Q 5 § 124


1 Cfr Raffaele Garofalo, Le scienze giuridiche nel secolo XIX, in L'ltalia e gli italiani del secolo XIX, a cura di Jolanda De Blasi (studi di Antonio Baldini, Emilio Bodrero, Filippo Bottazzi, Filippo Crispolti, Silvio D'Amico, Jolanda De Blasi, Giuseppe De Robertis, Alberto De Stefani, Giorgio Antonio Garbasso, Raffaele Garofalo, Domenico Guerri, Arturo Marpicati, Ugo Ojetti, Ildebrando Pizzetti, Michele Scherillo, Arrigo Solmi, Nicola Zin- garelli), Le Monnier, Firenze 1930 [FG, C. carc., Turi II]. Il volume raccoglie una serie di conferenze tenute al Lyceum di Firenze tra il 1928 e il 1929.

Nella conferenza di Garofalo (pp. 407- 430) si legge, tra l'altro: «La seconda metà del passato secolo ci aveva condotto al materialismo in filosofia, al dispregio della gerarchia e di ogni autorità in politica, in onta al diritto costituzionale... ed a ogni altro diritto! - L'epoca presente assiste alla risurrezione degli ideali. Al risorgere del culto di essi è dovuto il meraviglioso risollevarsi della Patria nostra. Senza di essi non saremmo sfuggiti allo avvilimento del turpe bolscevismo. - È merito incontrastabile dell'uomo che ci governa, di aver fatto balenare nel popolo quella luce misteriosa che viene dall'alto, e che sebbene lontana, è pure benefica come il chiarore sidereo su di una via oscura e sconosciuta» (p. 428).

Nella conclusione della conferenza Garofalo ricordava infine d'aver auspicato fin dal 1902 l'avvento di una dittatura personale: «E la storia è là per mostrare i miracoli dell'opera individuale, per mostrare che talvolta un uomo solo può infondere nuova vita a una gente già mezzo disfatta, e spingerla su per i più ardui sentieri, perché, in fondo ad essi, faccia balenare la luce della gloria, la sola cosa che, in onta al materialismo storico, è stata, e sarà sempre, atta a riscaldare e commuovere un popolo intero!» (p. 430).

2 Gramsci allude qui al discorso tenuto da Gentile a Palermo il 31 marzo 1924 (pubblicato poi in Che cosa è il fascismo. Discorsi e polemiche, Vallecchi, Firenze 1925, pp. 41-63). In questa occasione Gentile aveva dichiarato: «Ogni forza è forza morale, perché si rivolge sempre alla volontà; e qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manganello - la sua efficacia non può essere altra che quella che sollecita infine interiormente l'uomo e lo persuade a consentire» (pp. 50-51). Contro questa posizione, che fu definita allora «filosofia del manganello», Croce polemizzò in una postilla dell'anno successivo, Fissazione filosofica, in «La Critica», 20 luglio 1925 (anno XIII, fasc. IV), pp. 252-56, compresa poi in Cultura e vita morale, 2a ed. cit., pp. 293-300, cfr in particolare pp. 295-96. Su questa polemica di Croce con Gentile Gramsci ritorna più ampiamente nel Quaderno 6 (VIII), § 112.

3 Un altro accenno di Gramsci all'iniziativa del senatore Garofalo per fare aumentare i canoni enfiteutici è già nel Quaderno 2 (XXIV), § 5. Sulla questione della segregazione cellulare cfr la lettera a Carlo del 26 gennaio 1931: «Certe allusioni fatte in Senato, specialmente dal sen. Garofalo nel 1929, per cui non si dovrebbe cercare di attenuare il carattere "afflittivo" del carcere (anche se la tesi di Garofalo, che si riferiva specialmente alla segregazione cellulare, sia stata respinta dal governo) potrebbero indicare la possibilità di misure restrittive» (LC, 404).