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Statistico, economista e demografo italiano (Cremona 1862-Roma 1956). Professore in diverse università italiane, ha, per primo, posto in rilievo l'importanza dell'induzione statistica. A lui si deve anche l'introduzione nella metodologia statistica di particolari indici, gli indici di attrazione, ideati in origine per misurare la tendenza di individui aventi caratteristiche simili (religione, grado di cultura, condizioni economiche, ecc.) a sposarsi tra loro e poi utilizzati in generale nello studio della connessione. Benini ha anche compiuto importanti studi sul problema delle denunce ritardate di nascita. Interessante la sua applicazione dell'analisi quantitativa a studi sulla Divina Commedia. Sue opere principali sono: Principi di demografia (1901); Principi di statistica metodologica (1906) e Lezioni di economia politica (1936).www.treccani.it
DBI
di Giorgio Dall'Aglio
Nacque a Cremona l'11 giugno 1862 da Angelo e Luigia Anelli. Fin dall'inizio i suoi interessi di studioso furono rivolti ad argomenti commerciali e finanziari (nel 1888 comparvero le prime opere); e appunto di storia del commercio fu la prima cattedra da lui ricoperta presso la Scuola superiore di commercio di Bari.
Ad essa il B. fu chiamato nel 1889, e vi rimase fino al 1896; fu un periodo soprattutto importante per la sua formazione, e in particolare per lo spostamento dei suoi interessi verso la statistica. Dopo il periodo barese, egli tenne per un anno la cattedra di economia a Perugia e poi, dal 1897 al 1907, la cattedra di statistica a Pavia. Ebbe anche, dal 1905, l'insegnamento di statistica all'università Bocconi di Milano, insegnamento che conservò, anche dopo il suo trasferimento a Roma, fino al 1909. Di questo periodo sono alcune delle sue opere più importanti. Nel 1907-1908 il B. passò a Roma dove insegnò statistica fino al 1918, poi economia politica.
Alla attività scientifica si aggiunsero importanti
incarichi. Fu tra l'altro presidente del Consiglio superiore di
statistica, presidente della Commissione di statistica e
legislazione presso il ministero di Grazia e Giustizia, presidente
della Commissione statistica dall'Assemblée
générale pour le recensement agricole mondial
(1926), delegato del governo italiano alla conferenza di Ginevra
dei 1921. Ebbe numerosi riconoscimenti dall'Italia e dall'estero:
socio dell'Accademia dei Lincei (dal 1908), accademico d'Italia
(dal 1932), socio corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze
e dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, membro
onorario dell'Institut international de statistique, dell'American
statistical association e della Société hongroise de
statistique. Nel 1953 gli fu assegnato il premio Marzotto per la
sua opera di economista. Morì a Roma il 12 febbr. 1956.
I contributi scientifici del B. si possono distinguere in tre
grandi gruppi, rispettivamente statistica, demografia e scienze
economiche e sociali; un cenno a parte meritano i suoi studi
danteschi.
La parte più importante è senza dubbio quella
statistica; anche se gli studi statistici non formano un gruppo
numericamente più rilevante degli altri, in essi trovano lo
sviluppo più esplicito i principi di drganizzazione
razionale che sono alla base di tutta la sua opera. C. Gini lo
definì "il primo statistico italiano completo"(Giorn. d.
econom., 1929); con lui per la prima volta in Italia la statistica
assunse l'aspetto di una disciplina autonoma, svincolandosi dalle
scienze economiche, demografiche e sociali con le quali veniva
ancora confusa, pur essendo, in esse, soltanto uno strumento.
Sotto tale aspetto è molto interessante l'impostazione
concettuale del B., esposta esaurientemente in quella che è
senza dubbio la sua opera 1 principale, i Principidi statistica
metodologica, pubblicati a Torino nel 1906.
Distinguendo la "statistica come forma di osservazione" dalla
"statistica come forma di induzione", egli mette l'accento sulla
seconda, indicando come compito della statistica di "sceverare nei
fenomeni collettivi ciò che vi ha di tipico nella
varietà dei casi di costante nella variabilità, di
più probabile nell'apparente accidentabilità, e
decomporre... il sistema di cause o forze, di cui essi fenomeni
sono la risultante". Si arriva così a trovare delle
"regolarità statistiche" empiriche e approssimate, valide
non per i singoli casi ma per la massa; si potrebbe dire, con
termini più moderni, delle leggi probabilistiche. La
vicinanza alle idee, oggi generalmente accettate, sulla
interpretazione probabilistica delle leggi fisiche e naturali
è evidente.
La fiducia del B. nella fecondità dell'accostamento tra
statistica e teoria delle probabilità appare anche evidente
nella trattazione di alcuni argomenti particolari, come lo studio,
in termini probabilistici, dei fattori determinanti il sesso dei
gemelli, l'esame dell'interpretazione della media di una serie di
dati osservati come valore più probabile, e così
via. Questo punto di vista è stato trascurato in seguito
dagli indirizzi principali della scuola statistica italiana (come
notava C. Gini, che tali indirizzi aveva largamente contribuito a
determinare), e ripreso solo recentemente, con un avvicinamento
agli sviluppi della statistica matematica in altri paesi.
La maggior parte dei contributi metodologici del B., apparsi in
vari scritti, ma ripresi poi nei Principi, prende lo spunto dalle
applicazioni demografiche o economiche, per portare alla creazione
di strumenti di validità generale. Tra essi vanno ricordati
soprattutto gli "indici di attrazione", la scomposizione di serie
con termini raggruppati, la legge dei patrimoni derivata dalla
legge dei redditi di Pareto, il metodo per ricavare la
periodicità settimanale di fenomeni di cui sono noti solo i
dati mensili.
Tali contributi, assieme alla sistemazione dei metodi statistici
in una teoria organica, e il rigore e l'affinamento tecnico da lui
apportati in tutte le elaborazioni svolte, giustificano
l'importanza che viene attribuita alla sua opera statistica.
Anche per la demografia è difficile dire se sia più
importante l'opera di sistemazione del B. o il contributo da lui
apportato nello studio di problemi particolari. Contributi
importantissimi - tanto più ammirevoli se si pensa alle
difficoltà derivanti a quell'epoca sia dalla scarsezza di
dati, sia dalle conoscenze ben poco sviluppate in alcuni campi
basilari per la demografia - sono contenuti in una serie di
articoli intitolati Di alcuni punti oscuri della demografia (in
Giornale degli economisti, 1896). Venivano studiate, fra l'altro,
le fluttuazioni stagionali dei fenomeni della popolazione, e in
particolare le relazioni tra le variazioni mensili delle morti e
quelle dei concepimenti; le diverse proporzioni dei maschi alla
nascita tra le città e le campagne, le variazioni di
fecondità della donna con l'età.
Più evidente invece l'aspetto di sistemazione di
conoscenze nei Principi di demografia (Firenze igoi), assieme
all'affermazione della sua autonomia, come studio statistico della
popolazione, sia dalla statistica sia dallo studio dei fenomeni
sociali. Il B. distingueva una "teoria qualitativa della
popolazione", nella quale esaminava i fattori che contribuiscono
al mantenimento della coesione delle collettività
demografiche, da una "teoria quantitativa", nella quale fra
l'altro rielaborava le teorie di Malthus, ma da punti di vista
diversi, operandone quasi un rovesciamento.
Fra gli altri contributi del B. vanno ricordati l'introduzione
dell'indice di attrazione - che serve a misurare la tendenza a
contrarre matrimoni all'interno di un gruppo demografico,
piuttosto che con appartenenti ad altri gruppi -, e l'analisi di
alcune serie di dati demografici in cui delle apparenti variazioni
erano dovute ad errori. Da citare come esempio, a questo
proposito, lo studio delle dichiarazioni di nascita differite
dagli ultimi giorni di un anno ai primi del successivo.
Con aspetti diversi si presenta l'opera del B. nel campo
economico-sociale; né poteva essere altrimenti, tenuto
conto del diverso grado di sviluppo al quale erano giunte ai suoi
tempi le scienze economiche, e delle forti personalità che
avevano contribuito a tale sviluppo.
Per la sua opera di economista il B. si rifà più
esplicitamente al Ricardo, ma la sua formazione è dovuta
anche in gran parte a Malthus e Marx. Il legame con tali autori,
nei quali la visione economica era strettamente connessa con
quella demografico-sociale, è pienamente comprensibile dato
lo spirito enciclopedico del B., che rifuggiva dai compartimenti
stagni, e alla base del quale si trovava, come si è
accennato, una esigenza "statistica" di indagine critica della
realtà, sgombra da presupposti aprioristici. Nella sua
prolusione al corso di statistica a Roma, nel 1907, egli sosteneva
la distinzione tra le "verità razionali" dedotte dal
concetto teorico di "homo oeconomicus" e le leggi reali, che
debbono tener conto di tutti gli altri aspetti dell'uomo.
Questo principio è alla base del pensiero del B.,
sviluppato successivamente fino all'edizione definitiva delle sue
Lezioni di economia politica (Bologna 1936). La sua economia non
è mai "economia pura"; essa parte da basi demografiche e
sociali e non si arresta a conclusioni statiche e definitive, ma
richiede una continua revisione, su base empirica, per
l'adeguamento all'evoluzione della realtà.
In tale visione una parte importante è affidata allo stato
come moderatore delle forze economiche in campo. La
necessità dell'azione dello stato è sostenuta anche,
e con maggior vigore, nei rapporti internazionali. La difesa del
protezionismo doganale aveva dato luogo già nel 1895 (sul
Giornale degli economisti) ad una viva polemica con altri
studiosi.
Nel campo sociale vanno infine citati i suoi lavori di statistica
giudiziaria. Varie questioni furono da lui studiate nella
Commissione di statistica e legislazione di cui era presidente, e
nelle Lezioni di Statistica giudiziaria raccolse uno studio
sistematico dell'argomento. Il suo spirito ordinatore lo indusse
anche a proporre i primi elementi di una nuova disciplina
nell'articolo Per un programma di scienza induttiva della vita
giuridica (in Riv. it. di sociologia, XX [1916], pp. 274-306).
Il B. diede anche contributi agli studi danteschi. impiegandovi il
metodo statistico in senso lato. Sono contributi sparsi per quasi
mezzo secolo (l'ultimo è del 1950), raccolti parzialmente
in un volume nel 1919 e infine nel volume Dante tra gli splendori
de' suoi enigmi risolti ed altri saggi (Roma 1952).