Q3 §53
1 «L'uomo dei cessi inglesi e carielli meccanici» :
allusione a Mario Gioda, già anarchico prima della guerra e
poi interventista e fascista. La polemica di Gramsci con Mario Gioda
ha inizio con due articoli della rubrica 'Sotto la mole', pubblicati
nell'edizione torinese dell'«Avanti!» del 1° febbraio
(Il porcellino di terra) e dell'8 febbraio 1916 (Il porcellino
grugnisce): solo il primo di questi due articoli è ora in SM,
24-26. Altri riferimenti polemici a Mario Gioda (ribattezzato anche
Marco Sbroda) sono frequenti in successivi articoli di Gramsci nella
stessa rubrica. In questo passo dei quaderni però Gramsci si
richiama più direttamente a un corsivo polemico pubblicato,
con lo pseudonimo «Manalive», su
«l'Unità» del 28 febbraio 1924, Caratteri
italiani. Gioda o del Romanticismo (ora in Scritti 1915-21 cit., pp.
163-64 e in CFC, 367-69), dove si sottolinea l'influenza della
letteratura d'appendice su certi aspetti della mentalità
fascista: «È questo il lato romantico del movimento
fascista, dei fascisti come Mario Gioda, Massimo Rocca, Curzio
Suckert, Roberto Farinacci, ecc., ecc.; una fantasia squilibrata, un
brivido di eroici furori, un'irrequietezza psicologica che non hanno
altro contenuto ideale che i sentimenti diffusi nei romanzi
d'appendice del romanticismo francese del '48: anarchici pensavano
alla rivoluzione come un capitolo dei Miserabili, coi suoi
Grantaire, l'Aigle de Meaux e C, con contorno di Gavroche e di Jean
Valjean, fascisti vogliono fare i "principi Rodolfo" del buon popolo
italiano. La congiuntura storica ha permesso che questo romanticismo
diventasse "classe dirigente", che tutta l'Italia diventasse un
romanzo d'appendice...» Su Mario Gioda cfr anche la nota
informativa di Sergio Caprioglio in Scritti 1915-21 cit., p. 191.