizzata: la teoresi è fondamentalmente caratterizzata
dalla dialettica dei distinti, mentre la prassi genera lo scontro
tra gli opposti; la sintesi dei distinti non è un tertium
quid da essi distinto, ma consiste nella loro stessa inscindibile
relazione. La loro circolarità consente, come
riaffermerà in Ideologia (Catania 1942), di guardare alla
pratica come alla realizzazione della teoria, così che si
può parlare e di un finalismo teoretico della pratica e di un
finalismo pratico della teoria.
All'approfondimento critico dei neoidealismo italiano, il C.
affianca l'approfondimento del rapporto tra ricerca filosofica e
fede religiosa. Egli mantiene costante il dialogo tra filosofia,
scienza e fede nelle trattazioni della piena maturità:
Ideologia (Catania 1942), Metalogica: filosofia dell'esperienza
(ibid. 1945), Metafisica vichiana (Palermo 1961), in cui è
auspicata la possibilità della sopravvivenza del problema
metafisico nell'orizzonte di una metafisica rinnovata, Conoscenza e
metafisica (ibid. 1966).
In quest'ultima opera è affrontato il rapporto
verità-conoscere, con l'intento di delimitare i confini del
sapere scientifico e di affermare razionalmente la capacità
di intelligere la realtà della rivelazione. Qui la religione,
anziché risolversi nella filosofia, colloca il proprio
progresso in intima unità con il progresso della filosofia
stessa: da un lato è esclusa la riduzione della religione ad
atteggiamento pratico; dall'altro, le è conferita una
distinta funzione teoretica. La piena adesione del C. allo
spiritualismo cristiano, dunque, fa si che sia elusa la riduzione
della filosofia a metodologia, senza dover rinunciare alla
fondamentale esigenza di criticità, e che l'interesse si
concentri su quelle istanze spiritualistiche, invero in lui presenti
dagli anni giovanili sia come atteggiamento di vita - lo si evince
dalle Lettere dal carcere del 1928 - sia come ricerca originale di
pensiero. In tal senso, l'adesione allo spiritualismo cristiano va
dunque letta più nella prospettiva della continuità,
dinamica e perciò trasformantesi e trasformante, che in
quella della svolta.
Durante la sua lunga e proficua attività accademica, il C.
ricoprì numerose cariche, tra cui quella di preside della
facoltà di lettere e filosofia dell'università di
Catania (1943-45); fu presidente di sezione del British Council di
Catania (1944-50) e presidente di sezione della Società
filosofica italiana a Catania (1947-50) e a Palermo (1951-72); fu
anche presidente di sezione dell'Associazione pedagogica italiana. A
Palermo si era stabilito definitivamente allorché venne
chiamato prima alla cattedra di pedagogia (1950-52) e poi a quella
di filosofia teoretica (1952-72) presso la facoltà di lettere
e filosofia.
Il C. morì a Palermo il 26 genn. 1972.
Opere: Per un elenco completo si rinvia a Bibliografia degli scritti
di S. C., a cura di T. Caramella, in Miscellanea di studi filosofici
in memoria di S. C. (suppl. n. 7 degli Atti dell'Accad. di scienze
lettere e arti di Palermo), Palermo 1974, pp. 371-414. Oltre alle
opere citate ci limitiamo a ricordare qui: E. Bergson, Milano 1925;
Antologia vichiana, Messina 1930; Breve storia della pedagogia,
ibid. 1932; La filosofia di Plotino e il neoplatonismo, Catania
1940; Autocritica, in Filosofi italiani contemporanei, a cura di M.
F. Sciacca, Milano 1946, pp. 225-233; L'Enciclopedia di Hegel,
Padova 1947; La filosofia dello Stato nel Risorgimento, Napoli 1947;
Introduzione a Kant, Palermo 1956; La pedagogia tedesca in Italia,
Roma 1964; Pedagogia. Saggio di voci nuove, ibid. 1967.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico
centrale, b. 1061, fasc. 21865. Per l'epistolario del C. contributi
in: Lettere dal carcere di S. C., in Giornale di metafisica, XXX
(1975), pp. 26-38; Carteggio con Croce e Gobetti, in Il Dialogo, XVI
(1980), pp.63-I16; Carteggio Lombardo Radice-S. C., a cura di T.
Caramella, Genova 1983. Vedi inoltre: M.F. Sciacca, Profilo di S.
C., in Annali della facoltà di magistero della
università di Palermo, 1971-72, pp. 5-15; P. Di Vona,
Religione e filosofia nel pensiero giovanile di S. C., ibid., pp.
16-33; F. Conigliaro, Verità e dialogo nel pensiero di S. C.,
in Il Dialogo, VIII (1972), pp. 56-65; A. Guzzo, S. C., in
Filosofia, XXIII (1972), pp. 165-167; M. F. Sciacca, Il pensiero di
S. C., in Atti dell'Accad. di scienze lettere e arti di Palermo,
XXXII (1971 -73), n. 2, pp. 11-24; A. Sofia, Il dialogo di S. C. con
gli uomini d'oggi, in Labor, XIV (1973), pp. 81-93; F. Cafaro,
Commemoraz. di S. C., in Nuova Riv. pedagogica, XXIII (1973), pp.
17-26; P. Piovani, La dialettica del vero e del certo nella
"metafisica vichiana" di S. C., in Miscellanea di scritti filosofici
in memoria di S. C., Palermo 1974, pp. 251 -262; M. Ganci, S. C.,
ibid., pp. 361-366; M. A. Raschini, Commemoraz. del prof. S. C., in
Giornale di metafisica, XXIX (1974), pp. 465-472; F. Brancato, S.
C.: senso fine e significato della storia, Trapani 1974; V. Mathieu,
Filosofia contemporanea, Firenze 1978, pp. 8-10; P. Prini, La
ontologia storico-dialettica di S. C., in Theorein, VIII (1979), pp.
I-II; L. Pareyson, Inizi e caratteri del pensiero di S. C., in
Giornale di metafisica, n. s., I (1979), pp. 305-330; M. Corselli,
La vita dello spirito nella filosofia di S. C., in Labor, XXI
(1980), pp. 157163; M. A. Raschini, Storiografia e metafisica nella
interpretazione vichiana di S. C., in Filosofia oggi, V (1982), pp.
267-278; M. Corselli, La figura di S. C. nel periodo giovanile
(1915-1921), in Labor, XXV (1984), pp. 71-79; G. M. Sciacca, S. C.
filosofo, pedagogista, educatore, in Pegaso. Annali della
facoltà di magistero della università di Palermo,
1983-84, pp. 9-22.