Q 7 § 103

1 Con il termine «Confederazione dei tre oppressi» Gramsci allude con ogni probabilità al tipo di ordinamento sociale previsto dalla dottrina anarchica. La fonte di questo termine deriva forse da una reminiscenza dell'opuscolo citato di Bukharin, Il programma dei comunisti (bolscevichi); cfr pp. 117-20 della traduzione italiana cit. (Soc. Editrice Avanti!, Milano 1920): «Gli anarchici credono che gli uomini vivrebbero meglio se l'intera produzione fosse ripartita tra piccole confederazioni di lavoratori (Comunità). Si formerebbero cioè, in seguito ad accordo spontaneo, varie piccole associazioni, le quali inizierebbero il lavoro a proprio rischio e pericolo; in seguito, tali piccole confederazioni comincerebbero ad entrare tra di loro in trattative che a poco a poco condurrebbero ad accordi ed alla conclusione di liberi contratti [...]. Ora è chiaro perché la dottrina anarchica invece di condurre ad una regolare organizzazione sociale, condurrebbe alla divisione; per il semplice fatto che le piccole comunità anarchiche non sono certamente le grandi corporazioni di lavoratori composte di molte persone, ma dei piccoli raggruppamenti che talvolta possono persino constare di soli due individui. A Pietrogrado esisteva uno di tali gruppi: "Il gruppo dei cinque oppressi", ma secondo la teoria anarchica potrebbe anche esserci una "lega dei due oppressi". Immaginiamoci cosa risulterebbe se ogni cinque persone od ogni gruppo di due persone cominciasse a requisire, a confiscare ed a lavorare per proprio conto». Questo passo è anche riprodotto nella traduzione della parte dell'opuscolo di Bukharin pubblicata da «L'Ordine Nuovo», del 20 dicembre 1919 (anno 1, n. 30), p. 239.