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Per ricordare la fondazione del P.C.d'Italia -
Livorno, 21 gennaio 1921
Roma, Marzo 1922 - II Congresso del P.C.d'Italia - Da "Rassegna
Comunista", anno II, n. 17 del 30 gennaio 1922. I relatori furono
Amadeo Bordiga e Umberto Terracini.
I. Natura organica del partito comunista
Il partito comunista, partito politico della
classe proletaria, si presenta nella sua azione come una
collettività operante con indirizzo unitario. I moventi
iniziali pei quali gli elementi e i gruppi di questa
collettività sono condotti ad inquadrarsi in un organismo ad
azione unitaria sono gli interessi immediati di gruppi della classe
lavoratrice suscitati dalle loro condizioni economiche. Carattere
essenziale della funzione del partito comunista è l’impiego
delle energie così inquadrate per il conseguimento di
obbiettivi che, per essere comuni a tutta la classe lavoratrice e
situati al termine di tutta la serie delle sue lotte, superano
attraverso la integrazione di essi gli interessi dei singoli gruppi
e i postulati immediati e contingenti che la classe lavoratrice si
può porre.
La integrazione di tutte le spinte elementari in
una azione unitaria si manifesta attraverso due principali fattori:
uno di coscienza critica, dal quale il partito trae il suo
programma, l’altro di volontà che si esprime nello strumento
con cui il partito agisce, la sua disciplinata e centralizzata
organizzazione. Questi due fattori di coscienza e di volontà
sarebbe erroneo considerarli come facoltà che si possano
ottenere o si debbano pretendere dai singoli poiché si
realizzano solo per la integrazione dell'attività dl molti
individui in un organismo collettivo unitario.
Alla precisa definizione della coscienza
teorico-critica del movimento comunista, contenuta nelle
dichiarazioni programmatiche dei partiti e della Internazionale
Comunista, come all'organizzarsi degli uni e dell'altra, si è
pervenuti e si perviene attraverso l’esame e lo studio della storia
della società umana e della sua struttura nella presente
epoca capitalistica, svolti coi dati, colle esperienze e nella
attiva partecipazione alla reale lotta proletaria.
La proclamazione di queste dichiarazioni
programmatiche come la designazione degli uomini a cui si affidano i
vari gradi della organizzazione di partito si svolgono formalmente
con una consultazione a forma democratica di consessi
rappresentativi del partito, ma devono in realtà intendersi
come un prodotto del processo reale che accumula gli elementi di
esperienza e realizza la preparazione e la selezione dei dirigenti
dando forma al contenuto programmatico ed alla costituzione
gerarchica del partito.
II. Processo di sviluppo del partito comunista
L'organizzazione del partito proletario si forma
e si sviluppa nella misura in cui esiste, per la maturità di
evoluzione della situazione sociale, la possibilità di una
coscienza e di una azione collettiva unitaria nel senso
dell'interesse generale e ultimo della classe operaia. D'altra parte
il proletariato appare ed agisce nella storia come una classe quando
appunto prende forma la tendenza a costruirsi un programma e un
metodo comune di azione, e quindi ad organizzare un partito.
Il processo di formazione e di sviluppo del
partito proletario non presenta un andamento continuo e regolare, ma
è suscettibile nazionalmente ed internazionalmente di fasi
assai complesse e di periodi di crisi generale. Molte volte si
è verificato un processo di degenerazione per il quale
l’azione dei partiti proletari ha perduto o vi si è andata
allontanando, anziché avvicinando, quel carattere
indispensabile di attività unitaria e ispirata alle massime
finalità rivoluzionarie, frammentandosi nel dedicarsi alla
soddisfazione di interessi di limitati gruppi operai o nel
conseguimento di risultati contingenti (riforme) a costo di adottare
metodi che compromettevano il lavoro per le finalità
rivoluzionarie, e la preparazione ad esse del proletariato. Per tale
via i partiti proletari sono spesso giunti ad estendere i limiti
della loro organizzazione a sfere di elementi i quali non potevano
ancora porsi sul terreno della azione collettiva unitaria e
massimalista. Questo fatto è sempre state accompagnato da una
revisione deformatrice della dottrina e del programma, e da un
allentamento della disciplina interna per modo che anziché
aversi uno stato maggiore di capi adatti e decisi alla lotta si
è consegnato il movimento proletario nelle mani di agenti
larvati della borghesia.
Da una situazione di tal genere il ritorno, sotto
l'influsso di nuove situazioni e sollecitazioni ad agire esercitate
dagli avvenimenti sulla massa operaia, alla organizzazione di un
vero partito di classe, si effettua nella forma di una separazione
di una parte del partito che, attraverso i dibattiti sul programma,
la critica delle esperienze sfavorevoli della lotta, e la formazione
in seno al partito di una scuola e di una organizzazione colla sua
gerarchia (frazione), ricostituisce quella continuità di vita
di un organismo unitario fondata sul possesso di una coscienza e di
una disciplina, da cui sorge il nuovo partito. È questo
processo che in generale ha condotto dal fallimento dei partiti
della Seconda Internazionale al sorgere della Terza Internazionale
comunista.
Lo sviluppo del partito comunista dopo lo
scioglimento di una simile crisi, e con riserva della
possibilità di ulteriori fasi critiche prodotte da nuove
situazioni, si può per comodità di analisi definire
come sviluppo "normale" del partito. Presentando il massimo di
continuità nel sostenere un programma e nella vita della
gerarchia dirigente (al disopra delle sostituzioni personali di capi
infedeli o logorati) il partito presenta anche il massimo di
efficace ed utile lavoro nel guadagnare il proletariato alla causa
della lotta rivoluzionaria. Non si tratta qui semplicemente di un
effetto di ordine didattico sulle masse e tanto meno della
velleità di esibire un partito intrinsecamente puro e
perfetto, ma proprio del massimo rendimento nel processo reale per
cui, come meglio si vedrà innanzi, attraverso il sistematico
lavoro di propaganda, di proselitismo e soprattutto di attiva
partecipazione alle lotte sociali, si effettua lo spostamento
dell'azione di un sempre maggior numero di lavoratori dal terreno
degli interessi parziali e immediati a quello organico e unitario
della lotta per la rivoluzione comunista; poiché solo quando
una simile continuità esiste è possibile, non solo
vincere le esitanti diffidenze del proletariato verso il partito, ma
incanalare e inquadrare rapidamente e efficacemente le nuove energie
acquisite nel pensiero come nell'azione comune, creando quella
unità di movimento che è condizione rivoluzionaria
indispensabile.
Per tutte le stesse ragioni va considerate come
un procedimento affatto anormale quello della aggregazione al
partito di altri partiti o parti staccate di partiti. Il gruppo che
si era fino a un tal momento distinto per una diversa posizione
programmatica e per una organizzazione indipendente non arreca un
insieme di elementi utilmente assimilabili in blocco e viene ad
alterare la saldezza della posizione politica e della struttura
interna del vecchio partito di modo ché l'aumento di
effettivi numerici è lungi dal corrispondere ad un aumento di
forza e di potenzialità del partito, e potrebbe talvolta
paralizzare il suo lavoro di inquadramento delle masse in luogo di
agevolarlo.
È desiderabile che al più presto si
affermi inammissibile nel seno della organizzazione comunista
mondiale la deroga a due principi fondamentali di organizzazione:
non può esservi in ogni paese che un solo partito comunista,
e non si può aderire alla Internazionale Comunista che per la
via della ammissione individuale nel partito comunista del dato
paese.
III. Rapporti tra il partito comunista e la classe proletaria
La delimitazione e definizione dei caratteri del
partito di classe, che sta a base della sua struttura costitutiva di
organo della parte più avanzata della classe proletaria, non
toglie, anzi esige, che il partito debba essere collegato da stretti
rapporti col rimanente del proletariato.
La natura di questi rapporti discende dal modo
dialettico di considerare la formazione della coscienza di classe, e
della organizzazione unitaria del partito di classe, che trasporta
una avanguardia del proletariato dal terreno dei moti spontanei
parziali suscitati dagli interessi dei gruppi su quello della azione
proletaria generale, ma non vi giunge con la negazione di quei moti
elementari, bensì consegue la loro integrazione e il loro
superamento attraverso la viva esperienza, con l’incitarne la
effettuazione, col prendervi parte attiva, col seguirli attentamente
in tutto il loro sviluppo.
L'opera di propaganda della sua ideologia e di
proselitismo per la sua milizia, che il partito continuamente
compie, è dunque inseparabile dalla realtà dell'azione
e del movimento proletario in tutte le sue esplicazioni; ed è
un banale errore il considerare contraddittoria la partecipazione a
lotte per risultati contingenti e limitati con la preparazione della
finale e generale lotta rivoluzionaria. La esistenza stessa
dell'organismo unitario del partito con le indispensabili condizioni
di chiarezza di visione programmatica e di saldezza di disciplina
organizzativa, dà la garanzia che mai verrà attribuito
alle parziali rivendicazioni il valore di fine a sé medesime,
e si considererà soltanto la lotta per raggiungerle come un
mezzo di esperienze e di allenamento per la utile e fattiva
preparazione rivoluzionaria.
Il partito comunista partecipa, quindi, alla vita
organizzativa di tutte le forme di organizzazione economica del
proletariato aperte a lavoratori di ogni fede politica (sindacati,
consigli di azienda, cooperative, ecc.). Posizione fondamentale per
l'utile svolgimento dell'opera del partito è il sostenere che
tutti gli organi di tal natura debbono essere unitari, cioè
comprendere tutti i lavoratori che si trovano in una specifica
situazione economica. Il partito partecipa alla vita di questi
organi attraverso la organizzazione dei suoi membri che ne fanno
parte in gruppi o cellule collegate alla organizzazione del partito.
Questi gruppi, partecipando in prima linea alle azioni degli organi
economici di cui fanno parte, attirano a sé e quindi nelle
file del partito politico quegli elementi che nello sviluppo
dell'azione si rendono maturi per questo. Essi tendono a conquistare
nelle loro organizzazioni il seguito della maggioranza e le cariche
direttive divenendo così il naturale veicolo di trasmissione
delle parole d'ordine del partito. Si svolge, così, tutto un
lavoro che è di conquista e di organizzazione, che non si
limita a fare opera di propaganda e di proselitismo e campagne
elettorali interne nelle assemblee proletarie, ma si addentra
soprattutto nel vivo della lotta e dell'azione, assistendo i
lavoratori nel trarne le più utili esperienze.
Tutto il lavoro e l’inquadramento dei gruppi
comunisti tende a dare al partito il definitivo controllo degli
organi dirigenti degli organismi economici, e in prima linea delle
centrali sindacali nazionali che appaiono come il più sicuro
congegno di direzione dei movimenti del proletariato non inquadrato
nelle file del partito. Considerando suo massimo interesse l'evitare
le scissioni dei sindacati e degli altri organi economici, fino a
quando la dirigenza ne resterà nelle mani di altri partiti e
correnti politiche, il partito comunista non disporrà che i
suoi membri si regolino nel campo della esecuzione dei movimenti
diretti da tali organismi in contrasto con le disposizioni di essi
per quanto riguarda l'azione, pur svolgendo la più aperta
critica dell'azione stessa e dell'opera dei capi.
Oltre a prendere parte in tal modo alla vita
degli organismi proletari naturalmente sorti per la pressione dei
reali interessi economici, e all'agevolare la loro diffusione e
rafforzamento, il partito si sforzerà di porre in evidenza
con la sua propaganda quei problemi di reale interesse operaio che
nello svolgimento delle situazioni sociali possono dar vita a nuovi
organismi di lotta economica. Con tutti questi mezzi il partito
dilata e rafforza la influenza che per mille legami si estende dalle
sue file organizzate a tutto il proletariato approfittando di tutte
le sue manifestazioni e possibilità di manifestazioni nella
attività sociale.
Totalmente erronea sarebbe quella concezione
dell'organismo di partito che si fondasse sulla richiesta di una
perfetta coscienza critica e di un completo spirito di sacrificio in
ciascuno dei suoi aderenti singolarmente considerati e limitasse lo
strato della massa collegato al partito ad unioni rivoluzionarie di
lavoratori costituite nel campo economico con criterio secessionista
e comprendenti solo quei proletari che accettano dati metodi di
azione. D'altra parte non si può esigere che ad una data
epoca o alla vigilia di intraprendere azioni generali il partito
debba aver realizzata la condizione di inquadrare sotto la sua
direzione o addirittura nelle proprie file la maggioranza del
proletariato. Un simile postulato non può essere
aprioristicamente affacciato prescindendo dal reale svolgimento
dialettico del processo di sviluppo del partito e non ha alcun senso
nemmeno astratto il confrontare il numero dei proletari inquadrati
nella organizzazione disciplinata ed unitaria del partito, o al
seguito di esso, col numero di quelli disorganizzati e dispersi o
accodati ad organismi corporativi non capaci di collegamento
organico. Quali siano e come si possano stabilire le condizioni a
cui debbono rispondere i rapporti tra il partito e la classe operaia
per rendere possibili ed efficaci date azioni, è quanto si
tende a definire nel seguito della presente esposizione.
IV. Rapporti del partito comunista con altri movimenti politici
proletari
Una parte del proletariato è maggiormente
restia all'inquadramento nelle file del partito comunista e attorno
ad esso perché organizzata in altri partiti politici o
simpatizzante con questi. Tutti i partiti borghesi hanno aderenti
proletari, ma soprattutto qui ci interessano i partiti
socialdemocratici e le correnti sindacaliste ed anarchiche.
Dinanzi a questi movimenti deve essere svolta una
incessante critica dei loro programmi, dimostrandone la
insufficienza agli effetti della emancipazione proletaria. Questa
polemica teorica sarà tanto più efficace quanto
più il partito comunista potrà dimostrare che le
critiche da esso fatte da tempo a tali movimenti secondo le proprie
concezioni programmatiche vengono confermate dall’esperienza
proletaria: per questa ragione nelle polemiche di tal natura non
deve essere mascherato il dissenso tra i metodi anche per la parte
che non si riferisce unicamente ai problemi del momento ma riflette
gli sviluppi ulteriori dell'azione del proletariato.
Simili polemiche debbono d'altra parte avere il
loro riflesso nel campo dell'azione. I comunisti partecipando alle
lotte anche negli organismi proletari economici diretti da
socialisti, sindacalisti o anarchici non si rifiuteranno di seguirne
l'azione, se non quando l'insieme della massa per spontaneo
movimento vi si ribellasse, ma dimostreranno come questa azione ad
un dato punto del suo sviluppo viene resa impotente o utopistica a
causa dell'errato metodo dei capi, mentre col metodo comunista si
sarebbero conseguiti risultati migliori e utili ai fini del
movimento generale rivoluzionario. Nella polemica i comunisti
distingueranno sempre tra capi e masse, lasciando ai primi la
responsabilità degli errori e delle colpe, e non
tralasceranno di denunciare altrettanto vigorosamente l'opera di
quei dirigenti che pur con sincero sentimento rivoluzionario
propugnano una tattica pericolosa ed erronea.
Se è scopo essenziale per il partito
comunista il guadagnare terreno in mezzo al proletariato accrescendo
i suoi effettivi e la sua influenza a scapito dei partiti e correnti
politiche proletarie dissidenti, questo scopo deve essere raggiunto
partecipando alla realtà della lotta proletaria su un terreno
che può essere contemporaneamente di azione comune e di
reciproco contrasto, a condizione di non compromettere mai la
fisionomia programmatica ed organizzativa del partito.
Per attirare a sé i proletari aderenti ad
altri movimenti politici il partito comunista non può seguire
il metodo di costituire in seno ad essi gruppi e frazioni
organizzate di comunisti o simpatizzanti comunisti. Nei sindacati
questo metodo è applicato logicamente per fare opera di
penetrazione, senza il proposito di fare uscire dai sindacati i
gruppi comunisti organizzativi; per i movimenti politici un simile
metodo comprometterebbe per le ragioni già dette a proposito
dello sviluppo della organizzazione del partito la unità
organica di questo.
Nella propaganda e nella polemica sarà
opportuno tener conto che nelle file sindacaliste ed anarchiche
militano molti lavoratori che, mentre erano maturi per la concezione
della lotta unitaria rivoluzionaria, sono stati fuorviati solo per
una reazione alle passate degenerazioni dei partiti politici guidati
dai socialdemocratici. L'asprezza della polemica e della lotta
contro i partiti socialisti sarà un elemento di prim'ordine
per riportare quei lavoratori sul terreno rivoluzionario.
L'evidente incompatibilità per l’iscritto
al partito comunista di dare adesione al tempo stesso ad un altro
partito, si estende oltre che ai partiti politici anche a quegli
organismi che non hanno il nome e la organizzazione di partito pur
avendo carattere politico, e a tutte le associazioni che pongano a
base della accettazione dei loro membri tesi politiche: specialmente
tra queste la massoneria.
V. Elementi della tattica del partito comunista tratti dall'esame
delle situazioni
Con gli elementi che precedono sono stati
stabiliti i criteri generali che regolano i rapporti di
organizzazione tra partito comunista ed altri organismi del
proletariato, in dipendenza della natura stessa del primo. Prima di
arrivare ai termini più propriamente tattici della questione
occorre soffermarsi sugli elementi di risoluzione di ogni problema
tattico dati dall'esame della situazione del momento che si
attraversa. Nel programma del partito comunista è contenuta
una prospettiva di successive azioni messe in rapporto a successive
situazioni, nel processo di svolgimento che di massima loro si
attribuisce. Vi è dunque una stretta connessione tra le
direttive programmatiche e le regole tattiche. Lo studio della
situazione appare quindi come un elemento integratore per la
soluzione dei problemi tattici, in quanto il partito nella sua
coscienza ed esperienza critica già aveva preveduto un certo
svolgimento delle situazioni, e quindi delimitate le
possibilità tattiche corrispondenti all'azione da svolgere
nelle varie fasi. L'esame della situazione sarà un controllo
per la esattezza della impostazione programmatica del partito; il
giorno che esso ne imponesse una revisione sostanziale il problema
si presenterebbe molto più grave di quelli che si possono
risolvere con una semplice conversione tattica e la inevitabile
rettifica di visione programmatica non potrebbe non avere serie
conseguenze sulla organizzazione e la forza del partito. Questo
dunque deve sforzarsi di prevedere lo sviluppo delle situazioni per
esplicare in esse quel grado di influenza che gli è
possibile; ma l’attendere le situazioni per subirne in modo
eclettico e discontinue le indicazioni e le suggestioni è
metodo caratteristico dell’opportunismo socialdemocratico. Se i
partiti comunisti dovessero essere costretti ad adattarsi a questo
sottoscriverebbero la rovina della costruzione ideologica e
militante del comunismo.
Il partito comunista in tanto riesce a possedere
il suo carattere di unità e di tendenza a realizzare tutto un
processo programmatico, in quanto raggruppa nelle sue file quella
parte del proletariato che ha superato nell'organizzarsi la tendenza
a muoversi soltanto per gli impulsi immediati di ristrette
situazioni economiche. L’influenza della situazione sui movimenti
d'insieme del partito cessa di essere immediata e deterministica per
divenire una dipendenza razionale e volontaria, in quanto la
coscienza critica e l'iniziativa della volontà che hanno
limitatissimo valore per gli individui sono realizzate nella
collettività organica del partito: tanto più che il
partito comunista si presenta come antesignano di quelle forme di
associazione umana che trarranno dall'aver superato la presente
informe organizzazione economica la facoltà di dirigere
razionalmente, in luogo di subirlo passivamente, il gioco dei fatti
economici e delle loro leggi.
Il partito non può tuttavia adoperare la
sua volontà e la sua iniziativa in una direzione capricciosa
ed in una misura arbitraria; i limiti entro i quali deve e
può fissare l'una e l’altra gli sono posti appunto dalle sue
direttive programmatiche e dalle possibilità e
opportunità di movimento che si deducono dall'esame delle
situazioni contingenti.
Dall'esame della situazione si deve trarre un
giudizio sulle forze del partito e sui rapporti tra queste e quelle
dei movimenti avversari. Soprattutto bisogna preoccuparsi di
giudicare l’ampiezza dello strato del proletariato che seguirebbe il
partito quando questo intraprendesse un'azione e ingaggiasse una
lotta. Si tratta di formarsi una esatta nozione degli influssi e
delle spinte spontanee che la situazione economica determina in seno
alle masse, e della possibilità di sviluppo di queste spinte
per effetto delle iniziative del partito comunista e
dell'atteggiamento degli altri partiti. Le influenze della
situazione economica sulla combattività di classe del
proletariato sono assai complesse, a seconda che siamo in presenza
di un periodo di crescente floridezza dell'economia borghese, o di
crisi di inasprimento delle sue conseguenze. L'effetto di queste
fasi sulla vita organizzativa e sulla attività degli
organismi proletari è complesso e non può considerarsi
prendendo ad esaminare soltanto la situazione economica di un dato
momento per dedurne il grado di combattività del
proletariato, poiché si deve tener conto della influenza di
tutto il percorso delle situazioni precedenti nelle loro
oscillazioni e variazioni. Ad esempio, un periodo di floridezza
può dar vita ad un potente movimento sindacale che in una
crisi successiva di immiserimento si può rapidamente portare
su posizioni rivoluzionarie conservando favorevolmente al successo
rivoluzionario l’ampiezza del suo inquadramento di masse. Oppure
può un periodo di immiserimento progressivo disperdere il
movimento sindacale in modo che nel periodo di floridezza successivo
esso si trovi in uno stadio di costituzione che non offra bastevole
trama ad un inquadramento rivoluzionario. Questi esempi che
potrebbero essere capovolti valgono a provare che "le curve della
situazione economica e della combattività di classe si
determinano con leggi complesse, la seconda dalla prima, ma non si
assomigliano nella forma". All'ascesa (o discesa) della prima
può in dati casi indifferentemente corrispondere l’ascesa o
la discesa della seconda.
Gli elementi integratori di questa ricerca sono
svariatissimi e consistono nell'esaminare le tendenze effettive
della costituzione e dello sviluppo delle organizzazioni del
proletariato e delle reazioni anche psicologiche che producono su di
esso da una parte le condizioni economiche, dall'altra gli stessi
atteggiamenti ed iniziative sociali e politiche della classe
dominante e dei suoi partiti. L'esame della situazione viene a
completarsi nel campo politico con quello delle posizioni e delle
forze delle varie classi e dei vari partiti riguardo al potere dello
Stato. Sotto questo aspetto si possono classificare in fasi
fondamentali le situazioni nelle quali il partito comunista
può trovarsi ad agire e che nella loro normale successione lo
conducono a rafforzarsi estendendo i suoi effettivi e nello stesso
tempo a precisare sempre di più i limiti del campo della sua
tattica. Queste fasi possono indicarsi come segue: Potere feudale
assolutistico - Potere borghese democratico - Governo
socialdemocratico - Interregno di guerra sociale in cui divengono
instabili le basi dello Stato - Potere proletario nella dittatura
dei Consigli. In un certo senso il problema della tattica consiste
oltre che nello scegliere la buona via per una azione efficace,
nell'evitare che l’azione del partito esorbiti dai suoi limiti
opportuni, ripiegando su metodi corrispondenti a situazioni
sorpassate, il che porterebbe come conseguenza un arresto del
processo di sviluppo del partito ed un ripiegamento nella
preparazione rivoluzionaria. Le considerazioni che seguono si
riferiranno soprattutto all'azione del partito nella seconda e nella
terza delle fasi politiche su accennate.
Il possesso da parte del partito comunista di un
metodo critico e di una coscienza che conduce alla formulazione del
suo programma è una condizione della sua vita organica.
Perciò stesso il partito e la Internazionale Comunista non
possono limitarsi a stabilire la massima libertà ed
elasticità di tattica affidandone l’esecuzione ai centri
dirigenti, previo esame delle situazioni, a loro giudizio. Non
avendo il programma del partito il carattere di un semplice scopo da
raggiungere per qualunque via, ma quello di una prospettiva storica
di vie e di punti di arrivo collegati tra loro, la tattica nelle
successive situazioni deve essere in rapporto al programma, e
perciò le norme tattiche generali per le situazioni
successive devono essere precisate entro certi limiti non rigidi, ma
sempre più netti e meno oscillanti man mano che il movimento
si rafforza e si avvicina alla sua vittoria generale. Solo un tale
criterio può permettere di avvicinarsi sempre più al
massimo accentramento effettivo nei partiti e nell'Internazionale
per la direzione dell'azione, in modo che la esecuzione delle
disposizioni centrali sia accettata senza riluttanza non solo nel
seno dei partiti comunisti ma anche nel movimento delle masse che
essi sono pervenuti ad inquadrare: non dovendosi dimenticare che a
base dell'accettazione della disciplina organica del movimento vi
è un fatto di iniziativa dei singoli e dei gruppi dipendente
dalle influenze della situazione e dei suoi sviluppi, ed un continuo
logico progresso di esperienze e di rettifiche della via da seguire
per la più efficace azione contro le condizioni di vita fatte
dall'assetto presente al proletariato. Perciò il partito e
l’Internazionale devono esporre in maniera sistematica l’insieme
delle norme tattiche generali per l’applicazione delle quali
potranno chiamare all'azione e al sacrificio le schiere dei loro
aderenti e gli Strati del proletariato che si stringono attorno ad
esse, dimostrando come tali norme e prospettive di azione
costituiscono la inevitabile via per arrivare alla vittoria.
È dunque una necessità di pratica e di organizzazione
e non il desiderio di teorizzare e di schematizzare la
complessità dei movimenti che il partito potrà essere
chiamato ad intraprendere, che conduce a stabilire i termini e i
limiti della tattica del partito, ed è per queste ragioni
affatto concrete che esso deve prendere delle decisioni che sembrano
restringere le sue possibilità di azione, ma che sole danno
la garanzia della organica unità della sua opera nella lotta
proletaria.
VI. Azione tattica "indiretta" del partito comunista
Quando manchino le condizioni per una azione
tattica che si può definire diretta avente il carattere di un
assalto al potere borghese colle forze di cui dispone il partito
comunista e della quale si dirà più innanzi, il
partito può e deve esercitare - lungi dal restringersi a un
puro e semplice lavoro di proselitismo e di propaganda - una sua
influenza sugli avvenimenti, attraverso i suoi rapporti e pressioni
su altri partiti e movimenti politici e sociali, tendendo a
determinare sviluppi della situazione in senso favorevole alle
proprie finalità ed in modo da affrettare il momento in cui
sarà possibile l’azione risolutiva rivoluzionaria.
Le iniziative e gli atteggiamenti da adottare in
tale caso costituiscono un delicato problema, alla base del quale
bisogna stabilire la condizione che essi non devono in alcun modo
essere e apparire in contraddizione colle esigenze ulteriori della
lotta specifica del partito a seconda del programma di cui esso
è il solo assertore e per il quale nel momento decisivo il
proletariato dovrà lottare. Ogni attitudine che causi o
comporti il passaggio in seconda linea della affermazione integrale
di quella propaganda, che non ha solo valore teorico, ma è
soprattutto tratta dalle quotidiane posizioni assunte nella reale
lotta proletaria, e che continuamente deve porre in evidenza la
necessità che il proletariato abbracci il programma e i
metodi comunisti, ogni attitudine che del raggiungimento di dati
caposaldi contingenti mostri di fare non un mezzo per procedere
oltre ma un fine a se stessi, condurrebbe ad un indebolimento della
struttura del partito e della sua influenza nella preparazione
rivoluzionaria delle masse.
Nella situazione storico-politica che corrisponde
al potere democratico borghese si verifica in generale una divisione
del campo politico in due correnti o "blocchi", di destra e di
sinistra, che si contendono la direzione dello Stato. Al blocco di
sinistra aderiscono di massima più o meno apertamente i
partiti socialdemocratici, coalizionisti per principio. Lo
svolgimento di questa contesa non è indifferente al partito
comunista, sia perché esso verte su punti e rivendicazioni
che interessano le masse proletarie e ne richiamano l’attenzione,
sia perché la sua soluzione con una vittoria della sinistra
può realmente spianare la via alla rivoluzione proletaria.
Nell'esaminare il problema della opportunità tattica di
coalizioni con gli elementi politici di sinistra, e volendo evitare
ogni apriorismo falsamente dottrinario o scioccamente sentimentale e
puritano, si deve tener soprattutto presente che il partito
comunista dispone di una iniziativa di movimenti nella misura in cui
è capace di seguire con continuità il suo processo di
organizzazione e di preparazione da cui trae quella influenza sulle
masse che gli consente di chiamarle all'azione. Esso non può
proporsi una tattica con un criterio occasionale e temporaneo,
calcolando di poter eseguire in seguito, al momento in cui tale
tattica apparisse superata, una brusca conversione e cambiamento di
fronte mutando in nemici i suoi alleati di ieri. Se non si vogliono
compromettere i legami con la massa ed il loro rafforzamento nel
momento in cui sarà più necessario che si manifestino,
si dovrà dunque seguire nelle dichiarazioni e negli
atteggiamenti pubblici ed ufficiali una continuità di metodo
e di intenti strettamente coerente alla propaganda e alla
preparazione ininterrotta per la lotta finale.
Compito essenziale del partito comunista per la
preparazione ideologica e pratica del proletariato alla lotta
rivoluzionaria per la dittatura, è la critica spietata del
programma della sinistra borghese e di ogni programma che voglia
trarre la soluzione dei problemi sociali dal quadro delle
istituzioni democratiche parlamentari borghesi. Il contenuto dei
dissensi tra la destra e la sinistra borghese per la massima parte
viene a commuovere il proletariato solo in virtù di
falsificazioni demagogiche, che naturalmente non possono essere
sventate attraverso una pura opera di critica teorica ma devono
essere raggiunte e smascherate nella pratica e nel vivo della lotta.
In generale le rivendicazioni politiche della sinistra, che nelle
sue finalità non ha affatto quella di fare un passo innanzi
per porre il piede su di uno scalino intermedio tra l’assetto
economico e politico capitalistico e quello proletario,
corrispondono a condizioni di miglior respiro e di più
efficace difesa del capitalismo moderno tanto nel loro intrinseco
valore quanto perché tendono a dare alle masse la illusione
che le presenti istituzioni possano essere utilizzate per il loro
processo di emancipazione. Questo deve dirsi per i postulati di
allargamento del suffragio ed altre garanzie e perfezionamenti del
liberalismo, come per la lotta anticlericale e tutto il bagaglio
della politica "massonica".
Non diverso valore hanno le riforme legislative
di ordine economico o sociale: o la loro realizzazione non si
avvererà o si avvererà solo nella misura e
coll'intento di creare una remora alla spinta rivoluzionaria delle
masse.
L'avvento di un governo della sinistra borghese o
anche di un governo socialdemocratico possono essere considerati
come un avviamento alla lotta definitiva per la dittatura
proletaria, ma non nel senso che la loro opera creerebbe utili
premesse di ordine economico o politico, e mai più per la
speranza che concederebbero al proletariato maggiore libertà
di organizzazione, di preparazione, di azione rivoluzionaria. Il
partito comunista sa e ha il dovere di proclamare, in forza di
ragioni critiche e di una sanguinosa esperienza, che questi governi
non rispetterebbero la libertà di movimenti del proletariato
che fino al momento in cui questo li ravvisasse e li difendesse come
propri rappresentanti, mentre dinanzi ad un assalto delle masse
contro la macchina dello Stato democratico risponderebbero con la
più feroce reazione. È quindi in un senso ben diverso
che l'avvento di questi governi può essere utile: in quanto
cioè la loro opera permetterà al proletariato di
dedurre dai fatti la reale esperienza che solo la instaurazione
della sua dittatura dà luogo ad una reale sconfitta del
capitalismo. È evidente che la utilizzazione di una simile
esperienza avverrà in modo efficace solo nella misura in cui
il partito comunista avrà preventivamente denunziato tale
fallimento, e avrà conservata una salda organizzazione
indipendente attorno a cui il proletariato potrà raggrupparsi
allorquando sarà costretto ad abbandonare i gruppi e i
partiti che avrà in parte sostenuto nel loro esperimento di
governo.
Non solo dunque una coalizione del partito
comunista con partiti della sinistra borghese o della
socialdemocrazia danneggerebbe la preparazione rivoluzionaria e
renderebbe difficile la utilizzazione di un esperimento di governo
di sinistra, ma anche praticamente essa in massima ritarderebbe la
vittoria del blocco di sinistra su quello di destra. Questi si
contendono il seguito del centro borghese, il quale si sposta verso
sinistra per effetto della giusta convinzione che la sinistra non
è meno antirivoluzionaria e conservatrice della destra, e
propone delle concessioni in gran parte apparenti e in piccola parte
effettive per frenare l'incalzante movimento rivoluzionario contro
le stesse istituzioni accettate dalla destra come dalla sinistra.
Quindi la presenza del partito comunista nella coalizione di
sinistra le toglierebbe più seguito, soprattutto sul terreno
della lotta elettorale e parlamentare, di quello che non le
arrecherebbe col suo appoggio, e l’esperimento sarebbe probabilmente
ritardato anziché accelerato da una simile politica.
D'altra parte il partito comunista non
trascurerà il fatto innegabile che i postulati su cui il
blocco di sinistra impernia la sua agitazione attirano l’interesse
delle masse e, nella loro formulazione, spesso corrispondono alle
reali loro esigenze. Il partito comunista non sosterrà la
tesi superficiale del rifiuto di tali concessioni perché solo
la finale e totale conquista rivoluzionaria meriti i sacrifici del
proletariato, in quanto non avrebbe nessun senso il proclamare
questo con l’effetto che il proletariato passerebbe senz'altro al
seguito dei democratici e socialdemocratici restando ad essi
infeudato. Il partito comunista inviterà dunque i lavoratori
ad accettare le concessioni della sinistra come una esperienza,
sull'esito della quale esso porrà bene in chiaro colla sua
propaganda tutte le sue previsioni pessimistiche, e la
necessità che il proletariato per non uscire rovinato da
questa ipotesi, non metta come posta del gioco la sua indipendenza
di organizzazione e di influenza politica. Il partito comunista
solleciterà le masse ad esigere dai partiti della
socialdemocrazia, che garantiscono della possibilità di
realizzazione delle promesse della sinistra borghese, il
mantenimento dei loro impegni, e colla sua critica indipendente ed
ininterrotta si preparerà a raccogliere i frutti del
risultato negativo di tali esperienze dimostrando come tutta la
borghesia sia in effetti schierata su di un fronte unico contro il
proletariato rivoluzionario, e quei partiti che si dicono operai, ma
sostengono la coalizione con parte di essa, non sono che i suoi
complici e i suoi agenti.
Le rivendicazioni affacciate dai partiti di
sinistra e specie dai socialdemocratici sono spesso di tal natura
che è utile sollecitare il proletariato a muoversi
direttamente per conseguirle; in quanto se la lotta fosse ingaggiata
risalterebbe subito la insufficienza dei mezzi coi quali i
socialdemocratici si propongono di arrivare a un programma di
benefizi per il proletariato. Il partito comunista agiterà
allora sottolineandoli e precisandoli, quegli stessi postulati, come
bandiera di lotta di tutto il proletariato, spingendo questo avanti
per forzare i partiti che ne parlano solo per opportunismo a
ingaggiarsi e impegnarsi sulla via della conquista di essi. Sia che
si tratti di richieste economiche, sia anche che esse rivestano
carattere politico, il partito comunista le proporrà come
obbiettivi di una coalizione degli organismi sindacali, evitando la
costituzione di comitati dirigenti di lotta e di agitazione nei
quali tra altri partiti politici sia rappresentato e impegnato
quello comunista; e ciò sempre allo scopo di conservare
l’attenzione delle masse sullo specifico programma comunista e la
propria libertà di movimenti per la scelta del momento in cui
si dovrà allargare la piattaforma di azione scavalcando gli
altri partiti dimostratisi impotenti ed abbandonati dalla massa. Il
fronte unico sindacale così inteso offre la
possibilità di azioni di insieme di tutta la classe
lavoratrice dalle quali non potrà che uscire vittorioso il
metodo comunista, il solo suscettibile di dare un contenuto al
movimento unitario del proletariato, e libero da ogni
corresponsabilità con l’opera dei partiti che esibiscono per
opportunismo e con intenti controrivoluzionari il loro appoggio
verbale alla causa del proletariato.
La situazione di cui ci andiamo occupando
può prendere l’aspetto di un assalto della destra borghese
contro un governo democratico o socialdemocratico. Anche in tal caso
l'attitudine del partito comunista non potrà essere quella di
proclamare una solidarietà con governi di tal genere,
poiché non si può prospettare al proletariato come una
conquista da difendere un assetto politico il cui esperimento si
è accolto e si segue coll'intento di accelerare nel
proletariato la convinzione che esso non è fatto a suo favore
ma a scopi controrivoluzionari.
Potrà avvenire che il governo di sinistra
lasci compiere ad organizzazioni di destra, a bande bianche
borghesi, le loro gesta contro il proletariato e le sue istituzioni,
e non solo non chieda l’appoggio del proletariato ma pretenda che
questo non abbia il diritto di rispondere organizzando una
resistenza armata. In tal caso i comunisti dimostreranno come non
possa trattarsi che di una effettiva complicità anzi di una
divisione di funzioni tra governo liberale e forze irregolari
reazionarie: la borghesia allora non discute più se le
convenga meglio il metodo dell'addormentamento democratico e
riformista o quello della repressione violenta, ma li impiega tutti
i due nello stesso tempo. In questa situazione il vero e peggiore
nemico della preparazione rivoluzionaria è la parte liberale
governante: essa illude il proletariato che ne prenderà la
difesa in nome della legalità per trovarlo inerme e
disorganizzato e poterlo prostrare in pieno accordo coi bianchi il
giorno che esso si trovasse messe dalla forza degli eventi nella
necessità di lottare contro l’apparecchio legale che presiede
al suo sfruttamento.
Un'altra ipotesi è quella che il governo e
i partiti di sinistra che lo compongono invitassero il proletariato
a partecipare alla lotta armata contro l’assalto della destra.
Questo invito non può che preparare un tranello, ed il
partito comunista lo accoglierà proclamando che le armi nella
mano dei proletari significano l'avvento del potere e dello Stato
proletario, e il disarmo della macchina tradizionale burocratica e
militare dello Stato, poiché questa non seguirà mai
gli ordini di un governo di sinistra giunto al potere con mezzi
legalitari quando questo chiamasse il popolo alla lotta armata, e
poiché solo la dittatura proletaria potrebbe dare carattere
di stabilità ad una vittoria sulle bande bianche. Per
conseguenza nessun "lealismo" dovrà essere proclamato
né praticato verso un tal governo; e dovrà soprattutto
essere indicato alle masse il pericolo che il consolidamento del suo
potere con l’aiuto del proletariato contro la sommossa di destra o
il tentativo di colpo di Stato vorrebbe dire consolidamento
dell'organismo che contrasterà l’avanzata rivoluzionaria del
proletariato quando questa si imporrà come unica via di
uscita, se il controllo della organizzazione armata statale fosse
rimasto ai partiti democratici di governo, se cioè il
proletariato avesse deposto le armi senza averle adoperate a
rovesciare le attuali forme politiche e statali, contro tutte le
forze della classe borghese.
VII. Azione tattica "diretta" del partito comunista
Abbiamo considerato il caso in cui l’attenzione
delle masse sia richiamata dai postulati che i partiti della
sinistra borghese e della socialdemocrazia formulano come caposaldi
da conquistare o da difendere, e in cui il partito comunista li
propone a sua volta, con maggiore chiarezza ed energia, al tempo
stesso che fa aperta critica della insufficienza dei mezzi da altri
proposti per realizzarli. In altri casi però immediate e
urgenti esigenze della classe lavoratrice sia di carattere di
conquista che di difesa, trovano indifferenti i partiti di sinistra
e i partiti socialdemocratici. Non disponendo di forze sufficienti
per chiamare direttamente le masse a quelle conquiste, a causa
dell'influenza dei socialdemocratici su di esse, il partito
comunista, evitando di offrire un'alleanza ai socialdemocratici,
anzi proclamando che essi tradiscono persino gli interessi
contingenti e immediati dei lavoratori, formulerà quei
postulati di lotta proletaria invocando il fronte unico del
proletariato realizzato sul terreno sindacale per la loro
realizzazione. La effettuazione di questo troverà al loro
posto i comunisti che militano nei sindacati, ma d'altra parte
lascerà al partito la possibilità di intervenire
quando la lotta prendesse un altro sviluppo contro cui
inevitabilmente si schiererebbero i socialdemocratici e talvolta i
sindacalisti ed anarchici. Invece il rifiuto degli altri partiti
proletari a effettuare il fronte unico sindacale per quei postulati
sarà utilizzato dal partito comunista per abbattere la loro
influenza, non solo con la critica e la propaganda che dimostrino
come si tratti di una vera complicità colla borghesia, ma
soprattutto col partecipare in prima linea a quelle azioni parziali
del proletariato che la situazione non mancherà di suscitare
sulla base di quei caposaldi per cui il partito aveva proposto il
fronte unico sindacale di tutte le organizzazioni locali e di tutte
le categorie, traendo da questo la dimostrazione concreta che i
dirigenti socialdemocratici opponendosi alla estensione delle azioni
ne preparano la sconfitta. Naturalmente il partito comunista non si
limiterà a questa opera di rovesciamento sugli altri delle
responsabilità di una tattica errata, ma con estrema sagacia
e stretta disciplina studierà se non giunga il momento di
passare sopra alle resistenze dei controrivoluzionari, quando nello
svolgersi dell'azione si determini una situazione tale in seno alle
masse che esse seguirebbero contro ogni resistenza un appello
all'azione del partito comunista. Una simile iniziativa non
può essere che centrale e mai è ammissibile che sia
presa localmente da organismi del partito comunista o sindacati
controllati dai comunisti.
Colla espressione di tattica "diretta" va
indicata più specialmente l’azione del partito in una
situazione che gli suggerisca di prendere la iniziativa indipendente
di un attacco al potere borghese per abbatterlo o per vibrargli un
colpo che gravemente lo indebolisca. Il partito per poter
intraprendere una simile azione deve disporre di una solida
organizzazione interna che dia assoluta certezza di stretta
disciplina alle disposizioni del centro dirigente; deve inoltre
poter contare sulla stessa disciplina delle forze sindacali da esso
dirette in modo da essere sicuro del seguito di una larga parte
delle masse ed ha ancora bisogno di un inquadramento a tipo militare
di una certa efficienza oltre che di tutto l'attrezzamento di azione
illegale e soprattutto di comunicazioni e collegamenti
incontrollabili da parte del governo borghese che gli consentano di
conservare la direzione sicura del movimento nella prevedibile
situazione di essere messe fuori della legge con misure di
eccezione. Ma soprattutto nel prendere una decisione di azione
offensiva da cui può dipendete la sorte di tutto un
lunghissimo lavoro di preparazione, il partito comunista
dovrà basarsi su uno studio della situazione che non solo gli
assicuri la disciplina delle forze direttamente da esso inquadrate e
dirette, non solo gli faccia prevedere che i legami che lo
congiungono al vivo della massa proletaria non si infrangeranno
nella lotta, ma dia affidamento che il seguito del partito tra le
masse e l’ampiezza della partecipazione del proletariato al
movimento andranno crescendo progressivamente nel corso dell'azione,
poiché l'ordine di questa varrà a risvegliare e
mettere in efficienza tendenze naturalmente diffuse nei profondi
strati della massa.
Non sempre un movimento generale iniziato dal
partito comunista per il tentativo di rovesciare il potere borghese
potrà essere annunciato con questo aperto obbiettivo. La
parola d'ordine di ingaggiare la lotta potrà, salvo caso di
eccezionale precipitare di situazioni rivoluzionarie che sommuovano
il proletariato, riferirsi a caposaldi che non sono ancora la
conquista del potere proletario, ma che in parte sono realizzabili
solo attraverso questa suprema vittoria, benché le masse non
li vedano che come esigenze immediate e vitali, e in parte limitata,
in quanto siano realizzabili da parte di un governo che non sia
ancora quello della dittatura proletaria, lasciano la
possibilità di fermare l'azione a un certo punto che conservi
intatto il grado di organizzazione e di combattività delle
masse, quando appaia impossibile continuare la lotta fino alla fine
senza compromettere, con l'esito, le condizioni di riprenderla
efficacemente in situazioni ulteriori.
Neppure è da escludersi che il partito
comunista trovi opportuno lanciare direttamente la parola d'ordine
di una azione pur sapendo che non si tratta di giungere fino alla
suprema conquista rivoluzionaria, ma solo di condurre una battaglia
da cui l'avversario esca scosso nel suo prestigio e nella sua
organizzazione e il proletariato materialmente e moralmente
rafforzato. In tal caso il partito chiamerà le masse alla
lotta formulando una serie di obbiettivi che potranno essere quelli
stessi da raggiungere, o apparire più limitati di quelli che
il partito si propone di realizzare nel caso che la lotta si svolga
con successo. Tali obbiettivi, soprattutto nel piano di azione del
partito, dovranno essere gradualmente collocati in modo che la
conquista di ognuno di essi costituisca una posizione di possibile
rafforzamento per una sosta verso lotte successive, evitando, per
quanto più è possibile, la tattica disperata di
lanciarsi nella lotta in condizioni tali che solo il trionfo supreme
della rivoluzione costituisca la probabilità favorevole,
mentre nel caso opposto vi è la certezza della disfatta e
della dispersione delle forze proletarie per un periodo
imprevedibile. Gli obbiettivi parziali sono dunque indispensabili
per conservare il sicuro controllo dell'azione, e la loro
formulazione non è in contrasto colla critica del loro stesso
contenuto economico e sociale in quanto le masse potrebbero
accoglierli non come occasioni di lotte che sono un mezzo e un
avviamento alla vittoria finale, ma come finalità di valore
intrinseco sulle quali si possa soffermarsi dopo averle conquistate.
Naturalmente è sempre un delicato e tremendo problema il
fissare questi scopi e termini dell'azione, è nella
esercitazione della sua esperienza e nella selezione dei suoi capi
che il partito si tempia a questa suprema responsabilità.
Il partito deve evitare di farsi e di spargere
l’illusione che in una situazione di ristagno della
combattività del proletariato sia possibile provocare il
risveglio delle masse verso la lotta col semplice effetto
dell'esempio dato da un gruppo di audaci che si lanci nel
combattimento, e tenti dei colpi di mano contro gli istituti
borghesi. Le ragioni per le quali il proletariato può
sollevarsi da una situazione di depressione vanno cercate nel reale
svolgimento delle situazioni economiche; la tattica del partito
può e deve contribuire a questo processo, ma con un'opera
molto più profonda e continuativa che non sia il gesto
clamoroso di una avanguardia lanciata all'assalto.
Il partito si servirà tuttavia delle sue
forze e del suo inquadramento per azioni ben controllate nel
progetto e nella esecuzione da parte di gruppi armati, di
organizzazioni operaie e di folle, che abbiano valore dimostrativo e
difensivo allo scopo di dare alla massa la prova concreta che
è possibile con la organizzazione e la preparazione
fronteggiare certe resistenze e ritorni offensivi della classe
dominante, sia come imposizioni terroristiche di gruppi reazionari
armati sia come impedimento poliziesco a date forme di
organizzazione e di attività proletaria. Lo scopo non
sarà quello di provocare una azione generale, ma di riportare
la massa depressa e demoralizzata al più alto grado di
combattività con una serie di azioni che si colleghino al
ridestarsi in essa dei sentimenti e del bisogno della riscossa.
Il partito eviterà assolutamente che si
giunga in tali azioni locali alla infrazione della disciplina
interna degli organismi sindacali da parte degli organi locali e dei
militanti in essi, che sono aderenti al partito comunista,
poiché questi non devono venire alla rottura cogli organi
centrali nazionali diretti da altri partiti, dovendo, come
già si è detto, servire da indispensabili punti di
appoggio per la conquista degli stessi al partito. Il partito
comunista e i suoi aderenti seguiranno però attivamente le
masse offrendo ad esse tutta la loro assistenza, quando queste
rispondono con impulso spontaneo alle provocazioni borghesi anche
uscendo dai limiti della disciplina ai criteri di inazione e di
passività dei capi dei sindacati riformisti e opportunisti.
Nella situazione che è caratteristica del
momento in cui il potere dello Stato è scosso sulle sue basi,
e sta per cadere, il partito comunista trovandosi nel pieno dello
spiegamento delle sue forze e della agitazione delle masse intorno
alla sua bandiera di massime conquiste, non si lascerà
sfuggire la possibilità di influire sui momenti di equilibrio
instabile della situazione approfittando di tutte le forze per un
momento concomitanti colla direzione della sua indipendente azione.
Quando esso sarà ben certo di guadagnare il controllo del
movimento appena la organizzazione statale tradizionale avrà
ceduto, esso potrà far ricorso ad accordi transitori e
contingenti con altri movimenti che dispongano di forze nel campo
della lotta, senza elevare tali alleanze a motivo di propaganda e a
parola d'ordine del partito alle masse. Il successo sarà in
ogni caso la sola misura della opportunità di avere acceduto
a tali contatti e del calcolo che se ne dovrà tenere in
appresso. Tutta la tattica del partito comunista non è
dettata da preconcetti teorici o da preoccupazioni etiche ed
estetiche, ma solo dalla reale proporzione dei mezzi al fine ed alla
realtà del processo storico, in quella sintesi dialettica di
dottrina e di azione che è il patrimonio di un movimento
destinate ad essere il protagonista del più vasto
rinnovamento sociale, il condottiero della più grande guerra
rivoluzionaria.