COMUNICAZIONI DI MASSA

di Denis McQuail


www.treccani.it
Enciclopedia delle scienze sociali (1992)


Sommario: 1. Introduzione. 2. I mezzi di comunicazione di massa come istituzione. 3. Il processo della comunicazione di massa e i concetti collegati: a) la comunicazione di massa; b) la massa; c) la cultura di massa; d) la società di massa. 4. Differenze storiche tra i mezzi di comunicazione di massa. 5. Tipi alternativi di sistemi di mezzi di comunicazione di massa. 6. Funzioni dei mezzi di comunicazione di massa nella società. 7. L'organizzazione dei mezzi di comunicazione di massa: a) il contesto della produzione; b) conflitti e pressioni interne; c) la funzione 'filtro' dei mezzi di comunicazione di massa. 8. Il contenuto dei mezzi di comunicazione di massa: a) metodi di analisi; b) risultati delle ricerche sul contenuto; c) spiegazioni dei modelli di contenuto; d) forme, generi e linguaggi dei mezzi di comunicazione di massa; e) il contenuto dei mezzi di comunicazione di massa e i flussi della comunicazione internazionale. 9. Il pubblico dei mezzi di comunicazione di massa: a) il pubblico come collettività sociale; b) l'uso dei mezzi di comunicazione di massa come comportamento sociale attivo; c) la composizione sociale del pubblico; d) la risposta variabile del pubblico. 10. Gli effetti dei mezzi di comunicazione di massa: a) storia delle ricerche sugli effetti dei mezzi di comunicazione di massa; b) tendenze generali degli effetti dei mezzi di comunicazione di massa sulla società; c) tipi di effetto. 11. Conclusione: i mezzi di comunicazione di massa e la società dell'informazione. □ Bibliografia.

1. Introduzione

'Mezzi di comunicazione di massa' (o mass media) è un termine collettivo entrato nell'uso per indicare svariate tecnologie sviluppatesi in forme istituzionali per la diffusione su vasta scala dell'informazione e della cultura nelle società moderne. Queste tecnologie sono meglio note coi loro nomi tradizionali: stampa, radio, televisione, cinema, ecc. Tuttavia l'uso di un termine comune riflette il fatto che tutti questi mezzi di comunicazione di massa condividono alcuni caratteri di base, e tutti assieme fanno parte di quella che è ora virtualmente un'istituzione sociale a sé stante, con uno status che si avvicina a quello di istituzioni fondate da molto più tempo, come l'apparato scolastico, la religione, la famiglia, la politica, ecc.

2. I mezzi di comunicazione di massa come istituzione

L'acquisizione di uno status istituzionale implica un complesso di attività e di rapporti organizzati e interrelati, regolamentati da un insieme di finalità, criteri, convenzioni e norme specifiche. I mezzi di comunicazione di massa, in generale, hanno acquisito de facto questo status, sia perché si sono trasformati in un'industria di primaria importanza e in un servizio pubblico, sia perché hanno finito per assolvere molte funzioni significative nella vita delle società sviluppate e nella vita quotidiana di gran parte degli individui. L'istituzione costituita dai mezzi di comunicazione di massa ha manifestato la tendenza a svolgere, almeno in parte, alcune delle attività svolte in precedenza da altre istituzioni (come, per esempio, la famiglia, la scuola, la politica), seguendo un modello di divisione istituzionale del lavoro caratteristico delle società moderne. Queste attività hanno principalmente a che fare con il cambiamento sociale, con l'esercizio del potere nella società e con l'integrazione sociale. A proposito dei mezzi di comunicazione di massa possiamo parlare di singole istituzioni nazionali, ma anche di un'istituzione mondiale, giacché è possibile individuare una rete globale delle comunicazioni di massa, caratterizzata da un complesso specifico di attività organizzate, di norme, ecc. È evidente che i diversi sistemi nazionali di mezzi di comunicazione di massa, se hanno caratteri specifici a seconda della cultura e delle condizioni sociali nazionali, mostrano, d'altro canto, molte caratteristiche comuni. I caratteri comuni si possono far risalire a varie cause: a un processo di convergenza verso un modello dominante; alla similarità delle funzioni assolte; alle similarità di fondo della tecnologia che sta alla base delle attività legate ai mezzi di comunicazione di massa.

3. Il processo della comunicazione di massa e i concetti collegati

a) La comunicazione di massa
Con l'espressione 'comunicazione di massa' i sociologi hanno designato un processo fondamentale sottostante all'attività dei mezzi di comunicazione di massa. Anche le forme di società premoderne erano caratterizzate da reti di comunicazione che investivano il complesso della società e che di solito erano in mano alla Chiesa o allo Stato. Se, sotto un certo profilo, i mezzi di comunicazione di massa e il processo fondamentale che è alla loro base rappresentano una continuazione di forme preesistenti, vi sono delle differenze che vanno al di là del fatto che i mezzi di comunicazione di massa usino tecnologie nuove e complesse per la riproduzione e la diffusione di 'messaggi'. Il processo della comunicazione di massa è correlato a varie caratteristiche specifiche e storicamente nuove: la grande scala di produzione e la possibilità di raggiungere, rapidamente o addirittura simultaneamente, un grandissimo numero di individui in località diverse; una forma altamente organizzata di produzione della comunicazione; un rapporto in larga misura impersonale tra emittente e ricevente, dal momento che il ricevente è di solito anonimo e non è in grado di rispondere a chi trasmette la comunicazione; un rapporto che, per motivi simili, è tipicamente volontario (e pertanto non coercitivo), basato su un calcolo e non morale. Inoltre la comunicazione di massa appartiene alla sfera pubblica della vita della società e la sostiene; i suoi messaggi sono in linea di principio disponibili liberamente e accessibili a tutti, spesso trattano di questioni di pubblico interesse e svolgono una funzione nella vita della società per quanto riguarda questioni di politica, d'opinione e di moralità pubblica.

b) La massa
Il concetto di 'massa', intesa come nuova forma di collettività, è stato introdotto per la prima volta, per riferirsi al pubblico dei mezzi di comunicazione di massa, da Blumer (v., 1939). Tale pubblico è composto da un gran numero di individui che non si conoscono fra loro, non sono organizzati, sono separati fisicamente l'uno dall'altro e sono accomunati solo dal fatto puramente casuale di prestare attenzione a uno stesso oggetto d'interesse o d'attrazione reso disponibile dai mezzi di comunicazione di massa a ciascuno di loro simultaneamente. La storia del termine 'massa' mostra come esso sia associato ad altri termini e idee chiave, specialmente a quelli di 'comportamento collettivo (o di massa)' e di 'cultura di massa'. L'espressione 'comportamento di massa' si riferisce tendenzialmente a un'azione collettiva scarsamente istituzionalizzata, carente sotto il profilo organizzativo e del controllo sociale e spesso irrazionale.

c) La cultura di massa
L'espressione 'cultura di massa' è spesso usata per indicare la cultura tipica prodotta dai mezzi di comunicazione di massa, che si differenzia dalla cultura alta, o di élite, da un lato, e dalla cultura popolare, dall'altro. Di solito le si attribuiscono queste caratteristiche principali: un alto grado di popolarità; contenuti superficiali ed effimeri; il divertimento come obiettivo prevalente; la commercializzazione. La cultura di massa è un prodotto della 'produzione di massa', un'altra espressione che si collega strettamente all'idea della comunicazione di massa, riferendosi soprattutto alla standardizzazione, alla mancanza di originalità, al basso costo. Non sorprende che da queste associazioni sia derivata inizialmente una tendenza a definire la comunicazione di massa in termini piuttosto negativi e che ai mezzi di comunicazione di massa sia stato riconosciuto al principio un valore sociale inferiore a quello di altre istituzioni sociali. Per questo motivo, inoltre, le prime ricerche sui mezzi di comunicazione di massa e sulla comunicazione di massa erano incentrate sui problemi sociali originati dai media, considerati potenziali ispiratori di aggressività e di crimini e divulgatori di valori morali e sociali inferiori. I media erano inoltre rifiutati in quanto considerati una minaccia potenziale all'integrazione e all'ordine sociali, perché sembravano favorire l'isolamento degli individui e l'atomizzazione della società.

d) La società di massa
La 'società di massa' descritta da teorici come Mills (v., 1956) e Kornhauser (v., 1959) era una società in cui i pochi appartenenti alle élites potevano manipolare e controllare la massa di coloro che non ne facevano parte. Questa interpretazione era influenzata dalla situazione dell'epoca (specialmente dal fascismo e dallo stalinismo); la riflessione attuale sul sistema dei mezzi di comunicazione di massa, che ha raggiunto una forma più matura, contesterebbe tale visione negativa. I mezzi di comunicazione di massa sono assai più integrati nella struttura della società di quanto non si riconoscesse allora e di regola riflettono le molte divisioni e i vari livelli di struttura e organizzazione sociali, promuovendo, al tempo stesso, un certo grado di unità e di consenso.

4. Differenze storiche tra i mezzi di comunicazione di massa

Anche se è normale e utile designare tutti i mezzi di comunicazione di massa con un unico termine, vi sono, tuttavia, importanti differenze tecnologiche e organizzative tra i vari media e ciascuno di essi ha la sua storia specifica. Il primo mezzo di comunicazione di massa è stato il libro; sono poi comparsi, nell'ordine, il giornale, il film, la radio e la registrazione del suono, la televisione e, recentemente, i nuovi media telematici basati sul calcolatore e quelli per la produzione, la registrazione e la riemissione di immagini. Attraverso un processo continuo chiaramente percepibile l'introduzione di ogni nuovo mezzo di comunicazione di massa ha fatto sì che quelli preesistenti si adattassero e cambiassero le proprie funzioni e la propria importanza nella società (v. DeFleur, 1966). I primi libri furono stampati intorno alla metà del XV secolo e per lungo tempo i loro contenuti non si discostarono di molto dai contenuti usuali della produzione manoscritta. Tuttavia, gradualmente, essi giunsero a introdurre nuove forme, una cultura differente e nuove idee, e giocarono un ruolo chiave nel Rinascimento, nella Riforma e, più tardi, nell'Illuminismo. Il giornale nacque nel corso del XVII secolo come mezzo di comunicazione destinato alla classe borghese urbana, con funzioni essenziali per il commercio e la politica. Per le sue caratteristiche e per le funzioni che era chiamato a svolgere, il giornale era uno strumento di comunicazione essenzialmente laico (anche se ve ne furono versioni ideologiche o religiose), legato agli interessi economici, politici e sociali del momento. Contribuì a promuovere la democrazia e il cambiamento sociale e a minare il predominio di istituzioni radicate come la Chiesa, la classe latifondista e lo Stato autocratico. Il cinema, apparso alla fine del XIX secolo, si caratterizzò prevalentemente come mezzo di intrattenimento popolare destinato alle masse urbane, giacché traeva il suo contenuto in massima parte dalla letteratura popolare e dal teatro. Tuttavia esso è stato anche usato, talvolta, come mezzo di propaganda nazionale, come strumento di educazione popolare e come forma d'arte in sé. La radio e la televisione, sin dagli anni trenta, sono considerate i media più importanti, per la loro capacità di diffusione, maggiore di quella di ogni altro mezzo di comunicazione di massa, e per la molteplicità delle loro funzioni. Grazie alla loro forma 'audiovisiva' i messaggi radiotelevisivi possono superare barriere di istruzione, di cultura, di classe e di alfabetizzazione, mentre le tecniche di trasmissione consentono loro di attraversare grandi distanze e frontiere nazionali. Per queste caratteristiche la radio e la televisione sono sempre state considerate mezzi importanti per promuovere il cambiamento dei paesi in via di sviluppo e per mediare le relazioni tra aree sviluppate e meno sviluppate. I più importanti mutamenti tecnologici in corso, specie quelli relativi alle trasmissioni via cavo e via satellite, tendono ad aumentare ulteriormente le possibilità di trasmissione dei mezzi radiotelevisivi.

5. Tipi alternativi di sistemi di mezzi di comunicazione di massa

È importante distinguere non solo tra i diversi periodi storici e le diverse tecnologie dei mezzi di comunicazione di massa, ma anche tra i diversi tipi di sistemi. Le differenze riguardano, essenzialmente: il tipo di sistema economico; le relazioni tra i media e lo Stato; le funzioni che i mezzi di comunicazione di massa sono chiamati ad assolvere nella società; il livello di sviluppo economico. Molti sistemi nazionali di mezzi di comunicazione di massa hanno carattere misto, ma ve ne sono altrettanti che appartengono, prevalentemente, all'uno o all'altro dei tipi seguenti (v. Altschull, 1984).
1. Il sistema concorrenziale, o del libero mercato. - La caratteristica principale di questo sistema è che in esso i mezzi di comunicazione di massa sono in mani private, non sono sottoposti a controllo governativo e puntano a ricavare profitti mediante il soddisfacimento dei desideri del pubblico potenziale. Questo sistema soddisfa i bisogni della società sia andando incontro alle esigenze individuali, sia offrendo l'accesso ai canali di comunicazione, gratuitamente o dietro pagamento, alle principali istituzioni della società. Il vantaggio principale di questo modello consiste nella sua libertà e nell'apertura nei confronti di espressioni culturali, informazioni e opinioni diverse. I pericoli principali sono il rischio di un regime di monopolio, i pregiudizi politici e l'eventualità che gli interessi economici soppiantino quelli culturali.
2. Il modello del servizio pubblico, o della responsabilità sociale. - Questo modello è tipicamente rappresentato dalle istituzioni di servizio pubblico radiotelevisivo dell'Europa occidentale e di altre parti del mondo, dove la società assegna una vasta gamma di funzioni, nella sfera dell'istruzione, dell'informazione, della cultura e dell'intrattenimento, a enti pubblici che debbono rendere conto del loro operato alla società stessa, di solito tramite rappresentanti eletti. Il finanziamento pubblico fornisce una forma di controllo e di protezione contro interessi commerciali o settoriali e la garanzia che le esigenze fondamentali della società nel campo dell'informazione vengano soddisfatte. Il vantaggio principale di questo modello consiste nel fatto che esso è posto al servizio del pubblico interesse ovvero del benessere generale. I pericoli principali derivano dalla mancanza di autonomia nei confronti dello Stato, dalla possibile burocratizzazione e dalla scarsa sensibilità verso la domanda popolare.
3. Il modello del Terzo Mondo, o dei paesi in via di sviluppo. - I sistemi basati su questo modello sono di solito caratterizzati da capacità e portata limitate e sono inoltre segnati da una forte adesione alla meta primaria dello sviluppo economico e sociale. Per i mezzi di comunicazione di massa del Terzo Mondo, di norma, è questo il compito centrale (accettato ovvero imposto) ed essi sono meno liberi di scegliersi obiettivi propri. I benefici principali consistono nell'uso attento e pianificato di risorse nazionali limitate per scopi essenziali; i difetti nella carenza di risorse e nella scarsa libertà.

6. Funzioni dei mezzi di comunicazione di massa nella società

Come si è notato nell'introduzione, i mezzi di comunicazione di massa sono dovunque chiamati ad assolvere certi compiti nell'interesse generale, fermo restando il fatto che il grado di istituzionalizzazione formale e le priorità che essi devono rispettare variano da paese a paese o da un tipo di sistema sociale a un altro. Vari teorici - fra cui Merton (v., 1957²) e Wright (v., 1960) - hanno contribuito a delineare le funzioni sociali dei mezzi di comunicazione di massa, funzioni che si possono elencare come segue.
1. Informazione. - I mezzi di comunicazione di massa dovrebbero fornire informazioni riguardanti fatti e situazioni che si verificano nella società e nel mondo, e specialmente informazioni rilevanti per il sistema democratico, la partecipazione dei cittadini, l'innovazione e il cambiamento, l'adattamento a situazioni esterne.
2. Correlazione. - I mezzi di comunicazione di massa dovrebbero offrire i commenti, le critiche e le interpretazioni dei fatti. Ci si attende che contribuiscano alla socializzazione, al mantenimento dell'ordine sociale, allo sviluppo del consenso e dell'integrazione. Essi aiutano a porre in relazione e a coordinare numerose e disparate attività economiche, sociali e politiche.
3. Continuità. - I mezzi di comunicazione di massa esprimono sia le culture dominanti che quelle minoritarie e ne preservano l'identità nel tempo, contribuendo a formare e a mantenere una continuità dei valori sociali e culturali delle nazioni e dei gruppi sociali che le compongono.
4. Intrattenimento. - I mezzi di comunicazione di massa forniscono divertimento e distrazione, offrendo spettacoli distensivi che, a prescindere dalla loro popolarità, contribuiscono a ridurre la tensione e a favorire lo svago e il riposo.
5. Mobilitazione. - I mezzi di comunicazione di massa offrono gli strumenti per la mobilitazione su larga scala verso svariati obiettivi politici, economici, religiosi e sociali.Naturalmente all'interno di questo quadro di riferimento generale, gli scopi e i compiti effettivi assunti dai media, le concrete aspettative in essi riposte e gli effetti reali della loro attività sono giudicati in modo molto differente da individui o gruppi sociali che occupano posizioni diverse. Per esempio, le funzioni dei mezzi di comunicazione di massa saranno specificate in modo diverso se considerate dal punto di vista: a) dell'interesse nazionale; b) delle voci che nella società cercano una opportunità per esprimersi o per indurre cambiamenti; c) dei detentori del potere economico o politico; d) delle classi povere e subalterne; e) dei proprietari dei mezzi di comunicazione di massa o di coloro che li controllano. Scopi ed effetti possono essere giudicati desiderabili (funzionali) o indesiderabili (non funzionali) a seconda dei diversi punti di vista.

7. L'organizzazione dei mezzi di comunicazione di massa

a) Il contesto della produzione
I mezzi di comunicazione di massa, come si è già notato, costituiscono un'istituzione. Questa istituzione comprende una serie di organizzazioni cui competono diversi ruoli implicati nel processo generale della comunicazione di massa. Uno degli sviluppi più importanti della sociologia dei mezzi di comunicazione di massa si è avuto considerando la comunicazione di massa alla stregua di un processo di lavoro, il che ha portato ad approfondire, in particolare, i seguenti aspetti: a) i vincoli imposti e le richieste avanzate dall'ambiente nel quale la cultura e l'informazione dei mezzi di comunicazione di massa devono essere prodotte; b) la necessità dell'organizzazione burocratica dei compiti e della standardizzazione di quella che in altri contesti è un'attività creativa e personale; c) la divisione interna del lavoro e la definizione dei ruoli; d) la professionalità nell'espletamento dei compiti specifici delle comunicazioni di massa; e) le relazioni intercorrenti tra gli operatori dei media e i fruitori finali, cioè il pubblico. I mezzi di comunicazione di massa si distinguono in quanto svolgono funzioni sociali diverse e impiegano tecnologie e forme di distribuzione (stampa, radiodiffusione, ecc.) differenti. Essi sono inoltre diversificati al loro interno perché mansioni diverse - organizzazione delle strategie, amministrazione, reperimento delle notizie, edizione, produzione, creazione, ricerca, allestimento, distribuzione, ecc. - competono a strutture diverse.

b) Conflitti e pressioni interne
Come hanno indicato Hirsch (v., 1977) e altri, i mezzi di comunicazione di massa hanno importanti caratteristiche in comune con altre organizzazioni complesse, sebbene se ne differenzino principalmente in quanto il prodotto dei media è considerato creativo, originale o inatteso (per esempio le notizie) e tuttavia realizzato con estrema regolarità e spesso rispettando rigorosamente i tempi previsti. Inoltre, nell'ambito dei media, questioni di libertà politica e di autonomia artistica debbono essere trattate pubblicamente in un contesto burocratico. Le ricerche hanno svelato un mondo complesso e carico di conflitti, nel quale gli operatori dei mezzi di comunicazione di massa debbono adottare varie strategie per far fronte a pressioni e a incongruenze. A questi problemi si cerca di rispondere con: a) la professionalizzazione, che offre (ai giornalisti, per esempio) una certa protezione dalle pressioni dell'organizzazione; b) la conformità agli scopi o alle tradizioni consolidate di una particolare organizzazione, conformità favorita da meccanismi che inducano il personale ad aderire a tali scopi (ciò vale specialmente nel caso di un ente nazionale radiotelevisivo o di giornali di primaria importanza); c) un alto grado di routine e di pianificazione, per far fronte all'incertezza e all'imprevisto; d) l'isolamento della sfera operativa dalle pressioni di quella manageriale, da un lato, e dalle possibili richieste (e reazioni) del pubblico, dall'altro. L'esistenza di queste tendenze ha condotto alcuni sociologi a concludere che i mezzi di comunicazione di massa per sopravvivere si preoccupano più di seguire i loro rituali interni che della comunicazione (v. Elliott, 1972). Un'altra conclusione generale delle ricerche è che, qualora esistano conflitti d'intenti tra le diverse culture e i diversi interessi di lavoro presenti nell'organizzazione di un mezzo di comunicazione di massa, quasi sempre il riferimento ultimo è a ciò che piace al pubblico, perché l'unica condizione che garantisca la sopravvivenza è avere un pubblico. Malgrado ciò, o forse in parte proprio per questo motivo, molti studi sui mezzi di comunicazione di massa registrano una difficoltà degli operatori dei mezzi stessi a formarsi un'idea obiettiva del loro pubblico, magari basata sui risultati di ricerche ad hoc. Essi preferiscono costruirsi l'immagine di un pubblico ideale cui vorrebbero piacere, spesso simile a loro o ai membri della loro cerchia sociale o gruppo di riferimento.

c) La funzione 'filtro' dei mezzi di comunicazione di massa
Molte ricerche si sono concentrate sulla questione delle selezioni operate dai mezzi di comunicazione di massa all'interno della vasta gamma di fatti e di idee che potenzialmente potrebbero essere diffusi tramite i loro canali. La funzione 'filtro' interviene in vari momenti del processo della comunicazione di massa: la selezione iniziale dell'evento, del personaggio, o dell'argomento culturale da presentare; la selezione, la revisione e la trasformazione ulteriori cui è sottoposto il contenuto dei media prima che sia trasmesso al pubblico. I mezzi di comunicazione di massa sono considerati i 'guardiani simbolici' della società, che determinano collettivamente quale visione del mondo e quale immagine della società stessa sarà registrata e amplificata. È stato dimostrato che questa funzione 'filtro' è soggetta a diversi tipi di influenza e di pressione, ivi comprese specialmente le richieste del pubblico, la pressione di coloro che cercano un accesso o di clienti che chiedono un trattamento di favore, le limitazioni imposte dal potere politico e dai valori culturali dominanti. È stato dimostrato anche che la funzione 'filtro' ha in genere un andamento molto regolare e persino prevedibile, che in larga misura può essere spiegato facendo riferimento ai bisogni operativi e all'economia politica della stessa organizzazione dei mezzi di comunicazione di massa.

8. Il contenuto dei mezzi di comunicazione di massa

a) Metodi di analisi
Dal punto di vista sociologico lo studio del contenuto dei mezzi di comunicazione di massa è legato molto strettamente allo studio dell'organizzazione dei mezzi stessi, in quanto tale contenuto è il prodotto dell'organizzazione. Se, da una parte, è impossibile fare una qualsiasi affermazione generale riguardo al contenuto di tutti i mezzi di comunicazione di massa, esistono d'altronde regolarità e strutture che riflettono le funzioni che la società assegna ai media e le aspettative che in essi ripone, nonché i processi standardizzati di produzione. Lo studio del contenuto dei mezzi di comunicazione di massa è stato condotto per scopi sociologici molteplici e alquanto differenti, e specialmente per: a) capire la sostanza di ciò che viene trasmesso e di ciò che viene recepito; b) individuare determinati aspetti della società e della cultura; c) valutare l'effetto dei processi organizzativi dei mezzi di comunicazione di massa e le caratteristiche dei loro operatori; d) fare previsioni circa i possibili effetti sul pubblico, o contribuire a spiegare gli effetti osservati; e) valutare le prestazioni dei mezzi di comunicazione di massa in base a diversi criteri possibili; f) comprendere meglio le forme, i linguaggi e i codici della comunicazione. Perseguendo questi e altri obiettivi, sono stati messi a punto numerosi metodi, che variano da quelli puramente quantitativi e statistici a quelli qualitativi e descrittivi. Le prime analisi del contenuto erano tendenzialmente del primo tipo: puntavano alla descrizione sistematica e obiettiva del significato manifesto dei messaggi, specialmente del contenuto di notizie e informazioni (v. Berelson, 1952). Il metodo di base seguiva il modello dell'indagine sociale empirica: si estraevano campioni di contenuto, si individuavano le unità elementari da analizzare e si calcolava la frequenza di certe parole, immagini o riferimenti, caratterizzati a volte da variabili descrittive. In presenza di contenuti di per sé meno 'obiettivi' - come quelli di romanzi, opere di cultura, film - e nei casi in cui è importante tener conto di significati nascosti o impliciti, di elementi simbolici e mitici, ecc., si è sempre sentita una certa esigenza di un'analisi più qualitativa, e quindi interpretativa (v. Holsti, 1969). A tale scopo sono stati applicati a fini sociologici metodi presi a prestito dalla semiologia e dall'analisi strutturalista della letteratura (v. Barthes, 1965; v. Eco, 1975).

b) Risultati delle ricerche sul contenuto
Buona parte delle ricerche sul contenuto dei mezzi di comunicazione di massa si è occupata di valutare, in un modo o nell'altro, fino a che punto il contenuto dei media rifletta la 'realtà' della società. I risultati dimostrano quasi sempre che il mondo che i mezzi di comunicazione di massa ritraggono diverge da altre versioni della realtà, ricavate in base a svariati indicatori. Questo è vero sia per le notizie sia per le opere di fantasia, sebbene il contenuto di queste ultime sia meno facile da misurare o descrivere in un modo coerentemente obiettivo. La divergenza dalla 'realtà sociale' del contenuto dei media si può orientare verso direzioni diverse e i modelli individuati variano in relazione alla pretesa fattualità del contenuto in questione. Il contenuto di notizie e informazioni implica di solito una pretesa di obiettività, mentre si è scoperto che si discosta dalla realtà specialmente nei seguenti modi: a) dando maggior risalto a ciò che è a portata di mano, personale, elitario e negativo (cattive notizie; v. Galtung e Ruge, 1965); b) facendo grande assegnamento su fonti ufficiali o di alto livello. Si sostiene che questi atteggiamenti favoriscano le tendenze: a) all'etnocentrismo; b) al sensazionalismo; c) a generare immagini distorte (negative) di luoghi distanti culturalmente e fisicamente o di gruppi devianti all'interno della società; d) a dare maggiore spazio a coloro che detengono il potere e quindi a mantenere lo status quo.Nel caso del contenuto delle opere di fantasia le principali tendenze riscontrate sono quelle dirette a sottolineare la morale e il comportamento convenzionali, ma anche il comportamento delle élites e la cultura e lo stile di vita delle classi medie e superiori. Al tempo stesso le opere di fantasia si concentrano, in modo diverso, sul comportamento criminale e deviante, una tendenza che è stata interpretata in termini contraddittori: da un lato si ritiene che premi la devianza sociale, dall'altro che la punisca simbolicamente. Il contrasto nasce in parte dalla relativa libertà di cui godono, in molte società, i mezzi di comunicazione di massa nella scelta dei lavori da trasmettere, e in parte dalla miscela di motivazioni e aspettative che sta alla base della mediazione di massa della cultura: da un lato al pubblico piace essere rassicurato e ricevere modelli di comportamento e valori positivi; dall'altro esiste un gusto diffuso per l'eccitazione provocata dalla rappresentazione della violenza e del crimine.

c) Spiegazioni dei modelli di contenuto
Quali che siano i risultati, peraltro assai controversi, delle ricerche cui si è fatto cenno, è possibile individuare i meccanismi principali che danno al contenuto un'impronta di tipo conformista o deviante. Fra i fattori in gioco svolgono un ruolo particolarmente importante le strutture e le dinamiche delle organizzazioni dei media, che premiano lo stereotipo, la convenzione e la ripetizione, e la volontà di dare al pubblico ciò che si pensa che voglia, in genere secondo la formula 'eccitazione e sensazioni senza turbamento profondo'. Inoltre, in merito ai contenuti esistono due spiegazioni teoriche generali che non si escludono totalmente a vicenda: la teoria funzionale, secondo cui il contenuto premiando il conformismo e scoraggiando la devianza generalmente contribuisce a rendere stabile il consenso, un fine auspicabile e perseguito; la teoria della cospirazione o dell'egemonia, secondo la quale i mezzi di comunicazione di massa - posseduti o controllati dalla classe dominante - tendono in misura maggiore o minore a essere conservatori e a sostenere i valori sociali dominanti (v. Hall, 1977).

d) Forme, generi e linguaggi dei mezzi di comunicazione di massa
Uno sviluppo significativo nella ricerca sociologica sul contenuto dei mezzi di comunicazione di massa si è avuto con l'identificazione dei possibili effetti determinati dai formati, dai linguaggi e dai mezzi utilizzati per la presentazione dei messaggi. Le forme di presentazione, generalmente costruite o scelte per attrarre il più possibile l'interesse o l'attenzione del pubblico, possono, specialmente per quel che riguarda le notizie, essere in aperto contrasto con il contenuto sostanziale di ciò che è comunicato. Si parla di una 'logica dei media', orientata a comunicare per immagini; questa logica si pone in conflitto con altre logiche istituzionali, per esempio quella della politica (v. Altheide e Snow, 1979). 8e. Il contenuto dei mezzi di comunicazione di massa e i flussi della comunicazione internazionale.Lo studio del contenuto dei mezzi di comunicazione di massa ha anche giocato un ruolo importante nell'analisi dei flussi della comunicazione internazionale. Si è accertato che i flussi di contenuti di tutti i tipi sono molto sbilanciati, nel senso che è molto maggiore il flusso (specie di audiovisivi) che va da Nord (mondo sviluppato) a Sud (Terzo Mondo) e da Ovest (Europa e Nordamerica) a Est che viceversa (v. McBride e altri, 1980). Le implicazioni per lo sviluppo sono più negative che positive: l'espressione 'imperialismo culturale' - o 'imperialismo dei media' - è stata coniata per indicare la dipendenza dai mezzi di comunicazione di massa sorta nelle relazioni tra settori del mondo (v. Boyd-Barrett, 1977). La tesi dell'imperialismo culturale è che le importazioni attinenti ai media (di contenuto, di tecnologia, di norme professionali) danneggino l'integrità delle culture nazionali ed esaltino l'immagine e il potere degli esportatori di cultura, che sono anche, di solito, le potenze economiche dominanti.

9. Il pubblico dei mezzi di comunicazione di massa

a) Il pubblico come collettività sociale
A parte la sua importanza per le organizzazioni e le industrie dei mezzi di comunicazione di massa, il pubblico presenta numerosi aspetti di maggior interesse sociologico. Indagare su questi aspetti equivale a rispondere ai seguenti quesiti: a) quali conseguenze per la vita sociale comporti l'uso dei media; b) fino a che punto il pubblico possegga una struttura di gruppo, anziché essere semplicemente un aggregato non strutturato, come postula la teoria della società di massa; c) fino a che punto certe norme, convenzioni e modelli governino la formazione e il comportamento del pubblico; d) fino a che punto il comportamento del pubblico sia motivato, attivo e, in generale, 'sociale'.Possiamo cominciare notando che il pubblico dei mezzi di comunicazione di massa, inteso come l'insieme delle persone che assistono a un medesimo programma (o leggono lo stesso giornale, ecc.), può costituirsi a prescindere dall'attività dei media o come diretta conseguenza di questa attività. Nel primo caso abbiamo a che fare con una categoria o un gruppo sociale preesistente, come quelli composti da coloro che risiedono in una data località, dai sostenitori di un partito politico, da coloro che condividono determinate idee, da persone che hanno in comune le stesse esperienze di vita, e così via. In questo caso la definizione sociale della collettività preesiste, e il contenuto dei media mira a soddisfare interessi già definiti per il fatto di appartenere al gruppo in questione. Nel secondo caso, quello del pubblico 'creato' dai mezzi di comunicazione di massa, l'identità del pubblico e la sua demarcazione in quanto gruppo derivano in larga parte dal comportamento dei media e dall'interesse verso un dato genere di contenuto (tipo di film, di musica, ecc.) o dalla preferenza per un dato mezzo (un canale radiotelevisivo, un giornale, un periodico, ecc.), che accomunano i membri di questo pubblico. Mentre spesso è preferibile considerare questo secondo tipo di pubblico alla stregua di un mercato di consumatori ed è meno probabile che esso costituisca un gruppo sociale o che presenti una qualsiasi continuità o senso di identità collettiva, ci sono casi in cui il pubblico può essere inteso sia come una categoria sociale che come una categoria creata dai mezzi di comunicazione di massa, ed esiste la possibilità che un pubblico sviluppi proprietà di gruppo sulla base della predilezione, consolidata nel tempo, per le stesse fonti di informazioni (v. Noble, 1975). Il concetto di 'interazione parasociale' è stato usato in riferimento all'attaccamento sostitutivo ai divi e alle personalità dei mezzi di comunicazione di massa. La cerchia dei lettori di un giornale di grande tradizione può anche rivendicare il diritto di essere considerata come una categoria sociale in se stessa, in quanto portatrice di determinati valori, opinioni e stili di vita.

b) L'uso dei mezzi di comunicazione di massa come comportamento sociale attivo
La questione dell'importanza dell'attività dei mezzi di comunicazione di massa nel più vasto contesto della vita sociale è strettamente collegata alla questione della motivazione e del comportamento del pubblico. Una lunga tradizione di ricerca, a partire dagli anni quaranta, ha tentato di spiegare le motivazioni del pubblico e di valutare quali gratificazioni ci si aspetta di ricavare dal contenuto dei media e gli usi che si fanno di quel contenuto nella vita quotidiana (v. Blumler e Katz, 1974; v. Rosengren e altri, 1985). Il principale interrogativo cui si cerca di dare risposta con queste ricerche è fino a che punto determinati modelli d'uso dei mezzi di comunicazione di massa siano in qualche modo causati da circostanze sociali esperite dagli individui nell'ipotesi che i mezzi di comunicazione di massa possano rispondere a bisogni - di informazione, di orientamento, di sicurezza, di svago, ecc. - che si ingenerano nella vita sociale. I risultati di molte ricerche hanno confermato che, nonostante il gran numero di comportamenti passivi e abitudinari, l'utilizzazione dei mezzi di comunicazione di massa (specialmente televisione e radio) è spesso accompagnata da una gamma di aspettative o di gratificazioni che entro certi limiti la giustificano sul piano razionale.
I principali tipi di motivazioni e di gratificazioni che spingono all'uso dei media rientrano in uno schema ricorrente; in sostanza i media si utilizzano per: a) ottenere informazioni pratiche e più in generale orientative; b) ricavarne svago e divertimento; c) comprendersi meglio e trovare una propria identità; d) stabilire un contatto sociale, nel duplice senso di condividere una stessa esperienza con altre persone, ponendo così le basi per un certo tipo di interazione sociale, e realizzare un contatto sostitutivo attraverso una maggiore empatia sociale. Le funzioni sociali dei mezzi di comunicazione di massa, intese in questi termini, variano parecchio a seconda del tipo di mezzo e del tipo di contatto e in funzione di determinate categorie sociali. Secondo Katz e altri (v., 1973) i mezzi di comunicazione di massa vengono usati "per cose importanti" nella vita sociale, specialmente per questioni che hanno a che fare con l'integrazione nella società, nella cultura e nella famiglia, sebbene essi non siano i soli strumenti, o quelli più significativi, per raggiungere un collegamento con la società.I risultati delle ricerche in questione forniscono anche, in parte, la risposta all'interrogativo se l'uso dei mezzi di comunicazione di massa sia un 'comportamento sociale' veramente significativo: quanto meno apprendiamo, da questi risultati, che per gran parte delle persone alle volte può esserlo e spesso lo è. Esistono anche numerosi dati che dimostrano come il comportamento relativo all'uso dei mezzi di comunicazione di massa sia governato da un insieme di norme e valori che ne regolano la frequenza e il tipo. Criteri di questo genere sono spesso applicati dalle famiglie per regolare l'uso dei mezzi di comunicazione di massa da parte dei bambini e vengono abitualmente espressi nelle risposte fornite alle indagini sull'uso ottimale dei media (v. Steiner, 1963). È stato anche dimostrato che l'uso dei mezzi di comunicazione di massa può essere scelto dai giovani come forma di protesta o di isolamento sociale (v. Brown, 1976) ovvero come mezzo per mantenere il contatto con gruppi di loro pari.

c) La composizione sociale del pubblico
I mezzi di comunicazione di massa, per pianificare la loro produzione, sono obbligati a prendere in considerazione le caratteristiche sociali del pubblico, perché queste, in special modo, possono determinare gli interessi e contraddistinguere i gruppi che la pubblicità o altri tipi di comunicazione pianificata intendono raggiungere. La strutturazione del pubblico secondo caratteristiche sociodemografiche tende a seguire linee stabili e ben note. In generale coloro che dispongono di più tempo libero fruiscono dei mezzi di comunicazione di massa più degli altri, anche se la scelta dei media - e dei programmi - dipende dall'età, dal grado di istruzione e dal reddito (questi ultimi due parametri sono correlati). Così gli anziani e i giovani, che in genere hanno più tempo degli altri, nutrono interessi diversi: i primi prediligono la lettura e la televisione, i secondi la musica e la radio. Le persone più istruite preferiscono, relativamente, leggere che guardare la televisione, e all'aumentare del reddito la gamma dei media utilizzati tende a diversificarsi. In passato i mezzi di comunicazione di massa tendevano ad adeguarsi ai gusti e ai canoni sociali esistenti, insiti nella struttura di gruppo della società. Recentemente, col moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione di massa e con l'aumento della competizione per accaparrarsi il tempo che il pubblico dedica all'uso dei media, si è manifestata la tendenza a conquistare il pubblico trasversalmente rispetto alle linee consolidate della struttura sociale. Ciò è collegato allo svilupparsi di 'culture di gusto', diverse dalle precedenti culture di classe, che raramente si identificano con gruppi sociali e hanno carattere più artificiale ed effimero. Queste tendenze sono accelerate, comunque, dalla trasformazione in atto verso una strutturazione in classi sociali meno schematica, via via che si eleva il tenore di vita.

d) La risposta variabile del pubblico
Di recente, in relazione al dibattito sul 'pubblico attivo', è emersa la tendenza a prestare maggior attenzione alla ricezione - intesa come percezione e interpretazione selettive - del contenuto dei media da parte del pubblico. L'enunciato di base, stabilito in uno stadio precedente della ricerca sociologica, è che la 'decodificazione' del contenuto sia molto variabile, con grandi differenze in ciò che è percepito e ricordato, e in come è interpretato. Esistono varie spiegazioni del modo in cui si attua la decodificazione: una è che essa segua linee caratteristiche di una classe o di una subcultura, e che quindi il significato sia attribuito in base a interessi o punti di vista fondamentali; un'altra è che al pubblico vengano offerti (dai media stessi) criteri di riferimento o schemi alternativi da applicare per dare un senso al contenuto. In un certo senso ciò equivale a dire che i contenuti specifici dei mezzi di comunicazione di massa sono corredati di un insieme di regole o istruzioni generali per la decodificazione. È chiaro, tuttavia, che esistono diversi criteri di riferimento o istruzioni e che la percezione del contenuto è difficile da prevedere. L'imprevedibilità dell'effetto è aumentata dal fatto, già menzionato, che gli operatori dei mezzi di comunicazione di massa sono spesso in qualche modo isolati dal loro pubblico, si basano su reazioni individuali non rappresentative, su indagini e valutazioni fraintese, o sulla concezione personale di un pubblico ideale che può non corrispondere alla realtà.

10. Gli effetti dei mezzi di comunicazione di massa

a) Storia delle ricerche sugli effetti dei mezzi di comunicazione di massa
Un tempo le idee sugli effetti dei mezzi di comunicazione di massa erano molto influenzate dalla nozione di massa, come descritta precedentemente, e dagli esempi storici dell'uso dei mezzi di comunicazione di massa per la propaganda, la pubblicità, il controllo sociale e il cambiamento sociale nell'era pretelevisiva. Si riteneva che la massa, concepita come una moltitudine di individui isolati, fosse particolarmente vulnerabile alla persuasione e alla manipolazione. Gli effetti più spesso postulati erano, da un lato, un indebolimento dell'ordine sociale e morale e, dall'altro, un maggiore potere collettivo di mobilitare le popolazioni, spesso per fini irrazionali o dubbi.Le teorie sul potere dei mezzi di comunicazione di massa furono messe alla prova con indagini ed esperimenti, specie negli Stati Uniti, fra la metà degli anni trenta e la metà degli anni cinquanta; i risultati di queste ricerche indussero a ridimensionare la capacità dei media di influenzare direttamente opinioni, atteggiamenti e comportamento. Gli effetti, ove riscontrati, risultarono generalmente di scarsa entità, spesso di breve durata e altrettanto spesso dipendenti dalle circostanze, dall'argomento e dal temperamento dell'utente. Secondo una rassegna ancora oggi autorevole di ricerche empiriche sugli effetti della comunicazione di massa, pubblicata nel 1960 (v. Klapper, 1960), "la comunicazione di massa di solito non costituisce la causa necessaria o sufficiente degli effetti sul pubblico, ma funziona piuttosto attraverso fattori di mediazione". Uno dei fattori di mediazione sembrava essere il gruppo o l'insieme dei contatti personali di ciascun utente e alcune ricerche (v. Katz e Lazarsfeld, 1955) sostenevano l'ipotesi che l'influenza personale avesse un effetto ancora maggiore dell'influenza diretta dei media nel provocare il cambiamento, anche se in definitiva la fonte dell'influenza personale (da parte dei cosiddetti opinion leaders) potevano essere i mezzi di comunicazione di massa. Vari studi su campagne elettorali parevano smentire che il voto fosse influenzato in modo particolare dalle campagne condotte attraverso i mezzi di comunicazione di massa (v. Lazarsfeld e altri, 1944; v. Trenaman e McQuail, 1961). Gli enormi sforzi fatti per verificare il possibile effetto dei mezzi di comunicazione di massa sul crimine, sull'aggressività e sul comportamento violento, sebbene non privi di risultati di qualche interesse, non hanno prodotto risposte sicure (v. Comstock e altri, 1978). Una spiegazione teorica dell'apparentemente scarsa influenza diretta dei mezzi di comunicazione di massa sugli atteggiamenti e sul comportamento si basava sull'assunto che il pubblico usasse i mezzi di comunicazione di massa per propri fini, scelti in modo del tutto autonomo, anziché lasciarsi manipolare dai media.
In uno stadio successivo della ricerca sugli effetti dei mezzi di comunicazione di massa, la nuova opinione corrente - la tesi dell''effetto minimo' - fu a sua volta messa in discussione e se ne riscontrò l'inadeguatezza. Dall'inizio degli anni settanta circa, si è tornati ad attribuire un potere significativo ai mezzi di comunicazione di massa, almeno in certe condizioni. Questo sviluppo è dipeso da una ridefinizione del problema e dalla scelta di una più vasta gamma di metodi. In particolare le ricerche e la teoria hanno prestato maggior attenzione al cambiamento che si verifica nel lungo periodo, piuttosto che nel breve, e a fenomeni collettivi (climi d'opinione, ideologie, modelli culturali, eventi di particolare importanza sociale, accordi istituzionali relativi alla comunicazione) più che a comportamenti e atteggiamenti individuali. Inoltre si è dedicata più attenzione agli aspetti cognitivi e all'informazione che non all'atteggiamento, all'emotività e al comportamento, conseguendo migliori risultati.

b) Tendenze generali degli effetti dei mezzi di comunicazione di massa sulla società
Sembra oggi più corretta l'idea che i mezzi di comunicazione di massa abbiano senz'altro degli effetti, sia direttamente sugli individui (spesso effetti voluti dagli operatori dei mezzi stessi), sia più indirettamente sulla società, in quanto il comportamento e le istituzioni si adattano alle possibilità offerte dai media. Le caratteristiche dei mezzi di comunicazione di massa e la storia del loro uso ci consentono di attribuire loro certe possibilità fondamentali alternative. In primo luogo i media possono o unificare e integrare o frammentare e individualizzare comunità e società. Questa tendenza è basata sul fatto che i mezzi di comunicazione di massa forniscono oggetti di attenzione, cultura e informazioni simili a un gran numero di individui e di famiglie altrimenti separati. Si può sostenere che nella società attuale, in rapido cambiamento, sono i mezzi di comunicazione di massa, e specie quelli dominanti (televisione e stampa a diffusione nazionale), a fornire di giorno in giorno, più di ogni altra istituzione, la forza principale di integrazione. I mezzi di comunicazione di massa, tuttavia, possono anche stimolare una tendenza alla frammentazione, favorendo la maggiore autosufficienza degli individui e delle famiglie, un atteggiamento più calcolatore e pragmatico, un incremento della mobilità e del cambiamento, il declino delle antiche credenze e valori, che hanno tenuto assieme la società, e una riduzione dei contatti sociali personali.Un'altra linea di valutazione riguarda il potere e il controllo; a questo proposito ci vengono offerti due modelli interpretativi del tutto diversi: il primo evidenzia il dominio da parte dell'autorità centrale, o di una classe egemone, che controlla i 'sistemi di messaggio' che giungono in ogni casa; il secondo riconosce ai mezzi di comunicazione di massa la capacità di offrire una risposta differenziata e variegata alle domande e ai desideri degli individui che compongono il loro pubblico, in sintonia con le esigenze di una politica pluralistica.Un terzo aspetto fondamentale che dà adito a valutazioni contrapposte è la questione dell'importanza da attribuire ai media oppure alla società nel promuovere le trasformazioni sociali. Alcuni vedono i mezzi di comunicazione di massa semplicemente come un riflesso di cambiamenti e tendenze in atto nella società, come se essi stessi dipendessero in special modo dalla struttura sociale o da fattori economici e politici; altri, invece, attribuiscono ai mezzi di comunicazione di massa la capacità di influire in modo determinante sulla società, in virtù delle loro tecnologie specifiche o dei loro tipici contenuti culturali. Coloro che considerano cruciali i fattori tecnologici si aspettano verosimilmente cambiamenti fondamentali nella società quando cambia la tecnologia dominante della comunicazione di massa, come, per esempio, nel passaggio dalla stampa alla radio, alla televisione e ora ai mezzi di comunicazione più interattivi, basati sui calcolatori.

c) Tipi di effetto
Non è facile riassumere i risultati delle moltissime ricerche sui numerosi effetti dei mezzi di comunicazione di massa, ma esiste un certo accordo su parecchi effetti di portata generale che i media tendono a produrre. In primo luogo sembra incontestabile che molta della nostra conoscenza, nel senso più ampio del termine, provenga dalla comunicazione di massa almeno tanto quanto dall'esperienza personale. Questa conoscenza derivata dai mezzi di comunicazione di massa riguarda non solo parti remote del mondo, ma anche il funzionamento interno di istituzioni alle quali non abbiamo accesso (governi, imprese, organizzazioni militari, ecc.). I mezzi di comunicazione di massa ci possono anche fornire ragguagli circa altri gruppi o individui appartenenti alla nostra stessa società e circa esperienze di vita che non abbiamo (ancora) fatto. Quale che sia l'esattezza o la rilevanza dell'informazione fornita dai mezzi di comunicazione di massa, è verosimile che in linea generale noi dipendiamo da essa. Di conseguenza, i mezzi di comunicazione di massa possono avere un ruolo di primaria importanza come fattori di socializzazione e come fonti di modelli di comportamento da imitare o da evitare. Essi offrono una ricca panoramica di fatti reali e immaginari dalla quale possiamo trarre elementi per costruire le nostre personali interpretazioni del mondo. Ne consegue anche che i mezzi di comunicazione di massa sono una fonte d'informazione di primaria importanza sul mondo dei fatti e del potere. Oltre all'informazione, sotto forma di 'notizie', i media generalmente forniscono schemi di riferimento interpretativi per collocare i fatti in un contesto. Nel fare ciò essi di solito offrono una scelta di valori e opinioni, spessissimo quelli in linea coi valori e gli interessi dominanti dello Stato in cui operano.Quasi tutti gli effetti dei mezzi di comunicazione di massa esaminati in questa prospettiva sono cognitivi, poiché riguardano il contenuto di conoscenza e informazione dei media, variamente espresso, contenuto generalmente considerato estraneo a particolari scopi ideologici o propagandistici.
Tra i tipi di effetti cognitivi individuati dalle ricerche si possono elencare i seguenti. In primo luogo i media contribuiscono a instaurare un 'clima d'opinione' dominante (v. Noelle-Neumann, 1980). Si sostiene che i mezzi di comunicazione di massa siano la fonte principale di conoscenza su quello che pensano gli altri membri della società e che molta gente ne tragga l'impressione che esista un clima d'opinione dominante; adeguandosi a quella che si ritiene l'opinione dominante si finisce per crearla: così l'opinione riflessa dai mezzi di comunicazione di massa diviene l'opinione dominante. Un altro punto di vista simile è che i principali mezzi di comunicazione di massa, prestando un diverso grado di attenzione a fatti, circostanze e gruppi differenti, coltivino un particolare modo di vedere la società, le sue tendenze, i rischi che presenta e le ricompense che offre, il posto che assegna a gruppi particolari. Un terzo effetto attribuito ai mezzi di comunicazione di massa è quello di strutturare la distribuzione delle opinioni nella società definendo le scadenze dell'azione, indicando quali siano le questioni e i problemi chiave del momento, col peso della loro attenzione (selettiva). In quarto luogo si sostiene che i mezzi di comunicazione di massa giochino un ruolo privilegiato nel determinare la struttura della conoscenza, un ruolo molto simile a quello che una volta - in forma più esclusiva - sosteneva l'istruzione. Più i gruppi hanno accesso ai mezzi di comunicazione di massa, più conoscono; meno accesso hanno, meno conoscono. Ciò determina una sperequazione (variabile), 'culturale' e quindi sociale, tra gruppi diversi (classi).
Ricerche più recenti sui mezzi di comunicazione di massa non escludono la possibilità di effetti diretti sul comportamento, per esempio in casi di tumulto o di disordini civili: la diffusione di notizie riguardanti questi eventi può fornire modelli da imitare in altri luoghi. Sembra inoltre del tutto possibile che, in alcune circostanze, i mezzi di comunicazione di massa fungano da mezzi di diffusione di innovazioni, talvolta superficiali e temporanee (come nel caso della moda), talvolta rilevanti per lo sviluppo (v. Rogers e Shoemaker, 1971²). I mezzi di comunicazione di massa possono anche giocare un ruolo nel provocare eventi storici, come avvenne per la caduta del presidente Nixon (v. Lang e Lang, 1983), sebbene sia più probabile che essi siano canali e strumenti - o una condizione - del cambiamento, piuttosto che causa diretta. I mezzi di comunicazione di massa portano anche a cambiamenti e adattamenti nel funzionamento di altre istituzioni.Gran parte delle ricerche continua a confermare che ogni singolo effetto prodotto dai mezzi di comunicazione di massa è ancora fortemente condizionato e guidato dal contesto sociale e dall'esperienza personale degli individui su cui agisce. Per questo motivo non è verosimile che gli effetti negativi più temuti sul comportamento individuale (violenza, crimine, ecc.) si verifichino, se non in compresenza di condizionamenti più potenti che operino nella stessa direzione. È più verosimile che i cambiamenti connessi ai mezzi di comunicazione di massa siano il risultato del modo in cui i mezzi di comunicazione stessi definiscono le situazioni, stabiliscono le priorità e presentano valori alternativi. È altrettanto probabile che tali cambiamenti avvengano nel lungo periodo e siano la conseguenza dell'effetto cumulativo della presentazione reiterata di modelli da parte dei mezzi di comunicazione di massa. È anche chiaro che i mezzi di comunicazione di massa possono avere, e in effetti hanno, una quantità di effetti socialmente apprezzabili sugli atteggiamenti e sul comportamento, dal momento che anche molte forme di comportamento e molte idee positive sono spesso presentate e poste in rilievo in modo coerente.

11. Conclusione: i mezzi di comunicazione di massa e la società dell'informazione

Molti sociologi prevedono una trasformazione radicale della società e della comunicazione di massa che può alterare il peso e la portata dei mezzi di comunicazione di massa. L'espressione 'società dell'informazione' è stata usata per descrivere una società in cui: a) una maggioranza di lavoratori è impiegata nei settori dell'economia afferenti all'informazione; b) l'informazione è una risorsa di primaria importanza (per la ricchezza e il potere); c) le attività dell'informazione arrivano a determinare i modi di utilizzazione del tempo. I mezzi di comunicazione di massa sono solo una componente di tale forma di società, ma danno un contributo al suo avvento subendo essi stessi dei cambiamenti. I cambiamenti principali che si cominciano a osservare sono: a) un aumento del numero dei canali e del flusso di informazioni, determinato specialmente dal potenziamento delle trasmissioni via cavo e via satellite; b) un venir meno delle differenze tra mezzi di comunicazione di massa e altri mezzi di comunicazione (sistemi di telecomunicazioni, reti di calcolatori, ecc.). Si ritiene che la caratteristica più significativa dei nuovi mezzi di comunicazione di massa sia il loro potere 'interattivo' (v. Rogers, 1986), che consente a chi trasmette e a chi riceve di scambiarsi i ruoli e di cambiare in tal modo il carattere fondamentale - a senso unico, dal centro alla periferia - della comunicazione di massa di vecchio tipo. Il contenuto non deve più essere diffuso in modo generalizzato e alla cieca, ma può essere diretto specificamente a molti gruppi più piccoli di destinatari, e può anche essere 'richiesto' da tali gruppi e da singoli individui. In linea di principio tutto ciò può cambiare la natura della comunicazione pubblica e privata in una società moderna, e alterare i fondamenti su cui si basa gran parte della teoria discussa in questo articolo. Sinora cambiamenti fondamentali e di vasta portata nella natura e nel funzionamento dei mezzi di comunicazione di massa non sono avvenuti, e molte parti del mondo non sono ancora state raggiunte da tali mezzi. Nondimeno il cambiamento si sta indirizzando in una direzione che può portare a possibilità di progresso nella società ma anche a rischi e problemi. Mentre un'espansione del flusso dell'informazione e del dialogo può essere ben accetta - secondo gran parte delle teorie della società democratica -, d'altronde nel cambiamento in corso è insito un rischio di maggior diseguaglianza tra i 'ricchi di informazione' e i 'poveri di informazione', categorie che all'interno di una singola società corrispondono a gruppi economici (classi sociali) e su scala planetaria alle economie sviluppate, da un lato, e al Terzo Mondo dall'altro.