Q 5 § 64
1 Nell'articolo citato della «Civiltà Cattolica»,
questo ricordo del senatore Alfredo Petrillo è cosi
riprodotto: «Era morto Benedetto XV, narra il sen. Petrillo
nel "Popolo d'Italia" (17 febbraio), e agonizzava il Ministero
Bonomi malgrado l'assistenza spirituale di don Sturzo e forse a
cagione di quella. Alla Camera era grande l'agitazione non per il
prossimo Conclave, ma per la crisi ministeriale imminente. I gruppi
sedevano in permanenza. Il gruppo di destra, presieduto dall'on.
Salandra, aveva tenuto la sua riunione; nella sala era rimasto l'on.
Salandra con l'on. Ricci, con me e con qualche altro. Il gruppo
fascista era nella sala attigua. Si aprì la porta di
comunicazione, entrò l'on. Mussolini seguito dall'on. Acerbo,
e, se non ricordo male, dall'on. Federzoni; andò diritto a
Salandra e gli disse, secco e risoluto: "Credo di grande importanza
politica che la Camera italiana commemori il Pontefice. Ella, on.
Salandra, sarebbe il più indicato a parlare". L'on. Salandra
restò perplesso, sorpreso dalla inaspettata proposta. "Sì -
rispose, forse più per deferenza che per convinzione - sì, la
commemorazione avrebbe la sua importanza, ma - aggiunse dopo una
pausa - io non potrei essere l'oratore, perché ciò che
dovrei dire non è opportuno si dica in una commemorazione".
L'on. Salandra, evidentemente; guardava al passato, anche prossimo,
Mussolini lavorava già per un avvenire. Non importa se ancora
lontano. Benedetto XV non fu commemorato alla Camera ma qualche
Ministro popolare andò a firmarsi più o meno in
incognito al portone di bronzo» (ivi, p. 453 nota 2).