Q2 §222

1 Cfr Raffaele Garofalo, Criminalità e amnistia in Italia, in «Nuova Antologia», 1° maggio 1928 (anno LXIII, fasc. 1347), pp. 49-61. Su questo articolo del senatore Garofalo, Gramsci ritorna nel Quaderno 5 (IX), § 124; l'articolo si pronuncia contro la concessione di amnistie, in particolare per i reati di propaganda politica : «esiste, nel mondo presente, una nuova specie di delitto politico, diretto a sconvolgere la società dalle sue basi, mediante le espropriazioni e lo sterminio delle classi dette borghesi e intellettuali, allò scopo di una artificiale e radicale trasformazione economica della società. È la propaganda del comunismo integrale, a cui i devoti della teoria liberale fecero l'onore di considerarlo come un partito politico, aprendogli le porte delle camere legislative. Fu questo un grande errore delle democrazie nelle nazioni neo-latine, un errore che potrà essere funesto alla civiltà europea... Cotesta propaganda è il vero e proprio delitto politico dell'epoca nostra. Il non tollerarla è una condizione di vita della società. E questo effetto non si tiene con l'impunità. Il primo mezzo per disarmare i propagandisti è il persuaderli della certezza, della inevitabilità della pena e della inutile speranza del perdono. Se, invece, le pene non rappresentano che brevi ostacoli, facilmente superabili, esse non saranno più temute da alcuno. E ciò accade
quando sia sempre presente, e da tutti scorto, il cartello con la parola "Amnistia"!» (Criminalità e amnistia in Italia cit., pp. 60-61).