Dilthey, Wilhelm 
    Filosofo e storico tedesco (Biebrich 1833 - Seis-Siusi, Bolzano,
    1911).
    
    Biografia
    1833 Nasce a Biebrich, in Renania
    1856 Dopo aver studiato a Heidelberg e Berlino, conclude gli studi
    teologici e inizia a insegnare al liceo
    1859 Pubblica il suo primo saggio su Schleiermacher
    1864 Si laurea con una dissertazione sull’etica di Schleiermacher e
    ottiene l’abilitazione
    1867 Inizia a lavorare all’univ. di Basilea, poi a Kiel e a
    Breslavia
    1882 Succede a Hermann Lotze all’univ. di Berlino, dove
    insegnerà fino al 1907
    1887 Diventa membro dell’Accademia prussiana delle scienze, e
    promuove l’ed. completa delle opere di Kant e poi degli scritti
    giovanili di Hegel
    1911 Muore a Seis
    
    Il metodo delle scienze dello spirito. 
    
    Influenzato dalla cultura neokantiana e positivistica nonché
    dalla cultura romantica tedesca, il suo problema filosofico centrale
    è quello di elaborare una «critica della ragione
    storica» che, in analogia con la fondazione kantiana della
    scienza della natura, abbia lo scopo di stabilire le
    possibilità, i limiti e le modalità del-la conoscenza
    del mondo dello spirito. Rifiutando la tesi positivistica
    dell’omogeneità tra fatti della natura e fatti
    storico-spirituali, e il conseguente monismo metodologico che riduce
    le scienze dello spirito (Geisteswissenschaften) a scienze
    empiriche, D. postula una diversa costituzione ontologica
    dell’oggetto di queste ultime, il «fenomeno storico
    sociale», rispetto all’oggetto delle scienze della natura.
    Queste, difatti, hanno a che fare con dati che sono estranei alla
    coscienza dell’osservatore, mentre un fatto storico, culturale,
    sociale consta di unità date, non inferite, che ci sono
    comprensibili dall’interno: in quanto espressione della
    personalità e della psicologia umane, tali unità sono
    omogenee con la coscienza dell’osservatore, e quindi comprensibili
    sulla base della sua stessa esperienza psichica. I fenomeni
    storico-sociali possono essere «vissuti» (ted. erlebt)
    dal soggetto che li conosce, il che non accade per il mondo
    naturale. Di qui la differenza di metodo tra scienze della natura e
    scienze dello spirito. La conoscenza del mondo naturale si basa su
    processi puramente intellettuali, sulla «spiegazione»
    (Erklären) mentre il metodo della ricerca storico-sociale si
    basa sulla «comprensione» (Verstehen) che l’uomo ha
    della sua stessa psiche, quindi non si limita ad attivare le
    facoltà logico-razionali, ma coinvolge la totalità
    della personalità del soggetto. La comprensione del mondo
    umano da parte dell’uomo non si basa sulle categorie della
    causalità, ma sulle nozioni di vita, scopo, significato,
    valore.
     Questa formulazione del problema, che si presenta
    compiutamente nella Introduzione alle scienze dello spirito
    (Einleitung in die Geisteswissenschaften*) del 1883, viene allargata
    e approfondita nelle Idee per una psicologia descrittiva e analitica
    (Ideen über eine beschreibende und zergliedernde Psychologie),
    del 1894, in cui D. propone una fondazione gnoseologica delle
    scienze dello spirito attraverso una psicologia che muove
    dall’unità psichica originaria del soggetto, individuata
    nella connessione dinamica di tre ambiti psichici – pensiero,
    volontà, sentimento. A queste tre dimensioni della
    connessione psichica corrisponde un’articolazione del mondo
    storico-sociale: i sistemi della cultura (religione, filosofia,
    economia, diritto, scienza), le organizzazioni esterne della
    società (le istituzioni: Stato, Chiesa, scuola, partito,
    ecc.), e la storia dei popoli. Nell’ultima fase del suo pensiero,
    tra il 1905 e il 1911, D. riprende il problema della fondazione
    delle scienze dello spirito, riformulandolo sul piano della concreta
    storicità dell’uomo in quanto essere che appartiene al mondo
    che tali discipline hanno per oggetto. D. arriva così a una
    identificazione tra mondo umano e storia, ossia tra il piano
    soggettivo del conoscere e le forme oggettivate dello spirito cui
    esso si rivolge. Questi concetti si trovano svolti soprattutto negli
    scritti raccolti nel volume Studien zur Grundlegung der
    Geisteswissenschaften (1905-10; trad. it. Per una fondazione delle
    scienze dello spirito).
    
    Le intuizioni del mondo. 
    
    La radicale storicità di tutte le manifestazioni spirituali
    si estende alla filosofia. D. distingue tre tipi di intuizione del
    mondo: il naturalismo, fondato sul concetto di causalità
    naturale (per es., il materialismo antico e moderno); l’idealismo
    oggettivo, fondato sul sentire, che coglie la realtà come lo
    svolgersi di un principio interiore (per es., Spinoza, Schelling,
    Hegel); l’idealismo della libertà, che afferma l’indipendenza
    dello spirito di fronte alla natura (per es., Platone, Kant,
    Fichte). Queste tre intuizioni del mondo restano in qualche maniera
    irrelate, come tre atteggiamenti possibili. Tuttavia D. cerca nella
    consapevolezza della relatività delle intuizioni del mondo,
    ossia nello spirito che le interpreta, un fattore di unità.
    Tra gli importanti contributi di D. alla storia della cultura si
    ricordano quelli dedicati a Schleiermacher, al giovane Hegel e alla
    formazione del moderno spirito europeo (Weltanschauung und Analyse
    des Menschen seit Renaissance und Reformation; trad. it. L’analisi
    dell’uomo e l’intuizione della natura dal Rinascimento al secolo
    XVIII). L’influenza di D. sulla cultura europea, e specialmente
    tedesca, è stata considerevole; si esercitò in due
    direzioni: quella dello storicismo relativistico, avente come punto
    di partenza la critica dello storicismo hegeliano, e quella
    dell’antropologia, cioè della descrizione dell’uomo come
    essere storico. Nel primo senso il punto di arrivo può essere
    considerato Spengler; nel secondo alcuni temi esistenzialistici.
    
    * Geisteswissenschaften Termine introdotto inizialmente come
    traduzione tedesca dell’espressione moral sciences, utilizzata da J.
    Stuart Mill nel System of Logic (1843), e poi diffusosi nella
    filosofia tedesca postidealistica soprattutto a partire
    dall’Einleitung in die Geisteswissenschaften (1883) di W. Dilthey,
    che con esso intendeva l’insieme delle discipline che hanno per
    oggetto il mondo umano e che si distinguono dalle scienze della
    natura (Naturwissenschaften) per la storicità dei fenomeni
    indagati e per il procedimento ermeneutico della ‘comprensione’
    (Verständnis) da esse adottato. Diverso è il criterio di
    distinzione proposto da W. Windelband, che, al metodo delle scienze
    volte a individuare le leggi generali dei fenomeni (scienze
    nomotetiche), contrapponeva il metodo delle G., rivolte allo studio
    dell’individuale e del particolare (scienze idiografiche).