Bacchelli Riccardo

 

EEG, vol 1, p. 935

Poeta, narratore, saggista, drammaturgo, collaboratore della rivista «La Voce», fu poi tra i fondatori della «Ronda» ed è socio dell'Accademia dei Lincei dal 1947. Ha al proprio attivo una produzione letteraria vastissima che si riallaccia alla tradizione ottocentesca (soprattutto al filone manzoniano e carducciano). Aperta alla rievocazione del passato e all'analisi storico-politica, sottilmente indagatrice delle motivazioni etiche e dei fatti di cultura, la sua opera affronta i temi più diversi.

I suoi componimenti in versi (Poemi lirici, 1914; Parole d'amore, 1935 ecc.) innestano su una ricca esperienza autobiografica un discorso lirico-filosofico formalmente complesso che dà talora nel concettoso; e altrettanto può dirsi dei suoi lavori teatrali (Amleto 1918, pubblicato nel 1919; L'alba dell'ultima sera, 1949; Nòstos, 1957), ingegnosamente dialettici.

La narrativa di Bacchelli, densa di riferimenti eruditi, spazia dal quadro storico (Il diavolo al Pontelungo, 1927; la trilogia Il mulino del Po, 1938-40; Il figlio di Stalin, 1953; I tre schiavi di Giulio Cesare, 1958) al tema biblico (Il pianto del figlio di Lais, 1945; Lo sguardo di Gesù, 1948), dalla prosa satirica (La cometa, 1949; Il progresso è un razzo, 1975), alla divagazione meditativo-fantastica in cui convergono ironia, moralità e un ricercato gusto figurativo (Lo sa il tonno, 1923).

L'elemento centrale della varia ispirazione bacchelliana è da identificarsi in certa virile e pensosa comprensione della pena dell'uomo; ma ancora più significativo, e unificante, risulta lo stile, costantemente macchinoso e ornato, basato su una lingua che assorbe abilmente moduli idiomatici e dialettali entro un impasto illustre.

Di rilievo sono anche i saggi storici e critici di Bacchelli, che testimoniano l'ampiezza dei suoi interessi culturali: La congiura di don Giulio d'Este (1931), Confessioni letterarie (1932), Rossini e saggi musicali (1954), Nel fìume della storia (1955), Africa fra storia e fantasia (1970).

Il mulino del Po. Il capitano Mazzacorati dell'esercito napoleonico in Russia fa erede, prima di morire, un soldato che lo ha assistito, Lazzaro Scacerni. Questi, tornato in Italia, si costruisce un mulino. Sposata Dosolina, piccola proprietaria, deve difendersi dalla «mafia» ferrarese ed è implicato indirettamente nella politica attraverso il suocero Princivalle, che partecipa ai moti liberali del 1831 a Ferrara. Il figlio di Lazzaro, Giuseppe, detto «Coniglio mannaro», riesce a estendere la proprietà ereditata dai genitori, ma non sempre pulitamente. Ben diverso da lui è suo figlio Lazzarino che, raggiunto Garibaldi, muore a Mentana. Una disastrosa inondazione fa impazzire Coniglio, che finisce nel manicomio di Ferrara. La moglie, Cecilia, per mantenere i figlioli è costretta a lottare aspramente contro calamità e carestie che s'intrecciano alle lotte sociali del nuovo secolo. Il figlio, Princivalle, per difendere la sorella Berta calunniata, uccide con un pugno un giovane vicino, Orbino; un altro figlio di Cecilia, Giovanni, si sposa ma non ha figli e perciò adotta un trovatello, che diventa il terzo Lazzaro Scacerni. Sarà l'ultimo: cadrà al passaggio del Piave, nel 1918, quando la guerra sta per finire e si profila la vittoria dell'esercito italiano.

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Scrittore italiano (Bologna 1891 Monza 1985). La sua vasta produzione comprende poesie, romanzi, opere di teatro, saggi storici e critici. Al centro ideale della sua opera sta l'ampia trilogia romanzesca Il mulino del Po (1938-40), in cui coniuga a intenzioni storicistiche e morali di stampo manzoniano un'indole evocativa e sensuale.

Vita e opere

Già accademico d'Italia, dal 1947 socio naz. dei Lincei. Tra i fondatori della Ronda, collaborò al Corriere della sera e ad altri giornali e riviste. La sua produzione comprende: poesie (Poemi lirici, 1914; Amore di poesia, 1930; Parole d'amore, 1935; La notte dell'8 settembre 1943, 1945, ecc.); romanzi (Il diavolo al Pontelungo, 1927; La città degli amanti, 1929; Una passione coniugale, 1930; Oggi domani e mai, 1932; Mal d'Africa, 1934; Il rabdomante, 1936; Iride, 1937; Il fiore della Mirabilis, 1942; Il pianto del figlio di Lais, 1945; Lo sguardo di Gesù, 1948; La cometa, 1951; L'incendio di Milano, 1952; Il figlio di Stalin, 1953; Tre giorni di passione, 1955; I tre schiavi di Giulio Cesare, 1957; Non ti chiamerò più padre, 1959; Il progresso è un razzo: un romanzo matto, 1975; Il sommergibile, 1978); novelle, viaggi e fantasie (Lo sa il tonno, 1923; Bella Italia, 1928; Acque dolci e peccati, 1930; La fine d'Atlantide ed altre tavole lunatiche, 1942; L'elmo di Tancredi ed altre novelle giocose, 1942; Il brigante di Tacca del lupo ed altri racconti disperati, 1942; Viaggi per terra e per mare, 1952; Viaggio in Grecia, 1959; Secondo viaggio in Grecia, 1963, ecc.); opere di teatro (Amleto, 1923, n. ed. Amleto 1918, 1957; L'alba dell'ultima sera 1949, ecc.); saggi storici, critici e morali (La congiura di don Giulio d'Este, 2 voll., 1932; Confessioni letterarie, 1932; Gioacchino Rossini, 1941; Nel fiume della storia, 1959, ecc.).

Al centro ideale e cronologico di questa produzione sta l'ampia trilogia romanzesca Il mulino del Po (3 voll., 1938-40), abbracciante un secolo di storia italiana, dal declino napoleonico fino alla battaglia di Vittorio Veneto. In essa si presenta felicemente conciliato, in una narrazione avventurosa a episodi o "canti", l'originario dissidio caratteristico del B. e altrove spesso stridente fra le sue intenzioni costruttive, storicistiche, morali, sociali, secondo schemi quasi ottocenteschi, fra manzoniani e nieviani, e la propria indole rapsodica e sensuale, che della cronaca, della storia e della sua stessa cultura classica si serve di incentivo a estrose invenzioni o evocazioni, a opulenti ritratti (specie di donna), a superbe prove di stile.


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Educato al culto dei classici nella Bologna carducciana, si orientò verso la restaurazione dei valori della tradizione e fu tra i fondatori della rivista La Ronda. Al classicismo programmatico egli però giungeva dopo il superamento d'una precoce crisi decadente, di cui sono testimonianza i versi dei Poemi lirici (1914) e il dramma Amleto (1918-19).

L'ispirazione singolare e complessa di Bacchelli si è svolta, fin da quelle prime prove, tra i poli estremi d'una opulenta e fastosa sensualità e d'una risentita moralità che coinvolge tutto il mondo intellettuale dello scrittore. Il difficile equilibrio tra intelligenza e sensualità, tra moralità e fantasia si può dire già raggiunto in due felici opere: Lo sa il tonno (1923), deliziosa favola satirica, dove un pescespada e una remora aiutano un giovane tonno a raggiungere una disincantata e matura saviezza; e Il diavolo al Pontelungo (1927), storia degli esperimenti bakuniniani in Italia e del loro fallimento, dove una manzoniana ironia si alterna a momenti d'intensa drammaticità.

In altri romanzi si determina invece uno squilibrio, dovuto al prevalere, nello scrittore, di ambizioni intellettualistiche che lo spingono a tentare il tema erotico (La città degli amanti, 1929) o a scandagliare i misteri della psiche (Oggi, domani e mai, 1932), allontanandolo da quel contatto con la terra e con la storia in cui vive la sua migliore ispirazione.

La vocazione di Bacchelli al racconto, all'evocazione storica e illustre, si realizza compiutamente nella vasta trilogia de Il mulino del Po (1938-40), dove appare conciliato il dissidio tra la componente intellettualistica e la vena sensuale dello scrittore: il freno della storia e la lezione del Manzoni temperano l'esuberanza dello stile, costringendolo nei limiti d'un realismo di sapore romantico e d'un epos popolaresco; e d'altra parte l'opulenza, talora barocca, della forma coincide con l'ampiezza di respiro del racconto, che nell'avvicendarsi di tre generazioni di “molinari” abbraccia un secolo intero di storia, dalla Beresina al Piave.

Nei successivi romanzi (Il pianto della figlia di Lais, 1945; Lo sguardo di Gesù, 1948; Non ti chiamerò più padre, 1959; Il coccio di terracotta, 1966) prevale nello scrittore una virile malinconia, orientata in senso religioso.

Si distacca da questa produzione il romanzo La cometa (1949), divertimento in chiave festosa e popolaresca, mentre l'equilibrio tra la fantasia e l'oggettività della visione storica è toccato ancora nel romanzo storico I tre schiavi di Giulio Cesare (1958).

Al tema dell'amore coniugale, già affrontato nel romanzo Una passione coniugale (1930), Bacchelli è tornato in Rapporto segreto (1967); e in L'Afrodite: un romanzo d'amore (1969), dove l'esuberanza verbale ha il suo compenso in uno struggente lirismo.

Degli ultimi romanzi si ricordano: Il progresso è un razzo: un romanzo matto (1975), storia picaresca che si risolve in un ironico atto di accusa contro un malinteso progresso che può trasformarsi in catastrofe ecologica; Il sommergibile (1978), dibattito sulla pena di morte; e In Grotta e in Valle (1980).

Si devono a Bacchelli saggi storici (La congiura di Don Giulio d'Este, 1931), biografie (Rossini, 1945, edizione ampliata 1954), studi critici (raccolti in Confessioni letterarie, 1932, e Nel fiume della storia, 1955), edizioni di classici (Leopardi, Manzoni, Nievo), prose di viaggio e una varia produzione teatrale sebbene di tono assai minore di quella letteraria, che comprende oltre al citato Amleto due lavori rappresentati con successo: Bellamonte (1928) e L'alba dell'ultima sera (1949).