L'assedio di Firenze del 1529-1530
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L'Assedio di Firenze del 1529-1530 fu l'atto finale della
imposizione del predominio spagnolo in Italia per opera di Carlo V.
Avendo piegato le ultime resistenze alla sua politica egemonica col
Sacco di Roma e la resa di Papa Clemente VII, alla cui signoria
Firenze si era ribellata, allo scopo di contentare il nuovo alleato
e farsi perdonare l'inaudito attacco al papato, Carlo V dovette, pur
con scarso entusiasmo, adattarsi a ristabilire la famiglia Medici
sul trono ducale.
Dopo alcune battaglie di avvicinamento le truppe imperiali
iniziarono l'assedio il 14 ottobre 1529; la feroce quanto
inaspettata resistenza della ricca città e di alcune fortezze
del contado, la lunghezza dell'assedio, la morte in battaglia di
alcuni tra i migliori comandanti dell'esercito imperiale, il timore
che le gesta dei difensori ispirassero altre città alla
ribellione indussero gli assedianti ad intavolare trattative per una
resa onorevole della città, che escludevano il saccheggio e
la sottrazione di territorio al governo cittadino.
Della difesa della città fu incaricato in qualità di
Capitano Generale Malatesta IV Baglioni che in realtà mirava
principalmente ad ingraziarsi il papa per tornare in possesso della
città di Perugia, arrivando probabilmente a tradire il prode
capitano Francesco Ferrucci nella battaglia di Gavinana, unica
importante ma disastrosa sconfitta per le truppe fiorentine nelle
vicinanze della città.
Sicuramente il Baglioni forzò la resa della città:
estromesso dal comando in quanto oramai vi erano forti dubbi sulla
sua condotta, si ribellò ed introdusse in città una
piccola pattuglia di imperiali che conquistò Porta Romana e
voltò le artiglierie verso la città; i fiorentini non
reagirono compatti e ciò portò alla resa, firmata il
12 agosto 1530 presso la Chiesa di Santa Margherita a Montici.
Altro importante personaggio che collaborò alla difesa della
città fu Michelangelo Buonarroti, che venne incaricato di
rafforzare le fortificazioni. Prima si dedicò con tutto
l'impegno all'opera, salvo fuggire dalla città per poi
rientrarvi quando era già assediata, a rischio della vita; al
momento della resa dovette restare nascosto a lungo per sfuggire
alla collera del papa. Molti suoi disegni di fortificazioni ancora
conservati, che rappresentano una pietra miliare negli studi teorici
sulla fortificazione alla moderna, si riferiscono alle opere esterne
delle mura di Firenze; non sappiamo però in che misura questi
disegni siano stati tradotti in reali strutture.
Durante l'assedio, a scherno degli assedianti fu giocata una storica
partita di calcio che ogni anno viene rievocato nella storica sede
di piazza Santa Croce.
Con la caduta della repubblica fiorentina, tutta la penisola
italiana e buona parte dell'Europa era ora sotto il controllo di
Carlo V.