Radicalismo

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Con riferimento alla storia parlamentare europea, tendenza ‘democratica’ del liberalismo europeo che nello schieramento parlamentare ha tenuto sempre la sinistra dei partiti liberali.

1. Il r. inglese

Il termine nacque in Inghilterra per designare formazioni politiche democratiche, attive finché l’esperienza della Rivoluzione francese decretò la crisi del r. giacobineggiante inglese. Nella lotta per il Reform Bill, che ormai investiva tutti i problemi politico-economici della nazione, il ‘r. filosofico’ di J. Bentham diventò la concezione dominante del liberalismo avanzato (Bentham, Jeremy): ebbe sostenitori autorevoli come J. Mill, J. Stuart Mill, T. Macaulay, G. Grote; possedette riviste e giornali, e trovò una sua chiara espressione nel secondo Reform Bill.

L’intonazione democratica del r. inglese non è però valsa mai a tradirne l’originario carattere liberale: nella congiunta opposizione al conservatorismo e ai movimenti socialisti, esso ha serbato fede al credo individualistico. L’avvento del laburismo ha significato la scomparsa del r. tradizionale, i cui postulati teorici sono però ancora alla base delle vedute politico-sociali dei laburisti moderati.

2. Il Partito radicale francese

Nella Francia di Luigi Filippo i fautori della Repubblica, costretti a rinunciare all’aperta qualifica di repubblicani, assunsero quella di radicals, tratta dalla politica inglese. Lo stesso termine designò poi un gruppo autonomo del Partito repubblicano, impegnatosi per l’applicazione più ampia del suffragio, l’istruzione laica gratuita e obbligatoria, la separazione tra Stato e Chiesa. Nel 1901 l’unificazione dei gruppi radicali diede vita al Parti radical (PR).

Caratterizzato da un orientamento laico e anticlericale, da una molteplicità di tendenze politiche e dalla mancanza di una struttura organizzativa rigida, durante il ventennio fra le due guerre il PR si affermò come una delle principali forze di governo ed espresse vari presidenti del Consiglio (C. Chautemps, E. Herriot, E. Daladier, A. Sarraut, T. Steeg).

Nel 1940 la maggior parte dei suoi parlamentari votò la fiducia a Pétain, ma il PR fu poi alla guida del Consiglio nazionale della resistenza con J. Moulin.

Dopo la Seconda guerra mondiale il PR partecipò a tutti i governi fino al 1958, guidandone numerosi (fra gli altri con R. Mayer, A. Marie, P. Mendès-France, E. Faure).

All’opposizione durante la quinta Repubblica, nel 1972 una scissione determinò la nascita del Mouvement des radicaux de gauche, schieratosi da allora con le forze di sinistra.

Nel 1978 il PR ha aderito all’Union pour la democratie française, federazione di partiti centristi, e dal 2002 è affiliato all’Union pour un mouvement populaire, di centro-destra.

3. Il Partito radicale italiano

Il Partito radicale in Italia fu costituito a partire dagli anni 1870 da esponenti della sinistra mazziniana; si impegnò su temi di riforma sociale, preoccupandosi di avviare una legislazione protettrice del lavoro; frantumatosi in piccoli gruppi dopo la Prima guerra mondiale, scomparve durante il fascismo.

Nel dicembre 1955, per iniziativa dell’ala sinistra del PLI e del gruppo degli ‘Amici del Mondo’, fu costituito il nuovo Partito radicale dei liberali e democratici italiani (PRLDI). Dopo un deludente debutto elettorale alle politiche del 1958, si avvicinò al PSI e alla formula politica del centro-sinistra. I contrasti interni portarono nel 1962 alla crisi del PRLDI e alla riorganizzazione del partito attorno alla sua corrente di sinistra con il nuovo nome di Partito radicale (PR).

Guidato da M. Pannella, il PR si caratterizzò soprattutto per il ricorso a metodi di lotta ispirati ai principi della non violenza (disobbedienza civile, marce, digiuni). La campagna in difesa della legge sul divorzio e la vittoria dello schieramento divorzista nel referendum del 12-13 maggio 1974 indussero i radicali a promuovere negli anni successivi una serie di referendum abrogativi di norme civili o penali ritenute illiberali o antidemocratiche.

A partire dal 1988 il PR si è trasformato in partito transnazionale, aprendo sedi in numerosi paesi, e non ha più partecipato, come tale, a consultazioni elettorali nazionali, nelle quali ha comunque presentato proprie liste: Lista Pannella (1992; 1996), Lista Bonino (2001), Rosa nel pugno (2006 in alleanza con i socialisti); nelle elezioni politiche del 2008 è stato alleato del Partito democratico, nelle cui liste sono confluiti i candidati radicali. Sul piano politico i radicali hanno continuato a promuovere iniziative referendarie.