§60 La proposizione che occorre rimettere «l’uomo sui
suoi piedi». Nell’esame dell’influsso esercitato
dall’hegelismo sul fondatore della filosofia della prassi occorre
ricordare (tenuto conto specialmente del carattere eminentemente
pratico‑critico del Marx che il Marx¹ partecipò alla
vita universitaria tedesca poco dopo la morte dello Hegel, quando
doveva essere ancora vivissimo il ricordo dell’insegnamento orale
dello Hegel e delle discussioni appassionate, con riferimento alla
storia effettuale recente, che tale insegnamento aveva suscitato,
discussioni nelle quali la concretezza storica del pensiero
hegeliano doveva risultare molto più evidente di quanto
risulti dagli scritti sistematici. Alcune proposizioni della
filosofia della prassi pare siano da ritenere specialmente legate
a questa vivacità conversativa: per esempio, l’affermazione
che lo Hegel fa camminare gli uomini sulla testa. Hegel impiega
questa espressione parlando della Rivoluzione francese, quando
dice che in un certo momento pareva che il mondo camminasse sulla
testa (da verificare con esattezza).
Il Croce si domanda (verificare dove e come) da dove Marx abbia preso questa immagine, come se essa non fosse stata impiegata dallo Hegel nei suoi scritti. L’immagine è cosi poco «libresca», che dà l’impressione di essere scaturita da una conversazione.
Antonio Labriola nello scritto Da un secolo all’altro scrive: «Gli è proprio quel codino di Hegel che disse come quegli uomini (della Convenzione) avessero pei primi, dopo Anassagora, tentato di capovolgere la nozione del mondo, poggiando questo sulla ragione» (ed. Dal Pane, p. 45).
Questa proposizione, sia nell’impiego fattone da Hegel, sia in quello fattone dalla filosofia della prassi, è da confrontare col parallelo, fatto dallo stesso Hegel e che ha uno spunto nella Sacra Famiglia, tra il pensiero pratico‑giuridico francese e quello speculativo tedesco (a questo proposito è da vedere il quaderno su «Introduzione allo studio della filosofia» p. 59).