CAPITOLO XI - L'IMBROGLIO SI ANNODA

 

 

Compiuta la visita al signor di Tréville, d'Artagnan, tutto preso dai suoi pensieri, scelse la via più lunga per tornare a casa. A che cosa pensava d'Artagnan che si scostava così dalla sua strada e guardava le stelle ora sospirando ora sorridendo? Pensava alla signora Bonacieux. Per un aspirante moschettiere la giovane era quasi un ideale amoroso. Graziosa, misteriosa, iniziata a quasi tutti i segreti di Corte, che infondevano una sì deliziosa gravità ai suoi lineamenti delicati, essa autorizzava la supposizione che non fosse insensibile, il che costituisce un'attrazione irresistibile per gli amanti novizi; inoltre, d'Artagnan l'aveva strappata alle mani di quei demoni che volevano perquisirla e maltrattarla; e questo importante servizio aveva stabilito tra loro uno di quei sentimenti di riconoscenza che assumono tanto facilmente un carattere più tenero. D'Artagnan (tanto rapidamente volano i sogni sulle ali dell'immaginazione) si vedeva già avvicinare da un messaggero della giovane donna che gli consegnava un biglietto amoroso, una catena d'oro, un diamante. Abbiamo già detto che gli eleganti cavalieri di quel tempo ricevevano doni, senza arrossire, dal Re; aggiungiamo che non erano più vergognosi nei riguardi delle loro amanti, e che queste lasciavano quasi sempre preziosi e duraturi ricordi, quasi che sperassero di consolidare la fragilità dei loro sentimenti con la solidità dei loro doni. A quell'epoca si faceva carriera grazie alle donne, senza arrossirne. Quelle che erano soltanto belle davano la loro bellezza, e da ciò, senza dubbio, viene il proverbio secondo il quale la più bella donna del mondo non può dare che quello che ha. Quelle ricche davano, in più, una parte del loro denaro, e si potrebbe citare un discreto numero di eroi di quest'epoca galante che non avrebbero né guadagnato dapprima i loro speroni, né vinte poi le loro battaglie, senza la borsa più o meno ben fornita che un'amante aveva appesa all'arcione della loro sella. D'Artagnan non possedeva nulla; l'esitazione del provinciale, simile a una vernice leggera, a un fiore effimero, alla peluria di una pesca, era evaporata al vento dei consigli che i tre moschettieri davano al loro amico. Seguendo gli strani usi del tempo, d'Artagnan si considerava a Parigi come in guerra, né più né meno che se si fosse trovato in Fiandra; laggiù lo Spagnuolo, qui la donna. Dappertutto, un nemico da combattere, contributi da esigere. Ma, convien dirlo, per il momento d'Artagnan era mosso da un sentimento più nobile e più disinteressato. Il merciaio gli aveva detto di essere ricco; e il giovanotto aveva potuto intuire che, con uno sciocco come il signor Bonacieux, i cordoni della borsa doveva tenerli la moglie. Ma tutto ciò non aveva influito per nulla sul sentimento prodotto in lui dal bel viso della signora Bonacieux e l'interesse era rimasto quasi completamente estraneo a quel principio d'amore che ne era stato il risultato. Diciamo 'quasi', giacché l'idea che una giovane donna, bella, graziosa, intelligente, sia anche ricca, non toglie nulla a questo principio d'amore, e, al contrario, lo corrobora. La ricchezza consente alla bellezza una quantità di cure e di capricci aristocratici che le si addicono assai bene. Una calza bianca e fine, un abito di seta, un soggolo di merletto, una graziosa scarpetta al piede, non rendono certo bella una donna brutta, ma fanno bella una donna graziosa, senza parlare delle mani, che traggono vantaggio da tutto ciò; le mani, soprattutto quelle delle donne, hanno bisogno di rimanere oziose per restar belle. Inoltre d'Artagnan, come il lettore, al quale non abbiamo nascosto lo stato della sua fortuna, sa bene, non era milionario; sperava, certo, di diventarlo prima o poi, ma il tempo che egli stesso si era fissato per questo felice mutamento era molto lontano. E nell'attesa, che disperazione vedere una donna che si ama desiderare quei mille nonnulla di cui le donne fanno la loro felicità, e non poterglieli offrire. Per lo meno, quando la donna è ricca e l'amante è povero, quello che egli non può offrirle, se lo offre da sé; e benché ciò avvenga abitualmente grazie al denaro del marito, è raro che la riconoscenza ricada su quest'ultimo. Poi ancora, d'Artagnan, disposto a essere il più tenero degli amanti, era per il momento il più devoto degli amici. Intanto, in mezzo ai suoi progetti amorosi riguardanti la moglie del merciaio, egli non dimenticava il proprio vantaggio. La graziosa signora Bonacieux era donna da portare a passeggio nella pianura Saint-Denis o alla fiera di San Germano in compagnia di Athos, di Porthos e di Aramis, ai quali d'Artagnan sarebbe stato orgoglioso di mostrare una simile conquista. E infine, quando si è molto passeggiato, la fame si fa sentire; da qualche tempo d'Artagnan si era reso conto di ciò. Si sarebbero fatti molti di quei pranzetti deliziosi nei quali si tocca da una parte la mano d'un amico e dall'altra il piedino di un'amante. Il che significa, che nei momenti gravi, nelle situazioni estreme, d'Artagnan sarebbe stato il salvatore dei suoi amici. E il signor Bonacieux che d'Artagnan aveva consegnato nelle mani degli sbirri rinnegandolo a gran voce, dopo avergli sussurrato all'orecchio che lo avrebbe salvato? Siamo costretti a confessare ai nostri lettori che in quel momento d'Artagnan non ci pensava affatto, o che, se ci pensava era per dirsi che egli stava bene dov'era, qualunque fosse il luogo in cui si trovava. L'amore è la più egoistica di tutte le passioni. Tuttavia, i lettori si rassicurino: se d'Artagnan dimentica il suo padrone di casa o fa finta di dimenticarlo, col pretesto che non sa dove sia stato condotto, noi non lo dimentichiamo. Ma, per ora, facciamo come l'innamorato guascone. Quanto al degno merciaio, torneremo a lui più tardi. D'Artagnan, pur riflettendo ai suoi amori futuri, parlando alla notte e sorridendo alle stelle, risaliva la via Cherche-Midi o Chesse-Midi, come si diceva allora. Siccome era quello il rione dove abitava Aramis, gli venne idea di andare a fare una visita al suo amico per spiegargli le ragioni per cui aveva mandato da lui Planchet con l'invito di recarsi immediatamente alla trappola. Ora, se Aramis si era trovato in casa quando Planchet era venuto a cercarlo, doveva certamente essere corso in via dei Fossoyeurs, e, non trovandovi che gli altri suoi due amici, sia lui che questi ultimi non avevano dovuto capire le ragioni di quella chiamata. Questo disturbo meritava; dunque una spiegazione; ecco ciò che d'Artagnan si diceva esplicitamente. Poi, sottovoce, pensava che questa era per lui un'occasione di parlare della graziosa piccola signora Bonacieux, della quale il suo spirito, se non proprio il suo cuore, era già tutto pieno. Non è certo a chi ama per la prima volta che conviene chiedere d'essere discreto. Questo primo amore è accompagnato da una sì gran gioia, che essa deve traboccare, senza di che soffocherebbe chi la prova. Da due ore, Parigi era ormai buia e deserta. Sonarono le undici a tutti gli orologi del sobborgo San Germano; la temperatura era mite. D'Artagnan percorreva una viuzza tracciata nell'area dove ai nostri giorni è la via d'Arras, e respirava a pieni polmoni le emanazioni imbalsamate che giungevano col vento dalla via di Vaugirard e che inviavano i giardini rinfrescati dalla rugiada e dalla brezza notturna. Si udivano in lontananza canti di bevitori avvinazzati, rinchiusi in qualche osteria sperduta nel piano. Arrivato alla fine del viottolo, d'Artagnan volse a sinistra. La casa di Aramis era fra via Cassette e via Servandoni. D'Artagnan aveva appena passato via Cassette e riconosciuto la porta di casa del suo amico, seminascosta da un bel gruppo di sicomori e di clematidi, allorché scorse qualche cosa di simile a un'ombra che usciva dalla via Servandoni. Questo qualche cosa era avviluppato in un mantello e d'Artagnan credette da prima che si trattasse di un uomo, ma dalla bassa statura, dall'incertezza dell'andatura, dall'imbarazzo del passo, riconobbe ben presto ch'era una donna. Per di più questa donna, come non fosse stata ben certa di riconoscere la casa che cercava, guardava continuamente intorno a sé, si fermava, tornava indietro, si avanzava di nuovo. D'Artagnan non seppe che pensare. "Se le offrissi il mio aiuto" pensò. "Mi sembra giovane e forse è bella. Già, ma una donna sola che corre per le strade a quest'ora, non può recarsi che dal suo amante. Diavolo! se disturbassi un appuntamento, sarebbe un pessimo inizio per entrare in relazione con lei!" Frattanto la giovane si avanzava contando le case e le finestre. La cosa non era né lunga né difficile. Non c'erano che quattro palazzi in quella parte della strada e due sole finestre. Una era quella di una casa parallela alla casa abitata da Aramis, l'altra era quella dello stesso Aramis. "Perbacco" si disse d'Artagnan che pensò in quel momento alla nipote del teologo "perbacco, sarebbe buffo che questa colomba attardata cercasse la casa dei mio amico! In fede mia, è proprio così. Caro Aramis, questa volta voglio sapere di che si tratta!" E d'Artagnan, facendosi più piccolo che poté, si nascose nel lato più oscuro della strada, vicino a un banco di pietra posto in fondo ad una nicchia. La giovane donna continuò ad avvicinarsi, giacché oltre alla leggerezza della sua andatura, che l'aveva tradita, essa aveva fatto udire una piccola tosse che annunciava una fresca voce. D'Artagnan pensò che questa tosse fosse un segnale. Comunque, sia che nessuno avesse risposto a questa tosse con un segnale equivalente tale da risolvere i dubbi della cercatrice notturna, sia che senza bisogno di aiuto essa avesse riconosciuto d'essere giunta al termine del suo cammino, la giovane donna si avvicinò risolutamente all'imposta di Aramis e bussò a tre intervalli uguali con la mano affusolata. "La visita è proprio per Aramis!" mormorò d'Artagnan. "Signor ipocrita, saprò che rispondervi allorché mi parlerete dei vostri studi teologici!" Non appena picchiati i tre colpi, le imposte interne della finestra si aprirono e una luce apparve attraverso i vetri dell'impannata. "Ah! ah! La visita era attesa" si disse il Guascone. "Suvvia, ora l'impannata si aprirà e la donna entrerà scalando la finestra. Benissimo." Ma con sua grande meraviglia, i vetri rimasero chiusi. Inoltre, la luce che aveva brillato per un istante, si spense, e tutto ripiombò nel buio. D'Artagnan pensò che le cose non potevano continuare così, e continuò a guardare e ad ascoltare con gli occhi e le orecchie bene aperti. Aveva ragione. Dopo qualche secondo si udirono due colpi secchi nell'interno della casa. La giovane dalla strada rispose con un colpo e le imposte si riaprirono. Pensi il lettore se d'Artagnan guardasse ed ascoltasse avidamente. Disgraziatamente, il lume era stato portato in un'altra stanza; ma gli occhi del giovanotto s'erano ormai abituati al buio. D'altronde, gli occhi dei Guasconi, a quel che si dice, hanno come quelli dei gatti, il potere di vedere nell'oscurità. D'Artagnan vide dunque che la giovane donna levava di tasca un oggetto bianco che, spiegato vivacemente, prese la forma di un fazzoletto. Spiegato che fu, ella ne fece notare un angolo al suo interlocutore. Ciò ricordò a d'Artagnan quel fazzoletto che aveva trovato ai piedi della signora Bonacieux, il quale, a sua volta, gli aveva ricordato quello trovato ai piedi di Aramis. Che cosa poteva significare quel fazzoletto? Dal posto in cui era nascosto, d'Artagnan non poteva vedere il volto di Aramis. Diciamo Aramis, perché il giovanotto non dubitava minimamente che fosse il suo amico a dialogare dall'interno con la dama che stava all'esterno. La curiosità ebbe dunque il sopravvento sulla prudenza, per cui, approfittando della perplessità che sembrava essersi impadronita dei due personaggi che abbiamo posto in scena alla vista del fazzoletto, d'Artagnan uscì dal suo nascondiglio e, rapido come un lampo, ma soffocando il rumore dei suoi passi, andò a schiacciarsi contro un angolo del muro dal quale il suo occhio poteva spingersi facilmente sin dentro l'appartamento di Aramis. Qui giunto, per poco non gettò un grido di stupore; non era Aramis colui che parlava con la visitatrice notturna; era una donna. D'Artagnan ci vedeva abbastanza per riconoscere la forma dei suoi abiti, ma non per distinguere i suoi lineamenti. Nello stesso istante, la donna dell'interno trasse un secondo fazzoletto e lo scambiò con quello che le era stato mostrato. Poi qualche parola fu scambiata tra le due donne, e, infine, l'impannata si richiuse. La donna che si trovava all'esterno della finestra si volse e venne a passare alla distanza di quattro passi da d'Artagnan, abbassando sul viso il cappuccio del suo mantello; ma la precauzione era stata presa troppo tardi perché egli aveva riconosciuto la signora Bonacieux. La signora Bonacieux! Il sospetto che fosse lei gli aveva già attraversato lo spirito quando essa aveva levato di tasca il fazzoletto; ma non gli pareva possibile che la signora Bonacieux, la quale lo aveva mandato a chiamare La Porte per farsi ricondurre al Louvre, corresse poi tutta sola le strade di Parigi alle undici e mezzo di sera, col rischio di farsi rapire una seconda volta. Occorreva che l'affare fosse ben grave. Ma che affare poteva avere tanta importanza per una donna di venticinque anni? L'amore! Era per conto suo o per conto d'altri che si metteva a simili rischi? Ecco ciò che si chiedeva il giovanotto, mentre il dèmone della gelosia lo pungeva già al cuore né più né meno che se fosse un amante in titolo. C'era d'altronde un mezzo ben semplice per appurare la cosa e sapere dove andava la signora Bonacieux: seguirla. Il mezzo era così semplice che d'Artagnan lo adottò istintivamente. Ma alla vista del giovanotto che si staccava dal muro come una statua dalla sua nicchia e al rumore dei passi che risonarono alle sue spalle, la signora Bonacieux gettò un grido e si mise a fuggire. D'Artagnan la inseguì. Non era difficile per lui raggiungere una donna impacciata dal mantello. La raggiunse dunque a un terzo della via in cui era entrata. La disgraziata era spossata non dalla fatica, ma dal terrore e quando d'Artagnan le posò una mano sulla spalla, cadde ginocchioni gridando con voce soffocata: "Uccidetemi se così vi pare, ma non saprete nulla." D'Artagnan la rialzò cingendole con un braccio la vita, ma, accorgendosi dal suo peso che essa stava per svenire, si affrettò a rassicurarla con le espressioni più devote. Ma queste proteste erano nulla per la signora Bonacieux, perché le proteste di devozione possono essere fatte con le peggiori intenzioni del mondo. Tuttavia il suono della voce la colpì, le pareva di riconoscerlo; riaprì gli occhi, guardò l'uomo che l'aveva tanto spaventata e riconoscendo d'Artagnan ebbe un grido di gioia. "Ah! siete voi! siete voi! Grazie, grazie mio Dio!" "Sono proprio io! E Dio mi ha mandato, perché vegli su di voi." "Ed è per questo che mi seguivate?" chiese con un sorriso pieno di civetteria la giovane donna nella quale il carattere un po' canzonatorio riprendeva il sopravvento, dato che ogni timore era scomparso in lei dal momento in cui aveva riconosciuto un amico in colui che aveva preso per un nemico. "No" disse d'Artagnan "no, lo confesso; è stato il caso a mettermi sul vostro cammino; ho visto una donna che picchiava alla finestra di uno dei miei amici..." "D'uno dei vostri amici?" interruppe la signora Bonacieux. "Certamente; Aramis è uno dei miei più grandi amici!" "Aramis? E chi è?" "Andiamo; non vorrete farmi credere che non conoscete Aramis." "E' la prima volta che sento pronunciare questo nome." "Dunque è la prima volta che venite in questa casa?" "Certamente." "E non sapevate che fosse abitata da un giovanotto?" "No." "Da un moschettiere?" "Meno che meno." "Non era dunque lui che cercavate?" "Neppur per sogno. D'altronde, lo avete ben visto; la persona con cui ho parlato era donna." "E' vero, ma questa donna è un'amica di Aramis..." "Io non lo so." "Poiché è in casa sua!" "Questo non mi riguarda." "Ma chi è?" "Oh! questo non è un mio segreto." "Cara signora Bonacieux, voi siete deliziosa, ma nello stesso tempo siete la donna più misteriosa." "E questo mi nuoce?" "Al contrario, siete adorabile!" "Datemi il braccio." "Volentierissimo. Ed ora?" "Ora conducetemi a casa." "Dove?" "Dove vado." "E dove andate?" "Lo vedrete poiché mi condurrete fino alla porta." "E dovrò attendervi?" "Sarà inutile." "Ritornerete sola?" "Forse sì e forse no." "Ma la persona che vi ricondurrà sarà un uomo o una donna?" "Non lo so ancora." "Lo saprò ben io!" "E come?" "Vi aspetterò per vedervi uscire." "In questo caso, addio!" "Addio?" "Non ho più bisogno di voi." "Ma mi avevate chiesto…" "Avevo chiesto l'aiuto di un gentiluomo, non la sorveglianza di una spia." "La parola è un po' dura." "Come si chiamano coloro che seguono una persona suo malgrado?" "Indiscreti." "La parola è troppo dolce." "Vedo bene, signora, che è necessario fare tutto ciò che volete." "Perché non lo avete fatto senza discutere?" "Il pentimento non ha dunque alcun merito?" "Siete veramente pentito?" "Non lo so con sicurezza. Ma ciò che vi prometto è di fare tutto quanto vorrete purché mi permettiate di accompagnarvi fin dove andrete." "E mi lascerete subito dopo?" "Sì." "Senza spiarmi all'uscita?" "Certo." "Sulla vostra parola d'onore?" "In fede di gentiluomo!" "Allora datemi il braccio e camminiamo." D'Artagnan dette il braccio alla signora Bonacieux, che vi si appoggiò metà ridente, metà tremante; così uniti i due giovani raggiunsero via La Harpe. Qui giunti la giovane parve esitare così come aveva fatto in via Vaugirard. Purtuttavia parve che riconoscesse una porta alla quale si avvicinò: "Ora, signore" disse "sono in porto; mille grazie per la vostra cavalleresca compagnia che mi ha salvato da tutti i pericoli ai quali sarei stata esposta da sola. Ma è giunto il momento di mantenere la vostra parola: io sono arrivata a destinazione." "Ma non avrete nulla da temere durante il ritorno?" "Non avrò da temere che i ladri." "E' già molto." "Che volete che possano rubarmi se non ho con me neppure l'ombra di un quattrino?" "Dimenticate quel bel fazzoletto ricamato, con lo stemma? "Quale?" "Quello che ho trovato ai vostri piedi ed ho rimesso nella vostra tasca." "Tacete, disgraziato!" esclamò la giovane. "Volete dunque perdermi?" "Vedete che correte ancora qualche pericolo poiché basta una parola per farvi tremare; e poiché confessate che se questa parola fosse intesa sareste perduta. Ah! signora" proruppe d'Artagnan afferrandole la mano e guardandola con ardente tenerezza "siate generosa, confidatevi con me. Non avete dunque letto nei miei occhi che non c'è che devozione e simpatia nel mio cuore?" "Certo" rispose la signora Bonacieux "e voi potete chiedermi i miei segreti e ve li dirò; ma non posso dirvi quelli degli altri." "Va bene" disse d'Artagnan "li scoprirò. Poiché questi segreti possono mettere a repentaglio la vostra vita, bisogna che diventino anche i miei." "Guardatevene bene" esclamò la giovane con tale serietà che d'Artagnan ne fremette suo malgrado. "Oh! non mischiatevi in nulla di quanto mi riguarda e non cercate d'aiutarmi in quello che faccio. Ve lo chiedo in nome della simpatia che vi ispiro, in nome del favore che mi avete reso e che non dimenticherò fin che vivo. Credete a ciò che vi dico. Non occupatevi di me, da questo momento non esisto più per voi, fate come se non mi aveste mai conosciuto." "Aramis deve fare come me, signora?" disse d'Artagnan urtato. "Ecco la seconda o la terza volta che pronunciate questo nome, signore, eppure vi ho detto che non lo conosco." "Non conoscete l'uomo alla finestra del quale avete picchiato! Evvia, signora, mi credete invero di una credulità superlativa!" "Confessatemi che inventate questa storia per farmi parlare e che Aramis è un personaggio creato dalla vostra immaginazione." "Non creo e non ho creato nulla, signora. Dico la pura e semplice verità." "E voi dite che un vostro amico abita questa casa?" "L'ho detto e lo ripeto per la terza volta: quella casa è abitata da un mio amico, e questo amico si chiama Aramis." "Questo l'appureremo dopo" mormorò la giovane donna "ora, signore, tacete!" "Se poteste vedere il mio cuore a nudo" disse d'Artagnan "vi leggereste una tale curiosità che avreste pietà di me, e tanto amore che soddisfereste immediatamente la mia curiosità. Non c'è nulla da temere da chi ama." "Fate presto a parlare d'amore, voi!" disse la giovane scotendo il capo. "E' che l'amore mi ha soggiogato di colpo e non ho ancora vent'anni." La giovane lo guardò furtivamente. "Ascoltatemi" disse d'Artagnan "ho già una traccia. Circa tre mesi fa, fui per battermi a duello con Aramis per un fazzoletto eguale a quello che voi avete mostrato a quella donna che si trovava in casa sua; un fazzoletto marcato con le stesse cifre e lo stesso stemma, ne sono ben sicuro." "Signore" disse la giovane donna "voi mi stancate molto, ve lo giuro, con tutte queste domande." "Ma voi così prudente, signora, pensate: se foste arrestata con quel fazzoletto, e il fazzoletto fosse sequestrato, non sareste compromessa?" "Nulla potrebbe succedere poiché le iniziali sono le mie: C. B Costanza Bonacieux." "O Camilla di Bois-Tracy." "Zitto, per carità, ancora una volta, zitto! Ah, se i pericoli che mi minacciano non vi arrestano, pensate a quelli che possono minacciare voi." "Minacciare me?" "Sì, voi! Vi è pericolo di essere rinchiusi in carcere, vi è pericolo di morte a conoscermi." "Allora non vi lascio più." "Signore" disse la giovane supplicandolo a mani giunte "signore, in nome del cielo, in nome dell'onore di un militare, in nome della cortesia di un gentiluomo, andatevene. Ecco, suona mezzanotte, è l'ora in cui sono attesa." "Signora" disse il giovanotto inchinandosi "nulla so ricusare quando mi si prega in tal modo. State contenta; me ne vado." "E non mi spierete, non mi seguirete?" "Torno a casa, immediatamente." "Ah, lo sapevo che eravate un bravo ragazzo!" esclamò la signora Bonacieux tendendogli una mano mentre con l'altra alzava il battente di una porticina quasi incastrata nel muro. D'Artagnan afferrò quella mano che gli era tesa e la coprì di baci. "Ah! Io preferirei non avervi conosciuto!" esclamò con quella ingenua brutalità che le donne molte volte preferiscono alle svenevolezze della cortesia, perché essa rivela il fondo del pensiero e prova che il sentimento ha il sopravvento sulla ragione. "Ebbene" riprese la signora Bonacieux con voce carezzevole, stringendo forte la mano di d'Artagnan, che non aveva abbandonata la sua "io non la penso come voi. Ciò che per questa volta è perduto, non è perso per sempre! Chi sa che un giorno, quando sarò slegata dalle mie promesse, io non possa soddisfare la vostra curiosità." "E fate la stessa promessa al mio amore?" esclamò d'Artagnan al colmo della gioia. "Per questo non voglio impegnarmi; tutto dipenderà da voi." "Cosicché per il momento, signora…" "Per il momento non ho per voi, signore, che un'immensa riconoscenza." "Ah! voi siete troppo seducente" disse d'Artagnan con tristezza a abusate del mio amore!" "No, approfitto della vostra generosità, ecco tutto. Ma siate sicuro… con certe persone, nulla si perde." "Ah! voi fate di me il più felice fra gli uomini. Non dimenticate questa sera e questa promessa." "State tranquillo. A tempo e luogo mi ricorderò di tutto. E ora partite, partite, per carità! Mi aspettano a mezzanotte in punto e sono già in ritardo." "Di cinque minuti soli." "Sì, ma in certi casi, cinque minuti sono cinque secoli." "Quando si ama." "Ebbene, chi vi dice che non mi aspetti un amante?" "E' dunque un uomo che vi attende?" gridò d'Artagnan. "Un uomo!" "Ecco che ricominciate a discutere" disse la signora Bonacieux sorridendo di un lieve sorriso non scevro di una certa impazienza. "No, no, me ne vado! Vi credo e voglio abbiate tutto il merito della mia abnegazione, anche se questa abnegazione dovesse essere una stupidaggine. Addio, signora, addio!" E come se non si fosse sentito la forza di staccarsi dalla mano che teneva la sua se non con una certa violenza, si allontanò correndo, mentre la signora Bonacieux picchiava, come aveva fatto alla finestra di Aramis, tre colpi lenti e regolari: poi, arrivato all'angolo della strada, si volse: la porta si era aperta e richiusa, la vezzosa merciaia era scomparsa. D'Artagnan continuò il suo cammino; aveva dato la sua parola d'onore di non spiare la signora Bonacieux, e quand'anche la sua vita fosse dipesa dal luogo in cui si recava o dalla persona che doveva accompagnarla, egli sarebbe rincasato perché così aveva promesso. Cinque minuti dopo era in via Fossoyeurs. "Povero Athos" si disse "non saprà spiegarsi l'enigma. Si sarà addormentato aspettandomi o sarà tornato a casa sua dove gli avranno detto che una donna era stata da lui. Una donna da Athos! Tutto sommato ce n'era pur una da Aramis. Questa faccenda è ben strana e sarei curioso di sapere come finirà." "Male, signore, male" disse una voce che riconobbe per quella di Planchet. Perché monologando ad alta voce come fanno le persone molto preoccupate, egli era entrato nel vialetto in fondo al quale era la scala che conduceva alla sua camera. "Perché male? Che vuoi dire, imbecille?" domandò d'Artagnan. "Che cosa è dunque successo?" "Ogni specie di disgrazie." "Quali?" "Prima di tutto il signor Athos è stato arrestato." "Athos arrestato! e perché?" "Era in casa vostra e hanno creduto che foste voi." "E chi l'ha arrestato?" "Le guardie, signore, che gli sbirri che voi metteste in fuga hanno condotto qui." "Ma perché non ha detto il suo nome? Perché non ha detto che non sapeva nulla di questa faccenda?" "Se ne è ben guardato, signore; anzi mi si è avvicinato e mi ha detto: 'E' il tuo padrone che ha bisogno di restar libero in questo momento e non io, visto ch'egli sa tutto e io non so niente. Si crederà di averlo arrestato e questo gli farà guadagnar tempo. Fra tre giorni dirò chi sono e dovranno ben rimettermi in libertà'." "Bravo Athos! nobile cuore!" mormorò d'Artagnan "questo è un gesto degno di lui! E che cosa hanno fatto gli sbirri? " "Quattro lo hanno condotto con loro, non so se alla Bastiglia o al Fort-l'Eveque; due sono restati con gli uomini neri che hanno frugato in ogni luogo e hanno portato via tutte le carte; e altri due nel frattempo stavano di guardia alla porta; poi, a cose fatte, se ne sono andati lasciando la casa vuota e tutto aperto." "E Porthos e Aramis?" "Non li ho trovati e non sono venuti." "Ma possono venire da un momento all'altro poiché hai lasciato detto loro che li aspetto?" "Sì, signore." "Ebbene, non muoverti di qui; e se vengono avvertili di quanto mi è successo e pregali di raggiungermi all'osteria della Pigna; qui sarebbe pericoloso, la casa può essere sorvegliata. Corro dal signor di Tréville per narrargli l'accaduto, poi li raggiungerò." "Va bene, signore" disse Planchet. "Tu rimarrai, non avrai paura?" disse d'Artagnan tornando sui suoi passi per raccomandare al suo domestico di aver coraggio. "State tranquillo, signore" disse Planchet "voi non mi conoscete ancora; quando mi ci metto, sono coraggioso, state tranquillo. Tutto sta che mi ci metta! e non dimenticate che sono Piccardo!" "Allora, è stabilito! Ti farai uccidere piuttosto che abbandonare il posto." "Sì, farò tutto quanto potrò per dimostrarvi la mia devozione." "Pare proprio" pensò d'Artagnan "che il metodo usato con lui sia stato quello buono. Me ne servirò ancora all'occasione." E con tutta la rapidità di cui le sue gambe, già un po' stanche per le corse della giornata, erano capaci, d'Artagnan si diresse verso via del Vieux-Colombier. Il signor di Tréville non era a palazzo, la sua compagnia era di guardia al Louvre ed egli era al Louvre con la sua compagnia. Bisognava arrivare sino al signor di Tréville, era urgente che egli sapesse quanto succedeva. D'Artagnan decise di tentare d'entrare al Louvre. La sua uniforme di guardia nella compagnia del signor Des Essarts doveva servirgli da passaporto. Discese dunque la via dei Petits-Augustins e risalì la riva per passare il Ponte Nuovo. Per un attimo aveva pensato di servirsi del traghetto, ma arrivato al livello dell'acqua, aveva posto macchinalmente una mano in tasca, s'era accorto di non possedere neppure quel poco che era necessario per pagare il traghettatore. Mentre arrivava all'altezza di via Guénégaud, vide sbucare dalla via Dauphine un gruppo composto di due persone il cui modo di fare attirò la sua attenzione. Le due persone che componevano il gruppo erano un uomo e una donna. La donna aveva la figura della signora Bonacieux e l'uomo rassomigliava in modo impressionante ad Aramis. Inoltre la donna aveva quello stesso mantello nero che d'Artagnan vedeva ancora profilarsi sull'imposta della via Vaugirard e sulla porta di via La Harpe. Di più, l'uomo indossava l'uniforme dei moschettieri. Il cappuccio della donna era abbassato sul viso, l'uomo teneva un fazzoletto sul volto; dunque entrambi, e lo indicava questa doppia precauzione, avevano grande interesse a non essere riconosciuti. Presero il ponte: era la via di d'Artagnan che doveva recarsi al Louvre, ed egli li seguì. Dopo venti passi d'Artagnan fu ben convinto che la donna era la signora Bonacieux e l'uomo Aramis. Egli si sentì doppiamente tradito, e dall'amico e dalla donna che amava già come un amante. La signora Bonacieux gli aveva giurato e spergiurato di non conoscere Aramis e, appena un quarto d'ora dopo avergli fatto questo giuramento, essa camminava al braccio di Aramis. D'Artagnan non stette neppure a riflettere che conosceva la bella merciaia da tre ore sole, che essa non gli doveva che un po' di riconoscenza per averla liberata dagli uomini neri che volevano rapirla, e che nulla gli aveva promesso. Egli si considerava un amante tradito, oltraggiato, schernito; il sangue e la collera gli salirono alla testa e decise di porre tutto in chiaro. I due giovani avevano avvertito di essere pedinati e avevano accelerato il passo. D'Artagnan prese la corsa e li sorpassò, poi tornò verso di loro nel momento in cui essi erano davanti alla Samaritaine, illuminata da un fanale che diffondeva il suo chiarore su tutta quella parte del ponte. D'Artagnan si fermò davanti a loro ed essi si fermarono davanti a lui. "Che volete, signore?" chiese il moschettiere indietreggiando di un passo e con un accento straniero dal quale d'Artagnan capì di essersi sbagliato in una parte delle sue congetture." "Non è Aramis?" esclamò. "No, signore, io non sono Aramis! E siccome dalla vostra esclamazione capisco che mi avete scambiato con un altro, vi perdono." "Mi perdonate!" esclamò d'Artagnan. "Sì" rispose lo sconosciuto. "E poiché non sono quello che cercate, lasciatemi passare." "Avete ragione; non è a voi che debbo parlare, ma alla signora." "Alla signora! ma voi non la conoscete!" disse lo straniero. "Vi sbagliate, signore, la conosco benissimo." "Ah!" disse la signora Bonacieux con tono di rimprovero "ah! signore! Mi avevate dato la vostra parola di militare e la vostra fede di gentiluomo e credevo di poterci contare!" "Ed io, signora…" fece d'Artagnan con imbarazzo "io credevo…" "Datemi il braccio, signora" disse lo straniero "e proseguiamo per la nostra strada." Frattanto d'Artagnan, stordito, atterrito, annientato per tutto ciò che gli capitava, restava a piedi, a braccia incrociate, davanti al moschettiere e alla signora Bonacieux. Il moschettiere fece due passi avanti e con la mano scostò d'Artagnan. D'Artagnan fece un salto indietro e sfoderò la spada. Nello stesso tempo e con la rapidità del lampo lo sconosciuto sguainò la sua. "In nome di Dio, milord!" esclamò la signora Bonacieux, gettandosi fra i combattenti e afferrando le loro spade con entrambe le mani. "Milord!" esclamò d'Artagnan illuminato da un pensiero improvviso. "Milord! Scusate, signore; sareste forse…" "Milord, duca di Buckingham" disse la signora Bonacieux a mezza voce "ed ora potete perderci tutti." "Milord, signora, vi chiedo cento volte perdono; milord, io l'amo, milord, e sono geloso! Voi sapete che cosa significhi amare, milord; perdonatemi e ditemi come posso farmi uccidere per Vostra Grazia." "Siete un coraggioso giovanotto" disse Buckingham tendendo a d'Artagnan una mano che questi strinse rispettosamente. "Voi mi offrite il vostro aiuto, lo accetto; seguiteci a venti passi di distanza fino al Louvre; se qualcuno ci spia, uccidetelo!" D'Artagnan si mise la spada sguainata sotto il braccio, lasciò che la signora Bonacieux e il duca prendessero un vantaggio di venti passi e li seguì pronto a eseguire alla lettera le istruzioni del nobile ed elegante ministro di Carlo Primo. Ma per fortuna il giovane fanatico non ebbe bisogno di dare al duca la prova della sua abnegazione, e la giovane donna e il bel moschettiere rientrarono al Louvre dalla porticina della Scala senza essere disturbati. Quanto a d'Artagnan, andò immediatamente all'osteria della Pigna, dove trovò Porthos e Aramis che lo aspettavano. Ma senza dar loro alcuna spiegazione sui motivi per cui li aveva scomodati, disse di aver ormai sistemato da solo la faccenda per la quale aveva per un istante creduto necessario il loro aiuto. E ora, trasportati come siamo dal nostro racconto, lasciamo che i tre amici rientrino alle rispettive case e seguiamo nei loro labirinti del Louvre il duca di Buckingham e la sua guida.

 

 

 

 

 

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