Horace Walpole

 

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(Conte di Oxford), scrittore inglese (Londra 1717-1797). Figlio del primo ministro britannico Robert Walpole, amico e condiscepolo, a Eton, di Thomas Gray, con il quale viaggiò in Francia e in Italia (1739-1741), si dedicò alle arti e alla letteratura dopo essere andato incontro a delusioni politiche (abbandonò il parlamento nel 1768). Suscitò in Mme du Deffand un amore che diede origine a una bellissima corrispondenza.

Esteta, concretizzò la sua passione per il gotico, tipica del preromanticismo, facendo costruire un castello in questo stile nella sua proprietà di Strawberry Hill, a Twickenham. Pioniere del gothic revival (rinascimento gotico) e dei giardini all' inglese, consegnò alla storia un nuovo stile con i suoi Dubbi storici sulla vita e sul regno di Riccardo III (1768). La sua opera si divide tra poesie, pièces teatrali (Fugitive Pieces in Verse and Prose, 1758; The Mysterious Mother, 1768, tragedia dell'incesto in una comice medievale) e lavori di storia dell'arte (Catalogue of Royal and Noble Authors, 1758; Aneddoti della pittura in Inghilterra, 1762-1771; A Catalogue of Engravers Who Have Been Born or Lived in England, 1763).

Walpole è entrato tuttavia a far parte della storia letteraria grazie a un solo racconto: Il castello di Otranto (1764). Con quest'opera l'autore creò il prototipo del romanzo noir, defìnendone i temi pressoché invariabili (presenza del soprannaturale, scenario italiano, sotterranei, crimini passionali, vittime perseguitate) e trasponendovi al tempo stesso, nelle immagini e nell'argomento letterario, il gotico di Strawberry Hill. Nonostante l'assenza di profondità psicologica e il carattere un po' artefatto del fantastico, il romanzo, percepito come manifesto antirazionalista, ottenne un vivo successo e lanciò un genere.

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Horace Walpole, 4º Conte di Orford (Londra, 24 settembre 1717 – Londra, 2 marzo 1797), è stato uno scrittore inglese, autore de Il castello di Otranto, primo romanzo gotico propriamente detto, e attivo in diversi ambiti e con vari interessi. Famoso fu il suo vasto epistolario con cui intratteneva dotte disquisizioni sui più disparati argomenti.

Biografia

Walpole nacque a Londra il 24 settembre del 1717, ultimo di tre figli di sir Robert Walpole, ministro del governo sotto re Giorgio I e re Giorgio II. Fu educato a Eton e al King's College di Cambridge, dove s'iscrisse nel 1735. Nel 1737 morì la madre, lady Walpole, alla quale era profondamente legato, e lo stesso anno il padre si sposò con Maria Skerrett, la sua domestica. In compagnia del poeta Thomas Gray, collega di università, compì il Grand Tour, viaggiando, tra il 1739 e il 1741, in Francia e Italia. In quegli anni Walpole iniziò il suo celebre, brillante epistolario - più di tremila lettere di carattere politico, storico, artistico, letterario e mondano - al quale egli deve, assieme a Il Castello di Otranto (1764) la sua fama di scrittore.

Tornato in Inghilterra nel 1741, grazie all'appoggio del padre fu eletto in Parlamento, ma l'anno seguente, in seguito alla nomina del padre a terzo conte di Oxford, dovette trasferirsi a Houghton. Lì si occupò di catalogare i quadri di famiglia in un'opera pubblicata nel 1747 con il titolo di Aedes Walpolianae. Esordì nel '48 come poeta, ma senza riscuotere molto successo.

Nel 1747 prese in affitto (ne ottenne la totale proprietà solo due anni dopo), sulle rive del Tamigi, nel sobborgo londinese di Twinkenham, la villa Strawberry Hill, dedicandosi per circa un quarantennio a trasformarla in un vero e proprio piccolo castello, ben presto ammirato e famoso in tutta Europa, uno degli esempi del neogotico (gothic revival) basato su approccio letterario e teorico, visto che non cercò materiali appropriati e non si avvalse di maestranze specializzate per realizzarne l'arredo; nella camera da letto, detta Camera di Holbein, poiché sulle pareti erano copie di ritratti dell'artista, se il camino era ispirato alla tomba dell'arciduca Warham nella cattedrale di Canterbury, con il paravento sul disegno del coro di Rouen, utilizzò per la decorazione goticheggiante del soffitto: cartapesta e le sedie ed il tavolo, per lui del periodo Tudor, erano in realtà della fine del Seicento e provenivano dalle Indie Orientali. La villa sarà perfino dotata, a partire dal 1757, di una tipografia privata, The Elzevirianum, che pubblicherà, fino al 1789, gran parte della produzione dello scrittore, oltre a pregevoli edizioni di classici e opere di amici, come le Odes di Thomas Gray con i disegni di R. Bentley.

Nel 1791, alla morte del nipote, Walpole assunse il titolo di Conte di Orford. Morì a Londra il 2 marzo del 1797, all'età di settantanove anni, e fu seppellito nella tomba di famiglia a Houghton.

La fortuna letteraria

Nel 1751 iniziò a scrivere le proprie memorie, pubblicate solo nel 1791, ma ne interruppe la stesura per dedicarsi all'attività di editore nel 1757. Pubblicò il Catalogo dei reali e nobili autori d'Inghilterra, una sua significativa opera, più volte censurata; Walpole iniziò, partendo da questa esperienza, a scrivere Aneddoti sulla pittura in Inghilterra, fondamentale nello studio delle arti per tutto l'Ottocento.

In un mese del 1764 scrisse il romanzo Il castello d'Otranto, facendolo però passare per la traduzione dall'Italiano di un manoscritto del 1529. Solo dopo il grande successo ripubblicò l'opera firmandola con il proprio nome e togliendo la prefazione.

Il suo nome è anche legato al termine da lui coniato serendipity, un neologismo con il quale, soprattutto nel campo scientifico e delle esplorazioni geografiche, indica la casualità di una scoperta inattesa che non sia stata programmata perché se ne stava cercando un'altra. Horace Walpole utilizzò per la prima volta il termine in una lettera da lui indirizzata all'amico Horace Mann il 28 gennaio 1754. A ispirare Walpole fu la lettura della fiaba persiana dei Tre principi di Serendippo tradotta in italiano da Cristoforo Armeno. Nel racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino per caso o per capacità di osservazione tutte cose che non stavano cercando.

Conobbe Madame du Deffand, la sua maggiore corrispondente, a Parigi nel 1765 e iniziò la realizzazione de La madre misteriosa, una tragedia che riscosse grande successo anche grazie all'interessamento di Lord Byron.

Opere

La sua opera più famosa è Il castello di Otranto (ambientato ad Otranto, nel Salento, in Italia), la cui prima edizione è del 24 dicembre del 1764 (il frontespizio, però, reca l'anno 1765), per la Thomas Lownds. Tra le sue altre opere si conta una tragedia, The Mysterious Mother (1768), e un volumetto di racconti, Hieroglyphic Tales (Racconti Geroglifici) del 1785, stampato in soli sei esemplari.

Tra le opere di argomento storico e artistico-antiquario vanno ricordate: Aedes Walpolianae (1747), A Catalogue of Royal and Noble Authors of England (2 voll., 1758), Historic Doubts on the Reign of King Richard III (1768), A Description of Strawberry Hill (1774), Anecdotes of Painting in England (5 voll., 1762-1780), Memories of the Last Ten Years of George II (1822).

Il suo epistolario è stato raccolto e curato da Wilmart Sheldon Lewis in una serie di 48 volumi con il titolo di The Yale Edition of Horace Walpole's Correspondence, edito tra il 1937 e il 1983.

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Il Castello di Otranto

E' considerato il primo romanzo gotico. Ambientata nella città salentina di Otranto, nell'Italia meridionale, è l'opera che diede l'avvio al genere letterario poi diffusosi tra il tardo Settecento e l'inizio del Novecento. Walpole fu il precursore del romanzo gotico assieme a Ann Radcliffe, Bram Stoker.

La prima edizione, risalente al 1764, era intitolata The Castle of Otranto, A Story. Translated by William Marshal, Gent. From the Original Italian of Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto ("Il Castello di Otranto. Una Storia. Tradotto da William Marshal, Gent. dall'originale italiano di Onuphrio Muralto, Vescovo della Chiesa di San Nicola di Otranto"). Questa prima edizione si presentava come una traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 da poco rinvenuto nella biblioteca di "un'antica famiglia cattolica nel nord dell'Inghilterra". Si affermava che la storia manoscritta in italiano derivasse da un'altra storia più vecchia, risalente forse al periodo delle Crociate. Il manoscritto italiano e il suo presunto autore "Onuphrio Muralto" rappresentarono gli stimoli creativi di Walpole, che assunse lo pseudonimo di "William Marshal" (il nome citato nel manoscritto).

Nella seconda edizione e in quelle successive Walpole riconosce la paternità dell'opera, scrivendo: "Il modo favorevole in cui questi piccoli frammenti sono stati ricevuti dal pubblico impone all'autore di spiegare il terreno su cui egli l'ha composto". All'epoca era acceso il dibattito sul ruolo della letteratura, se i romanzi dovessero essere o meno rappresentativi della vita o più puramente immaginari (es. naturale contro romantico). La prima edizione fu accolta bene da alcuni critici, che inserirono l'opera nel filone del romanzo medioevale, "tra il 1095, l'epoca della prima crociata, e il 1243, l'anno dell'ultima", come rileva la prima prefazione. Alcuni critici descrissero Walpole come un "traduttore ingegnoso". In seguito all'ammissione di paternità del libro da parte di Walpole, tuttavia, molti critici furono restii a lodare l'opera, riducendola a prosa romantica assurda e tronfia.

Nelle intenzioni di Walpole, il romanzo era un tentativo di unificare il naturale ed il romanticismo (alla stregua di Nathaniel Hawthorne col suo La casa dei sette abbaini). Ciò appare chiaro rileggendo la seconda stesura della prefazione:
   
« Fu un tentativo di miscelare le due anime della narrativa, l'antico e il moderno. In principio era tutto immaginazione ed improbabilità: in seguito, la natura è sempre stata copiata con successo... L'autore delle pagine seguenti ritiene possibile riconciliare i due tipi. »

Trama
Scorcio del castello di Otranto

La signoria di Otranto era legata ad una profezia: «Il castello e la signoria d'Otranto sarebbero venuti a mancare all'attuale famiglia, quando l'autentico possessore fosse diventato troppo grande per abitarvi». Manfredo, principe d'Otranto, aveva due figli: Matilda e Corrado che era il suo prediletto. Egli avrebbe dovuto sposare Isabella, la figlia del marchese di Vicenza.

Proprio il giorno delle nozze Corrado fu schiacciato da un enorme elmo identico a quello della statua di Alfonso, un precedente principe della signoria d'Otranto.

Alla sera Manfredo propose, pertanto, ad Isabella di sposare lui. Il Principe desiderava infatti un erede maschio, che non riusciva ad avere dalla principessa Ippolita, ma Isabella scappò. Manfredo cercò di inseguirla, ma fu trattenuto dallo spettro di un suo antenato.

Isabella raggiunse un passaggio segreto che congiungeva i sotterranei del castello alla chiesa di San Nicola e, con l'aiuto di un contadino di nome Teodoro, riuscì a fuggire, rifugiandosi nel convento, ma Manfredo lo scoprì. I domestici, inoltre, gli riferirono che avevano visto le braccia e le gambe di un gigante nel salone.

Il mattino seguente arrivò Padre Girolamo dicendo a Manfredo che Isabella era stata trovata nella chiesa. Manfredo condannò a morte Teodoro, che si era innamorato di Matilda. Il contadino volle confessarsi prima di morire, e Padre Girolamo durante la confessione riconobbe che Teodoro era suo figlio. Girolamo, se avesse voluto risparmiare la vita di Teodoro avrebbe dovuto riportare Isabella al castello.

Il giorno seguente arrivò Federico, marchese di Vicenza, che voleva ricondurre a casa la figlia Isabella e avere la signoria d'Otranto, ritenendo di essere il legittimo erede di Alfonso. Manfredo lo accolse nel castello. Isabella scappò dal convento, perciò tutti si misero alla sua ricerca. Matilda ne approfittò per liberare Teodoro e indicargli la via di fuga. Nel bosco egli incontrò Isabella e la portò al sicuro, e per proteggerla colpì per errore Federico.

Quest'ultimo fu portato al castello e raccontò che aveva trovato la spada compagna dell'elmo che prediceva che sua figlia era in pericolo. Manfredo propose a Federico la mano di Matilda in cambio di quella di Isabella e costui, affascinato da Matilda, acconsentì; ma poi cambiò idea a causa dell'apparizione di uno scheletro che glielo impedì. Nel salone fu vista di nuovo la mano di un gigante.

Manfredo vide Teodoro con una donna e, credendo che fosse Isabella, la accoltellò, non riconoscendo che, invece, era Matilda. Dopo la morte di Matilda, un boato fece crollare il castello e la figura di Alfonso apparve al centro delle rovine. «Ecco Teodoro, il vero erede di Alfonso!» disse la visione che ascese al cielo, dove le nuvole rivelarono la figura di San Nicola. Manfredi svelò l'usurpazione di suo nonno e Girolamo raccontò le vicende degli antenati di Teodoro. Manfredo abdicò, Ippolita si ritirò in convento e Teodoro sposò Isabella.