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Filosofo italiano (Firenze 1875-Genova 1947). Si occupò inizialmente di psicologia; poi si orientò verso la ricerca estetica. Per Baratono solo la critica dell'opera d'arte può risolvere il problema della realtà; la gnoseologia, infatti, sovrappone immediatamente all'oggetto della conoscenza le forme soggettive del conoscere, mentre la critica del bello coglie l'oggetto per se stesso, come forma autonoma dell'esistenza. L'opera d'arte, come "forma sensibile", ha una sua logica e una sua etica; è artista solo chi rispetta quella logica formale, senza sovrapporle una volontà eteronoma, cioè guidata da valori estrinseci, di ordine conoscitivo o morale.
Considerò il problema pedagogico strettamente congiunto con quello politico e, in questo ambito, dopo un primitivo positivismo si convertì al kantismo.
Baratono si interessò anche di politica, militando, prima e dopo il periodo del fascismo, nelle file del partito socialista. Fra le sue opere principali: Critica e pedagogia dei valori (1918), Il mondo sensibile, introduzione all'estetica (1934).
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DBI
di Vittorio Mathieu
BARATONO, Adelchi. - Nacque l'8 apr. 1875 a Firenze dove il padre,
Alessandro, originario di Ivrea, si era stabilito dopo il
trasferimento della capitale del regno da Torino. La madre,
Ermelinda Rossi, era fiorentina. La famiglia si fissò
definitivamente a Genova, e il B., compiuti gli studi classici,
frequentò l'università, addottorandosi in lettere e in
filosofia. Suo principale maestro fu A. Asturaro, del cui indirizzo
sociologico il B. risentì nei suoi primi lavori (Sociologia
estetica,Civitanova Marche 1899; Sul problema religioso,in Riv.
ital. di sociol.,IV [1900], 4), così come, successivamente,
subì l'influsso di E. Morselli e delle sue lezioni di
psichiatria. Gli interessi psic0logici del B. sono documentati in
questo periodo da numerose pubblicazioni (I fatti psichici
elementari, Torino 1900; Sulla classificazione dei fatti
psichici, Bologna 1900; Energia e psiche, in Riv. di filos. e scienze
affini, IV [1902], pp. 27-47, 162-180). Psicologia e sociologia
venivano, poi, naturalmente a fondersi in una wundtiana "psicologia
dei popoli" (Sulla psicologia dei popoli,Genova 1901), permeata di
una filosofia scientificamente concepita. Questo movimento culmina
nei Fondamenti di psicologia sperimentale (Torino 1906), che
risentono ancora dell'influsso positivistico, nella ricerca di una
filosofia scientifica, ma cominciano, al tempo stesso, a rivelare
l'originalità filosofica del Baratono.
Contemporaneamente il B. coltivava il proprio gusto estetico
frequentando i circoli letterari, le mostre di pittura, i
caffè degli artisti; a venticinque anni pubblicò un
volumetto di versi (Sparvieri, Genova 1900, con acqueforti di Edoardo
De Albertis), che sarà seguito da altre poesie (Lettera -
Notturno - Congedo,1908), articoli letterari e frammentarie
commedie, comparsi generalmente in Riviera ligure.
Questo duplice interesse, psicologico, ed estetico,
accompagnò il B. per tutta la vita, ma non senza trasformarsi
radicalmente, dall'originario positivismo, in una personale forma di
"sensismo", dove tornavano a incontrarsi il significato etimologico
e il significato moderno della parola "estetica". Nel 1911 - l'anno
del congresso internazionale di filosofia di Bologna, a cui il B.
partecipò - egli, che l'anno prima aveva celebrato I funerali
del positivismo italiano (in Lavoro nuovo, 5 apr. 1910),
pubblicò la Psicologia sintetica, in cui l'aspetto filosofico
e quello scientifico-sperimentale della ricerca erano nettamente
divisi, e la psicologia veniva assegnata al secondo.
Conseguita la libera docenza, il B. tenne corsi e conferenze
all'università di Genova - oltre che all'università
popolare - prendendo a interessarsi del problema pedagogico,
strettamente congiunto con quello politico. QuattroDiscorsi
sull'educazione furono da lui riuniti in un volumetto, e alcuni anni
dopo uscì la sua opera fondamentale in materia: Critica e
pedagogia dei valori (Palermo 1918).
Dalla politica il B. si era sentito attratto fin dalla prima
giovinezza. Le sue convinzioni etiche lo indussero a militare nelle
file del socialismo; tuttavia, anche nell'attività politica,
egli conservò quell'atteggiamento aristocratico e leggermente
distaccato che lo caratterizzava sul piano culturale, ciò che
tolse mordente alla sua azione. Nell'aprile 1919, per le elezioni
amministrative, redasse in collaborazione con E. Gennari un ordine
del giorno, votato poi all'unanimità dal Consiglio nazionale
del partito, dove si dichiarava che dei comuni ci si doveva
impadronire per "parálizzare tutti i poteri e tutti i
congegni dello Stato borghese, allo scopo... di accelerare la
rivoluzione proletaria". Rispetto alla rivoluzione russa, il B. si
pronunciò contro l'accettazione senza riserve delle ventuno
condizioni poste da Mosca per l'adesione alla Terza Internazionale,
ma fu messo in minoranza nella riunione della direzione del 28 sett.
- 1° ott. 1920. Cercò inoltre di evitare ogni scissione a
sinistra, anche a costo dell'espulsione dei riformisti, che
rappresentavano l'ala destra del partito: questo suo punto di vista,
sostenuto prima e durante il congresso di Livorno (gennaio 1921),
trovò tuttavia la via sbarrata dal successo degli "unitari".
Dalla sua dirittura morale il B. era portato all'intransigenza; era
antimassone, respingeva l'anticlericalismo di maniera, auspicava la
libertà dell'insegnamento. Turati ebbe a definirlo "il
filosofo della direzione del partito". Eletto deputato nella XXVI
legislatura, sedette al parlamento nel 1921-22, ma l'avvento deli
fascismo lo costrinse ad abbandonare l'attività politica
(nella quale rientrano anche scritti come Le due facce del marxismo
taliano,Milano 1922, e Fatica senza fatica,Torino 1923).
Più fortunata divenne, a, questo punto, la carriera
universitaria. Titolare a Cagliari dal 1924, il B. si occupò,
tra l'altro, di Problemi universitari (Mediterranea,I[1927], 8) e
vagheggiò un progetto Per la riforma della facoltà
filos. (Atti della Società ital. per il progresso delle
scienze,XX[1931]), che fu combattuto dal Gentile (Giorn. crit. d.
filos. ital.,XI[1931], pp. 239 s.). Nel '32 il B. passò a
Milano, sulla cattedra di P. Martinetti (che si era ritirato per non
prestare giuramento) e nel ' 38 tornò all'amata Genova,
stabilendosi sulla riviera di Sant'Ilario. Qui riceveva volentieri i
suoi studenti e colti visitatori, attratti da una fama, che,
specialmente dopo la pubblicazione di Arte e poesia (Milano 1945),
si estese oltre la cerchia dei filosofi di professione. Riprese
l'attività politica negli ultimi anni, soprattutto in forma
di collaborazione a giornali e di rielaborazione di vecchi scritti
di critica marxista. L'ultimo articolo, L'etica dell'economia
marxista, uscì sull'Avanti! alla vigilia della morte, che
avvenne il 28 sett. 1947. Al nome del B. è intitolato
l'istituto universitario di magistero di Genova.
La prima formulazione pienamente matura della filosofia del B.
può essere considerata il volume Ilmondo sensibile,
introduzione all'estetica (Messina 1934), preparato da alcuni degli
scritti raccolti in Filosofia in margine (Roma 1930); in esso si
vuol raggiungere la "prova esistenziale" della spiritualità
del contenuto sensibile. Contro l'impostazione gnoseologica che
soggettivizza il mondo, il B. propugna un'impostazione estetica che
vede nel mondo sensibile, preso per se stesso, "la forma
dell'esistenza". Tale dottrina fu chiamata dal B. "occasionalismo
sensista", in una comunicazione alla sezione piemontese
dell'Istituto di studi filosofici nella primavera del 1940 (Per un
occasionalismo sensista,in Concetto e programma della filosofia
d'oggi, Milano 1941, pp. 227-251). La denominazione esprime
l'intento di "riflettere sulla pura forma invece di prenderla quale
rappresentazione di altro (soggetto od oggetto) posto come un
contenuto irreducibile a quella forma". L'esperienza estetica ci
mostra che un'idea pura esiste come forma pura, sensibilmente, e che
questa forma sensibile vale per sé, in un rapporto
formalmente sentito con certezza, che diciamo "verità".
Ciò costituisce un valore sensibile direttamente, diverso sia
dal valore del sensibile (che rappresenta il valore specificamente
teoretico) sia dal valore del sentimento (che rappresenta il valore
pratico). L'esserci sensibile interessa il pensatore o l'uomo
pratico solo come ostacolo da superare, ma "riempe di meraviglia chi
guarda il mondo con gli occhi spalancati sol per la gioia di vedere,
e così ne può apprezzare la bellezza".
Queste idee sono esposte dal B. in Arte e poesia,e messe alla prova
non solo a contatto con estetiche come quelle del Burke e del
Focillon, a cui il B. scrisse introduzioni (Milano 1945), ma con la
stessa opera poetica, per es. di un Verlaine, di cui il B.
ripubblicò in Italia una raccolta di Poesie,conintroduzione
(Milano 1946). Arte e poesia siconclude con una "apologia della
forma", la quale sembra a torto imprigionare lo spirito e limitare
il valore solo perché, in realtà, lo determina e lo
realizza. Rovesciando l'istanza idealistica, secondo cui il valore
sta in un'unità spirituale che si riduce a "un'esigenza
puro-pratica, a una rappresentazione di ciò che non
è", il B. dichiara che l'anima cerca il corpo, non viceversa,
che lo spirito cerca la forma, la filosofia la poesia. Sicché
il valore non appare più la premessa indimostrabile di ogni
esistenza, ma il risultato intuitivo della stessa forma sensibile.