Avanti!
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Avanti! è stato il quotidiano del Partito Socialista Italiano (PSI). Il
primo numero uscì a Roma il 25 dicembre 1896. Fu diretto inizialmente
da Leonida Bissolati.
Storia
Alla metà degli anni novanta dell'Ottocento, il Partito socialista
italiano contava numerosi giornali - circa quaranta - tra settimanali,
quindicinali e mensili pubblicati in varie parti d'Italia. In realtà
molti di essi avevano tirature assai limitate e rappresentavano
soltanto sé stessi o situazioni locali assai circoscritte. Nel
congresso socialista di Firenze del luglio 1896 erano emersi programmi
di sviluppo editoriale e la decisione di fondare un giornale a
carattere nazionale.
È da tenere presente il fatto che nelle elezioni politiche tenutesi in
quell'anno, il Partito socialista aveva quasi quadruplicato i suoi
consensi rispetto al 1892 e mandato in parlamento 16 deputati. Venne
lanciata una sottoscrizione a livello nazionale tra i militanti grazie
alla quale si ottennero 3000 abbonamenti: uno dei primi abbonati fu il
filosofo liberale Benedetto Croce. Il 25 dicembre 1896 a Roma uscì il
primo numero del giornale. Ne era direttore Leonida Bissolati,
redattori Ivanoe Bonomi, Walter Macchi, Alessandro Schiavi, Oddino
Morgari, Gabriele Galantara.
La testata riprendeva quella dell'omologo giornale della
socialdemocrazia tedesca, Vorwärts, altri giornali che portavano lo
stesso titolo erano stati fondati precedentemente, tra cui uno nel 1881
a Cesena da parte di Andrea Costa e un altro nel maggio dello stesso
1896 dal filosofo Antonio Labriola[1].
Nel 1911 la sede del giornale venne trasferita a Milano. L'Avanti!
sostenne una forte campagna per la neutralità assoluta da tenere nei
confronti degli opposti schieramenti della prima guerra mondiale. Dopo
aver sostenuto questa posizione, il quotidiano si pronunciò a favore
dell'intervento sotto la spinta del suo direttore Benito Mussolini. Per
questo Mussolini chiese alla direzione nazionale del partito di
approvare la sua linea altrimenti avrebbe presentato le proprie
dimissioni: si dimise dall'incarico il giorno seguente e fu poi espulso
dal PSI. Dopo la guerra, fra i direttori ci fu Giacinto Menotti Serrati.
Il 15 aprile 1919, a Milano, nazionalisti, fascisti, allievi ufficiali
e arditi furono protagonisti di un assalto squadristico, durante il
quale incendiarono e devastarono la sede del quotidiano. Nella notte
tra il 23 e il 24 marzo 1921 la sede milanese di via San Gregorio fu
bersagliata dalle bombe di una squadra fascista, quale immediata
rappresaglia alla strage del Diana, avvenuta poche ore prima per mano
di anarchici.
Il governo Mussolini sospese la pubblicazione nel 1926, ma l'Avanti!
continuò ad essere pubblicato in esilio, con cadenza settimanale, a
Parigi e a Zurigo.
Il quotidiano ricomparve in Italia nel 1943, ma nel secondo dopoguerra
ridusse la tiratura e non tornò ad essere il quotidiano influente che
era tra le due guerre. L'Avanti! riacquistò però una certa notorietà,
soprattutto tra gli addetti ai lavori, negli anni ottanta, grazie ai
corsivi del segretario del partito Bettino Craxi, che firmava
editoriali di analisi politica con lo pseudonimo di Ghino di Tacco.
Nel 1992 inizia la crisi che porterà il partito al tracollo.
Nell'agosto dello stesso anno, il quotidiano praticamente diretto e
condizionato da Bettino Craxi sferra alcuni attacchi all'operato dei
magistrati di Mani pulite mettendo a repentaglio la neutralità del
partito. Il direttore Roberto Villetti si dimette nell'ottobre 1992 per
protesta contro l'uso personale del giornale che ormai era diventato,
più che un quotidiano di partito, un giornale politicamente influenzato
dal suo editore, ossia il segretario politico del Psi. Francesco
Gozzano, già direttore responsabile, sostituisce il direttore
dimissionario.
Se il 1992 fu un anno difficile per l'Avanti, il 1993 si dimostrerà
catastrofico. Già dal marzo 1993, non verranno più pagati gli stipendi
ai dipendenti. La tiratura, che negli anni d'oro ammontava a più di
200.000 copie, scende a poche migliaia di copie. Lo spreco degli anni
ottanta, e l'abnorme modernizzazione voluta fortemente da Craxi, porta
al quotidiano un accumulo di debiti per circa 30-40 miliardi di lire.
Nel marzo 1993 vengono sospesi gli stipendi per mancanza di fondi.
Ottaviano Del Turco, nuovo segretario del PSI dal febbraio 1993, invano
cerca di mediare una soluzione e fare in modo che non venga chiuso il
giornale. Nell'ottobre 1993, vengono pignorate scrivanie e macchine da
scrivere per far fronte a un pagamento di 105 milioni. Il quotidiano,
ormai in crisi perenne e fortemente legato a un Partito socialista
quasi sinonimo di corruzione e malgoverno, chiude alla fine del 1993:
dopo 9 mesi di lavoro senza retribuzione, i giornalisti non giudicarono
più credibili le rassicurazioni dei vertici del giornale e del partito
e cessarono di presentarsi in redazione. La casa editrice, la Nuova
Editrice Avanti!, viene messa in liquidazione nel gennaio del 1994
dall'editore (il liquidatore Michele Zoppo). Gli stipendi dei
dipendenti non saranno mai pagati, lasciando molte famiglie in
difficoltà.
I direttori
Leonida Bissolati (1896-1903)
Enrico Ferri (1903-1908)
Oddino Morgari (1908-1910)
Leonida Bissolati (1908-1910)
Claudio Treves (1910-1912)
Giovanni Bacci (1912-1912)
Benito Mussolini (1912-1914)
Giacinto Menotti Serrati (1915-1922)
Pietro Nenni (1922-1948)
Riccardo Lombardi (1948-1949)
Sandro Pertini e Guido Mazzali (1949-1951)
Tullio Vecchietti (1951-1963)
Riccardo Lombardi (12 dicembre 1963- 21 luglio 1964)
Francesco De Martino (30 luglio 1964- 13 novembre
1965)
Franco Gerardi (14 novembre 1965- 17 novembre1966)
Gaetano Arfé e Flavio Orlandi (18 novembre 1966- 21
gennaio 1969)
Gaetano Arfé (22 gennaio 1969- 1º aprile1978)
Bettino Craxi (1978-1981)
Ugo Intini (26 aprile 1981- 6 ottobre 1988)
Antonio Ghirelli (28 ottobre 1987- 8 dicembre 1989)
Roberto Villetti (9 dicembre 1989 - 1992)
Francesco Gozzano (1992 - 1994)
I collaboratori
Enrico Leone, redattore capo, 1903-1905
Tomaso Monicelli, critico letterario e teatrale dal
1903 al 1907
Arturo Labriola, per la parte estera
Nicola Badaloni
Vittorio Piva
Gino Piva
Cesare Pirisi
Sandro Pertini
Vincenzo Balzamo
Rosa Genoni
Walter Pedullà
Lino Miccichè
Paola Peroni (redattore)
Luca Bagatin
Antonio Matasso
Ugo Finetti
Carlo Tognoli
Paolo Pillitteri
Gli eredi durante la Seconda Repubblica
A distanza di alcuni anni dalla chiusura il titolo della testata viene
conteso. La forza evocativa dello storico nome viene rivendicata da più
parti. Dopo una brevissima ricomparsa del titolo nel 1996, nel 2003
ebbero origine tre differenti quotidiani[2][3][4][5], diversamente
schierati politicamente:
L'Avanti!, direttore Valter Lavitola, vicino ai
socialisti di Forza Italia, il giornale smise le proprie uscite in
concomitanza con le vicissitudini giudiziarie del faccendiere Valter
Lavitola.
Avanti!, direttore Bobo Craxi, vicino al Nuovo PSI
prima della scissione del gennaio 2006.
Avanti! della domenica, direttore Carlo Correr,
vicino ai Socialisti Democratici Italiani.
[...]
Note
1. cfr. Matteo Miele, Il primo Avanti! fu di Cassino,
Avanti! della domenica, 15 settembre 2002
2. Prima pagina de L'Avanti! del 16 gennaio 2003
3. Queste sono le ragioni della nuova avventura
4. L'«Avanti!» bis debutta ad Hammamet
5. I figli dell'«Avanti!» in edicola sono tre
6. L'Avanti! è nostro