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1 Tommaso Gallarati Scotti, Storie dell'Amor Sacro e dell'Amor
Profano, Treves, Milano 1911 (una nuova edizione è del 1924,
presso lo stesso editore). La novella ricordata da Gramsci è
alle pp. 148-88 della prima edizione (Il crociato e Santa Ruth). Il
volume di Gallarati Scotti non è tra i libri del carcere.
È probabile che a stimolare in Gramsci il ricordo di questa
lontana lettura sia stato un articolo di Carlo Calcaterra, Due
«vite» di Dante, in «L'Italia letteraria», 7
luglio 1929 (anno 1, n. 14), dove insieme ad altri libri di
Gallarati Scotti è menzionato anche Storie dell'Amor Sacro e
dell'Amor Profano.
2 Dal nome del loro caposcuola Jean Bolland (1596-1665) sono
chiamati bollandisti i gesuiti belgi impegnati nella edizione degli
Acta Sanctorum e di altre pubblicazioni analoghe.
3 Cfr Henry Wickam Steed, Mes souvenirs, vol. I (1892-1914), Pion,
Paris 1926 [FG, C. carc., Milano], pp. 159-60. L'episodio, che
è ricordato con maggiori particolari in un'altra pagina dei
Quaderni - cfr Quaderno 8 (XXVIII), § 220 - è menzionato
a memoria con qualche imprecisione (Gramsci aveva letto il primo
volume delle memorie di Steed nel carcere di Milano, e non lo aveva
più a Turi). Il dialogo è infatti tra un nobile
italiano e un prelato di curia, e non tra un protestante e un
cardinale, e riguarda solo indirettamente il miracolo di san
Gennaro. Il testo di Steed, nella traduzione francese citata,
è il seguente: «J'écoutais un jour à Rome
la conversation entre un prélat imbu de l'esprit de la Curie
et un noble italien, fervent catholique du type intel-lectuel. Ce
dernier se plaignait du manque de délicatesse d'une
allocution nuptiale que nous venions d'entendre.
-Pourquoi, Monseigneur, demandait-il, l'Église nous
deman-de-t-elle de croire des pareilles choses?
-L'Église, répondit le prélat, ne demande ni
à vous ni à moi de les croire, elles sont bonnes pour
les Napolitains.
-Il y a cependant, repartit le gentilhomme, des choses difficiles
à croire, mème dans les Évangiles.
-Il y a beaucoup d'exagération dans les Évangiles, dit
le prélat.
-Mais, s'exclama son interlocuteur, sincèrement
scandalisé, la Bible, l'Évangile, ne sont-ils pas la
base mème de tout, la source du christianisme, et ne
sommes-nous pas des chrétiens, Monseigneur?
-Nous sommes des prélats, répondit le
Monseigneur».
4 Cfr Lettere di Georges Sorel a B. Croce, in «La
Critica», 20 marzo 1928 (anno XXVI, fase. II), p. 97. In una
lettera del 31 dicembre 1906 Sorel scriveva: «Je vois dans
plusieurs journauX que le miracle de Saint Janvier donne lieu encore
à des nouvelles dispu-tes et qu'un habile chimiste l'aurait
reproduit. Il me semble avoir lu quelque part que ce miracle
n'était pas autrefois isole comme aujourd'hui et qu'il y
avait en Italie d'autres sangs qui bouillaient dans les circostances
solemnelles. Est-ce que ce fait se rattaché à quelque
croyance d'ordre general?» Croce aggiunge in nota: «Gli
altri sangui miracolosi, che erano nei monasteri di Napoli, si
trovano ora in quello superstite di S. Gregorio Ameno, come mi
confermò il sacerdote Sperindeo; al quale ricordo che avendo
io domandato, in una visita che mi fece, perché non ne avesse
trattato nella sua dissertazione, egli mi rispose: "Lasciamo stare:
altrimenti le cose si imbrogliano"». La dissertazione del
sacerdote Sperindeo (Il miracolo di S. Gennaro, Tip. D'Auria, Napoli
1901) è citata dallo stesso Croce in un'altra nota dello
stesso numero della «Critica» (p. 94).