BRUNATI Giuseppe
www.treccani
enciclopedia online
Scrittore italiano (Milano 1881 - Alassio 1949), autore di romanzi
(L'Oriente veneziano, 1904; Quanto mi pare, 1908; Quaresimale, 1912)
che mescolano misticismo e sensualità in un fasto verbale d'impronta
dannunziana.
*
DBI
di Sandro Fontana
Nato in località Videlle presso Raffa di
Puegnago (Brescia) il 4 giugno 1794 da Andrea e da Marta Carampelli,
in una famiglia benestante di industriali di refe, compì i
primi studi a San Felice del Benaco e nel ginnasio di Salò;
nel 1813 entrò in seminario, prima nel convento salodiano di
S. Bernardino, poi nel seminario vescovile di Brescia, dove venne
ordinato sacerdote nel 1820. Fornito di una buona conoscenza del
latino, del greco e dell'ebraico, il B. fu per un anno prefetto del
ginnasio di Salò, ma, non approvando l'ordine degli studi,
tornò nel 1821 al seminario di Brescia, ove tenne fino al
1827 le cattedre di ermeneutica sacra e di lingue orientali.
In questi anni pubblicò varie opere, tra le quali si possono
ricordare Breve critica delle antiche legislazioni gentilesche e
difesa della religione mosaica (Torino 1824); Osservazioni sopra la
nuova edizione milanese della storia di O. Gibbon sulla decadenza e
caduta dell'Impero romano (Verona 1824); Spiegazione e difesa del
decreto del concilio di Trento sulla Volgata (Torino 1826).Si
riscontra in queste prime opere, da un lato, l'attaccamento a
contenuti tipicamente settecenteschi di cultura ecclesiastica
riesumati attraverso una erudizione spesso minuta e pettegola;
dall'altro, l'intenzione di difendere i valori tradizionali
dell'ortodossia cattolica minacciati tanto dal pensiero
rivoluzionario quanto dalle tendenze giansenistiche e regalistiche.
Quest'ultimo aspetto della produzione del B. lo rendeva partecipe
d'un più vasto movimento di idee. Entrato già nel
1821, per mezzo di Giovanni Stefani, in rapporti d'amicizia con
Antonio Rosmini, il B. aderì tra i primi a quella
Società degli amici che il filosofo di Rovereto aveva fondato
per agevolare la diffusione dei "buoni" studi e della stampa
cattolica, a somiglianza e a fianco della più nota Amicizia
cattolica. Delle iniziative di tale organizzazione il B. sostenne,
con la propria azione e anche con un finanziamento personale, la
Società tipografica di S. Gerolamo, avente sede presso la
tipografia veneziana di Giuseppe Battagia, cui era affidata la
realizzazione di una ambiziosa collana di testi patristici. D'altro
canto manteneva stretti contatti con altri centri di diffusione del
pensiero cattolico controrivoluzionario: fu, infatti, collaboratore
dell'Amico d'Italia di Torino e mantenne col Baraldi, direttore
delle Memorie di religione,di storia e di letteratura di Modena,
un'intensa corrispondenza dalla quale si ricava non solo il grado di
influenza che ebbero sulla cultura cattolica italiana del tempo le
opere dei vari Lamennais, Bonald e de Maistre, ma anche su quali
collaboratori e associati poggiava, in Lombardia, l'iniziativa
editoriale dei cattolici modenesi. Nelle confidenze epistolari la
polemica antigiansenistica del B., ch'egli rivolgeva soprattutto
contro le opere dei conterranei Zola e Tamburini, assumeva toni a
volte ossessivi. Nel 1826 giunse a rifiutare allo stesso Rosmini
l'inclusione del Saggiodella Divina provvidenza nella edizione
italiana che veniva curando delle Vite dei SS. Martiri di A. Butler,
in quanto vi riscontrava residui di spirito giansenistico. Infatti,
il B. si sentiva anzitutto "un buon Papista e un buon Pietresco"
(lettera al Baraldi del 25 nov. 1825) e, non senza fanatismo,
impegnato nella "grande causa" in difesa del trono e dell'altare.
Spinto da tale concezione, nel 1827 ebbe una crisi spirituale che lo
portò a lasciare l'insegnamento e a meditare di chiedere
l'ingresso nella Compagnia di Gesù, cioè "in quella
religiosa società che divide con la Chiesa la persecuzione e
la gloria, perché ne ha comune la causa" (lettera al Rosmini
del luglio 1827). Tra il 1827 e l'inizio del 1828 il B.
viaggiò a lungo in Piemonte, a Roma - ove entrò in
contatto con la locale Amicizia cattolica diretta dal cardinal De
Gregorio - e a Napoli. Nell'ottobre 1828 entrò a Chieri come
novizio della Compagnia di Gesù, emise i voti il 3 dic. 1830
e fu destinato a insegnare a Spoleto; nel 1832 gli fu affidata la
cattedra di sacra scrittura e lingue orientali al Collegio Romano.
Ma nella primavera del 1834 per motivi di salute lasciò la
Compagnia, ritornando a Brescia, ove si dedicò ai suoi studi
scritturali e di storia religiosa locale. In particolare vanno
ricordati un Leggendario e vite dei santi bresciani (Brescia 1834:
ripubblicato nel 1855 con ampie aggiunte in due volumi) e le
Dissertazioni bibliche (Milano 1838). Fra il 1841 e il 1842
esplorò l'Archivio capitolare di Verona, traendone il
materiale documentario per il Leggendarietto dei santi veronesi, la
cui pubblicazione fu impedita - a quanto pare - dall'opposizione del
capitolo veronese che vide nella rigorosa ricostruzione del B.
intaccate le tradizionali credenze intorno ai santi locali (l'opera
è conservata manoscritta nella Biblioteca dell'Ateneo di
Salò, A.10). Ancora impegnato nell'opera di diffusione della
stampa cattolica, dal 1846 diresse per qualche tempo a Roma gli
Annali delle scienze religiose. Nel 1848 era di nuovo a Brescia,
ritirandosi poi in una villetta acquistata in località
Videlle di Raffa, ove morì il 27 nov. 1855.