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Corrente di opinione, tendente alla restaurazione della dinastia
napoleonica, le cui prime manifestazioni si ebbero subito dopo il
ritorno dei Borboni sul trono. Fu appoggiato da quei gruppi che
non volevano compromessa dalla monarchia borbonica la posizione
raggiunta e alimentato dal mito della gloire, dall’idea della
missione della Francia in Europa, dall’esaltazione della figura
del grande imperatore. Segnò il suo trionfo politico con
l’ascesa di Napoleone III. Dopo la sconfitta del 1870, svanita con
l’improvvisa morte di Napoleone III ogni possibilità di
successo sul terreno politico, il b. sopravvisse ancora per
qualche decennio solo come vago stato d’animo, mentre la sua
funzione politica venne totalmente riassorbita nel conservatorismo
legittimista.
Wikipedia
Nella storia politica francese, il termine Bonapartismo ha due significati. In senso stretto esso indica le persone che desideravano la restaurazione dell'Impero francese sotto la guida della casata dei Bonaparte, una famiglia della Corsica a cui era appartenuto il celebre imperatore Napoleone Bonaparte e suo nipote Luigi (poi Napoleone III di Francia). In senso lato il termine indica il movimento politico teso a rivalutare la forza ed il governo centralizzato basato su un supporto popolare ad un singolo uomo o ad un dittatore.
Storia
Il Bonapartismo ebbe i propri seguaci dal 1815 in coloro che non
accettarono mai la sconfitta di Waterloo né il Congresso di
Vienna. La morte di Napoleone I in esilio a Sant'Elena nel 1821
trasferì l'eredità spirituale del suo potere al
figlio, duca di Reichstadt (conosciuto dai bonapartisti come
Napoleone II) ed alla morte di questi ad altri membri della
famiglia, sebbene le speranze di tornare in auge rimanessero per
tutti limitate.
I moti politici del 1848 ridiedero ai bonapartisti questa
opportunità. Il bonapartismo, come ideologia di una
politica neutrale in Francia tra operai e contadini, portò
ben prestò all'elezione di Luigi Napoleone Bonaparte,
nipote di Napoleone I, come presidente della repubblica francese
creatasi al crollo della monarchia di Luigi Filippo di Francia,
dando ai Bonaparte un nuovo slancio politico essenziale per il
colpo di stato che nel 1852 lo portò a ricostituire il
Secondo Impero francese. Luigi Napoleone assunse dunque il nome di
Napoleone III assumendo Napoleone I quale fondatore della dinastia
e Napoleone II come imperatore de facto dopo i Cento giorni del
1815.
Nel 1870, l'assemblea nazionale forzò Napoleone III a
dichiarare una guerra guidata dalla Francia contro la Prussia
nella cosiddetta Guerra franco-prussiana. L'imperatore stesso
dovette arrendersi ai tedeschi per evitare altri bagni di sangue
come quello della Battaglia di Sedan e si recò in esilio
dando alla Francia la possibilità di creare la Terza
Repubblica. In periodo repubblicano i bonapartisti si trovarono ad
essere in competizione con i realisti che intendevano riportate al
trono gli uni Luigi Filippo d'Orleans (orleanisti) e gli altri i
discendenti della casata dei Bobone di Francia (legittimisti). La
forza di questi tre movimenti era indubbiamente più forte
del sentimento repubblicano, ma la loro opposizione interna
portò sovente ad un irriconciliabile scelta di non far
più diventare la Francia una monarchia; il bonapartismo,
pertanto, divenne più un'espressione di fede popolare che
non un movimento politico vero e proprio, un ricordo romantico di
un'epoca di grandeur.
Un colpo duro venne inferto dal bonapartismo alla morte di
Eugène Bonaparte, unico figlio di Napoleone III, deceduto
nel regno Zulu nel 1879 dove si trovava a combattere come
ufficiale dell'esercito inglese. Da quel momento in poi il
bonapartismo cessò addirittura di essere una forza
politica. Ancora oggi esistono gli ultimi discendenti di Napoleone
e precisamente del fratello, Girolamo Bonaparte, ma essi non
rappresentano più una forza politica bensì un ramo
di pretendenti ad un virtuale trono imperiale francese.
Il bonapartismo utilizzò come proprio simbolo sin dagli
albori un'ape mellifora, simbolo dei Bonaparte ma anche del
servizio, sacrificio e lealtà sociale.
Napoleone III stesso aveva fatto un sardonico commento a suo tempo
sui membri del suo gabinetto di governo, rimarcando "L'imperatrice
è una legittimista, il duca de Morny è un
orleanista, il principe Napoleone è un repubblicano e io
sono un socialista. Vi è un solo bonapartista, Persigny, ed
è pazzo!".
Bonapartista come epiteto marxista
Karl Marx fu tra le altre cose anche un profondo studioso del
giacobinismo e della Rivoluzione francese così come della
seconda repubblica francese e del secondo impero a lui
contemporanei. Egli utilizzò il termine bonapartista per
riferirsi alla situazione particolare nella quale i militari
controrivoluzionari ottengono i loro poteri dai rivoluzionari,
usando poi un radicalismo riformista sulle classi popolari. Nel
processo, Marx capì anche che il ruolo del bonapartismo era
stato quello di aver mascherato la classe dominante in quanto sia
Napoleone I che Napoleone III erano stati espressione di un
governo rivoluzionario che poi avevano utilizzato per il loro
prestigio personale e per l'emergere delle loro figure. Marx
offrì la sua definizione ed un'analisi del bonapartismo nel
suo "Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte", composto nel 1852. In
questo documento egli pone la sua attenzione su quello che
definisce come il fenomeno ripetitivo della storia dal quale trae
la citazione "La storia si ripete, ora come tragedia, ora come
farsa".
Il regime bonapartista per Marx sembra disporre di un grande
potere, ma solo perché non ha una classe al proprio interno
sufficientemente confidenziale o potente da stabilire fermamente
la sua autorità e pertanto il leader del movimento prende
il sopravvento grazie anche al proprio carisma.
Il termine in questo senso venne utilizzato anche da Leon Trotsky
per indicare il regime di Joseph Stalin, che Trotsky credeva fosse
bilanciato tra il proletariato (vittorioso ma schiacciato dalla
guerra) e la borghesia (distrutta ma continuamente pressante per
riemergere). Ad ogni modo, il fallimento del regime stalinista
cambiò l'analisi i questa teoria. Molti trotskisti
rigettarono l'idea di affiancare lo stalinismo al bonapartismo ed
altri si spinsero addirittura oltre come Tony Cliff che descrisse
la Russia come uno stato capitalista completamente deformato dal
socialismo. Negli ultimi anni della sua vita, ad ogni modo,
Trotsky non si diede per vinto e continuò ad analizzare gli
elementi che avevano permesso l'espansione dell'impero napoleonico
tra i quali spiccava l'abolizione della servitù in Polonia
che entrarono nel suo concetto di bonapartismo.
Il bonapartismo nello spettro della politica francese
Secondo il libro del 1954 Les Droites en France scritto dallo
storico René Rémond, il bonapartismo costituisce una
delle tre politiche di destra della Francia: legittimisti (estrema
destra), orleanisti (centro-destra), bonapartisti (centro). Sia il
Boulangismo che il Gaullismo possono essere pertanto considerati
una forma di bonapartismo.
Ad ogni modo, i bonapartisti hanno sempre dissentito con questa
classificazione, in quanto una delle definizioni idelogiche del
bonapartismo è proprio quella di tenersi al di fuori di una
definizione "di destra" o "di sinistra", ma il solo obbiettivo del
benessere della nazione e della sua unità. Martin S.
Alexander, nel suo libro "French History since Napoleon" (London,
Arnold, New York, Oxford University Press, 1999) annota che il
bonapartismo è un'idea che non ebbe mai un forte impatto
classificabile a destra o a sinistra.