Le crisi economiche della storia: Firenze 1343-1346
Simone Ricci
da http://www.borsaedintorni.it/storia-economica/le-crisi-economice-della-storia-firenze-1343-1346/
Tra il 1343 e il 1346, i Bardi e i Peruzzi, due delle più
importanti famiglie di banchieri fiorentini, furono letteralmente
travolti da un’ambigua storia di mutui subprime, come diremmo oggi.
È ovvio che allora questo termine non esisteva, ma già
sette secoli fa esisteva ed era ben attivo un certo capitalismo
d’assalto, il quale aveva concesso ingenti prestiti ad altissimo
rischio senza troppo preoccuparsi delle conseguenze: si trattava di
speculazioni simili a quelle sui subprime dell’attuale crisi. E le
conseguenze ricalcano fedelmente quelle odierne; infatti, la crisi
causò l’insolvenza dei debitori e numerosi fallimenti nel
sistema finanziario (ciò voleva dire la fine del credito e la
conseguente crisi dell’economia reale). Come disse un impresario che
fu proprio coinvolto nel crac, un tale Giovanni Villani, “la
mercatanzia e ogni arte n’abassò e venne in pessimo stato“.
Dei banchieri davvero intraprendenti
Per ricostruire la storia, bisogna anzitutto parlare dei personaggi
che ne furono coinvolti: la famiglia dei Bardi era composta
essenzialmente da parvenus arrivati in città circa due secoli
prima. Prima del Trecento, il parente più illustre della
famiglia era stato Bartolo, il quale aveva ricoperto la carica di
priore di Firenze nel 1282. Molto più spregiudicata era stata
invece la famiglia dei Peruzzi: 54 antenati erano stati priori e il
loro ingresso nella società fiorentina risaliva al 1100.
C’è anche un terzo protagonista di questa vicenda, un re: si
trattava di Edoardo III d’Inghilterra, fondatore dell’Ordine della
Giarrettiera e ritenuto uno dei principali responsabili della Guerra
dei Cent’anni. La brama bellicosa di questo sovrano richiedeva somme
sempre più ingenti di denaro da ricercare e queste richieste
potevano essere soddisfatte dalle due famiglie, le quali
maneggiavano da sempre forti doti di capitale. Firenze era
considerata allora la vera e propria “Banca Centrale Europea”. Nel
1312 i Bardi e i Peruzzi riuscirono a colmare il vuoto
lasciato da un’altra importante famiglia, quella dei Frescobaldi.
Come narrano le cronache dell’epoca, la sola famiglia dei Bardi nel
’300 poteva vantare il possesso di ben 25 filiali, in Italia e
all’estero: gli avamposti principali erano Tunisi, Parigi,
Costantinopoli e Siviglia.
Il credito delle famiglie
Questa vera e propria holding commerciale divenne ben presto una
multinazionale dei capitali a prestito, con l’intento di finanziare
le guerre di Edoardo. I Peruzzi misero a frutto un’operazione
subprime, dato che il re garantiva solo con la sua parola e il
prestigio di monarca. Le cose andarono bene fino al 1337, ma tutto
peggiorò quando l’espansionismo inglese decise di spostarsi a
sud. Edoardo cercò di conquistare il trono francese e giunto
a Gand si autoproclamò sovrano di Francia: ma si trattava di
un grave errore di valutazione, perché il conflitto era
tutt’altro che vinto. I Bardi e i Peruzzi vantavano in quel momento
ben 125.000 sterline di credito nei confronti del sovrano inglese,
una somma davvero enorme per l’epoca. La situazione assunse poi dei
toni drammatici, dato che Edoardo rimase invischiato in una guerra
infinita e annunciò di non essere in grado di rimborsare i
mutui contratti.
Fu questo fatto a far precipitare nel fallimento le due famiglie,
anche perché gran parte delle somme date in prestito al re
erano risparmi affidati in amministrazione fiduciaria dai
correntisti, i quali ora pretendevano la restituzione dei capitali,
con interessi altissimi. I primi a cedere furono i Peruzzi, i quali
dichiararono l’insolvenza e patteggiarono coi creditori dei rimborsi
in percentuale, i quali li portarono alla rovina. Molti operatori
del settore furono travolti e si può dire che si
trattò del crac di tutta Firenze.
Anche i Bardi dovettero cedere: dapprima reagirono con calma, ma poi
nel corso degli anni successivi persero il controllo. Ordirono un
golpe per impossessarsi del governo, ma la congiura fu scoperta e
molti di loro esiliati; altri membri della famiglia, invece, presero
a coniare moneta falsa. Anche costoro furono scoperti e condannati a
morte, evitata con la fuga. Questa vicenda, che può essere
considerata la prima crisi dei mutui della storia, vide la morte sul
rogo di due funzionari della Zecca e l’inizio di una depressione
economica senza precedenti: i traffici commerciali di qualsiasi tipo
furono distrutti e il mercato entrò in confusione.
Lo stesso Villani sembra quasi parlarci con il suo ultimo
ammonimento: “non si deve tacere il vero per chi ha a fare memoria
di queste cose, per dare ad esempio a quelli che sono a venire di
usare migliore guardia“. Come a dire: posteri avvisati, mezzo
salvati, ma, come visto, la storia si ripete sempre.