ROMANA, REPUBBLICA (1849)
(1849). Effimero stato democratico creato a Roma in seguito ai fatti
del 1848. L'assassinio di Pellegrino Rossi (15 novembre 1848), primo
ministro laico di Pio IX, segnò la fine del tentativo riformatore e
costrinse il pontefice alla fuga a Gaeta presso Ferdinando II di
Borbone. Il vuoto di potere creatosi nello Stato della Chiesa fu
riempito dalla frenetica attività dei circoli popolari, d'impronta
liberaldemocratica e nazionale, che spinsero il governo provvisorio
a indire l'elezione di un'assemblea costituente a suffragio
universale. I 200 deputati così nominati votarono, il 9 febbraio
1849, la decadenza del potere temporale e l'istituzione della
repubblica. Un primo triumvirato (Armellini, Montecchi, Saliceti) fu
sostituito, in marzo, da un ministero più determinato, guidato da
Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Nonostante le
enormi difficoltà finanziarie e l'intervento armato di contingenti
austriaci, francesi, spagnoli e napoletani, la Repubblica romana,
sotto le cui insegne accorsero patrioti da tutta Italia (da Mameli a
Garibaldi a Pisacane), si difese strenuamente fino al 3 luglio,
quando le truppe del generale Oudinot, sbarcate a Civitavecchia il
25 aprile, espugnarono i bastioni della capitale, restaurarono il
potere pontificio e sciolsero l'Assemblea. Questa, tuttavia, era
riuscita a deliberare un progetto di costituzione che resta l'unico
d'ispirazione democratica redatto durante il Risorgimento.