Mead, George Herbert

Filosofo statunitense (South Hadley, Massachusetts, 1863 - Chicago 1931).

È stato uno dei maggiori esponenti del pragmatismo americano. Allievo di James e Royce, dal 1888 al 1991 studiò psicologia e filosofia in Europa. Dal 1892 insegnò presso l’univ. di Chicago. La filosofia di M., che va sotto il nome di «behaviorismo sociale», affonda le sue radici in quel nuovo ambiente culturale statunitense che sul finire dell’Ottocento aveva profondamente risentito l’influsso dell’evoluzionismo darwiniano.

Contrario al riduttivismo estremo della psicologia behavioristica (che aveva eliminato come assolutamente non scientifico il metodo introspettivo), M. tenta una revisione dell’impostazione metodologica behavioristica al fine di ricomprendere nel suo ambito i fenomeni della coscienza (pur mantenendo ferma l’impostazione teorica che sottolinea l’interazione tra organismo e ambiente). Stimolo e risposta divengono per M. significativi soltanto nel contesto di un processo sociale; da ciò deriva l’assunto principale di M. per cui mente e «sé» (self) emergono da un processo comunicativo che si svolge tra organismi e che, inizialmente non significativo (per es., negli animali), conduce infine alla formazione del linguaggio e del simbolo. M. sviluppa poi come strumento esplicativo la nozione d’interiorizzazione, che permette di considerare la personalità come il risultato di un’interiorizzazione di ruoli proposti dal processo sociale. Queste sue concezioni sono utilizzate anche nell’analisi dell’origine psicologica dei concetti scientifici, spiegati con lo sforzo del singolo per manipolare e controllare la realtà (attraverso l’introiezione e l’imitazione).

M. ha inoltre formulato una concezione della temporalità per cui la realtà esiste in un presente che, lungi dall’essere considerato come istante, si estende nel passato e nel futuro, cosicché l’individuo risulta costantemente impegnato a «ricostruire» il passato e a «ristrutturare» il futuro. Le caratteristiche del presente sono dunque quelle di novità e di emergenza. La realtà è vista come integrazione di prospettive individuali diverse, e socialità significa la possibilità di esistere simultaneamente in più sistemi (o prospettive diverse).

Il pensiero di M. ha esercitato notevole influenza nel campo delle scienze umane, specialmente nella psicologia e nelle scienze sociali. Alcuni dei temi da lui sviluppati avvicinano la sua filosofia (oltre che a Dewey) a quella di Whitehead, mentre si possono rilevare interessanti affinità tra alcune delle sue idee speculative e alcuni basilari concetti psicanalitici (Freud e H. Sullivan).

Le sue opere principali (tutte postume) sono: The philosophy of the present (introduzione di J. Dewey, 1932; trad. it. La filosofia del presente); Mind, self and society from the standpoint of a social behaviorism (a cura di Ch.W. Morris, 1934; trad. it. Mente, sé e società dal punto di vista di uno psicologo comportamentista); Movements of thought in the nineteenth century (1936); The philosophy of the act (introduzione di Ch.W. Morris, 1938); The social psychology of George Herbert Mead (a cura di A. Strauss, 1956).