CAPITOLO LVIII - L'EVASIONE

 

 

Come lord Winter aveva preveduto, la ferita di Milady non era pericolosa; appena fu sola con la donna che il barone aveva fatta chiamare e che si affrettava a svestirla, essa riaprì gli occhi. Occorreva tuttavia fingere la debolezza e la sofferenza e questo non era difficile per un'abile commediante come Milady; la povera donna fu così bene ingannata dalla prigioniera, che, ad onta delle insistenze di questa, si ostinò a vegliare tutta la notte. La presenza di questa donna non impedì a Milady di pensare ai casi suoi. Non c'era più dubbio, Felton era convinto, Felton era suo; se anche un angelo fosse apparso al giovanotto per accusare Milady, egli, nelle disposizioni di spirito in cui si trovava, lo avrebbe scambiato per un inviato del demonio. A questo pensiero, Milady sorrideva, perché Felton era ormai la sua sola speranza, il suo solo mezzo di salvezza. Ma lord Winter poteva aver concepito qualche sospetto su di lui, ma Felton poteva ora essere anch'egli sorvegliato… Verso le quattro del mattino, il medico arrivò; ma da quando Milady s'era colpita, la ferita si era già chiusa; il medico non poté dunque misurarne né la direzione né la profondità, dal polso della malata però si rese conto che la cosa non era grave. Alla mattina, col pretesto che in tutta la notte non aveva potuto chiudere occhio e che aveva bisogno di riposo, Milady congedò la donna che l'aveva vegliata. Aveva ancora una speranza, ed era che Felton venisse all'ora della colazione, ma Felton non venne. I suoi timori erano forse divenuti realtà? Felton, divenuto sospetto al barone, stava forse per mancarle nel momento decisivo? Non aveva più che un giorno; lord Winter le aveva annunciato il suo imbarco per il 23, e si era già al mattino del 22. Nondimeno, essa attese pazientemente fino all'ora del pranzo. Sebbene al mattino non avesse mangiato, il pranzo le fu portato alla solita ora e Milady si accorse con spavento che l'uniforme dei soldati di guardia non era più la stessa. Allora si arrischiò a domandare che ne fosse di Felton; le fu risposto che un'ora prima era montato a cavallo ed era partito Si informò se il barone era sempre nel castello, il soldato rispose affermativamente e aggiunse che aveva avuto l'ordine di avvertirlo se la prigioniera avesse voluto parlargli. Milady rispose che per il momento era troppo debole e che desiderava unicamente star sola. Il soldato uscì lasciando il pranzo pronto. Felton era stato allontanato, i soldati di marina erano mutati, dunque si diffidava di Felton. Era l'ultimo colpo alle speranze della prigioniera. Appena fu sola, ella si alzò; quel letto dove era rimasta per prudenza e perché la si credesse ferita gravemente, la bruciava come un braciere ardente. Dette un'occhiata alla porta; il barone aveva fatto inchiodare un'asse sullo spioncino, certamente temeva che attraverso quel piccolo pertugio, essa riuscisse ancora, con qualche mezzo diabolico, a sedurre i custodi. Milady sorrise di gioia; poteva dunque abbandonarsi alla sua agitazione senza essere osservata; ella percorreva la camera con l'esaltazione di una pazza furiosa o di una tigre chiusa in gabbia di ferro. Certo, se il coltello le fosse rimasto, essa avrebbe pensato non più a uccidersi, ma, questa volta, a uccidere il barone. Alle sei lord Winter entrò, armato fino ai denti. Quell'uomo che Milady aveva considerato fino a quel momento un gentiluomo abbastanza sciocco, era diventato un abilissimo carceriere; sembrava prevedere, indovinare, prevenire tutto. Una sola occhiata gettata su Milady bastò a rivelargli ciò che succedeva nella sua anima. "Sta bene" disse "ma anche per oggi non mi ucciderete; non avete più armi e, d'altronde io sto in guardia. Avevate cominciato a pervertire il mio povero Felton che subiva già la vostra influenza infernale; ma io voglio salvarlo, non vi vedrà più e tutto sarà finito. Fate i vostri fagotti, domani partirete. Avevo deciso di imbarcarmi il giorno 24, ma ho pensato che più affrettavo la cosa, più questa sarebbe stata sicura. Domani a mezzogiorno, avrò l'ordine di deportazione firmato Buckingham. Se prima di essere sulla nave rivolgerete una sola parola a chicchessia, il mio sergente vi farà saltare le cervella, secondo l'ordine che gli ho dato; se sulla nave rivolgerete la parola a qualcuno, senza il permesso del capitano, il capitano stesso vi getterà a mare, come ho convenuto con lui. Arrivederci, per oggi null'altro ho a dirvi. Domani vi rivedrò per dirvi addio." E ciò detto, il barone uscì. Milady aveva ascoltato tutto questo minaccioso discorso con un sorriso sdegnoso sulle labbra ma con la rabbia nel cuore. La cena fu servita; Milady sentì che aveva bisogno di forze perché non sapeva che cosa poteva accadere durante la notte che si appressava minacciosa; infatti grossi nuvoloni solcavano il cielo e lampi lontani facevano prevedere un uragano. Verso le dieci di sera, l'uragano si scatenò; Milady si sentiva felice di vedere la natura condividere il disordine del suo cuore; il tuono brontolava nel cielo come la collera nel suo animo; le sembrava che le raffiche, passando, sconvolgessero la sua fronte come gli alberi di cui torceva i rami e rapiva le foglie; essa urlava come l'uragano, e la sua voce si perdeva nella grande voce della natura che, anch'essa, sembrava gemere e disperarsi. A un tratto sentì picchiare ai vetri e alla luce di un lampo vide il viso di un uomo apparire dietro le sbarre. Corse alla finestra e l'aprì. "Felton!" esclamò. "Sono salva!" "Sì" disse Felton "ma tacete. Mi ci vuol tempo per segare le sbarre. State attenta che non vi vedano dallo spioncino." "Lo spioncino è chiuso con un'asse" rispose Milady "è una prova che il Signore è con noi." "Va bene, Dio li ha resi ciechi" disse Felton. "Che debbo fare?" domandò Milady. "Niente, niente. Soltanto richiudete la finestra. Coricatevi o, per lo meno, mettetevi sul letto vestita; quando avrò finito, picchierò ai vetri. Ma potrete seguirmi?" "Oh, sì!" "La vostra ferita?" "Mi fa male, ma non m'impedisce di camminare." "Allora state pronta al primo segnale." Milady richiuse la finestra, spense la lampada e, come le aveva consigliato Felton, andò a rannicchiarsi nel suo letto. Frammisto all'ululare della tempesta, sentiva lo stridere della lima sulle sbarre di ferro e alla luce dei lampi scorgeva, dietro ai vetri, l'ombra del giovine. Ella passò un'ora, senza quasi respirare, ansimante; il sudore le bagnava la fronte e il cuore era stretto da un'angoscia spaventevole, a ogni movimento che udiva nel corridoio. Vi sono ore che durano come anni. Dopo un'ora Felton picchiò di nuovo. Milady balzò dal letto e aprì. Due sbarre tolte all'inferriata lasciavano un'apertura sufficiente al passaggio di un uomo. "Siete pronta?" domandò Felton. "Sì. Debbo prendere qualcosa con me?" "Danaro, se ne avete." "Sì, per fortuna mi è stato lasciato tutto quello che possedevo." "Tanto meglio, perché tutto il mio se ne è andato per noleggiare una barca." "A voi" disse Milady, consegnando al giovanotto un sacchetto pieno di monete d'oro. Felton lo prese e lo gettò ai piedi del muro. "E ora" disse "volete venire?" "Eccomi." Milady salì sopra una poltrona e passò la metà superiore del corpo attraverso le sbarre; vide il giovine ufficiale sospeso sull'abisso con una scala di corda. Per la prima volta, un moto di terrore le ricordò ch'era donna. Il vuoto la spaventava. "Lo temevo" disse Felton. "Non è nulla, non è nulla" disse Milady "scenderò a occhi chiusi." "Vi fidate di me?" disse Felton. "E me lo chiedete?" "Avvicinate le mani, incrociate, così, bene." Felton le legò i polsi col suo fazzoletto, poi, al di sopra del fazzoletto, con una corda. "Che fate?" domandò meravigliata Milady. "Passate le vostre braccia attorno al mio collo e non abbiate timore." "Ma vi farò perdere l'equilibrio, ci ammazzeremo entrambi." Non c'era più un secondo da perdere; Milady passò le braccia intorno al collo di Felton e si lasciò scivolare fuori dalla finestra. Felton cominciò a scendere gli scalini lentamente, a uno a uno. Nonostante il peso dei due corpi, il soffio dell'uragano li faceva dondolare nell'aria. A un tratto Felton si fermò. "Che c'è?" domandò Milady. "Silenzio" disse Felton. "Sento dei passi. "Siamo scoperti." Per un attimo non si udì alcun suono "Non è nulla" disse Felton. "Ma infine, che cos'è questo rumore?" "Quello della pattuglia che sta per passare sul cammino di ronda." "Dov'è il cammino di ronda?" "Proprio sotto di noi." "Saremo scoperti." "No, se non ci sono lampi." "La pattuglia urterà nella scala." "Per fortuna è alta dal suolo sei piedi." "Eccoli, Dio mio!" "Silenzio!" Tutti e due restarono sospesi a venti piedi da terra, immobili e senza fiato; nel frattempo i soldati passavano sotto di loro ridendo e chiacchierando. Fu un momento terribile per i fuggiaschi. La pattuglia passò, si udì il rumore dei passi che si allontanavano e il mormorio delle voci che andava indebolendosi. "Ora siamo salvi!" disse Felton. Milady emise un sospiro e svenne. Felton continuò a discendere. Giunto all'ultimo gradino della scala e quando non sentì più appoggio sotto i suoi piedi, si attaccò con le mani; infine, giunto all'ultimo scalino, si lasciò spenzolare nel vuoto e toccò terra. Si abbassò, raccolse il sacchetto d'oro e lo mise tra i denti. Poi sollevò Milady tra le braccia e si allontanò in fretta dal lato opposto a quello verso il quale si era allontanata la pattuglia. Lasciò ben presto il cammino di ronda, discese attraverso le rocce e, arrivato sulla riva del mare, fece un fischio. Un fischio uguale gli rispose e cinque minuti dopo egli vide comparire una barca montata da quattro uomini. La barca si avvicinò alla riva più che le fu possibile; Felton scese nell'acqua sino alla cintola poiché non volle affidare a nessuno il suo prezioso fardello. Per fortuna la tempesta cominciava a calmarsi, ma il mare era ancora agitato; la piccola barca saltava sulle onde come un guscio di noce. "Allo sloop" comandò Felton "e remate presto." I quattro uomini si misero a remare; ma le onde erano ancora troppo forti perché i remi potessero far presa efficace. Tuttavia si allontanavano dal castello e questa era la cosa principale. La notte era profondamente tenebrosa, era già impossibile scorgere la riva dalla barca, e a maggior ragione nessuno avrebbe potuto vedere la barca dalla riva. Un punto nero si dondolava sul mare. Era lo sloop. Mentre la barca avanzava verso di esso con tutta la forza dei suoi quattro remi, Felton slegò la corda e il fazzoletto che tenevano avvinte le mani di Milady. Poi, quando le mani furono slegate, prese un po' d'acqua di mare e le spruzzò il volto. Milady emise un sospiro e aprì gli occhi. "Dove sono?" domandò. "Siete salva!" rispose il giovane ufficiale. "Oh! Salva! Salva!" esclamò ella. "Oh, ecco il cielo, ecco il mare! E' aria questa che respiro, l'aria della libertà. Ah!… grazie, Felton, grazie!" Il giovanotto se la strinse al cuore. "Ma che ho alle mani?" domandò Milady. "Mi pare che i miei polsi siano stati spezzati entro una morsa." Infatti Milady alzò le braccia e mostrò i polsi illividiti e contusi. "Ahimè!" sospirò Felton guardando quelle belle mani e scotendo lentamente la testa. "Oh! Non è nulla, non è nulla" disse Milady "ora ricordo." Milady girò gli occhi intorno come se cercasse qualche cosa. "E' qui" disse Felton spingendo coi piedi il sacchetto dell'oro. Lo sloop era ormai vicino. Il marinaio di quarto dette la voce e quelli della barca risposero. "Che bastimento è questo?" chiese Milady. "Quello che ho noleggiato per voi." "Dove mi condurrà?" "Dove vorrete, purché prima mi facciate discendere a Portsmouth." "Che cosa andate a fare a Portsmouth?" "A eseguire gli ordini di lord Winter" disse Felton con un cupo sorriso. "Quali ordini?" domandò Milady. "Ma non capite proprio?" disse Felton. "No, spiegatevi, ve ne prego." "Siccome diffidava di me, ha voluto sorvegliarvi egli stesso e mi ha mandato in vece sua da Buckingham per fargli firmare l'ordine per la vostra deportazione." "Ma se diffidava di voi, come mai vi ha consegnato quest'ordine?" "Egli non sospettava che io sapessi di che si trattava." "E' vero. E voi andate a Portsmouth?" "Non ho tempo da perdere: domani ne abbiamo 23 e Buckingham deve partire domani con la flotta." "Ma per dove parte domani?" "Per La Rochelle." "Non deve partire!" esclamò Milady, perdendo la sua abituale presenza di spirito. "State tranquilla" rispose Felton "non partirà" Milady trasalì di gioia; aveva letto nel più profondo del cuore del giovane; la morte di Buckingham vi era scritta in tutte lettere. "Felton…" disse "voi siete grande come Giuda Maccabeo! Se morirete, io morirò con voi: di più non posso dirvi." "Zitta!" sussurrò Felton. "Siamo arrivati." Infatti erano a fianco dello sloop. Felton ne salì la scala per primo, e dette la mano a Milady, mentre i marinai la sostenevano, perché il mare era ancora molto agitato. Un attimo dopo erano sul ponte. "Capitano!" disse Felton "ecco la persona di cui vi ho parlato, che bisogna condurre sana e salva in Francia." "In cambio di mille pistole" disse il capitano. "Ve ne ho già date cinquecento." "E' giusto" disse il capitano. "Ed ecco le altre cinquecento" riprese Milady prendendo in mano il sacco dell'oro. "No" disse il capitano "io non ho che una parola, e l'ho data al giovinotto; le altre cinquecento pistole mi spetteranno soltanto al momento in cui giungeremo a Boulogne." "E vi arriveremo?" "Sani e salvi" disse il capitano "come è vero che mi chiamo Giacomo Buttler." "Ebbene" disse "se manterrete la vostra parola, non vi darò cinquecento pistole, ma mille." "Un evviva per voi, mia bella signora" gridò il capitano "e possa Dio mandarmi spesso dei clienti come Vostra Eccellenza!" "Intanto" disse Felton "conduceteci nella piccola baia di Chichester, prima di Portsmouth; sapete che abbiamo convenuto che mi condurreste là." Il capitano rispose ordinando la manovra necessaria, e verso le sette del mattino il piccolo bastimento gettava l'àncora nella baia designata. Durante questa traversata, Felton aveva tutto raccontato a Milady: come, invece di andare a Londra, avesse noleggiato il piccolo bastimento, come fosse tornato, come avesse scalato la muraglia mettendo negli interstizi delle pietre, a misura che saliva, dei ramponi per posarvi i piedi, e come, infine, arrivato alle sbarre, vi avesse attaccato la scala; Milady sapeva il resto. Dal canto suo Milady cercò di consolidare in Felton la decisione presa, ma alle prime parole che pronunciò, si accorse che il giovane fanatico aveva più bisogno di essere calmato che di essere eccitato. Fu deciso che Milady avrebbe atteso Felton fino alle dieci; se alle dieci non fosse stato di ritorno, ella sarebbe partita. Allora, nel caso fosse ancora libero, l'avrebbe raggiunta in Francia, al convento delle Carmelitane di Béthune.

 

 

 

 

 

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