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Storia moderna

La storia moderna è un concetto storiografico, interpretato come elemento di rottura rispetto all'epoca medievale; copre un arco temporale di circa tre secoli, dagli ultimi anni del XV secolo alla fine del XVIII o inizi del XIX secolo. Caratterizzata anche dal processo di formazione degli Stati nazionali in Europa, la storia moderna è considerata il periodo nel quale si sono svolti importanti avvenimenti politici che hanno portato alla società contemporanea.

Indice 

1 Periodizzazione
1.1 Date ed interpretazioni
2 La prima età moderna
2.1 L'Umanesimo e la stampa
2.2 Esplorazioni e imperi coloniali
2.3 La Riforma protestante
2.4 L'impero di Carlo V
3 Lo scenario europeo
3.1 Italia
3.2 Spagna
3.3 Francia
3.4 Inghilterra
3.5 Paesi Bassi
3.6 Area germanica
3.7 Europa orientale
4 La Rivoluzione industriale
5 L'età dei Lumi e delle Rivoluzioni
5.1 L'Illuminismo
5.2 La Rivoluzione americana
5.3 La Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte
6 La società d'età moderna



Periodizzazione

Il concetto di storia moderna è impiegato diversamente dalla storiografia italiana, in particolare se quest'ultima viene confrontata con quella anglosassone, tedesca e francese. La maggioranza degli storici è concorde nell'indicare come inizio dell'età moderna gli anni intercorrenti tra il XV e XVI secolo, ma le interpretazioni sulla durata e sul termine di questo periodo differiscono notevolmente. Nelle storiografie anglosassone, tedesca e francese la conclusione dell'età moderna viene indicata o con la conclusione della prima, o della seconda guerra mondiale, o anche con il crollo dell'Unione Sovietica. Quest'ultima periodizzazione è frutto prevalentemente dell'intendimento dell'età contemporanea come dell'epoca delle generazioni viventi. Nella storiografia italiana invece, in particolare per cause politico-scolastiche, si indica tradizionalmente come inizio dell'età contemporanea o l'Unità d'Italia, o il periodo tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX. La storia moderna, così come intesa in Italia, trova quindi un corrispettivo in Europa con la cosiddetta prima età moderna o early modern age.

Date ed interpretazioni

Le precise date d'inizio e fine dell'epoca moderna variano a seconda delle diverse interpretazioni storiografiche. Alcune date comunemente utilizzate per indicare l'inizio dell'eta moderna sono:
La conclusione dell'età moderna viene convenzionalmente fissata con la conclusione del Congresso di Vienna (1815), che seguì alla sconfitta di Napoleone e che definì il riassetto geopolitico europeo. Interpretazioni diverse indicano come termine dell'età moderna lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) o della prima rivoluzione industriale in Inghilterra (ultimi tre decenni del Settecento). Un'altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica, sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro preludio al costituirsi, nella maggior parte dell'Europa, di regimi liberali.

La prima età moderna

Nel Quattrocento l'Europa è in piena ascesa economica. Nel 1453 Costantinopoli viene conquistata dai Turchi Ottomani di Maometto II. L'ultimo imperatore Costantino XI è ucciso durante l'assedio della città ma una sua discendente, la nipote Sophia sposò lo zar Ivan il Grande. La caduta di Costantinopoli ha conseguenze culturalmente importanti per l'Europa: vari intellettuali bizantini migrano in Occidente, fornendo un contributo importante al Rinascimento.

L'Umanesimo e la stampa

Il XV secolo è attraversato da importanti cambiamenti culturali: l'ottimismo, la fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità, il principio della "virtù" umana contrapposta alla "fortuna" sono manifestazioni filosofiche e letterarie di un periodo noto col nome di Umanesimo.

L'Umanesimo, le cui avvisaglie possono esser colte già nel Trecento, ha una prima diffusione nell'Italia rinascimentale, le cui corti sono punti di riferimento vitale per gli artisti del tempo.

Il 1455 è l'anno dell'invenzione della stampa a caratteri mobili, ad opera del tedesco Johann Gutenberg che progressivamente rivestirà un ruolo fondamentale nella diffusione del libro. Con l'invenzione della stampa a caratteri mobili fioriscono le prime editorie, in particolare nella penisola italiana: celebre la stamperia veneziana di Aldo Manuzio.

La scoperta di codici letterari in latino e il contemporaneo arrivo di numerosi intellettuali bizantini contribuiscono a portare alla riscoperta di buona parte della letteratura latina e della letteratura greca, insieme allo studio dello stesso greco. Importanti progressi vengono effettuati anche nel campo della filologia e della storiografia, la cui importanza risulta evidente, ad esempio, con la prova della falsità della donazione di Costantino da parte di Lorenzo Valla.

È in questo periodo che si sviluppano importanti richieste di riforma del clero; si assiste anche al progressivo sviluppo delle materie scientifiche (geografia, astronomia, anatomia, fisica etc). Tra tutti gli umanisti spicca la figura di Erasmo da Rotterdam, un sicuro punto di riferimento per buona parte dell'intelletualità europea.

Questo periodo di vivacità culturale, che arriva a teorizzare l'eliocentrismo con (Niccolò Copernico), continua solo in parte nel XVI secolo. Il progressivo irrigidimento dottrinario del Cattolicesimo e del Protestantesimo segnano la conclusione del Rinascimento in Europa.

Esplorazioni e imperi coloniali

Nella seconda metà del XV secolo vengono realizzate importanti esplorazioni geografiche. I portoghesi giungono al Capo di Buona Speranza nel 1487 con Bartolomeo Diaz, per poi "doppiare" il continente africano nel 1497 con Vasco de Gama. Nel 1522 viene effettuata la prima circumnavigazione con la spedizione di Ferdinando Magellano: gli europei entrano in contatto con nuove culture e sistemi politici. Per ciò che concerne gli equilibri politici e commerciali, si spostano progressivamente dal mar Mediterraneo all'Oceano Atlantico.

I protagonisti di questa prima fase di espansione coloniale sono il Portogallo e la Spagna.

Il Portogallo si avventura in ardite imprese marittime esplorative. A partire dalla conquista di Ceuta in Marocco e per influenza della Reconquista e della mitica esistenza del regno cristiano del Prete Gianni), il Portogallo investe tutte le sue energie nell'affinamento delle tecniche di navigazione e nella raccolta di informazioni, per la circumnavigazione dell'Africa. L'obiettivo commerciale è raggiungere le coste indiane, da dove partono le spezie dirette in Europa, per scavalcare l'intermediazione araba ed il monopolio commerciale della Repubblica di Venezia. All'epoca non si conoscono completamente le reali dimensioni dell'Africa, tanto che i tentativi di circumnavigazione, seppur seguiti da vari successi, giungono a felice compimento dopo 72 anni: nel maggio del 1487 Bartolomeo Diaz arriva il Capo di Buona Speranza, aprendo la via verso le Indie, che Vasco da Gama raggiungerà nel 1498. L'Impero portoghese è costituito da basi navali e commerciali essenziali per gli scambi commerciali con le tribù ed i regni africani; sono utili anche come supporto logistico per le navi dirette in India dove, dopo una serie di battaglie vittoriose tra il 1507 ed il 1511, i portoghesi sbaragliano le flotte arabe ed ottengono il monopolio del lucroso commercio delle spezie, occupando Calicut, Goa e Malacca.

La Spagna, finalmente unificata con la conquista del Regno di Granada nel 1492, non sembra esser potenzialmente proiettata verso l'Oceano Atlantico, ma Isabella di Castiglia autorizza e finanzia un spedizione marittima che secondo le idee del genovese Cristoforo Colombo, dovrebbero condurre in Cina. Colombo, ingannato da grossolani errori matematici e spinto nell'impresa dalle testimonianze di Marco Polo presenti nel Milione, si addentra nell'Oceano Atlantico raggiungendo un'isola nei Caraibi. Nei successivi viaggi intrapresi Colombo porta varie testimonianze delle sue scoperte geografiche come animali, piante e uomini: la notizia di questi avvenimenti si diffondono rapidamente in Europa. La Spagna inizia a creare un vero e proprio impero, aprendo la stagione dei Conquistadores che, in successive spedizioni, polverizzano l'Impero azteco, quello inca, sottomettendo gran parte delle popolazioni indigene del Sud America. Le colonie spagnole, differentemente dal modello portoghese, sono basate sulla conquista territoriale e sullo sfruttamento agricolo e minerario, affidato all'istituzione dell'Encomienda. Avvengono anche politiche di conversione ed europeizzazione forzata della popolazione, non di rado accompagnate da violenze e, in risposta alle ribellioni, da veri e propri massacri. La scoperta e la messa in sfruttamento delle miniere d'argento di Potosì (1545), nonché di altre miniere minori, genera un enorme afflusso capitali verso la Spagna, con effetti destabilizzanti per l'economia europea, soggetta ad una crescente inflazione.

La Riforma protestante

Alla fine del XV secolo la Chiesa viveva una profonda crisi morale, spirituale e di immagine. A livello del Papato e dell'Alto Clero questa crisi si manifestava con l'assunzione di pratiche e comportamenti che niente avevano a che vedere con la fede. La prima preoccupazione dei Papi era la difesa strenua del proprio Stato, con continue guerre che dissanguavano le economie dello Stato Pontificio, e la preoccupazione di arricchire se stessi più che difendere la religione. Il nepotismo era diffuso a tutti i livelli, a cominciare dai Papi. La consuetudine di accumulare i benefici ecclesiastici (con le rendite ad essi connessi) era pratica comune. Il basso clero, pochissimo istruito e senza alcuna preparazione specifica, viveva come poteva (contrabbando, caccia, prostituzione), e contribuiva a fare della religione un insieme di pratiche più vicine alla superstizione che alla fede.

Tutta la teologia e il pensiero di Martin Lutero si possono sintetizzare in tre celebri affermazioni:
Resta aperto oggi, tra gli storici, il problema se la riforma in seno alla Chiesa di Roma sia semplicemente una reazione alla riforma luterana (e dunque da considerarsi Controriforma), oppure se vi sono elementi per dire che, in seno alla Chiesa cattolica, vi erano germi di riforma indipendenti da Lutero (e dunque cronologicamente prima del 1517), e tali da potersi considerare come una vera Riforma cattolica.

L'impero di Carlo V

Carlo di Gand venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nel 1519 col nome di Carlo V; questi riunì grazie alla politica matrimoniale del nonno Massimiliano I, un impero vastissimo, formato da: Castiglia, Paesi Bassi, Borgogna, Franca Contea, Alsazia, Aragona (con tutti i possedimenti italiani), Austria, Stiria, Carinzia, e tutti i territori delle colonie spagnole nel nuovo mondo.

All'impero si accorparono anche Boemia e Ungheria, grazie al matrimonio del fratello Ferdinando I con Anna Jagellone. Carlo V combatté più volte contro la Francia, che era l'unico suo ostacolo nel tentativo di dominare l'Europa.

La Francia è al tempo la seconda potenza continentale europea e l'unica in grado di affrontare la tenaglia asburgica. Dopo continue guerre con i francesi, i principi tedeschi, e gli inglesi che saccheggiavano i carichi di oro e di argento provenienti dalle colonie, Carlo V fu costretto ad abdicare a favore del figlio Filippo, a cui sarebbero andate: Spagna (colonie comprese), possedimenti italiani, Paesi Bassi e Franca Contea; il rimanente venne dato al fratello Ferdinando I, insieme alla corona imperiale.

Lo scenario europeo

Italia

Nel Mediterraneo, dopo la scoperta dell'America, diminuirono notevolmente i traffici. Così tutti i paesi interessati, in particolar modo l'Italia, andarono in crisi. A peggiorare la crisi dell'economia contribuirono i conflitti fra cristiani (soprattutto Spagna e Venezia) e l'Impero ottomano. Le ostilità raggiunsero il loro punto più alto quando i Turchi attaccarono, nel 1570, Cipro, prezioso possedimento di Venezia. Quest'ultima riuscì allora a fondare la Lega Santa contro l'espansione dell'Impero ottomano. I cristiani l'ebbero vinta ma il successo non fu sfruttato, dato la separazione fra Spagna e Venezia. Quando la pace di Cateau-Cambresis confermò il dominio spagnolo su tutto il vasto mare, l'economia dell'Italia andò in crisi. La recessione colpì anche il commercio e l'agricoltura, soprattutto nell'Italia meridionale nella quale i proprietari di latifondi tornarono a esercitare un potere simile a quello del feudalesimo. Nell'Italia settentrionale invece la crisi di commercio portò i borghesi a comprare terreni e a migliorare le tecniche di lavorazione e gli strumenti agricoli.

Spagna

Sotto il regno di Filippo II la Spagna raggiunge il massimo splendore: iniziano però a manifestarsi i primi segni di decadenza. Mancava il ceto della borghesia, fondamentale per la crescita dell'economia. La Spagna dominava anche le colonie americane, dove vi erano grandi quantità di argento. Queste quantità enormi di metalli preziosi però non si fermarono in Spagna e quindi non contribuivano a far crescere l'economia spagnola ma venivano spediti ad altri paesi con i quali il Regno aveva dei debiti o venivano usati per pagare i soldati. A peggiorare la situazione interna la gestione delle finanze fu affidata a banchieri stranieri, con perdita di buona parte dell'argento americano.

Francia

Nell'XVII secolo la Francia attraversa un momento di grave crisi politica (le guerre di religione): scoppiarono cruente guerre civili, che contrapposero i francesi di fede cattolica a quelli di fede calvinista, gli ugonotti. Il calvinismo fu dapprima perseguitato dal sovrano Enrico II, ma quando la corona passò alla moglie i protestanti furono notevolmente più liberi. Questo provocò un grosso malcontento da parte dei cattolici, che per diversi anni fecero guerra ai calvinisti. Vari motivi portarono ad una guerra particolarmente aspra e sanguinosa. Alla fine ebbero la meglio i calvinisti, con Enrico di Borbone, incoronato Enrico IV che con l'Editto di Nantes nel 1598 consentì a tutti i francesi la libertà di culto.
Dopo la morte di Enrico IV (1610), Luigi XIII intraprende una politica assolutistica impersonata in particolare dal cardinale Richelieu.
Luigi XIV, che sale al trono già dal 1643, rafforza la monarchia assoluta e intraprende un'agressiva politica espansionistica destinata al fallimento. Dopo la morte di Luigi XIV (1715) comincia una lenta fase di decadenza per la Francia, che culmina con lo scoppio della Rivoluzione Francese.

Inghilterra

Dopo la travagliata guerra delle due rose, l'Inghilterra durante il XVI secolo è relegata ad un ruolo marginale, dovuto anche alla debolezza militare e allo sconquassamento religioso che verrà portato a termine sotto il lungo regno di Elisabetta I (1558-1603). I cattolici non la riconobbero perché era nata dal secondo matrimonio di Enrico VIII e perché fin dall'inizio appoggiò la Chiesa anglicana. La regina però non perseguitava i cattolici ma quando questi organizzarono una rivolta nel 1569, attuò una violenta repressione. Era poi convinta che la volessero cacciare dal trono per sostituirla con la cugina Maria Stuart, di credo cattolico. Nel 1587 Maria venne accusata di aver complottato contro la cugina e venne condannata a morte. L'esecuzione di Maria Stuart aggravò la situazione fra Spagna ed Inghilterra, che addirittura portò ad una guerra. Nel 1570 una flotta di pirati inglesi cominciò ad attaccare e a depredare le navi spagnole e contemporaneamente gli inglesi diedero il loro appoggio alla ribellione calvinista dei Paesi Bassi. Nel 1588 una potente flotta spagnola, l'Invincibile Armata, attaccò il regno ma fu sconfitta e in gran parte distrutta: per la Spagna si trattò di una sconfitta gravissima mentre l'Inghilterra si avviò a diventare una forte potenza marittima. Alla morte di Elisabetta I, dato che essa non era sposata e non aveva figli, la corona passò alla famiglia degli Stuart.

Il XVII secolo vede numerosi e importanti avvenimenti per le Isole britanniche che saranno di fondamentale importanza per gli sviluppi socio-politici dei secoli futuri. I tentativi assolutistici degli Stuart verranno annientati dalla consapevolezza politica del popolo inglese durante le due rivoluzioni inglesi, il che porterà alla nascita del primo stato liberale europeo già a partire dal 1688 gloriosa rivoluzione, dove il re "regna ma non governa".

Il XVIII secolo vede il rifiorire della letteratura "borghese" (Jonathan Swift, Alexander Pope, Thomas Gray, Daniel Defoe ) della filosofia empirista ( John Locke, David Hume ) e la nascita della scienza moderna con Isaac Newton; si stabilizza l'ordine politico del 1688 (la nascita del Regno Unito) e la definitiva supremazia commerciale e coloniale con la guerra dei sette anni contro la Francia, anche se il '700 sarà per la Gran Bretagna un secolo pieno di difficoltà, come la perdita delle 13 colonie, la rivoluzione francese impersonata poi da Napoleone e i primi disagi causati dalla Rivoluzione Industriale.

Paesi Bassi

All'epoca di Filippo II i domini olandesi erano suddivisi in diciassette province. Per secoli le civiltà fiamminghe e olandesi si erano governate autonomamente e avevano goduto di un solido sviluppo economico. Il re di Spagna impose sulla popolazione dei Paesi Bassi il cattolicesimo, provocando un grande malcontento soprattutto da parte di tutti i calvinisti, che nel 1566 diedero vita ad una riforma antispagnola. La Spagna, cercando di riaffermare la propria autorità, fece una violenta repressione e impose un maggior controllo anche sull'attività urbana. Ma a questo suscitò la ribellione anche dei cattolici che temevano di perdere la libertà cittadina. Si unirono così nel 1576 ai calvinisti per una ribellione e firmarono un patto di unione nazionale. Soltanto allora la Spagna si rese conto del pericolo e cercò di rompere il fronte dei ribelli, dando alcune concessioni ai cattolici. Riuscì a convincerli a deporre le armi e a giungere ad un accordo con l'inviato di Filippo II. Il successo spagnolo fu però solo parziale perché, infatti, i calvinisti continuarono la loro rivolta e nel 1618 proclamarono l'indipendenza delle province settentrionali, che costituiva la maggior parte della popolazione. Nacque così una nuova repubblica, chiamata Province Unite. Tutti i successivi tentativi da parte della Spagna nel conquistare quei territori fallirono. Il solo risultato fu la perdita di grandi risorse finanziarie per la guerra. Le piccole e orgogliose Province Unite però non si abbatterono e infatti nel 1648 Filippo IV dovette riconoscer loro l'indipendenza.

Area germanica

Il Sacro Romano Impero perde l'Italia e si frammenta in centinaia di regnicoli. Conflitti religiosi portarono alla Guerra dei trent'anni (1618-1648), che devastò le terre tedesche.[1] La popolazione degli stati tedeschi si ridusse di circa il 30%.[2] La Pace di Vestfalia (1648) concluse la guerra religiosa, ma l'impero era de facto diviso in numerosi principati indipendenti (circa 350 stati sovrani).
Il dualismo tra la monarchia asburgica austriaca e del Regno di Prussia dominarono la storia tedesca. Nel Seicento l'Austria inizia a costituirsi come una temibile potenza continentale, assoggettando buona parte dell'area tedesca e balcanica. La Prussia riesce a riunire sotto il suo dominio il nord dell'attuale Germania, parte della Polonia e la Slesia, una regione mineraria di vitale importanza economica.

Europa orientale

Durante il regno di Solimano il magnifico l'Impero ottomano raggiunge la sua massima espansione. Nel Settecento l'Impero è già in netta decadenza e sempre più assoggettata alle delle influenze politoco-commerciali europee.

Anche la Polonia, dopo aver raggiunto il proprio apogeo politico-economico tra Quattrocento e Cinquecento, inizia ad attraversare un lento declino, che porterà alla scomparsa del regno per l'ingerenza delle confinanti potenze europee (Prussia, Austria e Russia).

Nell'età moderna in Scandinavia si smembra l'Unione di Kalmar e sorgono la Svezia e la Norvegia, mentre la Finlandia rimane sotto il governo svedese.

In seguito la Norvegia viene conquistata dai danesi e la zona delle attuali Repubbliche Baltiche (sotto il governo svedese) viene conquistata dai russi.

Infine, in Russia, dopo una lunghissima lotta contro i Mongoli Ivan il Terribile giunge all'indipendenza e si autoproclama Zar. Dopo la sua morte segue un periodo di disordini politici, che si conclude con la proclamazione di Michele Romanov come nuovo Zar: dà inizio ad una dinastia, che durerà fino allo scoppio della Rivoluzione russa. Durante il regno di Pietro I il Grande la Russia si espande verso l'Occidente europeo, giungendo al ruolo di grande potenza mondiale.

La Rivoluzione industriale

La rivoluzione industriale è un processo di evoluzione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili). Riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; il suo arco cronologico è solitamente compreso tra il 1760-1780 al 1830.

La rivoluzione industriale comporta una profonda ed irreversibile trasformazione che parte dal sistema produttivo fino a coinvolgere il sistema economico nel suo insieme e l'intero sistema sociale. L'apparizione della fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra gli attori produttivi. Nasce così la classe operaia che riceve, in cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorge anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira ad incrementare il profitto della propria attività.

L'età dei Lumi e delle Rivoluzioni

L'Illuminismo

L'età dei lumi: con questa espressione, che mette in evidenza l'originalità e la caratteristica di rottura consapevole nei confronti del passato, si diffuse in Europa il nuovo movimento di pensiero degli illuministi francesi che in effetti affondava le sue radici nella cultura inglese. Voltaire, Montesquieu, Fontanelle riconoscevano infatti di essersi ispirati a quella filosofia inglese fondata sulla ragione empirica e sulla conoscenza scientifica, elementi essenziali del pensiero di Locke e di Newton e David Hume che risalivano a loro volta a quello di Francesco Bacone.

La fede nella ragione, coniugandosi con il modello sperimentale della scienza newtoniana, sembrava rendere possibile la scoperta non solo delle leggi del mondo naturale, ma anche di quelle dello sviluppo sociale. Si pensò allora che, usando correttamente la ragione, sarebbe stato possibile un progresso indefinito della conoscenza, della tecnica e della morale: convinzione questa che verrà successivamente ripresa e rafforzata dalle dottrine positiviste.

Una particolare funzione sociale e politica venne svolta nel "Siècle des Lumières" dai salotti letterari. Gli incontri erano ora organizzati da altolocati membri dell'alta borghesia o dell'aristocrazia riformista francese che erano soliti invitare in casa loro intellettuali più o meno noti per conversare e dibattere temi d'attualità o argomenti particolarmente graditi all'anfitrione. In questo ambiente culturale svolgono un ruolo preminente le donne, le "salonnièries" (salottiere) alle quali il nuovo ideale egualitario illuminista offriva l'opportunità di collaborare, mostrando le proprie doti intellettuali, ad un progetto radicalmente riformista non più riservato a una cultura soltanto maschile.

Emblema dell'illuminismo francese, assieme al pensiero di Voltaire, sarà la grandiosa opera dell'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri che in 35 volumi, pubblicati dal 1751 al 1780, da un consistente gruppo di intellettuali sotto la direzione di Diderot e D'Alembert, diffonderà i principi illuministici non solo in Francia ma, attraverso numerose traduzioni, in tutta Europa.

La Rivoluzione americana
  
Gli Stati Uniti dichiararono la loro indipendenza nel 1776 e sconfissero la Gran Bretagna con l'aiuto della Francia nella Guerra di indipendenza americana. Tutto ebbe inizio con il Boston Tea Party[5] il 16 dicembre 1773. L'Inghilterra aveva imposto alle colonie l'importazione del tè dalle Indie e ne aveva demandato la commercializzazione al minuto direttamente alla Compagnia delle Indie. Questo sottraeva ai commercianti locali i guadagni che prima realizzavano sulla vendita di tale prodotto. Ciò creò grave malcontento fra la popolazione e culminò nella ribellione che, di fatto, diede inizio alla guerra d'indipendenza.
Il 4 luglio 1776, il Secondo congresso continentale, tenutosi a Filadelfia, dichiarò l'indipendenza della nazione chiamata "Stati Uniti d'America" con la Dichiarazione d'indipendenza, scritta da Thomas Jefferson. Il 4 luglio si celebra negli Stati Uniti la nascita della nazione americana. Essa venne creata secondo i principi repubblicani che enfatizzavano i doveri pubblici ed aborrivano la corruzione ed i diritti ereditari nobiliari.
Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine alla guerra, già conclusa de facto tra il 1781 e il 1782. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito.

La Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte

Il XVIII secolo vede la crescita della borghesia mercantile, i progressi culturali e scientifici ed i primi segni della Rivoluzione industriale; contemporaneamente permangono i privilegi delle classi aristocratiche ed ecclesiastiche. Si crea quindi una situazione di tensione che sfocia in un conflitto aperto in Francia. Il rifiuto di Luigi XVI di condividere il proprio potere con il Terzo stato (le classi sociali più basse) porta nel 1789 alla Rivoluzione francese, con la fine della monarchia assoluta in Francia e l'instaurazione della Repubblica.
L'affermazione dei principi di governo democratico e la reazione delle potenze europee, portarono a conflitti che condussero alla presa del potere da parte del generale Napoleone Bonaparte, che condusse una serie di brillanti campagne militari contro tutte le monarchie europee. Queste portarono Napoleone a battere l'Austria (il cui imperatore perse il ruolo di titolare del Sacro Romano Impero), la Russia e la Prussia e a controllare gran parte d'Italia, Germania e Spagna. La resistenza dell'Inghilterra, che mantiene il controllo dei mari, e la disastrosa campagna contro la Russia, portarono alla caduta di Napoleone Bonaparte, il cui impero termina nel 1815 con la sconfitta di Waterloo.

La società d'età moderna

Durante l'età moderna si registrano espansioni e depressioni demografiche. Ogni secolo di espansione è seguito da un secolo di depressione.

La medicina non giunge a decisivi progressi. Le condizioni di igiene sono assai carenti. La mortalità è elevatissima (soprattutto quella infantile) così come la natalità. Quando scoppia un'epidemia si sviluppa un rapido contagio, in particolare nelle città. Solo a partire dal Settecento si arriva ad un sensibile calo della mortalità e a un generale aumento della salute.
Molte, a seconda delle storiografie considerate, possono essere le cause (escludendo le epidemie) di questi cicli alternati demografici. Troviamo, ad esempio, la bassa resa dei terreni coltivati che, in fase di crescita demografica non permette di sfamare in modo soddisfacente la popolazione.

La risoluzione di questo problema (la c.d. rivoluzione agraria), secondo alcuni storici (Paul Bairoch) sarebbe uno dei requisiti della rivoluzione industriale. Un'altra causa, molte volte imputata alle depressioni demografiche, è attribuita al "sistema feudale" in vigore in quell'epoca.

Il sistema feudale seguiva lo schema secondo il quale il produttore diretto produceva sia per il suo sostentamento sia e per il signore.

Il contadino riusciva a soddisfare i bisogni primari accedendo direttamente alla terra. Non aveva bisogno di nulla se non di terra da lavorare. Il signore, in concorrenza con gli altri feudatari, per rimanere un produttore diretto sui propri fondi e per produrre un reddito concede alcuni privilegi, tra i quali quello della concessione consuetudinaria (copy-hold, Erbpacht) tramandabile per via ereditaria. Si concede in pratica un terreno su cui il contadino può lavorare, richiedendo una sorta di tributo (affitto) più eventuali corvées. Durante le crescite demografiche, queste concessioni possono portare al frazionamento dei terreni: infatti il padre può lasciare la terra ai propri figli dividendola tra loro. I figli la dividono ulteriormente per i loro figli e si arriva al punto in cui i "piccoli" appezzamenti rimasti non producono abbastanza per soddisfare i bisogni alimentari.

Troviamo un'Europa fondata sulla terra. In tutti i periodi, sia di crisi che di espansione, si tenta di ampliare i propri possedimenti. Ovviamente ciò è possibile solo ai ceti medio-alti (borghesi, nobili, mercanti). La terra viene vista come uno strumento di profitto sia in caso di crescita sia nei periodi di diminuzione della popolazione. Nel primo caso i prezzi del cibo aumentano e di conseguenza anche il valore della terra. Chi più ne possiede più può produrre. E chi più produce, più guadagna dalla vendita delle derrate. Nel secondo caso invece, diminuiscono i prezzi e il valore della terra, però una buona gestione di quest'ultima permette al proprietario di riuscire a "sostenersi" anche in momenti di gravi carestie.
Durante l'età moderna troviamo uno stile di vita incentrato soprattutto sul lavoro rurale e sul matrimonio, almeno fino alle porte dell'industrializzazione. Secondo le fonti[senza fonte] solo il 2% delle nascite avviene all'infuori di quest'ultimo. In contraddizione troviamo, però, che molti dei concepimenti avvengono prima del matrimonio stesso.