Adler Alfred
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Alfred Adler (Rudolfsheim, 7 febbraio 1870 – Aberdeen, 28 maggio
1937) è stato uno psichiatra, psicoanalista, psicologo
e psicoterapeuta austriaco.
Fu, con Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia
psicodinamica. Visse tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni
del Novecento, un periodo particolarmente fertile quanto ad
innovazioni scientifiche e culturali.
La vita
Alfred Adler nacque il 7 febbraio del 1870 a Penzing, sobborgo di
Vienna, da una famiglia ebraica ungherese. I genitori, Leopold e
Pauline, provenivano dal Burgenland, piccola regione al confine fra
Austria e Ungheria, con storici legami commerciali e culturali con
la vicina Vienna. Relativamente privilegiati nei confronti dei loro
correligionari del resto dell'Impero, gli ebrei ungheresi del
Burgenland godevano di un particolare stato giuridico meno
discriminante.
Il padre Leopold non ebbe fortuna nella sua attività di
piccolo commerciante di cereali e, ad un certo punto, dovette
affrontare un grave dissesto finanziario. La sua famiglia si
trovò in notevoli disagi economici, sino a quando Sigmund, il
fratello maggiore di Alfred, abile imprenditore, non riuscì a
procurare ai suoi familiari condizioni di vita più
confortevoli. I diversi cambiamenti di residenza che la famiglia fu
costretta ad affrontare, da un sobborgo all'altro della periferia di
Vienna, consentirono al piccolo Alfred di frequentare ambienti
socio-culturali diversi e di sperimentare, così, quel senso
dell'amicizia e dell'integrazione sociale che caratterizzerà
tutta la sua opera.
Alfred era secondogenito di quattro fratelli e due sorelle; di
rilievo solo la relazione con il fratello maggiore, Sigmund,
caratterizzata da marcata competitività. Con il padre aveva
un buon rapporto di confidenza e collaborazione; con la madre,
contestata per la sua eccessiva tolleranza ed abnegazione nei
confronti dei familiari, fu affettuoso e protettivo solo in
età adulta. Con le donne fu sempre discreto e rispettoso. Nel
1897 conobbe e sposò Raissa Epstein, un'intellettuale russa,
anch'essa di origine ebraica, giunta a Vienna per completare gli
studi universitari, con la quale ebbe quattro figli due dei quali,
Kurt e Alexandra, lo seguiranno nella professione.
Il carattere della moglie, donna intelligente, combattiva, capace di
sostenere idee anticonformiste, inesperta dei lavori domestici, poco
curata nel vestire e di piccola statura, influenzò la visione
adleriana del femminile. Riaffiora qui l'attenzione sempre accordata
dalla Psicologia Individuale all'importanza del ruolo femminile
nella collettività umana e ne scaturisce l'auspicio sempre
attuale di una posizione della donna evoluta e paritaria.
Si dice che, nei primi anni di vita, Adler sia stato cagionevole di
salute e affetto da rachitismo: ciò comportò il fatto
che, come usava a quei tempi, gli si imponesse una significativa
limitazione nell'attività fisica, in netto contrasto con il
desiderio infantile di correre e giocare all'aria aperta. In
età adulta compensò questa costrizione con la pratica
costante di nuoto ed alpinismo. Un'altra dura esperienza affrontata
da Adler bambino fu il precoce contatto con la morte: un fratellino
minore morì nel letto accanto a lui e lui stesso
rischiò di morire, in seguito ad una grave forma di
polmonite. Fu in seguito a questi avvenimenti che Adler
iniziò a maturare il desiderio di diventare medico.
La formazione professionale
Dopo gli studi superiori, compiuti presso l'Hernalser Gymnasium, nel
1888 Adler s'iscrive alla Facoltà di Medicina
dell'Università di Vienna, completando gli studi nel 1895,
nell'arco di tempo medio richiesto, con risultati definiti
"sufficienti".
Conseguita la Laurea in Medicina, frequenta l'Ospedale di Vienna, il
Policlinico, e svolge attività privata come medico generico
ed oculista nel sobborgo viennese del Prater. Suoi clienti erano i
medi e i piccoli borghesi del quartiere, i camerieri, gli artisti e
gli acrobati del noto parco dei divertimenti con i quali amava
intrattenersi spiegando, con chiarezza, la natura della malattia e
le sue conseguenze. È in tale ambiente che nasce in Adler
l'interesse per le scienze sociali. La sua prima opera, un opuscolo
di trentuno pagine pubblicato nel 1898, è il "Manuale per la
salute dei sarti", che descrive le condizioni igienico-sanitarie dei
sarti e analizza le relazioni fra il tipo di lavoro e la comparsa di
alcune malattie. Contemporaneamente all'attività di medico,
Adler coltiva e approfondisce lo studio della psicologia e della
filosofia. Un suo articolo "Il medico come educatore", pubblicato
nel 1904, definisce bene la sua impronta professionale.
Nel 1902 avviene l'incontro con Sigmund Freud, pare a seguito della
pubblica difesa di Adler in favore de "L'interpretazione dei sogni",
anche se le circostanze del loro incontro rimangono comunque
incerte. Adler entra a far parte, con Wilhelm Stekel, del gruppo
psicoanalitico, come uno dei membri fondatori, ed ha così
occasione di partecipare alle famose riunioni che si tengono in una
grande stanza del Medizinische Doktoren-Kollegium ogni
mercoledì sera (v. Storia della psicoanalisi); nel 1906
è eletto presidente e rappresentante internazionale della
Società viennese.
Nel 1907 pubblica la monografia "Studio sull'inferiorità
degli organi", il primo lavoro di Adler veramente significativo in
campo psicologico. Il testo, in cui si configurano già i
presupposti della Psicologia Individuale, dimostra come i bambini
tendano a compensare i difetti fisici o costituzionali con una linea
di difesa a volte attiva e altre volte passiva. Nel 1909 Adler si
specializza in malattie nervose.
Col passare del tempo, si fa sempre più evidente il forte
contrasto fra le concezioni di Adler sulla genesi delle nevrosi e la
teoria di Freud: mentre la metafora freudiana della
sessualità infantile necessitava di una strenua difesa di
fronte allo scetticismo del mondo clinico e, pertanto, non poteva
ammettere digressioni, Adler contrapponeva alla teoria freudiana
della libido, quella della "protesta virile" e dell'autonomia
dell'aggressività diretta a fini di affermazione, di attacco
o di difesa. Non è difficile capire che le vere cause della
scissione siano da ricercarsi nelle profonde differenze tra le due
scuole di pensiero, e nello spostamento dell'attenzione di Adler
sulla visione teleologica della meta per comprendere l'essere umano.
Dopo aver rinunciato anche alla carica di redattore dello
"Zentralblatt", organo della Società Psicoanalitica, Adler
abbandona Freud con altri sei membri del gruppo. Con i colleghi
dissidenti, ai quali si unisce qualche altro amico, come il
pedagogista professor Carl Furtmüller, uno dei primi
collaboratori e biografi di Adler, fonda la "Società per la
Libera Psicoanalisi"; in seguito, su richiesta di Freud, che
desiderava mantenere vincolato a sé il termine
"psicoanalisi", il nome dell'organizzazione fu trasformato in
"Società di Psicologia Individuale Comparata". Con lo stesso
Furtmüller, Adler fonda l'organo ufficiale della sua Scuola: la
"Zeitschriftfur Individualpsychologie".
Durante la Prima guerra mondiale, Adler, a quarantaquattro anni,
è richiamato in servizio come medico militare nel reparto
neuropsichiatrico dell'ospedale del Semmering, e successivamente in
quello di Cracovia, dove ha occasione di studiare le nevrosi di
guerra. Al termine del conflitto, quando qualcuno lo interroga
sull'esperienza della guerra, Adler risponde: "Penso che il mondo di
oggi abbia semplicemente bisogno di gemeinschaftsgefühl!"
("sentimento sociale"). Dopo la conclusione del conflitto, s'impegna
sempre di più nella diffusione della sua teoria, non
disdegnando mai il contatto con gli amici e le discussioni aperte e
appassionate, al tavolo del Café Central o del Café
Siller, luogo di incontro degli intellettuali viennesi.
Condivide la prospettiva sociologica del marxismo come proposta di
progresso e benessere per tutti; nella Repubblica Austriaca, nata a
seguito della dissoluzione dell'Impero Asburgico dopo la prima
guerra mondiale, ricopre il ruolo di referente del progetto per le
attività educative; progetto che abbandona poco tempo dopo,
quando si accorge dell'incompatibilità dei suoi principi con
i giochi politici per il potere. Mantiene un atteggiamento critico
nei confronti delle religioni, che considera come mezzo per lo
sviluppo del sentimento sociale ma che, attraverso dogmi e
proibizioni, in qualche modo, limitano il Sé e la libera
espressione del pensiero scientifico. È da segnalare che nel
1904 Adler si era convertito al Protestantesimo, da lui motivato con
la personale necessità di passare da una religione ristretta
ad un'unica etnia (l'Ebraismo) ad una fede universale meno rigida.
L'ultimo periodo austriaco della vita di Adler segna la confluenza
della sua dottrina pragmatica con le sperimentazioni sociali nel
settore psicopedagogico. Nel 1919 il potere politico in Austria
è nelle mani dei socialdemocratici, che intraprendono un
programma di riforme sociali, realizzando un nuovo sistema
scolastico basato su principi democratici e sulla considerazione
delle esigenze individuali dei bambini. I nuovi metodi sperimentali,
applicati in vari tipi di scuole, nei centri di consultazione per
insegnanti, nei consultori psicopedagogici e nei giardini
d'infanzia, a Vienna, Berlino e Monaco di Baviera, consentono ad
Adler di verificare sul campo la propria teoria.Questi consultori
erano diretti da psicologi personalmente formati da Adler,
attraverso un corso specialistico dell'Università di Vienna.
Nello stesso periodo fu aperta a Vienna una Scuola, diretta da Oscar
Spiel, ispirata ai principi adleriani di pedagogia sperimentale.
Nel 1934, quando la minaccia nazista diviene più incalzante,
Alfred Adler decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati
Uniti, nazione che aveva già conosciuto negli anni precedenti
durante il vasto programma di lezioni e di conferenze dirette a
diffondere la sua dottrina e che, inoltre, gli aveva offerto la
possibilità, nel 1930, di dedicarsi a quell'insegnamento
universitario della Psicologia che la natia Vienna gli aveva sempre
negato; prima presso la Columbia University e successivamente, nel
1932, presso il Medical College di Long Island, a New York.
Alfred Adler, già sofferente di cuore, è stroncato da
una crisi coronarica il 28 maggio 1937, in una via di Aberdeen, in
Scozia, dove si era recato per un impegnativo ciclo di conferenze,
trasgredendo, come gli era connaturale, il parere dei medici.
La conoscenza dell'uomo
La Psicologia Individuale Comparata di Adler è una teoria
dell'uomo ad orientamento olistico, teleologico e fenomenologico.
Essenzialmente pragmatica, ha proposto spunti applicativi in ambiti
diversi (psicoterapia, psicologia clinica, medicina psicosomatica,
pedagogia, antropologia, sociologia, etc.), e che cerca di fornire
modelli di comprensione del comportamento individuale, sociale e di
gruppo.
In quanto metodologia finalizzata a cercare di fornire una
conoscenza di sé stessi e degli altri, la Menschenkenntnis
(conoscenza "pratica" dell'uomo) adleriana propone una griglia
interpretativa che utilizza i seguenti criteri:
* ogni essere umano è un tutto unico e
indivisibile sia per quanto riguarda il rapporto psiche/corpo, sia
per quanto riguarda le varie attività psichiche: la mente,
punto di convergenza di passato, presente e futuro, in continuo
movimento di trasformazione, non può essere analizzata come
un organo definito o separato dal corpo, né si possono
esplorare le sue risorse isolatamente, una ad una. Tutti gli
elementi della psiche, come gli organi e gli apparati, si
organizzano coerentemente con lo scopo cui sono preposti,
perciò hanno un senso se interpretati come elementi di un
insieme
* è inconcepibile pensare alla vita senza
presupporre il movimento e non si può immaginare il movimento
senza ipotizzare un percorso diretto verso una meta. Adler ha
costruito l’impianto del suo finalismo causale, rilevando, in
accordo con l’empirismo, come tutti gli organismi viventi, in
maniera adeguata al loro sviluppo e alla loro evoluzione, sono
orientati verso la sopravvivenza: per la realizzazione di questo
obiettivo è necessario progettare il futuro. Per l’essere
umano, la più complessa fra le forme di vita, lo scopo
essenziale dell’esistenza è realizzare un futuro più
appagante e più sicuro del presente superando gli ostacoli
che si frappongono alla sua affermazione
* il primo periodo della vita dell'uomo,
più che per ogni altra specie animale, è
caratterizzato da una marcata condizione di insufficienza e di
insicurezza e da una prolungata dipendenza dagli adulti che appaiono
al bambino come più grandi, più forti e più
esperti di lui; il dinamismo incessante da una condizione di
inferiorità ad una di maggiore sicurezza e stabilità,
è guidato da una tensione costante verso una meta ideale che
rimane per l'uomo, prevalentemente, inconscia. Tale tensione,
attraverso i meccanismi della compensazione e del superamento,
diviene una forza propulsiva che guida la vita del singolo e della
specie umana in generale
* ciascuno affronta le difficoltà con un
diverso grado di attività: chi tende a dominarle, chi a
subirle, chi spera di evitarle, chi demanda la loro soluzione ad
altri o alla fortuna. Può accadere che l'uomo sottovaluti le
proprie possibilità e debba, per questo, essere incoraggiato
a realizzare il proprio processo evolutivo
* nell'uomo sono presenti due istanze
costitutive, variamente intrecciate fra loro: la spinta a superare
l'inferiorità, der Wille zur Macht o "volontà di
potenza", e Gemeinschaftsgefühl o "sentimento sociale",
letteralmente senso di comunità, bisogno di appartenere, di
compartecipare e di comprendere i propri simili. Il senso di
comunità può limitarsi al nucleo familiare o al gruppo
di origine, ma può estendersi, in modo diverso per ciascuno,
alla nazione, alla comunità umana, alla natura, al cosmo
* ogni persona soddisfa le richieste della
volontà di potenza e del sentimento sociale secondo una
considerazione di questo tipo: "il mondo è così..., io
sono fatto così..., perciò...". Non sono le esperienze
del passato in se stesse a forgiare la personalità, ma il
modo soggettivo in cui esse vengono considerate, messe in relazione
tra loro, memorizzate e usate per raggiungere il superamento di
difficoltà supposte o reali. Fra l'azione degli stimoli sulla
persona e la risposta di questa agli stimoli, si inserisce il
Sé creativo, un'istanza che rende significative le
esperienze, le modula e caratterizza, le armonizza con ogni altra
acquisizione successiva. Così il Sé creativo definisce
lo Stile di vita, l'impronta, unica e inimitabile, che caratterizza
ogni individuo e nella quale confluiscono i tratti del
comportamento, i pensieri, le idee, le opinioni, le emozioni e i
sentimenti, risultanti dal compromesso fra esigenze individuali e
istanze sociali
* come organi ed apparati si conformano alla
funzione cui sono preposti, così gli uomini si organizzano in
modo funzionale al "sistema" sociale di cui fanno parte. Basi
motivazionali dell'individuo sono i bisogni e i valori all'interno
della relazionalità, qualità primaria della psiche.
L’assioma adleriano "non è possibile studiare un essere umano
in condizioni di isolamento, ma solo all'interno del suo contesto
sociale" indirizza e condiziona tutta la dottrina
individual-psicologica della personalità. L’attributo
“individuale”, che oggi contraddistingue la Scuola, per non generare
malintesi, dovrebbe essere affiancato dalla meno consueta qualifica
di “comparata”, che in origine completava la sua definizione, con il
giusto intento di esprimere il concetto di una individualità
psichica unica e irripetibile parte di una struttura comunitaria
formata da altre unità psichiche, come questa uniche e
irripetibili e tra loro interagenti.
La teoria adleriana della personalità, con pochi concetti
basilari (sentimento di inferiorità, aspirazione alla
superiorità, compensazione, sentimento sociale, Sé
creativo, ...), permette di tratteggiare lo "stile di vita" di una
persona, decifrarne sentimenti ed emozioni, comprenderne il
comportamento, la visione di sé e del mondo.
Il senso della vita
Se la vita è movimento ed il movimento presuppone una
direzione verso una meta, allora il senso della vita non può
che essere interpretato come un processo volto al superamento di una
condizione di inferiorità, limitazione e insicurezza,
percepita ogniqualvolta un ostacolo si frappone al raggiungimento
dell'obiettivo. Alfred Adler, quindi, sovvertendo la visione
scientifica tradizionale che ricerca prevalentemente le cause dei
comportamenti, si volge, invece, ad esplorare la mente ideatrice di
un piano di vita, solo in parte cosciente, soffermandosi sulle
strategie messe in atto per raggiungere il fine ultimo: la condotta
umana viene considerata come una proiezione del Sé nel futuro
piuttosto che come esito di eventi preesistenti.
"Ci sono tanti significati dati alla vita quanti sono gli esseri
umani ... forse ognuno di questi contiene un margine variabile di
errore ... qualsiasi significato che sia anche minimamente
utilizzabile non può essere definito completamente
sbagliato". Ciascuno, in modo originale e creativo,
inconsapevolmente, definisce quello che ritiene essere il "suo"
senso della vita (fama, danaro, stabilità familiare, ...);
ciò che accomuna gli intenti di tutti gli uomini è il
"successo", cioè il superamento del sentimento
d’inferiorità (qualsiasi senso abbia l’inferiorità).
L’aspirazione alla superiorità è la “gara”, che
l’individuo indice con se stesso per elevarsi verso la perfezione,
riferimento ideale verso cui si tende, ma che è umanamente
irraggiungibile. Dietro ogni attività umana c’è una
forza fondamentale di base, una spinta da una situazione di minus a
una situazione di plus, da un sentimento d’inferiorità a uno
di superiorità, perfezione, completezza.[ Nel movimento
ascensionale dal basso verso l’alto, assume un’estrema importanza il
“pensiero antitetico”, quel tipo di percezione basato sugli opposti
(alto/basso, forte/debole, maschile/femminile, ...) che segna i
limiti del percorso.
Per rendere comprensibile il processo evolutivo occorre,
però, fornire dei punti di riferimento e tracciare delle
coordinate che consentano di rappresentarlo in modo concreto ed
operativo; questi punti di riferimento vengono rappresentati da
Adler nei cosiddetti tre "compiti vitali": la famiglia, il lavoro,
le relazioni sociali.
La famiglia è il primo nucleo sociale in cui la persona si
confronta con altri soggetti diversi da sé. Compito della
famiglia è preparare il bambino alla vita sociale; il ruolo
centrale è affidato alla madre, o alla figura che la
rappresenta, che ha il duplice incarico di educare il bambino alla
cooperazione ed avviarlo alla socialità insegnandogli ad
interagire col padre e con i fratelli. Al padre, o a chi per lui,
spetta l'impegno di formarlo circa i tre compiti vitali
trasmettendogli l’amore per il lavoro, per la famiglia ed il
rispetto per la madre, per i fratelli e per gli amici.
Nell’interazione con i fratelli e con i coetanei, il bambino
apprende le regole del gioco della vita fatto di momenti di dominio,
che si alternano a momenti di sottomissione, e collaborazioni
più o meno facili da realizzare; ciascuno, poi, a seconda
dell'ordine di nascita, sperimenterà il rispetto per i
fratelli maggiori, la disponibilità con i più piccoli,
la tolleranza nei confronti di coloro che sono più
problematici.
La rete delle relazioni che si strutturano all'interno della
famiglia, secondo caratteristiche specifiche per ciascun nucleo,
è definita da Adler "costellazione familiare" proprio per
sottolineare il carattere di interdipendenza che influenzerà,
significativamente, lo stile di vita di ognuno dei suoi membri.
All'interno della famiglia si acquisiscono, quindi, regole e
principi che, integrati poi dalle esperienze che si andranno ad
effettuare nel corso della vita, rappresentano il sistema di valori
di ciascun individuo. La capacità di collaborare/cooperare,
assimilata in seno alla famiglia di origine, si esplicherà
anche nella relazione con l'eventuale nucleo familiare acquisito con
il matrimonio o la convivenza.
Il lavoro è per Adler un altro importante ambito in cui si
realizza la capacità di cooperare ed è un'occasione
per valorizzare le doti di ciascuno; inoltre, la suddivisione del
lavoro garantisce, attraverso le specializzazioni, la soddisfazione
dei bisogni della comunità. Nella scelta della professione,
grande importanza è attribuita all'opera della scuola che
deve saper riconoscere le attitudini di ciascuno ed incoraggiarne la
realizzazione. Impegno e responsabilità nella professione
sono sempre indici di un buon sviluppo psichico e di maturità
personale; il lavoro si attesta, così, anche la
possibilità di divenire occasione per educare o rieducare
soggetti socialmente instabili. Una vita con buone e ricche
relazioni sociali ed affettive è segno di sviluppo armonico
della personalità; al contrario, l'isolamento, gli
atteggiamenti ipercritici, oppositivi o polemici, denunciano un
disturbo nella relazione con il mondo e la realtà. Il
sentimento sociale, in quanto parametro per la valutazione della
capacità di "percepire" correttamente gli altri, è
criterio per misurare anche la "salute" psichica: solo chi sa
collaborare, dimostra di possedere un buon giudizio di sé,
del mondo e della realtà.
Se lo scopo individuale del vivere è evolvere ed ogni
individuo è, per la sua natura sociale, strettamente connesso
con le altre individualità, l'evoluzione individuale diviene
origine e propulsione per l'evoluzione sociale. D'altra parte, un
buon criterio per verificare la validità di un'azione
è il suo effetto sulla società: tutto ciò che
è socialmente utile è positivo, ciò che conduce
vantaggio al singolo, a discapito della collettività,
è dannoso proprio perché privo di
Gemeinschaftsgefül.
Le opere
Adler dedicò la maggior parte del tempo all'incontro diretto
e colloquiale con le persone trascurando, piuttosto,
l'attività editoriale: molti dei lavori, pubblicati a suo
nome, sono la trascrizione delle conferenze da lui tenute in giro
per il mondo; altre volte, la traduzione in italiano deriva dalla
traduzione in inglese di testi concepiti originariamente in tedesco.
Alcune espressioni, qual è, ad esempio, il concetto
fondamentale di Gemeinschaftsgefül, non trovano un
corrispettivo esauriente ed univoco nelle altre lingue.
Le opere di Adler sono pertanto da considerare importanti per lo
stimolo profondo e la riflessione che suscitano; tra quelle tradotte
in italiano, possono essere indicative le seguenti:
- Prassi e teoria della psicologia
individuale, Astrolabio, Roma, 1947
- Il temperamento nervoso, Astrolabio, Roma,
1971
- Psicologia del bambino difficile, Newton
Compton, Roma, 1973
- Psicologia individuale e conoscenza
dell’uomo, Newton Compton, Roma, 1975 successivamente pubblicato
con il titolo La Conoscenza dell’Uomo;
- Psicologia dell’educazione, Newton
Compton, Roma, 1975
- Cos’è la psicologia individuale,
Newton Compton, Roma, 1976 successivamente pubblicato con il
titolo Cosa la vita dovrebbe significare per voi
- La psicologia individuale nella scuola,
Newton Compton, Roma, 1979
- Psicologia dell'omosessualità,
Newton, Roma, 1994
- Il senso della vita, Newton, Roma, 1997
- La cooperazione tra i sessi, Edizioni
Universitarie Romane, Roma 2001
- La tecnica della psicologia individuale,
Newton, Roma, 2005
- Aspirazione alla superiorità e
Sentimento comunitario, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2008