Georges Bernanos

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Romanziere e polemista francese (Parigi 1888-Neuilly-sur-Seine 1948).

Di famiglia modesta, visse gran parte dell'infanzia in una regione dell'Artois dove ambientò poi molti dei suoi romanzi. Laureato in lettere e in diritto all'Università di Parigi, visse per due anni a Rouen, dove diresse un settimanale monarchico, L'Avant-Garde. Nel 1918, finita la prima guerra mondiale durante la quale si era arruolato, lavorò per una società di assicurazioni. Fu in questo periodo che cominciò a scrivere.

Dopo alcune novelle, pubblicate postume nella raccolta Dialogues d'ombres (1955; Dialoghi d'ombre), scrisse e pubblicò il primo romanzo, Sous le soleil de Satan (1926; Sotto il sole di Satana), in cui mise in luce la sua natura mistica, la drammatica violenza delle situazioni interiori e una forte vena polemica. Queste caratteristiche si ritrovano nei romanzi successivi: L'imposture (1927; L'impostore) e La joie (1929; La gioia).

Dopo un breve soggiorno a Palma di Maiorca, dove lavorò a Monsieur Ouine (portato a compimento solo nel 1943), scrisse il suo romanzo migliore, Journal d'un curé de campagne (1936; Diario di un parroco di campagna), in cui è presente il cristianesimo pascaliano di Bernanos, il dramma della lotta tra il bene e il male. Il romanzo ebbe il Grand prix de l'Académie. A esso fece seguito, nel 1937, la Nouvelle histoire de Mouchette.

Tornato in Francia, Bernanos pubblicò, nel 1938, Les grands cimetières sous la lune (I grandi cimiteri sotto la luna), violenta requisitoria contro la repressione franchista di cui era stato testimone, contro la connivenza del clero spagnolo e la colpevole indifferenza della borghesia europea. Nello stesso anno, dopo la capitolazione di Monaco, lasciò la Francia. Fu per un breve periodo nel Paraguay, poi si stabilì in Brasile, dove rimase per tutta la seconda guerra mondiale partecipando agli avvenimenti europei con articoli, conferenze e saggi contro il nazismo e in favore della Resistenza.

Le opere del periodo brasiliano sono: Nous autres Français (1939; Noi altri francesi), Voici la France libre (1941; Ecco la Francia libera), Lettre aux Anglais (1942; Lettera agli Inglesi), Ecrits de combat (1942-1943-1944; Scritti di guerra).

Tornato in Francia, dopo la guerra pubblicò La France contre les robots (1947; La Francia contro i robot), contro la dittatura dei robot, per la creazione di "un mondo di uomini liberi". L'anno dopo scrisse la sua unica opera teatrale, i Dialogues des carmélites (Dialoghi delle carmelitane), ispirato al martirio delle carmelitane di Compiègne durante il Terrore, che resta, con il Journal d'un curé de campagne (Diario di un parroco di campagna), l'opera più alta di Bernanos.

 

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Biografia

Nato a Parigi nel 1888, ha vissuto l'infanzia per lo più nella regione Passo di Calais. È morto a Neuilly-sur-Seine nel 1948 ed è sepolto nel cimitero di famiglia di Pellevoisin, nella regione dell'Indre.

È padre dello scrittore Michel Bernanos. Si deve inoltre al figlio minore Jean-Loup Bernanos (morto nel 2003) la presenza di una biografia e di un'iconografia di riferimento riguardo a Georges Bernanos.

Il padre Émile Bernanos era un tappezziere-decoratore originario della Lorena; la madre Hermance Moreau proveniva da Pellevoisin, nella regione del Berry, ed era cresciuta in una famiglia d'origine contadina. Ricevette un'educazione profondamente cattolica e legata alle convinzioni monarchiche. Trascorre le vacanze a Fressin, nell'Artois. Questa regione del nord della Francia lo segnerà profondamente nel corso di tutta l'infanzia e l'adolescenza, tanto che farà da sfondo alla maggior parte dei suoi romanzi. Sconvolto dalle successive arrendevolezze di Francia e Regno Unito nei confronti della Germania di Hitler, culminanti nell'Accordo di Monaco (1938), si esiliò in Brasile, da dove sarà poi uno dei primi ispiratori della Resistenza in Francia. Prima di morire scrisse un ultimo manoscritto: La Francia contro la civiltà degli automi, pubblicato nel 1947.

I primi anni

Fervente cattolico e nazionalista convinto, militò sin da giovanissimo nell'Action française e partecipò – negli anni dei suoi studi in lettere – alle attività dei “Camelots du roi”, movimento di giovani monarchici; negli anni precedenti l'inizio della Grande Guerra fu direttore del settimanale "L'Avant-Garde de Normandie". Allo scoppio della guerra, nonostante fosse già stato riformato per varie ragioni di salute, riuscì comunque a farsi arruolare volontario nel 6º Reggimento Dragoni (cavalleria) e riportò numerose ferite sul campo d'onore.

Alla fine della guerra si allontanò da un'attività militante nell'Action française, a cui però si riavvicinò in seguito alla condanna del movimento da parte di Pio XI nel 1926, partecipando ad alcune delle sue attività culturali. Nel 1932 la sua collaborazione con il giornale del profumiere François Coty "Le Figaro" generò una violenta polemica con l'Action française, la quale culminò nella rottura definitiva con Charles Maurras.

Le prime opere

Negli anni venti lavora presso una compagnia di assicurazione, ma il successo del suo primo romanzo Sotto il sole di Satana (Sous le soleil de Satan) (1926) lo spinge ad intraprendere la carriera letteraria.

Nel 1917 sposa Jehanne Talbert d'Arc, lontana discendente di un fratello di Giovanna d'Arco, con cui avrà poi sei figli. La famiglia numerosa e la fragile salute della moglie rendono la situazione economica difficile e precaria. Nell'arco di soli dieci anni si concentra l'essenziale della sua produzione letteraria, nella quale Bernanos dà voce alle sue ossessioni: i peccati dell'umanità, la potenza del male e l'aiuto della Grazia divina.
Diario di un curato di campagna

Nel 1936 viene pubblicato Diario di un curato di campagna (Journal d'un curé de campagne) : insignito del Grand prix dell'Académie Française, da esso è stato tratto il film omonimo di Robert Bresson (1950) con Claude Laydu al suo debutto. Nel libro sono presenti e convergono due diverse sensibilità spirituali: quella del curato d'Ars e quella di Santa Teresa del Bambin Gesù, entrambi santificati da Pio XI nel 1925. Similmente a Giovanni Maria Vianney, il giovane prete protagonista del romanzo è divorato da un forte zelo apostolico, totalmente dedito alla santificazione del gregge a lui affidato. Di Teresa invece segue la via dell'"infanzia spirituale". Anche il “Tutto è grazia” con cui il romanzo si chiude non è una frase di Bernanos, bensì della famosa Santa. È importante inoltre segnalare che per gran parte delle riflessioni che arricchiscono il romanzo Bernanos attinge al romanzo di Ernest Hello, L'uomo (L'Homme).

L'esilio

Nelle Baleari Bernanos assiste allo scoppio della guerra civile in Spagna e all'insurrezione franchista. In un primo momento appoggia il franchismo poi, rivedendo la sua posizione, pubblicherà I grandi cimiteri sotto la luna, pamphlet in cui prende pubblicamente e definitivamente le distanze dai suoi vecchi amici dell'Action française (è necessario precisare che la rottura con Maurras, avvenuta già nel 1927, era rimasta segreta fino a quel momento). In tale opera Bernanos condanna da un lato i massacri e le atrocità commesse dalla Falange prendendo a pretesto il nome del Cristo, dall'altro l'appoggio da parte di Maurras e dell'Action française di cui godevano i nazionalisti spagnoli. Le parole di Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII, in risposta ai cardinali vicini al fascismo che chiedevano di mettere al bando il pamphlet mettono in evidenza la scomodità e al tempo stesso il carattere di irrinunciabile denuncia di quest'opera di Bernanos: “Brucia ma illumina”.

Nel marzo del 1937 lascia la Spagna per tornare in Francia, dove rimarrà per breve tempo, poiché già l'anno successivo, il 20 luglio 1938, parte per l'America Latina. Inizialmente programma di andare in Paraguay, ma poi nell'agosto 1938 fa scalo a Rio de Janeiro, in Brasile. Qui rimarrà in esilio dal 1938 al 1945. Nell'agosto del 1940 si trasferisce a Barbacena, in una piccola casa ai piedi di una collina chiamata Cruz das almas, cioè “Croce delle anime”.

In questo periodo Bernanos mette da parte la produzione romanzesca per dedicarsi completamente a scritti di carattere fortemente politico, pubblicando diversi saggi sulla situazione politica europea e collaborando sia con i giornali di Rio de Janeiro che con i bollettini della Francia libera. In questi suoi "Essais et écrits de combat" Bernanos risente certamente dell'influenza di Charles Péguy. Durante la seconda guerra mondiale Bernanos partecipa dunque attivamente all'attività di Resistenza e della Francia libera, scrivendo numerosi articoli nei quali dà pieno sfogo alla sua vena polemica e pamphlettista.

Nel 1941 il figlio Yves si unisce al movimento della Francia libera a Londra, mentre Michel, il figlio minore, considerato troppo giovane dal Comitato della Francia libera di Rio, partirà l'anno successivo.

Al momento del suo ritorno in Francia si rivolge al popolo brasiliano con queste parole:
    « Per quanto mi riguarda, il mio cuore ha un unico, grande, profondo desiderio, che è anche il più doloroso: desidero rivedervi tutti, rivedere il vostro paese. Desidero trovare riposo in quella terra in cui ho tanto sofferto e sperato per la Francia; là desidero attendere la resurrezione, così come ho atteso la vittoria. »
   
La Liberazione

Dopo la Liberazione continua a condurre una vita errante. Nel 1945, su sollecitazione di Charles de Gaulle che gli propone un posto in parlamento o all'Académie française, rientra in Francia lasciando per sempre il Brasile, paese che ha profondamente amato, arrivando a considerarlo sua seconda patria.

Decide poi di trasferirsi in Tunisia, dove passerà gli ultimi anni della sua vita (per poi ritornare, gravemente malato, a Parigi; morì a Neuilly-sur-Seine) e scriverà l'adattamento teatrale del racconto della scrittrice tedesca Gertrud von Le Fort intitolato L'ultima al patibolo, la cui vicenda si rifà alla storia vera di sedici Carmelitane di Compiègne (beatificate poi da Papa Pio X nel 1906) ghigliottinate sulla piazza del Trono-Rovesciato (attualmente Place de la Nation) durante la Rivoluzione francese.

Tale opera, intitolata Dialoghi delle Carmelitane e nella quale Bernanos introduce anche il personaggio fittizio di Blanche de la Force (traslitterazione di "von le Fort"), farà poi da libretto all'opera omonima del compositore Francis Poulenc, composta nel 1956. Padre Raymond Leopold Bruckberger, con Philippe Agostini, ne ha condotto inoltre la realizzazione cinematografica. Tra gli altri, fondamentali sono in quest'ultima opera i temi della Grazia, della paura e del martirio sempre cari a Bernanos.

Le opere

La produzione romanzesca

Bernanos ambienta spesso i propri romanzi nei villaggi della sua regione natale, l'Artois, portandone alla luce gli aspetti più nascosti e più oscuri. La figura del prete, attorno alla quale gravitano notabili del luogo (nobili castellani e borghesi), piccoli commercianti e contadini, è molto presente nell'opera di Bernanos, anche come personaggio principale (è il caso di Diario di un curato di campagna). Il divino e il soprannaturale sono chiamati più volte in causa nei suoi romanzi, così come troviamo una profonda caratterizzazione psicologica dei personaggi, impegnati in una perenne lotta interiore tra il Bene e il Male. Tale lotta descritta da Bernanos non si trasforma però in una “diabolizzazione” dei personaggi ma piuttosto esprime, come in Mauriac, l'ansia di capire fino in fondo e al di là di ogni apparenza esteriore le profondità dell'animo umano.

Solitario e isolato nella sua denuncia – quantomeno in Francia, Bernanos si era scagliato contro i tradimenti tanto dello Stato francese che di quei cattolici e di quel clero che avevano appoggiato il franchismo con complicità criminale (I grandi cimiteri sotto la luna).

Nei saggi di Bernanos la parola "imbéciles" (imbecilli, usata al plurale) è usata molto di frequente: con quella che lui chiamava "offesa fraterna" manifestava la sua “pietà” per i “ cancri della nuova generazione realista” (i neo-sostenitori di Maurras negli anni trenta) e, più tardi, per i “detestabili e pedanti borghesi di sinistra” (i comunisti e i democratici cristiani) ma anche per tutti quelli che avevano sostituito alla forza dell'esperienza umana diretta e concreta la propaganda dei media e la poca capacità di coraggio personale. Sul piano formale il suo stile non può dirsi “parlato”, nonostante egli si rivolga spesso ad un lettore immaginario: la lettura della sua opera, sicuramente ricca e appassionante – e ciò che scrive sul Brasile o su Hitler non può lasciare indifferenti – necessita però di una buona conoscenza della storia di Francia.

Per quanto riguarda l'atteggiamento di Bernanos nei confronti dell'antisemitismo, è necessario non limitarsi alla lettura dei pochi scritti da lui pubblicati negli anni trenta nel libro La grande paura dei benpensanti, che possono lasciare non poco contraddetti, ma leggere anche i testi apparsi subito prima dell'inizio della guerra o durante la guerra, nei quali egli denuncia le compagne antisemite in Francia, lo sterminio degli ebrei, l'omicidio di Georges Mandel ecc.: attraverso questi scritti si può capire meglio l'evoluzione di Bernanos riguardo a tale questione. È significativo ad esempio un suo articolo del maggio 1944, nel quale si può leggere la frase seguente: “antisemitismo: considero questa parola sempre più ripugnante. Hitler l'ha disonorata per sempre”. Come si può vedere, in questo testo Bernanos, diversamente dalle più svariate interpretazioni che ne sono state donate, si riferisce alla parola “antisemita” e non al fatto in sé. Sempre riguardo all'antisemitismo, Elie Wiesel, in un'intervista apparsa nel 1987 sulla rivista Nouvelles Cités, riassumeva il percorso di Bernanos, descrivendolo come colui che si era “a poco a poco avvicinato agli ebrei” e che “ha avuto il coraggio di opporsi al fascismo, di denunciare l'antisemitismo e di dire quello che ha detto e scritto sulla bellezza e sull'onore dell'essere ebrei”.

In seguito poi alle accuse di antisemitismo mosse dall'editore Jean-Paul Enthoven nei confronti di Bernanos, il giornalista di Libération, Philippe Lançon, scrive un articolo intitolato “Bernanos e i benpensanti”, nel quale accusa quelli che, come Enthoven, lui definisce “cacciatori mondani di antisemiti”.

Opere

    * Sotto il sole di Satana, 1926, romanzo tradotto da Cesare Vico Lodovici e da Gabriella Mezzanotte, adattato al cinema con lo stesso titolo da Maurice Pialat nel 1987
    * L'impostura, 1927, romanzo tradotto da Federico Federici
    * La gioia, 1929, Prix Femina, romanzo tradotto da Bice Tibiletti e da Paola Messori
    * La grande paura dei benpensanti, 1931, saggi tradotti da Bruno Bonino
    * Un delitto, 1935, romanzo tradotto da Enrico Piceni, adattato in televisione da Salvatore Nocita
    * Diario di un curato di campagna, 1936, Grand Prix du roman de l'Académie française, romanzo tradotto da Adriano Grande e da Paola Messori, adattato al cinema con lo stesso titolo da Robert Bresson
    * Nuova storia di Mouchette, 1937, romanzo tradotto da Renato Arienta e da Antonio Corsaro, adattato come film da Robert Bresson
    * I grandi cimiteri sotto la luna, 1938, saggi tradotti da Giacinto Spagnoletti
    * Scandalo della verità, 1939, saggi tradotti da Italo Di Monte
    * Lettre aux Anglais, pubblicata a Rio de Janeiro nel 1942
    * Il signor Ouine, 1943, romanzo tradotto da Carlo Bo
    * La Francia contro la civiltà degli autòmi, 1944, saggi
    * Rivoluzione e libertà (in originale La Liberté pourquoi faire ?), 1947, n. ed. 1953, saggi tradotti da Gennaro Auletta
    * Dialoghi delle Carmelitane, 1949, opera teatrale tradotta da Giuliano Attilio Piovano, adattata al cinema e in televisione
    * Uno strano sogno (in originale Un mauvais rêve), 1950, romanzo tradotto da Maria Vasta Dazzi
    * Una notte e Dialogo d'ombre, 1955, tradotto da Angelo Romanò
    * Dialogo d'ombre: novelle, primi scritti, 1991, tradotto da Michele Corrieri
    * Le Chemin de la croix-des-âmes, 1943-1945, n. ed. 1987, saggi
    * Français, si vous saviez..., 1961, antologia di scritti 1945-1948
    * Les Enfants humiliés, 1949, saggi
    * Le Crépuscule des vieux, 1956, antologia di scritti 1909-1939
    * Pensieri, parole, profezie, antologia di saggi tradotti da Maria Antonietta La Barbera
    * San Domenico, saggio tradotto da Henry Furst
    * Un uomo solo, saggio tradotto da Rienzo Colla e Franco Onorati
    * Quasi una vita di Gesù, saggio tradotto da Marco Ballarini
    * Domenico l'incendiario, saggio tradotto da Luigi Castiglione
    * Ultimi scritti politici, saggi tradotti da Misio Tagliaferri e G. Stella
    * L'eretica e santa Giovanna, saggio tradotto da Gabriella Bonini
    * Un uomo nella Chiesa, saggi
    * Una visione cattolica del reale (Satana e noi), saggi
    * Lo spirito europeo e il mondo delle macchine, saggio tradotto da Gennaro Auletta
    * La mia rivolta, antologia di saggi a cura di Giovanni Barra
    * Verrà il vendicatore: diario 1939-1940, tradotto da Vittorio Bianchi
    * I predestinati, antologia di saggi a cura di Jean-Loup Bernanos, tradotta da Laura Majocchi
    * Romans suivis de Dialogues des carmélites, Bibliothèque de la Pléiade, 1961, I Meridiani, 1998
    * Le Combat pour la liberté, corrispondenza inedita: tomo 1 (1904-1934), 1971 e tomo 2 (1934-1948), 1971
    * Essais et écrits de combat, tomo 1, 1971
    * Lettres retrouvées (1904-1948), 1983
    * Essais et écrits de combat, tomo 2, 1995
    * Brésil, terre d'amitié, scelta di lettere e testi sul Brasile, scelti da Sébastien Lapaque, 2009