Quaderno 20

Nota di lettura

La dottrina sociale della Chiesa


Coerentemente con il suo approccio marxista ai fenomeni storici, le analisi che Gramsci dedica alle vicissitudini del Cattolicesimo sono di ordine politico non dottrinario.

La Chiesa identifica se stessa come l'Istituzione deputata a preservare la verità del messaggio rivelato ad essa affidato da ogni possibile contaminazione e a diffonderlo nell'attesa che il mondo tutto giunga a riconoscerlo e ad accettarlo. Di fatto, storicamente si tratta di un'Istituzione la cui forma è quella di un assolutismo monarchico, radicato tra l'altro nel contesto di una nazione - l'Italia - che essa ha a lungo dominata.

L'unica caratteristica differenziale dell'assolutismo monarchico cattolico rispetto agli altri è il cosmopolitismo della sua dottrina, che è ecumenica. Tale caratteristica, associata alla convinzione di essere depositaria di una verità rivelata da Dio,  consente alla Chiesa di porsi come un'Istituzione fuori del tempo.

Le riflessioni di Gramsci sono importanti perché egli contesta proprio questo aspetto.

La Rivoluzione francese prima, con l'avvio del liberalesimo e l'avvento del movimento socialista  sottopongono l'Istituzione ecclesiale ad un'enorme tensione e fanno incombere su di essa il rischio dello sradicamento sociale e dell'estinzione.

In rapporto a tali pericoli, la Chiesa reagisce dapprima con un irrigidimento totale. Preso atto che il contrapporsi frontalmente all'evoluzione storica accresce la portata di quel rischio, essa va incontro ad un processo adattivo che, fermo restando un rifiuto radicale della modernità (l'integralismo) produce nel suo seno altri due orientamenti -  il gesuitismo e il modernismo  -, che, pur diversi tra loro, tentano di alimentare l'esigenza di un confronto sia pure critico con la modernità.

Su questo sfondo, politico perché esso incarna l'opposizione tra conservatorismo e innovazione che caratterizza ogni fenomeno storico, si organizzano poi movimenti che tendono ad incidere sulla realtà sociale in senso proprio, che cioè fanno politica: l'Action française, l'Azione Cattolica, il Partito popolare.

Gramsci è tra i primi a cogliere la novità dell'ingresso in campo di un partito democristiano, che non ha difficoltà a recepire le istanze del liberalesimo moderato, mentre è in competizione e in opposizione radicale rispetto al socialismo e a maggior ragione al comunismo.

Egli comprende che, dato il radicamento culturale e territoriale della Chiesa, la competizione risulterà molto impegnativa per il comunismo.

Non è per caso, dunque, che, nel § 3, egli riassume la dottrina sociale della Chiesa in quattro punti che segnano l'irreversibile distanza e l'incompatibilità tra essa e il marxismo.

Di questi punti il più importante è il quarto. Nell'ottica della Chiesa, la giustizia sociale non si pone nei termini di una ristrutturazione del sistema che ponga in discussione l'appropriazione arbitraria da parte di pochi di una quota rilevante della ricchezza sociale prodotta dal lavoro umano, bensì di una ridistribuzione caritatevole e misericordiosa di essa.

In un certo senso, la giustizia compassionevole fa parte da sempre della struttura della Chiesa, che per via delle elargizioni, delle donazioni e in passato la vendita delle indulgenze, accumula enormi capitali che utilizza anche per mantenere servizi sociali e assistenziali. Che cosa in questo modello è incompatibile con il marxismo? Primo il fatto che esso riconosce come bisogni da soddisfare quelli che sono diritti degli individui, il cui referente istituzionale è lo Stato. Secondo che esso rimedia (parzialmente) alle disfunzioni del sistema socio-economico impedendo che vengano a galla le contraddizioni il cui superamento implica un cambiamento radicale.

Apparentemente, la dottrina sociale della Chiesa è in concorrenza, oltre che con il comunismo, anche con il liberalesimo nella misura in cui esso produce una quota, variabile nel corso del tempo, di poveri, disoccupati, emarginati, ecc. e se ne disinteressa. In realtà, essa, di fatto, è alleata del liberalesimo, da cui ricava non pochi vantaggi, contro il comunismo. Sicuramente perché è ateo, ma non meno perché mira a promuovere un ordine sociale, incentrato sui bisogni e sui diritti dei cittadini, all'interno del quale essa perderebbe di fatto ogni potere.

Nel Quaderno non si dà un solo cenno al Concordato, ormai in atto da alcuni anni, che ha prodotto una sorta di alleanza tra la Chiesa e il Fascismo - tema che Gramsci affronta più volte negli altri Quaderni. C'è però un cenno al rapporto della Chiesa con l'hitlerismo, che non può essere approvato da essa ma neppure scomunicato. Fuggevole cenno, che, però, basta a capire in quale misura, nonostante le sue pretese atemporali e cosmopolitiche, la Chiesa di fatto, immersa nel flusso dei processi storici, è sempre e comunque costretta a fare politica.