§15. Croce e Marx.
1 Cfr Benedetto Croce, Elementi di politica, Laterza, Bari 1925, pp.
91-92, dove si legge che il materialismo storico «considerava
sostanziale la vita economica e apparenza, illusione o
"soprastruttura", come la chiamava, la vita morale». Il
volumetto Elementi di politica è tra i libri che Gramsci
aveva a Roma prima dell'arresto e che aveva chiesto gli fossero
spediti a Turi (cfr LC, 263); non è però tra i libri
del carcere che sono stati conservati. Il contenuto di questo
libretto di Croce fu poi ristampato nel volume Etica e politica,
Laterza, Bari 1931 [FG, C. carc., Turi III], dove il passo a cui
Gramsci si riferisce è alle pp. 273-74. Nelle successive
edizioni separate degli Elementi di politica è stato omesso
lo scritto che contiene questo passo.
2 Gramsci si riferisce qui a un noto passaggio della prefazione di
Marx a Per la critica dell'economia politica: «... Dal
cambiamen to della base economica risulta, presto o tardi, uno
sconvolgimento di tutta la enorme superstruttura. Quando si fa
lesame di tali rivoluzioni, occorre sempre distinguere il
rivolgimento materiale - che può essere accertato con la
precisione propria delle scienze naturali - nelle condizioni
economiche della produzione, - dallo sconvolgimento delle forme
giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche,
ideologiche insomma, nelle quali gli uomini prendono coscienza del
conflitto e nel cui ambito lottano tra loro» (dalla traduzione
riprodotta nella prima dispensa della «scuola interna di
partito» redatta da Gramsci nel 1925; cfr anche Marx, Per la
critica dell'economia politica, trad. it. cit., p. n). In seguito,
questo passo di Marx è stato tradotto da Gramsci a p. 3bis
del Quaderno 7 (VII): cfr DQ, ma anche Q, 2358-59.
3 II concetto di «blocco storico» in Sorel (ma
l'espressione non si ritrova letteralmente nei suoi scritti)
è legato al suo concetto di «mito». È
probabile che Gramsci avesse presente, sia pure indirettamente, il
seguente passo della Introduzione alle Riflessioni sulla violenza:
«Nel corso di questi studi avevo constatato qual cosa che mi
era sembrato tanto semplice che non credetti di dovervi insistere
molto: gli uomini che partecipano ai grandi movi menti sociali si
figurano le loro future azioni sotto forma di immagini di
battaglia per assicurare il trionfo della loro causa. Proponevo di
chiamare miti queste costruzioni la cui conoscenza ha nella
storia una importanza tanto grande: lo sciopero generale dei
sindacalisti e la rivoluzione catastrofica di Marx sono dei miti.
Come esempi notevoli di miti ho dato quelli costruiti dal
cristianesimo primitivo, dalla Riforma, dalla Rivoluzione, dai
mazziniani; ciò che volevo mostrare è che non
bisogna cercare di analizzare un tale sistema di immagini allo
stesso modo che un oggetto si scompone nei suoi elementi, ma che
bisogna prenderli in blocco come forze storiche...» (Georges
Sorel, Scritti politici, a cura di . R. Vivarelli, Utet, Torino
1963, pp. 96-97). Non sembra che Gramsci abbia avuto occasione di
rileggere in carcere le Riflessioni sulla violenza di Sorel; un
riassunto del passo citato è però nel capitolo su
Sorel del libro di Malagodi a cui si fa riferimento in questo stesso
paragrafo: «Non bisogna confondere questi stati relativamente
fugaci della nostra coscienza volontaria con le affermazioni
stabili della scienza. Non bisogna cercar di analizzare questi
"sistemi di immagini" come si analizza una teoria scientifica,
scomponendola nei suoi elementi. Bisogna "prenderli in blocco" come
forze storiche» (Malagodi, Le ideologie politiche cit., p.
95).