Q 22 § 6
1 Gramsci allude ai rappresentanti di
fabbrica dei sindacati fascisti, per il cui riconoscimento
giuridico si batterono invano alcuni settori del sindacalismo
fascista. La questione si era posta già all'indomani del patto di
Palazzo Vidoni (ottobre 1925) quando, per ottenere il monopolio
rappresentativo e contrattuale dei lavoratori industriali, i
sindacalisti fascisti concessero alla Confìndustria la
soppressione delle commissioni interne, rinunciando
contemporaneamente a chiarire la questione delle funzioni dei
propri rappresentanti di fabbrica. Più tardi, alla vigilia della
compilazione della Carta del Lavoro (1927), Rossoni prospettò
invano il riconoscimento dei fiduciari sindacali di fabbrica.
Polemiche su questa questione si ebbero sulla stampa fascista
anche negli anni successivi. Cfr in proposito Alberto Aquarone,
L'organizzazione dello Stato totalitario, Einaudi, Torino 1965,
pp. 122 sgg.