CAPITOLO LXI - IL CONVENTO DELLE CARMELITANE DI BETHUNE

 

 

I grandi criminali recano con sé una specie di predestinazione grazie alla quale sormontano tutti gli ostacoli e che li sottrae a ogni pericolo fino al momento in cui la Provvidenza, stanca di loro, non segna lo scoglio contro cui naufraga la loro empia fortuna. Così era di Milady: essa passò tra le navi incrocianti di due nazioni e poté arrivare a Boulogne senza incidenti. Al suo sbarco a Portsmouth, Milady era una Inglese scacciata da La Rochelle dalle persecuzioni francesi; sbarcando a Boulogne, dopo due giorni di traversata, si spacciò per una Francese che gli Inglesi, mossi dall'odio verso la Francia, avevano angariato a Portsmouth. D'altronde Milady possedeva il più efficace dei passaporti: la sua bellezza, la sua apparenza signorile e la generosità con cui spendeva le pistole. Sottratta alle formalità d'uso grazie al sorriso affabile e alla galanteria di un vecchio governatore del porto che le baciò la mano, ella non rimase a Boulogne se non il tempo necessario per spedire la seguente lettera: "A Sua Eminenza Monsignor Cardinale di Richelieu, al suo campo di La Rochelle. Monsignore, Vostra Eminenza si rassicuri; Sua Grazia il duca di Buckingham non partirà per la Francia. Boulogne, 25 di sera. Milady di… Post Scriptum - Per obbedire al desiderio di Vostra Eminenza, mi reco al convento delle carmelitane di Béthune, dove attenderò i suoi ordini." Infatti, la stessa sera, Milady si mise in cammino; si fece notte, ed ella si fermò e dormì in un albergo; poi, il giorno dopo, alle cinque del mattino partì e tre ore dopo era a Béthune. Chiese dove fosse il convento delle Carmelitane e vi entrò immediatamente. La superiora le andò incontro; Milady le mostrò l'ordine del Cardinale; la badessa le dette una stanza e le fece servire la colazione. Tutto il passato si era già cancellato agli occhi di quella donna e, con lo sguardo volto all'avvenire, essa non vedeva che l'alta fortuna che le serbava il Cardinale di cui ella aveva servito così bene gli interessi senza che il suo nome fosse minimamente implicato in tutta questa sanguinosa faccenda. Le passioni sempre nuove che la consumavano davano alla sua vita l'apparenza di quelle nubi che passano nel cielo, riflettendo ora l'azzurro, ora il fuoco, ora il nero opaco della tempesta e che non lasciano sulla terra altra traccia che la devastazione e la morte. Dopo la colazione, la badessa venne a farle visita; nel chiostro ci sono poche distrazioni e la buona superiora aveva fretta di fare conoscenza con la sua nuova pensionante. Milady voleva piacere alla badessa; ora, questa era una cosa facile per la donna veramente superiore che essa era; cercò dunque di essere amabile e fu deliziosa tanto che sedusse la buona superiora con la sua conversazione così varia e con le grazie di cui tutta la sua persona era adorna. La badessa, ch'era nobile di nascita, prediligeva le storie della corte che arrivano tanto raramente sino alle estremità del Regno, e che, soprattutto, stentavano molto a varcare i muri dei conventi, alle soglie dei quali vengono a spirare i rumori mondani. Milady, invece, era al corrente di tutti gli intrighi aristocratici, in mezzo ai quali da cinque o sei anni aveva vissuto costantemente; si mise dunque a intrattenere la buona badessa delle pratiche mondane della corte di Francia, mescolate alle esagerate devozioni del Re, e le fece la cronaca scandalosa dei signori e delle dame della corte, che la badessa conosceva perfettamente, con un lieve accenno agli amori della regina con Buckingham parlando molto per far sì che la sua ascoltatrice parlasse un poco. Ma la badessa si limitò ad ascoltare, sorridendo senza dir parola. Però, siccome Milady si accorse che questo genere di racconti la divertiva molto, continuò; sennonché questa volta fece cadere la conversazione sul Cardinale. Tuttavia, era molto imbarazzata; non sapeva se la badessa fosse realista o cardinalista; così si tenne in prudente giusto mezzo; ma la badessa, dal canto suo, fu ancora più riservata e prudente poiché si accontentò di fare un profondo inchino col capo, ogni volta che la viaggiatrice faceva il nome di Sua Eminenza. Milady cominciò a temere di annoiarsi mortalmente in convento per cui si decise ad arrischiare qualche cosa per sapere subito che contegno le convenisse tenere. Volendo vedere sin dove si sarebbe spinta la discrezione della superiora, cominciò a dir male, in maniera molto dissimulata dapprima, poi in modo sempre più circostanziato, del Cardinale, raccontando gli amori del ministro con la signora di Aiguillon, con Marion de Lorme e con qualche altra donna galante. La badessa ascoltò con più attenzione, si animò un poco e sorrise. "Bene" si disse Milady "prende gusto ai miei discorsi, se è cardinalista, non ci mette nessun fanatismo." Allora parlò del modo con cui Richelieu perseguitava i suoi nemici; ma la badessa si limitò a fare il segno della croce, senza approvare o disapprovare. Ciò confortò Milady nell'opinione che la suora fosse più realista che cardinalista. Milady continuò dunque rincarando la dose. "Io sono molto all'oscuro di tutte queste storie" finì col dire la badessa "ma per quanto lontane dalla corte ed estranee agli interessi del mondo nel quale siamo state poste a vivere, abbiamo ugualmente qualche triste esempio di quanto ci raccontate; e una delle nostre pensionanti ha molto sofferto per le persecuzioni e le vendette del Cardinale." "Una delle vostre pensionanti!" esclamò Milady. "Oh, mio Dio! Povera donna! come la compiango!" "E avete ragione, perché è veramente da compiangere: essa ha tutto sofferto: prigione, minacce, cattivi trattamenti. Ma, tutto sommato" riprese la monaca "sebbene il suo viso sia angelico, forse il Cardinale aveva dei motivi plausibili per agire come ha fatto; non conviene giudicare le persone dall'apparenza." "Bene" disse Milady a se stessa "chi sa! Forse sto per scoprire qualcosa di interessante, mi pare di essere in vena." Si studiò di dare al proprio viso un'espressione di perfetto candore. "Ahimè!" disse Milady "lo so; si dice che non bisogna credere alle fisionomie, ma a che cosa crederemo, se non crediamo all'opera più bella del Signore? Quanto a me, io mi lascerò forse ingannare per tutta la vita; ma mi fiderò sempre di una creatura il cui viso mi ispiri simpatia." "Allora" disse la badessa "sareste tentata di credere che questa giovane donna è innocente?" "Monsignor Cardinale non punisce solo i delitti" diss'ella "ci sono certe virtù che perseguita assai di più di certi misfatti." "Permettetemi, signora, di esprimervi la mia sorpresa" disse la badessa. "A proposito di che?" domandò ingenuamente Milady. "Del vostro linguaggio." "Che cosa trovate di sorprendente nelle mie parole?" domandò sorridendo Milady. "Voi siete amica del Cardinale, visto che egli vi ha mandato qui, tuttavia…" "E tuttavia ne dico male" riprese Milady completando il pensiero della superiora. "Per lo meno non ne dite bene." "Il fatto è che io non sono sua amica" diss'ella sospirando "ma la sua vittima." "E tuttavia la lettera con cui egli vi raccomanda a me?…" "E' un ordine per me di restare in questa specie di prigione dalla quale mi farà togliere da uno dei suoi satelliti." "Perché non siete fuggita?" "Dove andrei? Credete ci sia un luogo della terra dove il Cardinale non possa raggiungermi, solo che voglia allungare la sua terribile mano? Se fossi un uomo, a stretto rigore, la cosa sarebbe ancora possibile; ma una donna, che cosa volete che faccia una povera donna? Quella giovane pensionante che avete qui, ha forse tentato di fuggire?" "Veramente, no; ma per lei la cosa è diversa, credo che sia trattenuta in Francia da qualche amore." "Allora" disse Milady sospirando "se ama non è completamente da compiangere." "Cosicché" insisté la badessa guardando Milady con simpatia "voi siete un'altra povera perseguitata?" "Ahimè, sì!" disse Milady. La monaca guardò Milady con inquietudine come se un nuovo pensiero sorgesse nella sua mente, poi domandò balbettando: "Voi non siete nemica della nostra Santa religione?" "Io?" esclamò Milady. "Io, protestante! Attesto davanti a Dio che ci ascolta che sono, al contrario, cattolica fervente." "Allora, signora" disse sorridendo la badessa "rassicuratevi; la casa in cui siete ricoverata non sarà una prigione troppo dura; anzi, faremo tutto quanto potremo per rendervi cara la prigionia. C'è di più: voi troverete qui la giovane donna di cui vi ho parlato, perseguitata certamente per qualche intrigo di Corte, e vedrete come è gentile e graziosa." "Come si chiama?" "Mi è stata raccomandata da una persona posta molto in alto col nome di Ketty; non ho mai cercato di conoscere il suo vero nome." "Ketty!" esclamò Milady "ne siete sicura?" "Che si fa chiamate così? Sì, signora. La conoscete forse?" Milady sorrise fra sé dell'idea che le si era presentata che quella giovane donna potesse essere la sua ex-cameriera. Al ricordo di quella ragazza si mischiava un ricordo collerico, e un desiderio di vendetta aveva sconvolti i lineamenti di Milady, che tuttavia ripresero quasi subito l'espressione calma e benevola che quella donna dai cento volti aveva momentaneamente fatto perdere loro. "E quando potrò vedere questa giovane signora, per la quale sento già vivissima simpatia?" domandò Milady "Questa sera" disse la badessa "e forse anche durante la giornata. Ma voi siete in viaggio da quattro giorni, me l'avete detto voi stessa; stamane vi siete alzata alle cinque, avrete quindi bisogno di riposarvi. Coricatevi e dormite, vi sveglieremo all'ora del pranzo." Sebbene Milady avesse anche potuto fare a meno di dormire, sostenuta com'era da tutte le eccitazioni che una nuova avventura faceva provare al suo cuore avido di intrighi, pure seguì il consiglio della superiora: da dodici o quindici giorni era passata attraverso tali e tante emozioni diverse che, se il suo corpo di ferro poteva ancora sopportare la stanchezza, il suo spirito aveva necessità di riposo. Salutò quindi la badessa e si coricò dolcemente cullata dalle idee di vendetta alle quali il nome di Ketty l'aveva ricondotta naturalmente. Ricordava la promessa quasi illimitata fattale dal Cardinale per il caso che fosse riuscita nella sua impresa. Essa era riuscita, e avrebbe quindi potuto vendicarsi di d'Artagnan. Una sola cosa la spaventava: il ricordo del marito, il conte de la Fére, ch'ella aveva creduto morto o quanto meno espatriato, e che aveva ritrovato in Athos, il migliore amico di d'Artagnan. Però, pensava, se era l'amico di d'Artagnan, egli aveva dovuto certamente aiutarlo in tutti gli intrighi per mezzo dei quali la Regina aveva sventato i progetti di Sua Eminenza; se era l'amico di d'Artagnan era il nemico del Cardinale e senza dubbio essa sarebbe riuscita a coinvolgerlo nella vendetta entro le spire della quale contava di soffocare il giovane moschettiere. Tutte queste speranze erano dei dolci pensieri per Milady, e così, cullata da essi, ella si addormentò quasi immediatamente. Una voce dolce che risonava ai piedi del suo letto la svegliò. Aprì gli occhi e vide la badessa in compagnia di una giovane donna dai capelli biondi, dal colorito delicato, che fissava su di lei uno sguardo pieno di benevola curiosità. Il viso di quella giovane donna le era del tutto sconosciuto; entrambe si esaminavano con scrupolosa attenzione, mentre scambiavano i complimenti abituali. Erano tutte e due molto belle, ma di due bellezze affatto diverse. Tuttavia, Milady sorrise rendendosi conto di avere largamente il sopravvento sulla giovane donna per ciò che riguardava la nobiltà dell'aspetto e l'eleganza dei modi. E' vero che l'abito da novizia indossato dalla giovane donna non era il più adatto per sostenere una lotta del genere. La badessa fece le presentazioni, poi, quando questa formalità fu compiuta, poiché i suoi doveri la chiamavano in chiesa, lasciò sole le due giovani donne. La novizia, vedendo che Milady era ancora coricata, voleva seguire la superiora; ma Milady la pregò di restare dicendo: "Come, signora, vi ho appena veduta e volete già privarmi della vostra presenza, sulla quale tuttavia contavo un poco, lo confesso, per il tempo che devo trascorrere qui?" "No, signora" rispose la novizia "soltanto temevo di aver scelto male il momento; voi dormivate ed eravate stanca." "Ebbene" disse Milady "che cosa si può desiderare dopo un buon sonno? Un buon risveglio. Questo risveglio voi me lo avete dato. Lasciate che me lo goda comodamente." E, prendendole una mano, la attirò su una poltrona ch'era presso il suo letto. "Mio Dio! Sono ben disgraziata!" esclamò essa; "da sei mesi sono qui senza l'ombra di una distrazione; voi arrivate, la vostra presenza prometteva di essere per me una compagnia deliziosa, ed ecco che, secondo ogni possibilità, dovrò lasciare il convento da un momento all'altro!" "Come!" disse Milady; "dovete andarvene?" "Per lo meno lo spero!" disse la novizia con un'espressione di gioia che non cercava minimamente di dissimulare. "Mi pare di aver capito che avete sofferto per colpa del Cardinale" continuò la viaggiatrice; "sarebbe un motivo di più di simpatia tra noi." "La buona madre mi ha dunque detto la verità; anche voi siete una vittima di quel cattivo Cardinale?" "Zitta!" disse Milady "anche qui non conviene parlare così di quell'uomo; tutte le mie disgrazie hanno avuto origine dall'aver detto su per giù ciò che avete detto or ora alla presenza di una donna che credevo amica mia, e che mi ha tradita. Siete anche voi la vittima di un tradimento?" "No" disse la novizia "sono vittima della mia fedeltà a una donna che amavo e alla quale avrei fatto e farei dono della vita." "E che vi ha abbandonato, è così?" "Sono stata abbastanza ingiusta da crederlo, ma da tre o quattro giorni ho la prova del contrario e ne ringrazio Dio; mi sarebbe costato troppo pensare che mi aveva dimenticata. Ma voi, signora" continuò la novizia "mi sembrate libera e, che se voleste fuggire, dipenderebbe solo da voi." "Dove volete che vada? Non ho amici, non ho denaro e sono in una regione di Francia che non conosco, nella quale non ero mai venuta." "Oh!" esclamò la novizia "quanto ad amici, ne troverete dovunque andiate; siete tanto bella e sembrate così buona!" "Il che non toglie" riprese Milady addolcendo il suo sorriso in modo da dargli un'espressione angelica "che io sia sola e perseguitata." "Ascoltate" disse la novizia "bisogna sempre sperare nell'aiuto del cielo; viene un giorno in cui il bene che si è fatto perora la nostra causa davanti a Dio e, guardate, forse è stata una fortuna per voi conoscermi, giacché per quanto umile e priva di potere io sia, se uscirò di qui avrò certo qualche amico potente che, dopo aver combattuto per me, potrà combattere per voi." "Quando dico che sono sola" disse Milady che sperava, parlando dei casi suoi, di far parlare la novizia "non è perché non abbia anch'io qualche conoscenza altolocata, ma il fatto è che queste conoscenze tremano anch'esse di fronte al Cardinale: la Regina stessa non osa tenere testa al terribile ministro; ho la prova che Sua Maestà, nonostante il suo buon cuore, ha dovuto più d'una volta abbandonare alla collera di Sua Eminenza quelli che l'avevano fedelmente servita." "Credetemi, signora, la Regina può aver avuto l'aria di avere abbondanti i suoi fedeli; ma non bisogna fidarsi delle apparenze: più i suoi amici sono perseguitati, più la Regina pensa a loro; e spesso, quando meno ci pensano, essi hanno la prova del suo buon ricordo." "Ebbene lo credo!" sospirò Milady "la Regina è tanto buona!" "Ah, voi la conoscete dunque, questa bella e nobile Regina poiché ne parlate così!" esclamò con entusiasmo la novizia. "Cioè" riprese Milady messa con le spalle al muro "non ho l'onore di conoscerla personalmente; ma conosco molti del suoi amici più intimi: conosco il signor di Putange; ho conosciuto in Inghilterra il signor Dujard, conosco il signor di Tréville." "Il signor di Tréville!" esclamò la novizia "voi conoscete il signor di Tréville?" "Sì, benissimo, anzi molto." "Il capitano dei moschettieri del Re?" "Oh! vedrete che tra poco scopriremo di essere già note l'una all'altra, quasi delle vecchie amiche. Se conoscete il signor di Tréville, sarete andata in casa sua?" "Spesso" affermò Milady, che, messasi per questa via e accorgendosi che la menzogna dava buoni frutti; voleva andare sino in fondo. "In casa sua avrete visto qualcuno dei suoi moschettieri?" "Tutti quelli che egli riceve abitualmente" continuò Milady per la quale questa conversazione veniva acquistando un reale interesse. "Nominatene qualcuno di quelli che conoscete e vedrete che saranno amici miei." "Ma" disse Milady con imbarazzo "conosco il signor di Souvigny, il signor de Courtivron, il signor de Férussac." La novizia la lasciò dire; poi, vedendo che non continuava, domandò: "Non conoscete un gentiluomo che si chiama Athos?" Milady divenne pallida come le lenzuola fra le quali riposava, e, per quanto padrona di se stessa ella fosse, non poté reprimere un grido e afferrò la mano della sua interlocutrice divorandola con gli occhi. "Che avete? Mio Dio!" domandò la povera donna. "Ho detto qualche cosa che vi abbia offeso?" "No, ma questo nome mi ha colpito perché anch'io ho conosciuto questo gentiluomo e mi sembra strano di trovare qualcuno che lo conosce molto." "Oh! sì, molto, molto! e non lui solo, ma anche i suoi amici; i signori Porthos e Aramis." "In verità, conosco anche loro!" esclamò Milady che sentì il freddo penetrarle fino al cuore. "Ebbene, se li conoscete, dovete sapere che sono buoni e leali compagni; perché, se avete bisogno di aiuto, non vi rivolgete a loro?" "Il fatto è che" disse balbettando Milady "io non ho un vero legame con nessuno di essi; li conosco per averne sentito molto parlare da uno dei loro amici, il signor d'Artagnan." "Conoscete il signor d'Artagnan!" esclamò la novizia, afferrando, a sua volta, una mano di Milady. Poi notando la strana espressione dello sguardo di Milady: "Scusate, signora" disse "in che modo lo conoscete?" "Ma…" rispose con imbarazzo Milady "come amico…" "No, voi m'ingannate, signora" disse la novizia "voi siete stata la sua amante." "Voi, voi siete stata la sua amante" esclamò a sua volta Milady. "Io?" "Sì, voi; ora vi riconosco: siete la signora Bonacieux." La giovane indietreggiò meravigliata e impaurita. "Non negate, rispondetemi" riprese Milady. "Ebbene, sì, signora io lo amo" disse la novizia. "Siamo forse rivali?" Il viso di Milady si illuminò d'un fuoco talmente selvaggio che, in tutt'altra circostanza, la signora Bonacieux sarebbe fuggita spaventata, ma in quel momento essa era tutta gelosia. "Suvvia, ditemi, signora" riprese la signora Bonacieux con un'energia della quale la si sarebbe creduta incapace "siete o non siete stata la sua amante?" "Oh, no" esclamò Milady con un accento che non ammetteva dubbi sulla sua perfetta sincerità "Mai! Mai!" "Vi credo" disse la signora Bonacieux. "Ma perché dunque avete gridato così?" "Come, non capite?" disse Milady che si era già rimessa dal suo turbamento e aveva ripreso il dominio di sé. "Come posso capire se non so nulla?" "Non capite che il signor d'Artagnan, essendo mio amico, mi aveva presa per confidente?" "Davvero!" "Non capite che so tutto, il vostro rapimento nella piccola casetta di Saint-Germain, la sua disperazione, quella dei suoi amici e le loro inutili ricerche. E come volete che non mi meravigli quando, senza aspettarmelo, mi trovo di fronte a voi, di voi della quale abbiamo parlato tanto spesso insieme, di voi ch'egli ama con tutte le forze dell'anima, di voi ch'egli mi aveva fatto amare prima ancora che vi conoscessi? Ah! mia cara Costanza, vi ho dunque trovata, finalmente!" E Milady tese le braccia alla signora Bonacieux che ormai persuasa da ciò che essa le aveva detto, non vide più in quella donna che un momento prima aveva creduta sua rivale, se non un'amica sincera e devota. "Oh! perdonatemi. perdonatemi!" esclamò abbandonandosi sulla sua spalla. "L'amo tanto!" Le due donne rimasero per un attimo allacciate, e certamente se le forze di Milady fossero state pari al suo odio, la signora Bonacieux non sarebbe uscita viva da quell'abbraccio. Ma, non potendo soffocarla, ella sorrise e disse: "Cara! bella e cara piccola! come sono felice di vedervi! Lasciate che vi guardi!" E dicendo queste parole, essa la divorava effettivamente con lo sguardo. "Sì, siete proprio voi! Da ciò che egli mi ha detto, vi riconosco, vi riconosco benissimo." La povera giovane non poteva certo immaginare ciò che accadeva di spaventosamente crudele dietro lo schermo di quella fronte pura, dietro quegli occhi tanto brillanti nei quali non leggeva che l'interesse e la compassione. "Allora sapete ciò che ho sofferto" disse la signora Bonacieux "poiché egli vi ha detto che soffriva. Ma soffrire per lui era una gioia!" Milady ripeté macchinalmente: Oh, si, una gioia!" Ella pensava ad altro. La signora Bonacieux continuò: "Ma ormai il mio supplizio sta per finire; domani, questa sera forse, lo rivedrò, e allora il passato non esisterà più." "Questa sera? Domani?" esclamò Milady strappata al suo fantasticare da queste parole. "Che volete dire? Aspettate sue notizie?" "Aspetto lui." "Lui! d'Artagnan, qui?" "Proprio lui!" "Ma è impossibile! Egli è all'assedio di La Rochelle col Cardinale, non tornerà a Parigi se non a guerra finita." "Così credete, ma c'è forse qualche cosa d'impossibile per il mio d'Artagnan, il nobile e leale gentiluomo?" "Non posso credervi." "Ebbene, leggete questo" disse la disgraziata giovane, e accecata dalla gioia e dall'orgoglio, porse un foglio a Milady. "La scrittura della signora di Chevreuse" disse Milady a se stessa. "Ero certa che c'era qualche intrigo da questa parte!" E lesse avidamente queste poche righe: "Mia cara bambina, state pronta; il nostro amico vi vedrà prestissimo, e vi vedrà per togliervi dalla prigione in cui doveste nascondervi per la vostra sicurezza personale: preparatevi dunque alla partenza e non perdete mai la speranza in noi. "Il nostro delizioso Guascone si è mostrato ancora una volta valoroso e fedele come sempre: ditegli che qualcuno gli è riconoscentissimo del consiglio ch'egli ha dato." "La lettera è chiara" affermò Milady "ma sapete di che consiglio si tratta?" "No. Ma penso ch'egli abbia avvertito la Regina di qualche nuovo tradimento del Cardinale." "Sì, è così senza dubbio" disse Milady restituendo la lettera a Costanza e lasciando cadere la testa pensierosa sul petto. In quel momento si udì il galoppo di un cavallo. "Oh!" esclamò la signora Bonacieux precipitandosi alla finestra. "Possibile che sia già lui?" Milady era rimasta nel suo letto pietrificata dalla sorpresa, tante cose inaspettate le giungevano addosso l'una dopo l'altra, che per la prima volta la sua testa non reggeva allo sforzo. "Lui! Lui!" mormorò "che sia proprio lui?" "Ahimè, no!" disse la signora Bonacieux; "è un uomo che non conosco, ma che mi ha l'aria di venir qui; sì, ha rallentato la corsa, si è fermato al portone, suona." Milady saltò giù dal letto. "Siete sicura che non è lui?" disse. "Oh, sicurissima!" "Forse avrete visto male…" "Oh, se vedessi solamente la piuma del suo cappello, un lembo del suo mantello, lo riconoscerei!" Milady si vestiva. "Non importa! Dite che quell'uomo viene qui?" Sì, è già entrato." "Sarà venuto per me o per voi." "Come sembrate agitata, Dio mio!" "Sì, lo confesso, non sono tranquilla come voi, ho paura del Cardinale." "Silenzio!" disse la signora Bonacieux "viene qualcuno." Infatti la porta si aprì ed entrò la superiora. "Siete voi che arrivate da Boulogne?" domandò a Milady. "Sì, sono io" rispose questa cercando di ritrovare il proprio sangue freddo. "Chi mi vuole?" "Un uomo che non vuole dire il suo nome, ma che viene da parte del Cardinale." "E vuole parlarmi?" domandò Milady. "Vuol parlare alla signora arrivata da Boulogne." "Allora fatelo entrare, signora, ve ne prego." "Oh! Dio mio! Dio mio!" esclamò la signora Bonacieux. "Non si tratterà di qualche cattiva notizia?" "Lo temo." "Vi lascio con questo sconosciuto, ma, se permettete, tornerò non appena se ne sarà andato." "Ma certo. Ve ne prego." La superiora e la signora Bonacieux uscirono. Milady rimase sola, con gli occhi fissi sulla porta; un istante dopo, un rumore di speroni risonò per le scale, poi dei passi si avvicinarono, la porta si aprì e un uomo apparve sulla soglia. Milady dette in un grido di gioia: quell'uomo era il conte di Rochefort, l'anima dannata di Sua Eminenza.

 

 

 

 

 

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