Adler Alfred
    
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    Alfred Adler (Rudolfsheim, 7 febbraio 1870 – Aberdeen, 28 maggio
    1937) è stato uno psichiatra, psicoanalista, psicologo 
    e psicoterapeuta austriaco.
    
    Fu, con Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia
    psicodinamica. Visse tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni
    del Novecento, un periodo particolarmente fertile quanto ad
    innovazioni scientifiche e culturali.
    
    La vita
    
    Alfred Adler nacque il 7 febbraio del 1870 a Penzing, sobborgo di
    Vienna, da una famiglia ebraica ungherese. I genitori, Leopold e
    Pauline, provenivano dal Burgenland, piccola regione al confine fra
    Austria e Ungheria, con storici legami commerciali e culturali con
    la vicina Vienna. Relativamente privilegiati nei confronti dei loro
    correligionari del resto dell'Impero, gli ebrei ungheresi del
    Burgenland godevano di un particolare stato giuridico meno
    discriminante.
    
    Il padre Leopold non ebbe fortuna nella sua attività di
    piccolo commerciante di cereali e, ad un certo punto, dovette
    affrontare un grave dissesto finanziario. La sua famiglia si
    trovò in notevoli disagi economici, sino a quando Sigmund, il
    fratello maggiore di Alfred, abile imprenditore, non riuscì a
    procurare ai suoi familiari condizioni di vita più
    confortevoli. I diversi cambiamenti di residenza che la famiglia fu
    costretta ad affrontare, da un sobborgo all'altro della periferia di
    Vienna, consentirono al piccolo Alfred di frequentare ambienti
    socio-culturali diversi e di sperimentare, così, quel senso
    dell'amicizia e dell'integrazione sociale che caratterizzerà
    tutta la sua opera.
    
    Alfred era secondogenito di quattro fratelli e due sorelle; di
    rilievo solo la relazione con il fratello maggiore, Sigmund,
    caratterizzata da marcata competitività. Con il padre aveva
    un buon rapporto di confidenza e collaborazione; con la madre,
    contestata per la sua eccessiva tolleranza ed abnegazione nei
    confronti dei familiari, fu affettuoso e protettivo solo in
    età adulta. Con le donne fu sempre discreto e rispettoso. Nel
    1897 conobbe e sposò Raissa Epstein, un'intellettuale russa,
    anch'essa di origine ebraica, giunta a Vienna per completare gli
    studi universitari, con la quale ebbe quattro figli due dei quali,
    Kurt e Alexandra, lo seguiranno nella professione.
    
    Il carattere della moglie, donna intelligente, combattiva, capace di
    sostenere idee anticonformiste, inesperta dei lavori domestici, poco
    curata nel vestire e di piccola statura, influenzò la visione
    adleriana del femminile. Riaffiora qui l'attenzione sempre accordata
    dalla Psicologia Individuale all'importanza del ruolo femminile
    nella collettività umana e ne scaturisce l'auspicio sempre
    attuale di una posizione della donna evoluta e paritaria.
    
    Si dice che, nei primi anni di vita, Adler sia stato cagionevole di
    salute e affetto da rachitismo: ciò comportò il fatto
    che, come usava a quei tempi, gli si imponesse una significativa
    limitazione nell'attività fisica, in netto contrasto con il
    desiderio infantile di correre e giocare all'aria aperta. In
    età adulta compensò questa costrizione con la pratica
    costante di nuoto ed alpinismo. Un'altra dura esperienza affrontata
    da Adler bambino fu il precoce contatto con la morte: un fratellino
    minore morì nel letto accanto a lui e lui stesso
    rischiò di morire, in seguito ad una grave forma di
    polmonite. Fu in seguito a questi avvenimenti che Adler
    iniziò a maturare il desiderio di diventare medico.
    
    La formazione professionale
    
    Dopo gli studi superiori, compiuti presso l'Hernalser Gymnasium, nel
    1888 Adler s'iscrive alla Facoltà di Medicina
    dell'Università di Vienna, completando gli studi nel 1895,
    nell'arco di tempo medio richiesto, con risultati definiti
    "sufficienti".
    
    Conseguita la Laurea in Medicina, frequenta l'Ospedale di Vienna, il
    Policlinico, e svolge attività privata come medico generico
    ed oculista nel sobborgo viennese del Prater. Suoi clienti erano i
    medi e i piccoli borghesi del quartiere, i camerieri, gli artisti e
    gli acrobati del noto parco dei divertimenti con i quali amava
    intrattenersi spiegando, con chiarezza, la natura della malattia e
    le sue conseguenze. È in tale ambiente che nasce in Adler
    l'interesse per le scienze sociali. La sua prima opera, un opuscolo
    di trentuno pagine pubblicato nel 1898, è il "Manuale per la
    salute dei sarti", che descrive le condizioni igienico-sanitarie dei
    sarti e analizza le relazioni fra il tipo di lavoro e la comparsa di
    alcune malattie. Contemporaneamente all'attività di medico,
    Adler coltiva e approfondisce lo studio della psicologia e della
    filosofia. Un suo articolo "Il medico come educatore", pubblicato
    nel 1904, definisce bene la sua impronta professionale.
    
    Nel 1902 avviene l'incontro con Sigmund Freud, pare a seguito della
    pubblica difesa di Adler in favore de "L'interpretazione dei sogni",
    anche se le circostanze del loro incontro rimangono comunque
    incerte. Adler entra a far parte, con Wilhelm Stekel, del gruppo
    psicoanalitico, come uno dei membri fondatori, ed ha così
    occasione di partecipare alle famose riunioni che si tengono in una
    grande stanza del Medizinische Doktoren-Kollegium  ogni
    mercoledì sera (v. Storia della psicoanalisi); nel 1906
    è eletto presidente e rappresentante internazionale della
    Società viennese.
    
    Nel 1907 pubblica la monografia "Studio sull'inferiorità
    degli organi", il primo lavoro di Adler veramente significativo in
    campo psicologico. Il testo, in cui si configurano già i
    presupposti della Psicologia Individuale, dimostra come i bambini
    tendano a compensare i difetti fisici o costituzionali con una linea
    di difesa a volte attiva e altre volte passiva. Nel 1909 Adler si
    specializza in malattie nervose.
    
    Col passare del tempo, si fa sempre più evidente il forte
    contrasto fra le concezioni di Adler sulla genesi delle nevrosi e la
    teoria di Freud: mentre la metafora freudiana della
    sessualità infantile necessitava di una strenua difesa di
    fronte allo scetticismo del mondo clinico e, pertanto, non poteva
    ammettere digressioni, Adler contrapponeva alla teoria freudiana
    della libido, quella della "protesta virile" e dell'autonomia
    dell'aggressività diretta a fini di affermazione, di attacco
    o di difesa. Non è difficile capire che le vere cause della
    scissione siano da ricercarsi nelle profonde differenze tra le due
    scuole di pensiero, e nello spostamento dell'attenzione di Adler
    sulla visione teleologica della meta per comprendere l'essere umano.
    
    Dopo aver rinunciato anche alla carica di redattore dello
    "Zentralblatt", organo della Società Psicoanalitica, Adler
    abbandona Freud con altri sei membri del gruppo. Con i colleghi
    dissidenti, ai quali si unisce qualche altro amico, come il
    pedagogista professor Carl Furtmüller, uno dei primi
    collaboratori e biografi di Adler, fonda la "Società per la
    Libera Psicoanalisi"; in seguito, su richiesta di Freud, che
    desiderava mantenere vincolato a sé il termine
    "psicoanalisi", il nome dell'organizzazione fu trasformato in
    "Società di Psicologia Individuale Comparata". Con lo stesso
    Furtmüller, Adler fonda l'organo ufficiale della sua Scuola: la
    "Zeitschriftfur Individualpsychologie".
    
    Durante la Prima guerra mondiale, Adler, a quarantaquattro anni,
    è richiamato in servizio come medico militare nel reparto
    neuropsichiatrico dell'ospedale del Semmering, e successivamente in
    quello di Cracovia, dove ha occasione di studiare le nevrosi di
    guerra. Al termine del conflitto, quando qualcuno lo interroga
    sull'esperienza della guerra, Adler risponde: "Penso che il mondo di
    oggi abbia semplicemente bisogno di gemeinschaftsgefühl!"
    ("sentimento sociale"). Dopo la conclusione del conflitto, s'impegna
    sempre di più nella diffusione della sua teoria, non
    disdegnando mai il contatto con gli amici e le discussioni aperte e
    appassionate, al tavolo del Café Central o del Café
    Siller, luogo di incontro degli intellettuali viennesi.
    
    Condivide la prospettiva sociologica del marxismo come proposta di
    progresso e benessere per tutti; nella Repubblica Austriaca, nata a
    seguito della dissoluzione dell'Impero Asburgico dopo la prima
    guerra mondiale, ricopre il ruolo di referente del progetto per le
    attività educative; progetto che abbandona poco tempo dopo,
    quando si accorge dell'incompatibilità dei suoi principi con
    i giochi politici per il potere. Mantiene un atteggiamento critico
    nei confronti delle religioni, che considera come mezzo per lo
    sviluppo del sentimento sociale ma che, attraverso dogmi e
    proibizioni, in qualche modo, limitano il Sé e la libera
    espressione del pensiero scientifico. È da segnalare che nel
    1904 Adler si era convertito al Protestantesimo, da lui motivato con
    la personale necessità di passare da una religione ristretta
    ad un'unica etnia (l'Ebraismo) ad una fede universale meno rigida.
    
    L'ultimo periodo austriaco della vita di Adler segna la confluenza
    della sua dottrina pragmatica con le sperimentazioni sociali nel
    settore psicopedagogico. Nel 1919 il potere politico in Austria
    è nelle mani dei socialdemocratici, che intraprendono un
    programma di riforme sociali, realizzando un nuovo sistema
    scolastico basato su principi democratici e sulla considerazione
    delle esigenze individuali dei bambini. I nuovi metodi sperimentali,
    applicati in vari tipi di scuole, nei centri di consultazione per
    insegnanti, nei consultori psicopedagogici e nei giardini
    d'infanzia, a Vienna, Berlino e Monaco di Baviera, consentono ad
    Adler di verificare sul campo la propria teoria.Questi consultori
    erano diretti da psicologi personalmente formati da Adler,
    attraverso un corso specialistico dell'Università di Vienna.
    Nello stesso periodo fu aperta a Vienna una Scuola, diretta da Oscar
    Spiel, ispirata ai principi adleriani di pedagogia sperimentale.
    
    Nel 1934, quando la minaccia nazista diviene più incalzante,
    Alfred Adler decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati
    Uniti, nazione che aveva già conosciuto negli anni precedenti
    durante il vasto programma di lezioni e di conferenze dirette a
    diffondere la sua dottrina e che, inoltre, gli aveva offerto la
    possibilità, nel 1930, di dedicarsi a quell'insegnamento
    universitario della Psicologia che la natia Vienna gli aveva sempre
    negato; prima presso la Columbia University e successivamente, nel
    1932, presso il Medical College di Long Island, a New York.
    
    Alfred Adler, già sofferente di cuore, è stroncato da
    una crisi coronarica il 28 maggio 1937, in una via di Aberdeen, in
    Scozia, dove si era recato per un impegnativo ciclo di conferenze,
    trasgredendo, come gli era connaturale, il parere dei medici.
    La conoscenza dell'uomo
    
    La Psicologia Individuale Comparata di Adler è una teoria
    dell'uomo ad orientamento olistico, teleologico e fenomenologico.
    Essenzialmente pragmatica, ha proposto spunti applicativi in ambiti
    diversi (psicoterapia, psicologia clinica, medicina psicosomatica,
    pedagogia, antropologia, sociologia, etc.), e che cerca di fornire
    modelli di comprensione del comportamento individuale, sociale e di
    gruppo.
    
    In quanto metodologia finalizzata a cercare di fornire una
    conoscenza di sé stessi e degli altri, la Menschenkenntnis
    (conoscenza "pratica" dell'uomo) adleriana propone una griglia
    interpretativa che utilizza i seguenti criteri:
    
        * ogni essere umano è un tutto unico e
    indivisibile sia per quanto riguarda il rapporto psiche/corpo, sia
    per quanto riguarda le varie attività psichiche: la mente,
    punto di convergenza di passato, presente e futuro, in continuo
    movimento di trasformazione, non può essere analizzata come
    un organo definito o separato dal corpo, né si possono
    esplorare le sue risorse isolatamente, una ad una. Tutti gli
    elementi della psiche, come gli organi e gli apparati, si
    organizzano coerentemente con lo scopo cui sono preposti,
    perciò hanno un senso se interpretati come elementi di un
    insieme
    
        * è inconcepibile pensare alla vita senza
    presupporre il movimento e non si può immaginare il movimento
    senza ipotizzare un percorso diretto verso una meta. Adler ha
    costruito l’impianto del suo finalismo causale, rilevando, in
    accordo con l’empirismo, come tutti gli organismi viventi, in
    maniera adeguata al loro sviluppo e alla loro evoluzione, sono
    orientati verso la sopravvivenza: per la realizzazione di questo
    obiettivo è necessario progettare il futuro. Per l’essere
    umano, la più complessa fra le forme di vita, lo scopo
    essenziale dell’esistenza è realizzare un futuro più
    appagante e più sicuro del presente superando gli ostacoli
    che si frappongono alla sua affermazione
    
        * il primo periodo della vita dell'uomo,
    più che per ogni altra specie animale, è
    caratterizzato da una marcata condizione di insufficienza e di
    insicurezza e da una prolungata dipendenza dagli adulti che appaiono
    al bambino come più grandi, più forti e più
    esperti di lui; il dinamismo incessante da una condizione di
    inferiorità ad una di maggiore sicurezza e stabilità,
    è guidato da una tensione costante verso una meta ideale che
    rimane per l'uomo, prevalentemente, inconscia. Tale tensione,
    attraverso i meccanismi della compensazione e del superamento,
    diviene una forza propulsiva che guida la vita del singolo e della
    specie umana in generale
    
        * ciascuno affronta le difficoltà con un
    diverso grado di attività: chi tende a dominarle, chi a
    subirle, chi spera di evitarle, chi demanda la loro soluzione ad
    altri o alla fortuna. Può accadere che l'uomo sottovaluti le
    proprie possibilità e debba, per questo, essere incoraggiato
    a realizzare il proprio processo evolutivo
    
        * nell'uomo sono presenti due istanze
    costitutive, variamente intrecciate fra loro: la spinta a superare
    l'inferiorità, der Wille zur Macht o "volontà di
    potenza", e Gemeinschaftsgefühl o "sentimento sociale",
    letteralmente senso di comunità, bisogno di appartenere, di
    compartecipare e di comprendere i propri simili. Il senso di
    comunità può limitarsi al nucleo familiare o al gruppo
    di origine, ma può estendersi, in modo diverso per ciascuno,
    alla nazione, alla comunità umana, alla natura, al cosmo
    
        * ogni persona soddisfa le richieste della
    volontà di potenza e del sentimento sociale secondo una
    considerazione di questo tipo: "il mondo è così..., io
    sono fatto così..., perciò...". Non sono le esperienze
    del passato in se stesse a forgiare la personalità, ma il
    modo soggettivo in cui esse vengono considerate, messe in relazione
    tra loro, memorizzate e usate per raggiungere il superamento di
    difficoltà supposte o reali. Fra l'azione degli stimoli sulla
    persona e la risposta di questa agli stimoli, si inserisce il
    Sé creativo, un'istanza che rende significative le
    esperienze, le modula e caratterizza, le armonizza con ogni altra
    acquisizione successiva. Così il Sé creativo definisce
    lo Stile di vita, l'impronta, unica e inimitabile, che caratterizza
    ogni individuo e nella quale confluiscono i tratti del
    comportamento, i pensieri, le idee, le opinioni, le emozioni e i
    sentimenti, risultanti dal compromesso fra esigenze individuali e
    istanze sociali
    
        * come organi ed apparati si conformano alla
    funzione cui sono preposti, così gli uomini si organizzano in
    modo funzionale al "sistema" sociale di cui fanno parte. Basi
    motivazionali dell'individuo sono i bisogni e i valori all'interno
    della relazionalità, qualità primaria della psiche.
    L’assioma adleriano "non è possibile studiare un essere umano
    in condizioni di isolamento, ma solo all'interno del suo contesto
    sociale" indirizza e condiziona tutta la dottrina
    individual-psicologica della personalità. L’attributo
    “individuale”, che oggi contraddistingue la Scuola, per non generare
    malintesi, dovrebbe essere affiancato dalla meno consueta qualifica
    di “comparata”, che in origine completava la sua definizione, con il
    giusto intento di esprimere il concetto di una individualità
    psichica unica e irripetibile parte di una struttura comunitaria
    formata da altre unità psichiche, come questa uniche e
    irripetibili e tra loro interagenti.
    
    La teoria adleriana della personalità, con pochi concetti
    basilari (sentimento di inferiorità, aspirazione alla
    superiorità, compensazione, sentimento sociale, Sé
    creativo, ...), permette di tratteggiare lo "stile di vita" di una
    persona, decifrarne sentimenti ed emozioni, comprenderne il
    comportamento, la visione di sé e del mondo.
    
    Il senso della vita
    
    Se la vita è movimento ed il movimento presuppone una
    direzione verso una meta, allora il senso della vita non può
    che essere interpretato come un processo volto al superamento di una
    condizione di inferiorità, limitazione e insicurezza,
    percepita ogniqualvolta un ostacolo si frappone al raggiungimento
    dell'obiettivo. Alfred Adler, quindi, sovvertendo la visione
    scientifica tradizionale che ricerca prevalentemente le cause dei
    comportamenti, si volge, invece, ad esplorare la mente ideatrice di
    un piano di vita, solo in parte cosciente, soffermandosi sulle
    strategie messe in atto per raggiungere il fine ultimo: la condotta
    umana viene considerata come una proiezione del Sé nel futuro
    piuttosto che come esito di eventi preesistenti.
    
    "Ci sono tanti significati dati alla vita quanti sono gli esseri
    umani ... forse ognuno di questi contiene un margine variabile di
    errore ... qualsiasi significato che sia anche minimamente
    utilizzabile non può essere definito completamente
    sbagliato". Ciascuno, in modo originale e creativo,
    inconsapevolmente, definisce quello che ritiene essere il "suo"
    senso della vita (fama, danaro, stabilità familiare, ...);
    ciò che accomuna gli intenti di tutti gli uomini è il
    "successo", cioè il superamento del sentimento
    d’inferiorità (qualsiasi senso abbia l’inferiorità).
    
    L’aspirazione alla superiorità è la “gara”, che
    l’individuo indice con se stesso per elevarsi verso la perfezione,
    riferimento ideale verso cui si tende, ma che è umanamente
    irraggiungibile. Dietro ogni attività umana c’è una
    forza fondamentale di base, una spinta da una situazione di minus a
    una situazione di plus, da un sentimento d’inferiorità a uno
    di superiorità, perfezione, completezza.[ Nel movimento
    ascensionale dal basso verso l’alto, assume un’estrema importanza il
    “pensiero antitetico”, quel tipo di percezione basato sugli opposti
    (alto/basso, forte/debole, maschile/femminile, ...) che segna i
    limiti del percorso.
    
    Per rendere comprensibile il processo evolutivo occorre,
    però, fornire dei punti di riferimento e tracciare delle
    coordinate che consentano di rappresentarlo in modo concreto ed
    operativo; questi punti di riferimento vengono rappresentati da
    Adler nei cosiddetti tre "compiti vitali": la famiglia, il lavoro,
    le relazioni sociali.
    
    La famiglia è il primo nucleo sociale in cui la persona si
    confronta con altri soggetti diversi da sé. Compito della
    famiglia è preparare il bambino alla vita sociale; il ruolo
    centrale è affidato alla madre, o alla figura che la
    rappresenta, che ha il duplice incarico di educare il bambino alla
    cooperazione ed avviarlo alla socialità insegnandogli ad
    interagire col padre e con i fratelli. Al padre, o a chi per lui,
    spetta l'impegno di formarlo circa i tre compiti vitali
    trasmettendogli l’amore per il lavoro, per la famiglia ed il
    rispetto per la madre, per i fratelli e per gli amici.
    
    Nell’interazione con i fratelli e con i coetanei, il bambino
    apprende le regole del gioco della vita fatto di momenti di dominio,
    che si alternano a momenti di sottomissione, e collaborazioni
    più o meno facili da realizzare; ciascuno, poi, a seconda
    dell'ordine di nascita, sperimenterà il rispetto per i
    fratelli maggiori, la disponibilità con i più piccoli,
    la tolleranza nei confronti di coloro che sono più
    problematici.
    
    La rete delle relazioni che si strutturano all'interno della
    famiglia, secondo caratteristiche specifiche per ciascun nucleo,
    è definita da Adler "costellazione familiare" proprio per
    sottolineare il carattere di interdipendenza che influenzerà,
    significativamente, lo stile di vita di ognuno dei suoi membri.
    All'interno della famiglia si acquisiscono, quindi, regole e
    principi che, integrati poi dalle esperienze che si andranno ad
    effettuare nel corso della vita, rappresentano il sistema di valori
    di ciascun individuo. La capacità di collaborare/cooperare,
    assimilata in seno alla famiglia di origine, si esplicherà
    anche nella relazione con l'eventuale nucleo familiare acquisito con
    il matrimonio o la convivenza.
    
    Il lavoro è per Adler un altro importante ambito in cui si
    realizza la capacità di cooperare ed è un'occasione
    per valorizzare le doti di ciascuno; inoltre, la suddivisione del
    lavoro garantisce, attraverso le specializzazioni, la soddisfazione
    dei bisogni della comunità. Nella scelta della professione,
    grande importanza è attribuita all'opera della scuola che
    deve saper riconoscere le attitudini di ciascuno ed incoraggiarne la
    realizzazione. Impegno e responsabilità nella professione
    sono sempre indici di un buon sviluppo psichico e di maturità
    personale; il lavoro si attesta, così, anche la
    possibilità di divenire occasione per educare o rieducare
    soggetti socialmente instabili. Una vita con buone e ricche
    relazioni sociali ed affettive è segno di sviluppo armonico
    della personalità; al contrario, l'isolamento, gli
    atteggiamenti ipercritici, oppositivi o polemici, denunciano un
    disturbo nella relazione con il mondo e la realtà. Il
    sentimento sociale, in quanto parametro per la valutazione della
    capacità di "percepire" correttamente gli altri, è
    criterio per misurare anche la "salute" psichica: solo chi sa
    collaborare, dimostra di possedere un buon giudizio di sé,
    del mondo e della realtà.
    
    Se lo scopo individuale del vivere è evolvere ed ogni
    individuo è, per la sua natura sociale, strettamente connesso
    con le altre individualità, l'evoluzione individuale diviene
    origine e propulsione per l'evoluzione sociale. D'altra parte, un
    buon criterio per verificare la validità di un'azione
    è il suo effetto sulla società: tutto ciò che
    è socialmente utile è positivo, ciò che conduce
    vantaggio al singolo, a discapito della collettività,
    è dannoso proprio perché privo di
    Gemeinschaftsgefül.
    
    Le opere
    
    Adler dedicò la maggior parte del tempo all'incontro diretto
    e colloquiale con le persone trascurando, piuttosto,
    l'attività editoriale: molti dei lavori, pubblicati a suo
    nome, sono la trascrizione delle conferenze da lui tenute in giro
    per il mondo; altre volte, la traduzione in italiano deriva dalla
    traduzione in inglese di testi concepiti originariamente in tedesco.
    Alcune espressioni, qual è, ad esempio, il concetto
    fondamentale di Gemeinschaftsgefül, non trovano un
    corrispettivo esauriente ed univoco nelle altre lingue.
    
    Le opere di Adler sono pertanto da considerare importanti per lo
    stimolo profondo e la riflessione che suscitano; tra quelle tradotte
    in italiano, possono essere indicative le seguenti:
    
    
      -      Prassi e teoria della psicologia
        individuale, Astrolabio, Roma, 1947
 
      -      Il temperamento nervoso, Astrolabio, Roma,
        1971
 
      -      Psicologia del bambino difficile, Newton
        Compton, Roma, 1973
 
      -      Psicologia individuale e conoscenza
        dell’uomo, Newton Compton, Roma, 1975 successivamente pubblicato
        con il titolo La Conoscenza dell’Uomo;
 
      -      Psicologia dell’educazione, Newton
        Compton, Roma, 1975
 
      -      Cos’è la psicologia individuale,
        Newton Compton, Roma, 1976 successivamente pubblicato con il
        titolo Cosa la vita dovrebbe significare per voi
 
      -      La psicologia individuale nella scuola,
        Newton Compton, Roma, 1979
 
      -      Psicologia dell'omosessualità,
        Newton, Roma, 1994
 
      -      Il senso della vita, Newton, Roma, 1997
 
      -      La cooperazione tra i sessi, Edizioni
        Universitarie Romane, Roma 2001
 
      -      La tecnica della psicologia individuale,
        Newton, Roma, 2005
 
      -      Aspirazione alla superiorità e
        Sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008