Bonapartismo

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Corrente di opinione, tendente alla restaurazione della dinastia napoleonica, le cui prime manifestazioni si ebbero subito dopo il ritorno dei Borboni sul trono. Fu appoggiato da quei gruppi che non volevano compromessa dalla monarchia borbonica la posizione raggiunta e alimentato dal mito della gloire, dall’idea della missione della Francia in Europa, dall’esaltazione della figura del grande imperatore. Segnò il suo trionfo politico con l’ascesa di Napoleone III. Dopo la sconfitta del 1870, svanita con l’improvvisa morte di Napoleone III ogni possibilità di successo sul terreno politico, il b. sopravvisse ancora per qualche decennio solo come vago stato d’animo, mentre la sua funzione politica venne totalmente riassorbita nel conservatorismo legittimista.

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Nella storia politica francese, il termine Bonapartismo ha due significati. In senso stretto esso indica le persone che desideravano la restaurazione dell'Impero francese sotto la guida della casata dei Bonaparte, una famiglia della Corsica a cui era appartenuto il celebre imperatore Napoleone Bonaparte e suo nipote Luigi (poi Napoleone III di Francia). In senso lato il termine indica il movimento politico teso a rivalutare la forza ed il governo centralizzato basato su un supporto popolare ad un singolo uomo o ad un dittatore.

Storia

Il Bonapartismo ebbe i propri seguaci dal 1815 in coloro che non accettarono mai la sconfitta di Waterloo né il Congresso di Vienna. La morte di Napoleone I in esilio a Sant'Elena nel 1821 trasferì l'eredità spirituale del suo potere al figlio, duca di Reichstadt (conosciuto dai bonapartisti come Napoleone II) ed alla morte di questi ad altri membri della famiglia, sebbene le speranze di tornare in auge rimanessero per tutti limitate.

I moti politici del 1848 ridiedero ai bonapartisti questa opportunità. Il bonapartismo, come ideologia di una politica neutrale in Francia tra operai e contadini, portò ben prestò all'elezione di Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone I, come presidente della repubblica francese creatasi al crollo della monarchia di Luigi Filippo di Francia, dando ai Bonaparte un nuovo slancio politico essenziale per il colpo di stato che nel 1852 lo portò a ricostituire il Secondo Impero francese. Luigi Napoleone assunse dunque il nome di Napoleone III assumendo Napoleone I quale fondatore della dinastia e Napoleone II come imperatore de facto dopo i Cento giorni del 1815.

Nel 1870, l'assemblea nazionale forzò Napoleone III a dichiarare una guerra guidata dalla Francia contro la Prussia nella cosiddetta Guerra franco-prussiana. L'imperatore stesso dovette arrendersi ai tedeschi per evitare altri bagni di sangue come quello della Battaglia di Sedan e si recò in esilio dando alla Francia la possibilità di creare la Terza Repubblica. In periodo repubblicano i bonapartisti si trovarono ad essere in competizione con i realisti che intendevano riportate al trono gli uni Luigi Filippo d'Orleans (orleanisti) e gli altri i discendenti della casata dei Bobone di Francia (legittimisti). La forza di questi tre movimenti era indubbiamente più forte del sentimento repubblicano, ma la loro opposizione interna portò sovente ad un irriconciliabile scelta di non far più diventare la Francia una monarchia; il bonapartismo, pertanto, divenne più un'espressione di fede popolare che non un movimento politico vero e proprio, un ricordo romantico di un'epoca di grandeur.

Un colpo duro venne inferto dal bonapartismo alla morte di Eugène Bonaparte, unico figlio di Napoleone III, deceduto nel regno Zulu nel 1879 dove si trovava a combattere come ufficiale dell'esercito inglese. Da quel momento in poi il bonapartismo cessò addirittura di essere una forza politica. Ancora oggi esistono gli ultimi discendenti di Napoleone e precisamente del fratello, Girolamo Bonaparte, ma essi non rappresentano più una forza politica bensì un ramo di pretendenti ad un virtuale trono imperiale francese.

Il bonapartismo utilizzò come proprio simbolo sin dagli albori un'ape mellifora, simbolo dei Bonaparte ma anche del servizio, sacrificio e lealtà sociale.

Napoleone III stesso aveva fatto un sardonico commento a suo tempo sui membri del suo gabinetto di governo, rimarcando "L'imperatrice è una legittimista, il duca de Morny è un orleanista, il principe Napoleone è un repubblicano e io sono un socialista. Vi è un solo bonapartista, Persigny, ed è pazzo!".

Bonapartista come epiteto marxista

Karl Marx fu tra le altre cose anche un profondo studioso del giacobinismo e della Rivoluzione francese così come della seconda repubblica francese e del secondo impero a lui contemporanei. Egli utilizzò il termine bonapartista per riferirsi alla situazione particolare nella quale i militari controrivoluzionari ottengono i loro poteri dai rivoluzionari, usando poi un radicalismo riformista sulle classi popolari. Nel processo, Marx capì anche che il ruolo del bonapartismo era stato quello di aver mascherato la classe dominante in quanto sia Napoleone I che Napoleone III erano stati espressione di un governo rivoluzionario che poi avevano utilizzato per il loro prestigio personale e per l'emergere delle loro figure. Marx offrì la sua definizione ed un'analisi del bonapartismo nel suo "Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte", composto nel 1852. In questo documento egli pone la sua attenzione su quello che definisce come il fenomeno ripetitivo della storia dal quale trae la citazione "La storia si ripete, ora come tragedia, ora come farsa".

Il regime bonapartista per Marx sembra disporre di un grande potere, ma solo perché non ha una classe al proprio interno sufficientemente confidenziale o potente da stabilire fermamente la sua autorità e pertanto il leader del movimento prende il sopravvento grazie anche al proprio carisma.

Il termine in questo senso venne utilizzato anche da Leon Trotsky per indicare il regime di Joseph Stalin, che Trotsky credeva fosse bilanciato tra il proletariato (vittorioso ma schiacciato dalla guerra) e la borghesia (distrutta ma continuamente pressante per riemergere). Ad ogni modo, il fallimento del regime stalinista cambiò l'analisi i questa teoria. Molti trotskisti rigettarono l'idea di affiancare lo stalinismo al bonapartismo ed altri si spinsero addirittura oltre come Tony Cliff che descrisse la Russia come uno stato capitalista completamente deformato dal socialismo. Negli ultimi anni della sua vita, ad ogni modo, Trotsky non si diede per vinto e continuò ad analizzare gli elementi che avevano permesso l'espansione dell'impero napoleonico tra i quali spiccava l'abolizione della servitù in Polonia che entrarono nel suo concetto di bonapartismo.
Il bonapartismo nello spettro della politica francese

Secondo il libro del 1954 Les Droites en France scritto dallo storico René Rémond, il bonapartismo costituisce una delle tre politiche di destra della Francia: legittimisti (estrema destra), orleanisti (centro-destra), bonapartisti (centro). Sia il Boulangismo che il Gaullismo possono essere pertanto considerati una forma di bonapartismo.

Ad ogni modo, i bonapartisti hanno sempre dissentito con questa classificazione, in quanto una delle definizioni idelogiche del bonapartismo è proprio quella di tenersi al di fuori di una definizione "di destra" o "di sinistra", ma il solo obbiettivo del benessere della nazione e della sua unità. Martin S. Alexander, nel suo libro "French History since Napoleon" (London, Arnold, New York, Oxford University Press, 1999) annota che il bonapartismo è un'idea che non ebbe mai un forte impatto classificabile a destra o a sinistra.