CAPITOLO XLV - SCENA CONIUGALE

 

 

Come Athos aveva previsto, il Cardinale non tardò molto scendere, aprì la porta della camera in cui erano i moschettieri e trovò Porthos e Aramis che giocavano accanitamente ai dadi. Con un rapido colpo d'occhio osservò ogni angolo della sala e notò che uno dei suoi uomini mancava. "Che ne è stato del signor Athos?" domandò. "Monsignore" rispose Porthos "il signor Athos è andato in esplorazione perché qualche parola del nostro albergatore gli ha fatto sospettare che la strada non fosse sicura." "E voi, signor Porthos, che cosa avete fatto?" "Ho guadagnato cinquanta pistole ad Aramis." "E ora potete tornare insieme con me?" "Siamo agli ordini dell'Eminenza Vostra." "A cavallo, dunque, signori, perché si fa tardi." Lo scudiero era alla porta e teneva il cavallo del Cardinale per la briglia. Un po' più lontano, nell'ombra, si scorgeva un gruppo di due uomini con tre cavalli; i due uomini erano quelli che dovevano condurre Milady al forte di La Pointe e vegliare al suo imbarco. Lo scudiero confermò al Cardinale ciò che i due moschettieri avevano già detto a proposito di Athos. Il Cardinale approvò col gesto e riprese la strada con le stesse precauzioni della prima volta. Lasciamolo seguire il suo cammino, protetto dallo scudiero e dai due moschettieri, e torniamo ad Athos. Per un poco egli aveva cavalcato con la stessa andatura, ma, una volta fuori di vista, aveva gettato il cavallo a destra, aveva fatto un giro ed era tornato a una ventina di passi, nel bosco ceduo, a spiare il passaggio del piccolo drappello. Avendo riconosciuto i cappelli dei suoi compagni e le frange dorate del mantello di Cardinale, aspettò che i cavalieri avessero girato l'angolo della strada e, dopo averli perduti di vista, tornò di galoppo all'albergo che gli fu aperto senza difficoltà. L'albergatore lo riconobbe. "Il mio ufficiale" disse Athos "ha dimenticato di fare alla signora del primo piano una raccomandazione importante e mi ha mandato perché rimedi alla sua dimenticanza." "Salite" rispose l'albergatore "essa è ancora in camera sua." Athos approfittò del permesso, salì le scale col suo passo leggero, arrivò sul pianerottolo e, attraverso la porta semiaperta, vide Milady che si metteva il cappello. Entrò nella camera e chiuse la porta dietro di sé. Al rumore che fece spingendo il catenaccio, Milady si volse. Athos era in piedi, davanti all'uscio, avviluppato nel mantello, col cappello calato sugli occhi. Vedendo quella figura muta e immobile come una statua, Milady ebbe paura. "Chi siete? Che volete?" gridò. "Suvvia, è proprio lei!" mormorò Athos. E lasciando cadere il mantello e rialzando il cappello, si avanzò verso Milady. "Mi riconoscete, signora?" disse. Milady fece un passo avanti, poi indietreggiò come se avesse veduto un serpente. "Allora va bene" disse Athos "vedo che mi riconoscete." "Il conte di La Fère!" mormorò Milady impallidendo e indietreggiando fino a che il muro non le impedì di andar più lontano. "Sì, Milady" rispose Athos "il conte di La Fère in persona, che ritorna espressamente dall'altro mondo per aver il piacere di vedervi. Sediamoci dunque e parliamo, come dice monsignor Cardinale." Milady, dominata da un terrore indicibile, sedette senza proferire una sola parola. "Voi siete dunque il demonio mandato sulla terra?" disse Athos. "La vostra potenza è grande, ma, con l'aiuto di Dio, gli uomini hanno spesso vinto i più terribili demoni. Voi vi siete già trovata sul mio cammino, signora, e credevo di avervi annientata; ma, o mi sono ingannato, o l'inferno vi ha risuscitata." A queste parole, che le ricordavano cose spaventose, Milady abbassò il capo ed ebbe un sordo gemito. "Sì, è l'inferno che vi ha rivomitata" continuò Athos "l'inferno che vi ha arricchita, vi ha dato un altro nome, vi ha fatto quasi un altro viso, ma non ha potuto cancellare le macchie dalla vostra anima e il marchio dalle vostre carni." Milady si alzò come mossa da una molla, e i suoi occhi lanciarono lampi. Athos restò seduto. "Mi credevate morto, è vero, come io credevo morta voi? E questo nome di Athos aveva nascosto il conte di La Fère, come il nome di milady Clarick aveva nascosto Anna di Breuil. Non vi chiamavate così, quando quel galantuomo di vostro fratello ci sposò? La nostra posizione è veramente strana" continuò Athos ridendo; "fino a ora ciascuno di noi ha vissuto perché credeva che l'altro fosse morto; un ricordo disturba sempre meno di una creatura, benché anche il ricordo, alle volte, possa essere una cosa divorante." "Ma infine, chi vi ha ricondotto a me?" chiese con voce sorda Milady. "E che cosa volete?" "Voglio dirvi che pur restando invisibile ai vostri occhi, io non vi ho perduta di vista!" "Sapete ciò che ho fatto?" "Posso raccontarvi giorno per giorno le vostre azioni da quando siete entrata al servizio del Cardinale fino a questa sera." Un sorriso incredulo sfiorò le pallide labbra di Milady. "Ascoltate: siete voi che avete tagliato i due diamanti dalla spalla del duca di Buckingham; siete voi che avete fatto rapire la signora di Bonacieux; voi che, essendo innamorata del signor di Wardes e credendo di passare la notte con lui, avete aperto la porta della vostra camera a d'Artagnan; voi che, credendo che il signor di Wardes vi avesse ingannato, avete voluto farlo uccidere dal suo rivale; voi che, allorché questo rivale scoprì il vostro segreto infame, avete voluto farlo uccidere a sua volta da due assassini sguinzagliati alle sue calcagna; voi che, vedendo il primo tentativo fallito, gli avete mandato del vino avvelenato accompagnato da una lettera falsa per far credere alla vostra vittima che quel vino gli era inviato dai suoi amici; voi, infine, che, in questa stessa camera, avete preso con Richelieu l'impegno di far assassinare Buckingham in cambio della promessa ch'egli vi ha fatto di lasciarvi assassinare d'Artagnan." Milady era livida. "Voi siete dunque Satana!" esclamò. "Forse" disse Athos, "ad ogni modo state bene attenta a quanto vi dico: assassinate o fate assassinare il duca di Buckingham, poco m'importa, non lo conosco; d'altronde è un Inglese; ma non toccate con la punta di un dito un solo capello di d'Artagnan, che è il mio amico più caro e che io difendo; vi giuro sul capo di mio padre, che questo sarebbe il vostro ultimo delitto!" "Il signor d'Artagnan mi ha offeso crudelmente" disse Milady con voce sorda "e il signor d'Artagnan morrà." "Ma è forse possibile offendervi, signora?" osservò ridendo Athos. "Egli vi ha offeso e morrà?" "Morrà" riprese Milady. "Prima lei, poi lui." Athos ebbe come una vertigine; la vista di quella creatura, che non aveva nulla di muliebre, gli rinnovava dei terribili momenti; si ricordò che un giorno, in una situazione meno pericolosa di quella in cui si trovava ora, egli aveva già voluto ucciderla per salvare il suo onore; il desiderio di uccidere tornò in lui ardente e lo invase come una febbre; si alzò a sua volta, portò la mano alla cintura, ne tolse la pistola e alzò il cane. Milady, pallida come un cadavere, volle gridare, ma la sua lingua ghiacciata non poté emettere che un suono rauco il quale non aveva nulla di umano e ricordava piuttosto il rantolo di una bestia; incollata alla tappezzeria cupa, con i capelli sparsi, essa appariva come l'immagine spaventosa del terrore. Athos alzò lentamente la pistola e stese il braccio, di modo che l'arma toccò quasi la fronte di Milady, poi, con voce resa più terribile dalla calma suprema di una impassibile risoluzione: "Signora" disse "voi mi consegnerete immediatamente il biglietto che vi ha firmato il Cardinale o vi faccio saltare le cervella." Se si fosse trattato di tutt'altri, Milady avrebbe potuto serbare qualche dubbio, ma essa conosceva Athos; purtuttavia rimase immobile. "Vi lascio un minuto secondo per decidervi" egli disse. Milady vide dalla contrazione del suo viso che il colpo stava per partire; portò vivamente una mano al petto, ne trasse una carta e la tese ad Athos. "Prendete" disse "e siate maledetto!" Athos prese il foglio, rimise la pistola alla cintura, s'avvicinò alla lampada per verificare che fosse il biglietto desiderato, e lesse: E' per mio ordine e per il bene dello Stato che il portatore del presente biglietto ha fatto ciò che ha fatto. 3 dicembre 1627 Richelieu."E ora" disse Athos riprendendo il mantello e rimettendo in testa il cappello "ora che ti ho strappato i denti, vipera, mordi, se puoi." E uscì dalla camera senza guardarsi indietro. Alla porta trovò i due uomini con i tre cavalli. "Signori, voi conoscete gli ordini di Monsignore" disse "dovete condurre questa donna, senza perder tempo, al forte di La Pointe e non dovete lasciarla se non quando sarà a bordo." Poiché queste parole si accordavano perfettamente con gli ordini che avevano ricevuto, essi chinarono il capo in segno di assenso. Athos saltò leggermente in sella e partì al galoppo; però, invece di seguire la strada, si gettò attraverso i campi spronando vigorosamente il suo cavallo e arrestandosi di tanto in tanto per stare in ascolto. In una di queste fermate udì sulla strada il rumore di vari cavalli. Non dubitò un attimo che si trattasse del Cardinale e della sua scorta. Fece dunque ancora un tempo di galoppo; strofinò il suo cavallo con un pugno di felci e foglie secche e andò a piantarsi in mezzo alla strada a duecento passi circa dal campo. "Chi va là?" gridò da lontano non appena scorse i cavalieri "Credo che sia il nostro bravo moschettiere" disse il Cardinale. "Sì, Monsignore, è proprio lui!" rispose Athos. "Signor Athos" continuò Richelieu "abbiatevi tutti i miei ringraziamenti per la buona guardia che avete fatto; signori, eccoci arrivati; entrate dalla porta di sinistra: la parola d'ordine è Roi e Ré." E in così dire, il Cardinale salutò col capo i tre amici e prese a destra, seguito dal suo scudiero, giacché quella notte anch'egli dormiva al campo. "Ebbene" dissero a una voce Porthos e Aramis allorché il Cardinale si trovò fuori dalla portata delle loro voci "egli ha scritto il biglietto ch'essa domandava." "Lo so" disse tranquillamente Athos. "Infatti, eccolo qui." I tre amici non si scambiarono più alcun motto sino al loro alloggiamento, tranne per dare la parola d'ordine alle sentinelle. Soltanto, spedirono Mousqueton da Planchet per avvertirlo che, non appena il suo padrone fosse tornato dalla trincea, era pregato di passare immediatamente all'alloggiamento dei moschettieri. D'altro canto, come Athos aveva previsto, Milady, trovando alla porta gli uomini che l'aspettavano, non fece nessuna difficoltà a seguirli; per un attimo essa aveva avuto l'idea di tornare dal Cardinale e di raccontargli tutto, ma una rivelazione da parte sua avrebbe provocato una rivelazione da parte di Athos; essa avrebbe potuto dire che Athos l'aveva impiccata, ma Athos avrebbe detto che ella era marcata alla spalla; pensò quindi che per ora fosse meglio tacere, partire discretamente e compiere con la solita abilità la difficile missione della quale era incaricata, poi, allorché tutto fosse andato come desiderava il Cardinale, sarebbe tornata per reclamare la propria vendetta. Di conseguenza, dopo aver viaggiato tutta la notte, alle sette del mattino era al forte di La Pointe, alle otto saliva a bordo, e alle nove il bastimento che, munito di lettere patenti del Cardinale, doveva fingere di partire per Baiona, levava l'àncora e faceva vela alla volta dell'Inghilterra.

 

 

 

 

 

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