Pia de' Tolomei

 

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nobildonna senese (sec. XIII). Personaggio dantesco, figura di poetico e dolente risalto del V canto del Purgatorio (v. 130-136). Non ben definita storicamente, Pia appartenne, secondo i commentatori della Commedia, alla famiglia senese dei Tolomei e andò sposa a Nello o Paganello dei Pannocchieschi che la fece imprigionare e uccidere nel castello della Pietra in Maremma, forse per ingiustificata gelosia o forse per desiderio di nuove nozze.

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Wikipedia

« "Deh, quando tu sarai tornato al mondo,

e riposato de la lunga via",
seguitò 'l terzo spirito al secondo,

"Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria

disposando m'avea con la sua gemma". »
(Purgatorio V, 130-136)

Pia de' Tolomei (Siena, ... – Castel di Pietra, XIII secolo) fu una gentildonna senese identificata, secondo una tradizione legata agli antichi commentatori della Divina Commedia, con la Pia citata da Dante nel V canto del Purgatorio.

La sua biografia è stata ricostruita a tavolino a partire dal passo dantesco, integrando varie informazioni d'archivio. Su queste informazioni venne ricamato l'episodio dell'omicidio di Pia per permettere al marito di risposarsi con un'altra donna.

Biografia

Nel canto V del Purgatorio, tra i morti che hanno subito violenza e si sono pentiti solo in fin di vita, appare una donna molto dolce, che scambia alcune parole con Dante assieme ad altre anime. Svela di chiamarsi Pia e vuole essere ricordata in terra per accelerare il suo purgarsi.

Ella enuncia gentilmente e brevemente al pellegrino il luogo in cui nacque, Siena, e in cui fu uccisa, la Maremma. Allude amaramente al suo assassino, il marito, come a colui che, dandole la morte, non rispettò la promessa di indissolubile fedeltà dell'anello nuziale. Pia racconta la sua storia a Dante con una concisione quasi cronachistica, a sottolineare il suo completo distacco dalla vita e dal mondo terreno: tutta l'enfasi di Pia è nel suo «Ricorditi». È l'unica anima nel canto dalla quale traspare un velo di cortesia, chiedendo al poeta di ricordarla tra i vivi, solo quando si sarà riposato dal lungo viaggio. Dopo il tumultuoso crescendo del racconto dell'anima precedente, Bonconte da Montefeltro, il canto si chiude con il tono elegiaco e malinconico dell'appello di Pia.

Quel «Ricorditi di me...» così struggente è diventato uno dei versi più famosi del poema (anche se non è l'unica anima a formulare tale richiesta) ed è permeato di femminile levità, sottolineata dall'uso dell'articolo determinativo davanti al nome («la Pia»), tipico del linguaggio familiare. Pia ha bisogno che Dante preghi per lei, perché sa che nessuno della sua famiglia lo farebbe: lo chiede per accelerare la sua salita verso il paradiso.

La celebrità di questo passo è però dovuta soprattutto all'alone di mistero che circonda la figura di Pia. L'identificazione con Pia de' Tolomei è ormai universalmente accettata, anche se non è mai stata documentata in modo decisivo: i commentatori antichi del poema la indicarono subito come una donna della famiglia dei Tolomei di Siena, sposa di Baldo d'Aldobrandino de' Tolomei.

Pia sarebbe stata sposata a Nello dei Pannocchieschi, signore del Castel di Pietra in Maremma, podestà di Volterra e Lucca, capitano della Taglia guelfa nel 1284 e vissuto almeno fino al 1322, anno in cui fece testamento. È documentato il suo secondo matrimonio, da vedovo, con Margherita Aldobrandeschi, contessa di Sovana e Pitigliano: in questo vuoto (gli archivi tacciono su chi fosse stata la prima moglie di Nello) fu inserita la figura di Pia de' Tolomei.

Nello infatti possedeva il Castel di Pietra in Maremma, dove nel 1297 egli avrebbe fatto assassinare la donna, facendola gettare da una finestra, dopo averla rinchiusa per un po' nel suo castello, forse per la scoperta della sua mai provata infedeltà, forse per liberarsi di lei, desiderando il nuovo matrimonio.

Secondo altri commentatori antichi potrebbe essere stata uccisa per aver commesso qualche fallo (tesi di Jacopo della Lana, l'Ottimo e Francesco da Buti); secondo altri ancora, quali Benvenuto e l'anonimo fiorentino del XIV secolo, per uno scatto di gelosia del marito.

Come sopra detto, Nello di Inghiramo dei Pannocchieschi della Pietra sposò sicuramente la Margherita Aldobrandeschi dalla quale ebbe anche un figlio, Binduccio o Bindoccio, che morì a tredici anni perché buttato in un pozzo a Massa Marittima per mano di sicari della famiglia Orsini. Chi fosse la prima moglie del conte Pannocchieschi nessuno ancora lo può dire. Inoltre, al tempo di Nello, in casa Tolomei non esisteva nessuna figlia o nipote che si chiamasse Pia. Un Tolomei, comunque, sposò una Pia Malavolti. Il matrimonio (di interesse) non durò molto. Sembra che la Pia avesse molti amanti. Di fatto il Tolomei decise velocemente di farla sparire dalla circolazione, nel perfetto stile del tempo. L'incarico dell'esilio fu affidato proprio a Nello. Pia fu così "rapita" e portata in Maremma dove morì miseramente.

Pia de' Tolomei nella cultura

La fama del personaggio di Pia de' Tolomei è documentata da numerosi libri, alcuni anche monografici, e film sulla sua storia, oltre a un'opera di Donizetti, che ne rinverdì il mito nell'Ottocento, e un'opera rock, anticipata dall'album Pia come la canto io, di Gianna Nannini.