Q 8 § 214
1 Cfr Boukharine, La théorie du matérialisme
historique cit., pp. 124-25: «Nous trouvons l'expression
poétique de la domination croissant de l'homme sur la nature,
de sa force active, dans le Prométhée de
Goethe». Seguono una citazione dall'ode di Goethe e un breve
commento: «Ainsi, il est clair que les différences dans
les conditions naturelles peuvent expliquer les différences
existant dans revolution de divers peuples, mais elles ne peuvent
pas expliquer revolution de la mème socie té».
2 Si tratta della lettera di Engels a Joseph Bloch del 21 settembre
1890; cfr nota 2 al Quaderno 4 (XIII), § 26. Questo richiamo a
Engels ritorna anche, in termini simili, in una lettera al figlio
Delio del luglio 1936: «... la quistione, cosi come tu la
ponevi, era la formulazione di un dogma sociologico, di poca
importanza, di quelli che Engels diceva avevano piene le tasche
certuni che credevano cosi di esimersi dallo studiare la storia in
concreto» (LC, 860).
3 Gramsci si riferisce qui a un brano da lui stesso tradotto nel
Quaderno 7 (VII), pp. 32 bis 33 (cfr DQ), dall'antologia Reclam
citata, a cura di E. Drahn, di scritti di Marx (Xìber Goethe,
pp. 58-60). Tale brano è in questa antologia attribuito a
Marx, ma è in realtà estratto da un articolo di Engels
apparso nella «Deutsche-Brüs-seler-Zeitung» del
18 novembre 1847 (cfr Karl Marx - Friedrich Engels, Werke, Bd. 4,
Dietz, Berlin 1859, pp. 232-33). Nella traduzione di Gramsci si
legge: «Goethe nella sua opera è legato in un duplice
modo alla società tedesca del suo tempo. Ora le è
ostile; egli cerca fuggire alla ripugnanza per lei, come
nell'Ifigenia e specialmente durante il suo viaggio in Italia, si
ribella contro essa come Gotz, Prometeo e Faust, egli versa come
Mefistofele il suo scherno più amaro su di lei. Ora invece
egli le è legato d'amicizia, "si adatta" ad essa, come nella
maggioranza delle Xenien addomesticate e in molti scritti in prosa,
la celebra, come nelle Mascherate, e perfino la difende contro il
movimento storico che la serra da presso, come specialmente in tutti
gli scritti in cui egli viene a parlare della Rivoluzione francese.
Non si tratta solo di singole parti della vita tedesca, cui Goethe
rende giustizia, contro altre,, che lo disgustano. Si tratta
più spesso di diversi stati d'animo, in cui egli si trova; si
tratta di una lotta continua in lui tra il poeta geniale, che
è nauseato dalla meschinità del suo ambiente e il
figlio del prudente consigliere di Francoforte, rispettivamente
consigliere segreto di Weimar, che si vede costretto a concludere
con esso una tregua ed abituarvisi. Cosi Goethe è ora
gigantesco, ora minuscolo, ora genio fiero, altero, schernitore,
sprezzatore del mondo, ora un filisteo riguardoso, moderato,
angusto, etc».