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Candido, o l'ottimismo (Candide, ou l’Optimisme in francese),
talvolta Candido, ovvero l'ottimismo, spesso contratto in Candido,
è un racconto filosofico di Voltaire che mira a confutare le
dottrine ottimistiche quale quella leibniziana. Lo scrittore
francese fu stimolato sicuramente dal terremoto di Lisbona del 1755
che distrusse la città, mietendo molte vittime. Voltaire
scrisse prima un poema sul cataclisma (1756) e successivamente
redasse il Candido (1759). Voltaire scrive il Candido in un periodo
successivo a numerose persecuzioni nei suoi confronti che l’hanno
portato sulla via di una visione disincantata del mondo.
Nonostante la presa d’atto dell’esistenza del male, non risulta,
comunque, che Voltaire nel Candido esalti il pessimismo, quanto si
limiti a stigmatizzare la pretesa di "vivere nel migliore dei mondi
possibili", precetto su cui Leibniz montò il cardine della
propria filosofia. Non a caso l'illuminista francese incarna nella
figura del precettore Pangloss il filosofo tedesco, intento ad
istruire il giovane Candido a vedere il mondo che lo circonda con
ottimismo, sebbene si succedano in continuazione controversie e
disavventure.
È citato anche da Leonardo Sciascia nel romanzo Candido,
ovvero un sogno fatto in Sicilia del 1977.
La vicenda di Candido è stata musicata dal compositore
americano Leonard Bernstein nell'operetta Candide.
Trama
In Vestfalia, in uno "splendido" castello "dotato anche di porte e
finestre", di proprietà del barone di Thunder-den-Tronckt,
"il più grande signore della provincia e perciò del
mondo", vive un giovane dal carattere ingenuo e sincero, di nome
Candido. Suo precettore è Pangloss (dal greco “Πᾶς, πᾶσα,
πᾶν”, tutto, e “γλῶσσα”, lingua e quindi "tutto lingua": parodia dei
discepoli di Leibniz come Christian Wolff), che insegna a lui e alla
figlia del barone la "metafisico-teologo-cosmolonigologia", la
dottrina filosofica secondo la quale il mondo è "il migliore
dei mondi possibili" in quanto "tutto ciò che esiste ha una
ragione di esistere", ad esempio "i nasi servono ad appoggiarvi gli
occhiali, ed infatti noi abbiamo degli occhiali".
Candido segue molto volentieri le lezioni di Pangloss, in quanto
trova molto bella Cunegonda (personaggio ispirato dalla nipote e
compagna di Voltaire madame Denis), la figlia del barone, e
trascorre il tempo a guardarla. Successivamente la ragazza,
stimolata dall'aver spiato una "lezione di anatomia" che si stava
svolgendo dietro un cespuglio tra Pangloss ed una servetta, bacia
Candido dietro un paravento, che puntualmente cade, svelando ai
genitori la scena. Il barone spedisce Candido a gran calci nel
sedere fuori dai suoi possedimenti e fuori dal regno. Poco dopo i
Bulgari saccheggiano il castello e la famiglia viene trucidata; si
salva solo Cunegonda che però sparisce, diventando preda di
guerra per la soldataglia. Candido e Pangloss vengono curati da un
medico, insieme al quale s'imbarcano e raggiungono Lisbona. Durante
il viaggio il medico muore affogato a causa di una tempesta, e
Candido e Pangloss vengono "accolti" nel paese, nel quale il giorno
seguente il filosofo maestro di Candido viene impiccato mentre lui
è picchiato a sangue. Il ragazzo viene curato da una vecchia,
che si scopre essere conoscente della bella Cunegonda, la figlia del
barone e di cui Candido era innamorato, che in realtà era
sfuggita alla morte, e i due si rincontrano.
Seguono una serie di eventi che portano Candido e il suo amico
fedele Cacambò nella splendida città di El Dorado,
dove l'oro e le pietre preziose sono considerate fango e dove non
esistono litigi né guerre. Persuaso dall'idea di poter
ricevere quantità d'oro sufficienti a riscattare Cunegonda,
che nel frattempo è stata costretta a sposarsi, Candido e
Cacambò abbandonano la città per fare ritorno in
Europa; ma ancora una volta s'imbattono in una serie di eventi
sfortunati e i due dovranno dividersi. Candido incontra Martin, un
manicheo dalle idee completamente opposte a quelle di Pangloss, e
prosegue insieme a lui il suo viaggio alla ricerca dell'amata.
Candido si ritrova a viaggiare su di una galera, diretta a
Costantinopoli, città dove la sua amata vive facendo la
serva. Nella stessa città il ragazzo ritrova il vecchio amico
Cacambò, il filosofo Pangloss, anch'esso sfuggito alla morte,
e il fratello barone di Cunégonde. A Costantinopoli Candido,
Cunegonda, Martin, Cacambò, Paquette, la vecchia e il frate
Giroflée, ormai convertito all'islam, finiscono per vivere
tutti insieme umilmente in una piccola fattoria per dedicarsi a
"coltivare il proprio giardino".