da
Dominique Grisoni, Robert Maggiori
Guida a Gramsci
BUR, Milano 1975
ECONOMISMO
Teoria politica che Gramsci considera erronea nella misura in cui
instaura fra struttura e sovrastruttura (come semplice
«riflesso» della prima) un rapporto di causalità
meccanica unilaterale e immediatamente operante: ogni mutamento dei
rapporti socio-economici determinerebbe inevitabilmente un mutamento
politico e ideologico: «L'errore in cui spesso si cade nelle
analisi storico-politiche consiste nel non saper trovare il giusto
rapporto tra ciò che è organico e ciò che
è occasionale: si riesce così a esporre come
immediatamente operanti cause che sono invece operanti mediatamente
o ad affermare che le cause immediate sono le sole cause efficienti;
nell'un caso si ha l'eccesso di "economismo" e di dottrinarismo
pedantesco; nell'altro si esalta l'elemento volontaristico e
individuale» (Mach, EI pp. 42-43, ER p. 65).
L'errore dell'economismo rappresenta per Gramsci una «malattia
infantile»: «La pretesa (presentata come postulato
essenziale del materialismo storico) di presentare ed esporre ogni
fluttuazione della politica e dell'ideologia come una espressione
immediata della struttura deve essere combattuta teoricamente come
un infantilismo primitivo e praticamente deve essere combattuta con
la testimonianza autentica del Marx» (MS, EI p. 96 ER p. 112).
Questo errore sembra (a Gramsci) derivare dalle concezioni
economiche premarxiste che instauravano un
«determinismo», un automatismo dei fenomeni
socio-economici che convalidasse la politica del laissez fair e, un
determinismo secondo cui l'evoluzione automatica delle forze
produttive dovrebbe condurre a un cambiamento ineluttabile del modo
di produzione provocando un crollo altrettanto ineluttabile del
sistema sociale esistente. La lotta andrà dunque condotta a
livello economico: bisognerà imporre rivendicazioni tali che,
se venissero accettate, snaturerebbero i rapporti di produzione. Il
proletariato è spontaneamente indotto a questa forma di lotta
in vista della soddisfazione di rivendicazioni professionali,
sindacali, «economiche», ma anche a segnare l'arresto
della sua lotta, come sosteneva Lenin nella sua polemica con gli
economicisti russi di «Rabotskajia Mysl»; indotto dunque
a non andare fino in fondo nella distruzione del sistema di
sfruttamento. «Con le sue sole forze, la classe operaia
è in grado di elaborare soltanto una coscienza
tradeunionista, vale a dire la necessità di unirsi in
sindacati, di condurre la lotta contro i padroni, di reclamare dal
governo questa o quella legge necessaria agli operai ecc.»
(Lenin, Che fare?, Edizioni in lingue estere, Mosca, 1949, pp.
160-161). Questa lotta non può portare il proletariato a
superare il «corporativismo», non può fargli
raggiungere la coscienza di classe; in termini gramsciani il
proletariato si ferma alla lotta corporativa ed economica ed
è incapace di affrontare la lotta per l'egemonia, cioè
di porsi il problema dello Stato. L'economismo, che opera solo a
livello «infrastnitturale», e che quindi non riconosce
il legame organico fra struttura e sovrastruttura, impedisce che si
realizzi il salto qualitativo (catarsi) dall'economico al politico;
impedisce perciò al proletariato di «raggiungere la
coscienza che i propri interessi corporativi, nel loro sviluppo
attuale e avvenire, superano la cerchia corporativa, di gruppo,
meramente e-conomico e possono e debbono divenire gli interessi di
altri gruppi subordinati» (Mach, EI pp. 45-46, ER p. 69). Non
permette, insomma, al proletariato, di estendere la sua egemonia
alle altre classi subalterne, di opporsi alla classe dominante e di
impadronirsi del potere dello Stato.
Non bisognerà per questo credere che Gramsci trascuri
l'importanza delle modificazioni della struttura. Gramsci
sottoscrive interamente l'affermazione marxiana secondo la quale la
struttura è la «scena più autentica dell'intera
storia»: nega però che ogni modificazione strutturale
provochi meccanicamente un mutamento sovrastruttura-le. L'economismo
individua invece un legame di tal genere, non riconosce
l'interdipendenza e la reciprocità organica fra la struttura
e la sovrastruttura e impedisce la realizzazione del momento
«catartico» di cui parla Gramsci. A livello politico
ciò induce un irrigidimento dei rapporti di forza al livello
economico-corporativo e dunque un aggiornamento sine die della presa
del potere da parte del proletariato e della sua egemonia. Come
Lenin, Gramsci combatterà questa tendenza
«revisionista».