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Strapaese
Tendenza letteraria che si ispirò alle tradizioni
schiettamente paesane, contro ogni forma di cosmopolitismo o
esterofilia. Le sue origini si possono far risalire al manifesto
nazionalista di G. Papini (1904), e atteggiamenti ‘strapaesani’ sono
già rintracciabili in alcuni scrittori dell’europeizzante
Voce, quali Papini stesso e A. Soffici; ma assunse questo nome, e si
affermò come polemica espressione di un gusto, solo nel primo
dopoguerra. Esponenti maggiori furono M. Maccari, direttore (dal
1927) del periodico di letteratura, arte e costume Il Selvaggio, e
autore del Trastullo di Strapaese (1928), raccolta di versi
popolareggianti; L. Longanesi, che fondò (Bologna, 1926) un
periodico di carattere affine, L’Italiano; C. Malaparte, autore fra
l’altro di L’Arcitaliano (1928). Legati a s. furono artisti e
scrittori diversi come L. Bartolini, R. Bilenchi e O. Rosai; fra i
simpatizzanti si possono citare A. Baldini, R. Bacchelli, G.
Raimondi, C. Pellizzi.
A s. si contrappose stracittà, di cui fu espressione
culminante il cosiddetto Novecento, o novecentismo, capeggiato da M.
Bontempelli. Tanto l’una quanto l’altra tendenza mancarono di un
vero contenuto ideologico, e in breve infatti si estinsero, quando
(come nel caso di Malaparte) non si mescolarono in vario modo tra
loro.