Action française

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 Movimento politico francese sorto intorno alla omonima rivista fondata nel 1899 e trasformata poi in quotidiano (1908-44). Limitato in principio al solo gruppo dei camelots du roi, finì ben presto per conglobare l’estrema destra monarchica. Fra i principali dirigenti annoverò L. Daudet, Ch. Maurras, M. Pujo e J. Bainville. Di ispirazione antiparlamentare e antidemocratica, l’A.f. sviluppò la teoria di un «nazionalismo integrale» che da un lato derivava dalle ideologie del «tradizionalismo» francese, dall’altro, con forti venature antisemite, preannunciava i nuovi totalitarismi fascista e nazista. La condanna della Santa Sede (1926) indebolì notevolmente il movimento. Tuttavia nel 1933 si assistette a un suo notevole rafforzamento, dovuto alla campagna antiparlamentare di vari circoli conservatori e allo sfruttamento intensivo, da parte dei camelots du roi, dello scandalo Stawiski. L’aggressione contro Léon Blum durante i funerali di J. Bainville indusse il gabinetto Sarraut a sciogliere l’organizzazione (febb. 1935). Restò però il giornale omonimo, che insieme col settimanale Je suis partout svolse negli anni successivi rumorose campagne a favore dell'impresa etiopica, dell'accordo di Monaco e contro la dichiarazione di guerra del 1939. Dopo l’armistizio, mentre Je suis partout assumeva un atteggiamento filohitleriano, l’A.f. si trasferì nella Francia di Vichy, sostenendo apertamente il regime di Pétain. Dopo la liberazione e l’arresto dei suoi capi, l’A.f. cessò di esistere, restandone confermata l’interdizione (1944), sebbene scritti propagandistici ispirati ai suoi principi continuarono per qualche tempo a circolare.

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L'Action française fu un movimento politico francese nazionalista, fondato nel 1899 da Henri Vaugeois, professore di filosofia, e Maurice Pujo, giornalista e scrittore. Fu per opera di Charles Maurras che, all'inizio del ventesimo secolo, i membri dell'Action française si convertirono alla causa monarchica.

Storia

Nascita e primi anni

Il 21 marzo 1908 esce il primo numero del quotidiano L'Action Française, che raggiungendo una tiratura di 30.000 esemplari contribuirà a diffondere maggiormente le idee monarchiche. Nuove personalità aderiscono al partito, che conta probabilmente 20.000 iscritti: il polemista e romanziere Léon Daudet (figlio di Alphonse Daudet), lo storico Jacques Bainville, il critico Jules Lemaître, l'economista Georges Valois.

La militanza dell'Action française non esita a ricorrere alla violenza fisica: nel novembre del 1908 nascono i Camelots du Roi*, un gruppo di giovani incaricati della vendita del giornale e delle azioni propagandistiche in strada. L'Action française acquisisce allora grande prestigio tra i giovani studenti reazionari. I Camelots du Roi si distinguono per via di numerose azioni che creano scalpore:

   * nel giugno del 1908, manifestano rumorosamente durante il trasferimento delle ceneri di Émile Zola al       Panthéon. I loro manifesti dell'epoca denunciano il regime repubblicano, "governo di quegli stranieri più o meno naturalizzati o meteci che, in questi giorni, insozzeranno il Panthéon sconsacrato con il cadavere del loro Zola".
   * nel dicembre del 1908, scoppia l'Affaire Thalamas: i Camelots disturbano violentemente le lezioni di Amédée Thalamas alla Sorbona (Thalamas era già stato preso di mira dall'Action française nel 1904, quando era un semplice professore di storia al liceo Condorcet, per avere "insultato Giovanna d'Arco" proponendo ai suoi alunni una visione positivista della vita).
   * nel 1911 rilanciano l'antisemitismo nel Quartiere Latino insorgendo contro una pièce di Henri Bernstein, ebreo e accusato di avere disertato il servizio militare.

Già nel 1919 Charles Maurras richiede il diritto di voto per le donne, che sarà concesso solo nel 1945.

La condanna da parte del papato

Preparata già dal 1913 da papa Pio X - con il principale rimprovero di subordinare la religione alla politica e al nazionalismo - e rinviata più volte (anche se alcune opere palesemente agnostiche di Maurras erano già state messe all'indice), la condanna arriverà il 29 dicembre 1926. Papa Pio XI condanna l'Action française che ha un'influenza troppo grande sui giovani cattolici: i libri di Maurras e il Journal sono messi all'Indice per decreto del Sant'Uffizio. L'8 marzo 1927 agli iscritti all'Action française vengono interdetti i sacramenti. Il movimento subisce così un colpo molto duro. Molti soci lo lasciano e inizia un periodo di declino (un cattolico che si vide obbligato a trovare altre strade in politica fu Georges Bernanos). Pio XII toglierà la condanna nel 1939, a seguito della Guerra civile spagnola, che vede un rinnovamento dell'anticomunismo in seno alla Chiesa, e della pressione di una forte corrente ecclesiastica.

Il primo dopoguerra

Durante il primo dopoguerra, l'Action française si sviluppa. Alle elezioni legislative del 1919, la liste d'Union nationale, appoggiata dall'Action française, ottiene trenta eletti, tra cui Léon Daudet a Parigi.

L'Action française continua a reclutare nuove generazioni (Robert Brasillach, Thierry Maulnier, Lucien Rebatet, etc.) ma è colpita da molteplici dissidenze (tra cui Georges Valois che esce con 2000 iscritti per fondare il Faisceau, Louis Dimier, la Cagoule, ecc.).

I militanti dell'Action française capeggiano la manifestazione del 6 febbraio 1934, uno pseudo-colpo di stato abortito. In politica estera, Maurras e Bainville sono favorevoli a un'alleanza con l'Italia contro la Germania nazista.

La seconda guerra mondiale

Nel 1940, Charles Maurras definisce una "sorpresa divina" l'arrivo al potere del maresciallo Pétain. Numerosi seguaci di Maurras si uniscono alla Resistenza o al generale de Gaulle: Gilbert Renault (il colonnello Rémy), Alain Griotteray, Henri d'Astier de la Vigerie, Jacques Renouvin, Pierre de Bénouville, Paul Dungler, Philippe de Hautecloque, Daniel Cordier, Honoré d'Estienne d'Orves, ecc.; altri diventano collaborazionisti. Maurras mantiene la sua posizione convinto, dirà, che Pétain facesse un doppio gioco (costui, infatti, alimenta la rete della resistenza di Dungler in Alsazia), ma non riesce a fare rientrare nei ranghi i resistenti e i collaborazionisti.

Il secondo dopoguerra

Nel 1944, Maurras viene arrestato e condannato alla prigione a vita per aver appoggiato Pétain, benché non avesse collaborato personalmente con i tedeschi. Sarà graziato nel 1952.

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Il maurrassismo è una dottrina politica elaborata da Charles Maurras (1868-1952), di cui l'Action française fu la punta di lancia.

Il maurrassismo ha l'ambizione di di essere una dottrina controrivoluzionaria, che assicura la coesione della Francia e della sua grandeur. Si basa sulla parola d'ordine «Politique d'abord» ("la politica prima di tutto"), sul postulato del nazionalismo e sulla constatazione (secondo Maurras) che la società (francese) della fine del secolo XIX è minata dalla decadenza e e dalla corruzione. Secondo Maurras, i due mali risalgono principalmente alla Rivoluzione francese e raggiungono il parossismo nell'affare Dreyfus. Charles Maurras subisce l'influenza filosofica di Platone e Aristotele, Joseph de Maistre, Dante e Tommaso d'Aquino. Le influenze storiche vanno da Sainte-Beuve a Fustel de Coulanges passando da Hippolyte Taine e Ernest Renan.

Per Maurras, il colpevole è lo spirito rivoluzionario e romantico, veicolato dalle forze liberali che, a suo avviso, sono a quell'epoca i quattro "Stati confederati", cioè gli ebrei, i protestanti, i frammassoni e gli stranieri, che Maurras chiama "meteci". Questi Stati confederati rappresentano l'anti-Francia e non possono in alcun caso far parte della nazione francese. Personalmente agnostico fino ai suoi ultimi anni di vita (quando si converte al cattolicesimo), Maurras riconosce comunque il ruolo sociale e storico della religione cattolica nella società francese. Legittimista in gioventù, poi repubblicano federalista, Maurras ridiviene realista (ma partigiano degli Orléans) nel 1896 in seguito a un ragionamento politico: i re hanno fatto la Francia, che si è disfatta dopo il 1789. Sostenitore di Philippe d'Orléans (duca d'Orléans) e in seguito dei suoi eredi (il "duca de Guise", poi il "conte de Parigi"), si propone di convertire la nascente Action française all'idea realista e a riunire al suo interno i resti del realismo tradizionale francese, illustrato soprattutto dal marchese de la Tour du Pin o dal général de Charette. La riflessione di Marras deve molto anche al suo federalismo originario e alla sua appartenenza al Félibrige di Mistral che gli lascia in eredità la difesa della decentralizzazione. Nel 1914 come nel 1940, Maurras rimane fedele al suo principio del compromesso nazionalista, cioè dell'unità nazionale in caso di crisi, e all'ossessione profonda della guerra civile, sostenendo dapprima Clemenceau e poi Pétain.