Arcari, Paolo


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Letterato (Fourneaux, Savoia, 1879 - Roma 1955), prof. di letteratura italiana nell'univ. cattolica di Friburgo (dal 1902), di cui fu anche rettore (1928); tenne anche corsi di lezioni nelle univ. di Losanna e di Neuchâtel; è autore di novelle e romanzi, d'ispirazione cattolica (Il cielo senza Dio, 1922; Palanche, 1930; ecc.), e di studî critici (su Parini, Manzoni, Pascal, Amiel, ecc.). Fondò a Milano (1914) il periodico nazionalista e liberale L'Azione.


DBI

di Giovanni Ponte

Di famiglia bergamasca, nacque a Fourneaux (Savoia), da Felice e Carolina Gavazzi, il 25 ott. 1879. Da giovane partecipò alla vita dei cattolici organizzati nell'"Opera dei congressi", svolgendo la sua attività nella redazione dell'Osservatore cattolico di don D. Albertario, con F. Meda, E. Vercesi, A. Mauri e altri; fu anche tra gli esponenti della F.U.C.I. L'A. militava in quel gruppo della democrazia cristiana del Meda, nel quale l'opposizione allo Stato italiano era intesa come un atteggiamento contingente, legato alla risoluzione giuridica della questione romana, e si auspicava perciò il rapido inserimento dei cattolici in quello stesso stato. Tale attaccamento allo Stato italiano portò più tardi l'A., come altri cattolici, ad aderire al nazionalismo. Nel igio, infatti, egli partecipò e svolse un ruolo importante al congresso di Firenze, in cui si costituì l'Associazione nazionalista italiana della quale l'A. fu eletto membro del consiglio centrale. Nel 1911 plaudì entusiasticamente alla guerra di Libia; ma quando, nel 1912, al congresso di Roma dell'Associazione nazionalista, scoppiò l'urto fra i conservatori antidemocratici e i democratici, l'A. uscì con questi ultimi dall'associazione. Egli si andò allora accostando ai liberali, fondando a Milano nel 1914 L'Azione,periodico nazionalista e liberale diretto dall'A. e da A. Caroncini. Scoppiata la guerra mondiale, l'A. fu interventista e partì volontario per il fronte. Intanto, sin dal dicembre 1902, l'A. insegnava letteratura italiana nell'università cattolica di Friburgo iù Svizzera, e tenne M seguito corsi di lezioni anche nelle università di Losanna e di Neuchátel. Nell'ateneo di Friburgo fu rettore (1928) e preside di facoltà (1931). Con il suo insegnamento contribuì largamente a diffondere la nostra cultura nella vicina repubblica. Morì a Roma il 4 febbr. 1955.

Vasta fu l'attività letteraria dell'A. e numerose le pubblicazioni: conferenze, saggi critici, novelle e romanzi, opere di meditazione e di polemica. Spiritualista convinto, nei suoi studi critici risentì, tuttavia, da giovane, del metodo positivista, tentandone complesse applicazioni psicologico-scientifiche nei volumi sul Rovetta (Un meccanismo umano. Saggio d'una nuova conoscenza letteraria,2 voll., Milano 1909-1911) e conservandone, anche dopo la sua scoperta del pensiero vichiano (Processi e rappresentazioni di Scienza Nuova in G.B. Vico, Friburgo 1911), l'esigenza erudita (evidente sopra tutto nel saggio L'arte poetica di P. Metastasio,Milano 1902)e un prevalente interesse per i problemi culturali e civili in confronto a quelli estetici, da lui trascurati. A questo orientamento unì una attenzione crescente per lo studio dell'interiorità di grandi scrittori (principalmente De Sanctis, Pascal, Manzoni,Parini, Balzac) e per i conseguenti problemi morali e religiosi, risentendo soprattutto del Bourget e del Salvadori. I limiti dei suoi saggi, assai netti nei suoi lavori secondari, sono rappresentati dalla tendenza alla dispersione e all'oratoria e da forzature di giudizi, a volte eccessivamente personali. Oratore facondo, impetuoso e polemico nel suo nazionalismo, l'A. riuscì poi meno convincente, o discutibile, nelle sue opere di riflessione e di sintesi (Vette umane: il genio, l'eroe, il santo,Milano 1935; La letteratura italiana e i disfattisti suoi,ibid. 1938), cui nuoce anche il facile ricorso all'enfasi. Novelliere e romanziere, non seppe frenare, troppe volte, la sua tendenza alla dispersività, all'analisi minuta, all'oratoria astratta; il meglio di sé egli diede nel romanzo Palanche (Milano 1930) che, pur se ha limiti psicologici e un certo difetto di vigore, ha anche struttura più solida, mentre i principi ideali vi si concretano in situazioni e ícaratteri, e presenta un interessante personaggio "balzachiano" in Tecla Sàuli, la donna che al denaro sacrifica anche gli affetti.