Q 7 § 1

1 Cfr «La Nuova Italia», 20 ottobre 1930 (anno 1, n. 10), pp. 431432: Il Congresso di Oxford, nella rubrica 'Commenti e schermaglie'. Si tratta di una nota, non firmata, nella quale, insieme a notizie sommarie sul Congresso internazionale di filosofia, tenuto a Oxford dal 1° al 5 settembre 1930, è trascritto un ampio brano della lettera «di uno degli intervenuti» (probabilmente lo stesso Croce) sull'intervento di Benedetto Croce in polemica con il sovietico Lunacarskij, nella sezione di estetica.

Di questa nota della «Nuova Italia», Gramsci si occupa anche in una lettera del 1° di cembre 1930, dove si ritrovano molti degli argomenti sviluppati in questo paragrafo : «Sarei contento se tu riuscissi a trovare in qualche libreria di Roma il fascicolo di ottobre della rivista 'La Nuova Italia" diretta dal professor Luigi Russo e potessi spedirla a Giulia. Vi è pubblicata una lettera in cui si parla del cortese contradditorio, avvenuto al Congresso internazionale dei filosofi tenuto recentemente a Oxford, tra Benedetto Croce e Lunaciarski a proposito della quistione se esista o possa esistere una dot trina estetica del materialismo storico. La lettera è forse dello stesso Croce o per lo meno di un suo discepolo ed è curiosa. Pare che il Croce abbia risposto a una dissertazione del Lunaciarski prendendo un certo tono paterno, un po' di protezione e un po' di comicità scherzosa, con gran divertimento del Congres so. Dalla lettera appare anche che il Lunaciarski avrebbe ignorato che il Croce si è molto occupato del materialismo storico, ha scritto molto in proposito e in ogni caso è eruditissimo di tutta questa materia, ciò che mi pare strano, perché le opere di Croce sono tradotte in russo e Lunaciarski conosce l'italiano molto correttamente. Da questa lettera appare anche che la posizione del Croce verso il materialismo storico è completamente mutata, da quella che era fino a qualche anno fa. Adesso il Croce sostiene, niente di meno, che il materialismo storico segna un ritorno al vecchio teologismo... medioevale, alla filosofia prekantiana e precartesiana. Cosa strabiliante e da far dubitare che anch'egli, nonostante la sua olimpica serenità, cominci a sonnecchiare troppo spesso, più spesso di quanto succedeva ad Omero. Non so se scriverà qualche memoria speciale su questo argomento: sarebbe molto interessante e credo che non sarebbe difficile rispondergli, attingendo nelle sue stesse opere gli argomenti necessari e sufficienti. Io credo che il Croce abbia ricorso a una gherminella polemica molto trasparente e che il suo giudizio, più che un giudizio storico-filosofico, sia niente altro che un atto di volontà, abbia cioè un fine pratico. Che molti cosi detti teorici del materialismo storico siano caduti in una posizione filosofica simile a quella del teologismo medioevale e abbiano fatto della "struttura economica '' una specie di "dio ignoto" è forse dimostrabile; ma cosa significherebbe? Sarebbe come se si volesse giudicare la religione del papa e dei gesuiti e si parlasse delle superstizioni dei contadini^ bergamaschi. La posizione del Croce verso il materialismo storico mi pare simile a quella degli uomini del Rinascimento verso la Riforma luterana: "dove entra Lutero, sparisce la civiltà'* diceva Erasmo, eppure gli storici e lo stesso Croce riconoscono oggi che Lutero e la Riforma sono stati l'inizio di tutta la filosofia e la civiltà moderna, compresa la filosofia del Croce. L'uomo del Rinascimento non comprendeva che un grande movimento di rinnovazione morale e intellettuale, in quanto si incarnava nelle vaste masse popolari, come avvenne per il Luteranismo, assumesse immediatamente forme rozze e anche superstiziose e che ciò era inevitabile per il fatto stesso che il popolo tedesco, e non una piccola aristocrazia di grandi intellettuali, era il protagonista e il portabandiera della Riforma» (LC, 383-85).

2 II passo di Croce, che Gramsci ricorda qui in modo approssimativo, è con ogni probabilità nel secondo capitolo della Storia d'Eu ropa, ed è da leggere nel contesto: «Per tutte queste ragioni, la concezione cattolica, e la dottrina che la sistemava e ragionava e propugnava, non era, nella sfera ideale, un'opposizione che desse pensiero al liberalismo; e di ciò la più sicura riprova stava nella rinunzia, e anzi nella ripugnanza, da parte di esso, a proseguire la guerra che si era combattuta nei secoli precedenti con le armi e con gli scritti, particolarmente dal Voltaire e dagli enciclopedisti, e della quale si era raccolto il frutto, ma appunto perciò sarebbe stato sconveniente quanto superfluo insistervi, bastando pel rimanente dar tempo al tempo. E sconveniente non soltanto, ma sarebbe stato poco fine e poco umano, perché, cosa a cui il Voltaire e i suoi non avevano badato, la vecchia fede era pure un modo, mitologico quanto si voglia, di lenire e placare le sofferenze e i dolori e di risolvere il problema angoscioso della vita e della morte; e non si doveva strapparla con la violenza né offenderla con lo scherno. E poco politico altresì, perché su quelle credenze, e sul conforto che ne veniva e sugli insegnamenti che davano, si fondava, per molti uomini, la formola e l'autorità dei doveri sociali, e ne nascevano opere e istituti di provvidenza e di beneficenza, e motivi di ordine e di disciplina: tutte forze e capacità da assimilare e trasformare gradualmente, ma non da abbattere senza sapere in qual modo sostituirle o senza sostituirle di fatto» (Croce, Storia d'Europa nel secolo decimonono cit., pp. 31-32).

3 Croce, Materialismo storico ed economia marxistica cit. 13 Cfr Id., Elementi di politica cit., p. 92 (= Etica e politica cit., p. 274): «Poiché io fui tra i primi, or sono già trent'anni, a rac comandare lo studio dei concetti del materialismo storico, che mi parevano assai efficaci a scuotere la pigra storiografia filologica degli eruditi di allora e a riportarla dalle parole alle res, voglio essere ora tra i primi a raccomandare di liberarsi dai residuali suoi preconcetti».

4 Cfr «La Nuova Italia», 20 ottobre 1930 cit., p. 432: «Debbo poi osservare al Signor Lunatcharsky, che contrariamente alla sua credenza che il materialismo storico sia una concezione recisamente antimetafisica e sommamente realistica, quella dottrina è, peggio che metafisica, addirittura teologica, dividendo l'unico processo del reale in struttura e soprastruttura, noumeno e fenomeno, e ponendo sulla base come noumeno un Dio ascoso, l'Economia, che tira tutti i fili e che è la sola realtà nelle apparenze della morale, della religione, della filosofia, dell'arte e via dicendo».

5 II riferimento concerne la terza delle Tesi su Feuerbach di Marx, tradotte da Gramsci nella prima parte di questo stesso Quaderno: «La dottrina materialistica che gli uomini sono il prodotto dell'ambiente e dell'educazione e che pertanto i cambiamenti degli uomini sono il prodotto di altro ambiente e di una mutata educazione, dimentica che appunto l'ambiente è modificato dagli uomini e che l'educatore stesso deve essere educato» (Q, 2356). Una allusione a questo passo è anche nella lettera alla sorella Teresina del 4 maggio 1931 (cfr LC, 431).