Wikipedia
La storia moderna è un concetto storiografico, interpretato come
elemento di rottura rispetto all'epoca medievale; copre un arco
temporale di circa tre secoli, dagli ultimi anni del XV secolo alla
fine del XVIII o inizi del XIX secolo. Caratterizzata anche dal
processo di formazione degli Stati nazionali in Europa, la storia
moderna è considerata il periodo nel quale si sono svolti importanti
avvenimenti politici che hanno portato alla società contemporanea.
Indice
1 Periodizzazione
1.1 Date ed interpretazioni
2 La prima età moderna
2.1 L'Umanesimo e la stampa
2.2 Esplorazioni e imperi coloniali
2.3 La Riforma protestante
2.4 L'impero di Carlo V
3 Lo scenario europeo
3.1 Italia
3.2 Spagna
3.3 Francia
3.4 Inghilterra
3.5 Paesi Bassi
3.6 Area germanica
3.7 Europa orientale
4 La Rivoluzione industriale
5 L'età dei Lumi e delle Rivoluzioni
5.1 L'Illuminismo
5.2 La Rivoluzione americana
5.3 La Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte
6 La società d'età moderna
7 Re e capi di stato dell'età moderna
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
Periodizzazione
Il concetto di storia moderna è impiegato diversamente dalla
storiografia italiana, in particolare se quest'ultima viene confrontata
con quella anglosassone, tedesca e francese. La maggioranza degli
storici è concorde nell'indicare come inizio dell'età moderna gli anni
intercorrenti tra il XV e XVI secolo, ma le interpretazioni sulla
durata e sul termine di questo periodo differiscono notevolmente. Nelle
storiografie anglosassone, tedesca e francese la conclusione dell'età
moderna viene indicata o con la conclusione della prima, o della
seconda guerra mondiale, o anche con il crollo dell'Unione Sovietica.
Quest'ultima periodizzazione è frutto prevalentemente dell'intendimento
dell'età contemporanea come dell'epoca delle generazioni viventi. Nella
storiografia italiana invece, in particolare per cause
politico-scolastiche, si indica tradizionalmente come inizio dell'età
contemporanea o l'Unità d'Italia, o il periodo tra la fine del XVIII
secolo e l'inizio del XIX. La storia moderna, così come intesa in
Italia, trova quindi un corrispettivo in Europa con la cosiddetta prima
età moderna o early modern age.
Date ed interpretazioni
Le precise date d'inizio e fine dell'epoca moderna variano a seconda
delle diverse interpretazioni storiografiche. Alcune date comunemente
utilizzate per indicare l'inizio dell'eta moderna sono:
1453, che coincide con la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi e
la fine dell'Impero bizantino, nonché la fine della Guerra dei
cent'anni tra Inghilterra e Francia.
1492, anno della caduta del Regno di Granada (ultimo baluardo musulmano
in Spagna) e della conseguente unificazione delle corone spagnole,
nonché della scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo.
1517, anno d'inizio della diffusione della Riforma protestante.
La conclusione dell'età moderna viene convenzionalmente fissata con la
conclusione del Congresso di Vienna (1815), che seguì alla sconfitta di
Napoleone e che definì il riassetto geopolitico europeo.
Interpretazioni diverse indicano come termine dell'età moderna lo
scoppio della Rivoluzione francese (1789) o della prima rivoluzione
industriale in Inghilterra (ultimi tre decenni del Settecento).
Un'altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può
esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono
importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica,
sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro
preludio al costituirsi, nella maggior parte dell'Europa, di regimi
liberali.
La prima età moderna
Nel Quattrocento l'Europa è in piena ascesa economica. Nel 1453
Costantinopoli viene conquistata dai Turchi Ottomani di Maometto II.
L'ultimo imperatore Costantino XI è ucciso durante l'assedio della
città ma una sua discendente, la nipote Sophia sposò lo zar Ivan il
Grande. La caduta di Costantinopoli ha conseguenze culturalmente
importanti per l'Europa: vari intellettuali bizantini migrano in
Occidente, fornendo un contributo importante al Rinascimento.
L'Umanesimo e la stampa
Per approfondire, vedi le voci Umanesimo e Rinascimento.
Il XV secolo è attraversato da importanti cambiamenti culturali:
l'ottimismo, la fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità, il principio
della "virtù" umana contrapposta alla "fortuna" sono manifestazioni
filosofiche e letterarie di un periodo noto col nome di Umanesimo.
L'Umanesimo, le cui avvisaglie possono esser colte già nel Trecento, ha
una prima diffusione nell'Italia rinascimentale, le cui corti sono
punti di riferimento vitale per gli artisti del tempo.
Il 1455 è l'anno dell'invenzione della stampa a caratteri mobili, ad
opera del tedesco Johann Gutenberg che progressivamente rivestirà un
ruolo fondamentale nella diffusione del libro. Con l'invenzione della
stampa a caratteri mobili fioriscono le prime editorie, in particolare
nella penisola italiana: celebre la stamperia veneziana di Aldo Manuzio.
La scoperta di codici letterari in latino e il contemporaneo arrivo di
numerosi intellettuali bizantini contribuiscono a portare alla
riscoperta di buona parte della letteratura latina e della letteratura
greca, insieme allo studio dello stesso greco. Importanti progressi
vengono effettuati anche nel campo della filologia e della
storiografia, la cui importanza risulta evidente, ad esempio, con la
prova della falsità della donazione di Costantino da parte di Lorenzo
Valla.
È in questo periodo che si sviluppano importanti richieste di riforma
del clero; si assiste anche al progressivo sviluppo delle materie
scientifiche (geografia, astronomia, anatomia, fisica etc). Tra tutti
gli umanisti spicca la figura di Erasmo da Rotterdam, un sicuro punto
di riferimento per buona parte dell'intelletualità europea.
Questo periodo di vivacità culturale, che arriva a teorizzare
l'eliocentrismo con (Niccolò Copernico), continua solo in parte nel XVI
secolo. Il progressivo irrigidimento dottrinario del Cattolicesimo e
del Protestantesimo segnano la conclusione del Rinascimento in Europa.
Esplorazioni e imperi coloniali
Per approfondire, vedi le voci Esplorazioni geografiche #Le grandi
scoperte, Colonizzazione europea delle Americhe, Impero portoghese e
Impero spagnolo.
Nella seconda metà del XV secolo vengono realizzate importanti
esplorazioni geografiche. I portoghesi giungono al Capo di Buona
Speranza nel 1487 con Bartolomeo Diaz, per poi "doppiare" il continente
africano nel 1497 con Vasco de Gama. Nel 1522 viene effettuata la prima
circumnavigazione con la spedizione di Ferdinando Magellano: gli
europei entrano in contatto con nuove culture e sistemi politici. Per
ciò che concerne gli equilibri politici e commerciali, si spostano
progressivamente dal mar Mediterraneo all'Oceano Atlantico.
I protagonisti di questa prima fase di espansione coloniale sono il Portogallo e la Spagna.
Il Portogallo si avventura in ardite imprese marittime esplorative. A
partire dalla conquista di Ceuta in Marocco e per influenza della
Reconquista e della mitica esistenza del regno cristiano del Prete
Gianni), il Portogallo investe tutte le sue energie nell'affinamento
delle tecniche di navigazione e nella raccolta di informazioni, per la
circumnavigazione dell'Africa. L'obiettivo commerciale è raggiungere le
coste indiane, da dove partono le spezie dirette in Europa, per
scavalcare l'intermediazione araba ed il monopolio commerciale della
Repubblica di Venezia. All'epoca non si conoscono completamente le
reali dimensioni dell'Africa, tanto che i tentativi di
circumnavigazione, seppur seguiti da vari successi, giungono a felice
compimento dopo 72 anni: nel maggio del 1487 Bartolomeo Diaz arriva il
Capo di Buona Speranza, aprendo la via verso le Indie, che Vasco da
Gama raggiungerà nel 1498. L'Impero portoghese è costituito da basi
navali e commerciali essenziali per gli scambi commerciali con le tribù
ed i regni africani; sono utili anche come supporto logistico per le
navi dirette in India dove, dopo una serie di battaglie vittoriose tra
il 1507 ed il 1511, i portoghesi sbaragliano le flotte arabe ed
ottengono il monopolio del lucroso commercio delle spezie, occupando
Calicut, Goa e Malacca.
La Spagna, finalmente unificata con la conquista del Regno di Granada
nel 1492, non sembra esser potenzialmente proiettata verso l'Oceano
Atlantico, ma Isabella di Castiglia autorizza e finanzia un spedizione
marittima che secondo le idee del genovese Cristoforo Colombo,
dovrebbero condurre in Cina. Colombo, ingannato da grossolani errori
matematici e spinto nell'impresa dalle testimonianze di Marco Polo
presenti nel Milione, si addentra nell'Oceano Atlantico raggiungendo
un'isola nei Caraibi. Nei successivi viaggi intrapresi Colombo porta
varie testimonianze delle sue scoperte geografiche come animali, piante
e uomini: la notizia di questi avvenimenti si diffondono rapidamente in
Europa. La Spagna inizia a creare un vero e proprio impero, aprendo la
stagione dei Conquistadores che, in successive spedizioni, polverizzano
l'Impero azteco, quello inca, sottomettendo gran parte delle
popolazioni indigene del Sud America. Le colonie spagnole,
differentemente dal modello portoghese, sono basate sulla conquista
territoriale e sullo sfruttamento agricolo e minerario, affidato
all'istituzione dell'Encomienda. Avvengono anche politiche di
conversione ed europeizzazione forzata della popolazione, non di rado
accompagnate da violenze e, in risposta alle ribellioni, da veri e
propri massacri. La scoperta e la messa in sfruttamento delle miniere
d'argento di Potosì (1545), nonché di altre miniere minori, genera un
enorme afflusso capitali verso la Spagna, con effetti destabilizzanti
per l'economia europea, soggetta ad una crescente inflazione.
La Riforma protestante
Per approfondire, vedi le voci Martin Lutero, Riforma protestante, Controriforma e Concilio di Trento.
Alla fine del XV secolo la Chiesa viveva una profonda crisi morale,
spirituale e di immagine. A livello del Papato e dell'Alto Clero questa
crisi si manifestava con l'assunzione di pratiche e comportamenti che
niente avevano a che vedere con la fede. La prima preoccupazione dei
Papi era la difesa strenua del proprio Stato, con continue guerre che
dissanguavano le economie dello Stato Pontificio, e la preoccupazione
di arricchire se stessi più che difendere la religione. Il nepotismo
era diffuso a tutti i livelli, a cominciare dai Papi. La consuetudine
di accumulare i benefici ecclesiastici (con le rendite ad essi
connessi) era pratica comune. Il basso clero, pochissimo istruito e
senza alcuna preparazione specifica, viveva come poteva (contrabbando,
caccia, prostituzione), e contribuiva a fare della religione un insieme
di pratiche più vicine alla superstizione che alla fede.
Tutta la teologia e il pensiero di Martin Lutero si possono sintetizzare in tre celebri affermazioni:
sola fide: tormentato dall'idea della propria salvezza personale,
Lutero scopre, nella lettura della lettera di San Paolo Apostolo ai
Romani la risposta a ciò che lo angosciava: Iustus autem ex fide vivit
– Il giusto vivrà per la sua fede (1,17); scopre cioè che era
sufficiente abbandonarsi alla azione salvifica di Dio, bastava credere
per sapersi e sentirsi salvato;
sola gratia: se ciò che salva è solo la fede in Dio, allora per Lutero
nessuna azione umana può cambiare ciò che Dio ha già deciso; solo la
grazia di Dio salva, non le azioni, i meriti acquisiti dall'uomo; in
quest'ottica perciò l'uomo è simul iustus et peccator: è un peccatore,
perché nessuno può cancellare il peccato originale, ma insieme è
giusto, nel senso di giustificato dalla misericordia di Dio che opera
nell'uomo; Lutero scopre così di essere un grande peccatore, ma nello
stesso tempo, anche senza compiere opere buone, si sente salvo per il
semplice fatto di abbandonarsi al suo Signore;
sola Scriptura: la Sacra Scrittura per Lutero non solo contiene tutte
le verità rivelate da Dio, ma non ha bisogno di essere illuminata e
chiarita dalla tradizione, in quanto è in sé sufficiente per dare da
sola alla Chiesa la certezza su tutte le verità rivelate; in questo
modo il riformatore tedesco abolisce la tradizione e la mediazione
della Chiesa con il suo magistero, con le sue strutture (Papa e
gerarchia ecclesiastica) e con i suoi sacramenti; il credente non ha
bisogno di tutto questo (magistero, gerarchia, sacramenti), non ha
bisogno di mediazioni umane per entrare in rapporto con Dio: « La
Chiesa è una comunità spirituale di anime unite in una sola fede... una
unità spirituale sufficiente a formare la Chiesa ».
Resta aperto oggi, tra gli storici, il problema se la riforma in seno
alla Chiesa di Roma sia semplicemente una reazione alla riforma
luterana (e dunque da considerarsi Controriforma), oppure se vi sono
elementi per dire che, in seno alla Chiesa cattolica, vi erano germi di
riforma indipendenti da Lutero (e dunque cronologicamente prima del
1517), e tali da potersi considerare come una vera Riforma cattolica.
L'impero di Carlo V
Carlo di Gand venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nel
1519 col nome di Carlo V; questi riunì grazie alla politica
matrimoniale del nonno Massimiliano I, un impero vastissimo, formato
da: Castiglia, Paesi Bassi, Borgogna, Franca Contea, Alsazia, Aragona
(con tutti i possedimenti italiani), Austria, Stiria, Carinzia, e tutti
i territori delle colonie spagnole nel nuovo mondo.
All'impero si accorparono anche Boemia e Ungheria, grazie al matrimonio
del fratello Ferdinando I con Anna Jagellone. Carlo V combatté più
volte contro la Francia, che era l'unico suo ostacolo nel tentativo di
dominare l'Europa.
La Francia è al tempo la seconda potenza continentale europea e l'unica
in grado di affrontare la tenaglia asburgica. Dopo continue guerre con
i francesi, i principi tedeschi, e gli inglesi che saccheggiavano i
carichi di oro e di argento provenienti dalle colonie, Carlo V fu
costretto ad abdicare a favore del figlio Filippo, a cui sarebbero
andate: Spagna (colonie comprese), possedimenti italiani, Paesi Bassi e
Franca Contea; il rimanente venne dato al fratello Ferdinando I,
insieme alla corona imperiale.
Lo scenario europeo
Italia
Nel Mediterraneo, dopo la scoperta dell'America, diminuirono
notevolmente i traffici. Così tutti i paesi interessati, in particolar
modo l'Italia, andarono in crisi. A peggiorare la crisi dell'economia
contribuirono i conflitti fra cristiani (soprattutto Spagna e Venezia)
e l'Impero ottomano. Le ostilità raggiunsero il loro punto più alto
quando i Turchi attaccarono, nel 1570, Cipro, prezioso possedimento di
Venezia. Quest'ultima riuscì allora a fondare la Lega Santa contro
l'espansione dell'Impero ottomano. I cristiani l'ebbero vinta ma il
successo non fu sfruttato, dato la separazione fra Spagna e Venezia.
Quando la pace di Cateau-Cambresis confermò il dominio spagnolo su
tutto il vasto mare, l'economia dell'Italia andò in crisi. La
recessione colpì anche il commercio e l'agricoltura, soprattutto
nell'Italia meridionale nella quale i proprietari di latifondi
tornarono a esercitare un potere simile a quello del feudalesimo.
Nell'Italia settentrionale invece la crisi di commercio portò i
borghesi a comprare terreni e a migliorare le tecniche di lavorazione e
gli strumenti agricoli.
Spagna
Sotto il regno di Filippo II la Spagna raggiunge il massimo splendore:
iniziano però a manifestarsi i primi segni di decadenza. Mancava il
ceto della borghesia, fondamentale per la crescita dell'economia. La
Spagna dominava anche le colonie americane, dove vi erano grandi
quantità di argento. Queste quantità enormi di metalli preziosi però
non si fermarono in Spagna e quindi non contribuivano a far crescere
l'economia spagnola ma venivano spediti ad altri paesi con i quali il
Regno aveva dei debiti o venivano usati per pagare i soldati. A
peggiorare la situazione interna la gestione delle finanze fu affidata
a banchieri stranieri, con perdita di buona parte dell'argento
americano.
Francia
Nell'XVII secolo la Francia attraversa un momento di grave crisi
politica (le guerre di religione): scoppiarono cruente guerre civili,
che contrapposero i francesi di fede cattolica a quelli di fede
calvinista, gli ugonotti. Il calvinismo fu dapprima perseguitato dal
sovrano Enrico II, ma quando la corona passò alla moglie i protestanti
furono notevolmente più liberi. Questo provocò un grosso malcontento da
parte dei cattolici, che per diversi anni fecero guerra ai calvinisti.
Vari motivi portarono ad una guerra particolarmente aspra e sanguinosa.
Alla fine ebbero la meglio i calvinisti, con Enrico di Borbone,
incoronato Enrico IV che con l'Editto di Nantes nel 1598 consentì a
tutti i francesi la libertà di culto.
Dopo la morte di Enrico IV (1610), Luigi XIII intraprende una politica
assolutistica impersonata in particolare dal cardinale Richelieu.
Luigi XIV, che sale al trono già dal 1643, rafforza la monarchia
assoluta e intraprende un'agressiva politica espansionistica destinata
al fallimento. Dopo la morte di Luigi XIV (1715) comincia una lenta
fase di decadenza per la Francia, che culmina con lo scoppio della
Rivoluzione Francese.
Inghilterra
Dopo la travagliata guerra delle due rose, l'Inghilterra durante il XVI
secolo è relegata ad un ruolo marginale, dovuto anche alla debolezza
militare e allo sconquassamento religioso che verrà portato a termine
sotto il lungo regno di Elisabetta I (1558-1603). I cattolici non la
riconobbero perché era nata dal secondo matrimonio di Enrico VIII e
perché fin dall'inizio appoggiò la Chiesa anglicana. La regina però non
perseguitava i cattolici ma quando questi organizzarono una rivolta nel
1569, attuò una violenta repressione. Era poi convinta che la volessero
cacciare dal trono per sostituirla con la cugina Maria Stuart, di credo
cattolico. Nel 1587 Maria venne accusata di aver complottato contro la
cugina e venne condannata a morte. L'esecuzione di Maria Stuart aggravò
la situazione fra Spagna ed Inghilterra, che addirittura portò ad una
guerra. Nel 1570 una flotta di pirati inglesi cominciò ad attaccare e a
depredare le navi spagnole e contemporaneamente gli inglesi diedero il
loro appoggio alla ribellione calvinista dei Paesi Bassi. Nel 1588 una
potente flotta spagnola, l'Invincibile Armata, attaccò il regno ma fu
sconfitta e in gran parte distrutta: per la Spagna si trattò di una
sconfitta gravissima mentre l'Inghilterra si avviò a diventare una
forte potenza marittima. Alla morte di Elisabetta I, dato che essa non
era sposata e non aveva figli, la corona passò alla famiglia degli
Stuart.
Il XVII secolo vede numerosi e importanti avvenimenti per le Isole
britanniche che saranno di fondamentale importanza per gli sviluppi
socio-politici dei secoli futuri. I tentativi assolutistici degli
Stuart verranno annientati dalla consapevolezza politica del popolo
inglese durante le due rivoluzioni inglesi, il che porterà alla nascita
del primo stato liberale europeo già a partire dal 1688 gloriosa
rivoluzione, dove il re "regna ma non governa".
Il XVIII secolo vede il rifiorire della letteratura "borghese"
(Jonathan Swift, Alexander Pope, Thomas Gray, Daniel Defoe ) della
filosofia empirista ( John Locke, David Hume ) e la nascita della
scienza moderna con Isaac Newton; si stabilizza l'ordine politico del
1688 (la nascita del Regno Unito) e la definitiva supremazia
commerciale e coloniale con la guerra dei sette anni contro la Francia,
anche se il '700 sarà per la Gran Bretagna un secolo pieno di
difficoltà, come la perdita delle 13 colonie, la rivoluzione francese
impersonata poi da Napoleone e i primi disagi causati dalla Rivoluzione
Industriale.
Paesi Bassi
All'epoca di Filippo II i domini olandesi erano suddivisi in
diciassette province. Per secoli le civiltà fiamminghe e olandesi si
erano governate autonomamente e avevano goduto di un solido sviluppo
economico. Il re di Spagna impose sulla popolazione dei Paesi Bassi il
cattolicesimo, provocando un grande malcontento soprattutto da parte di
tutti i calvinisti, che nel 1566 diedero vita ad una riforma
antispagnola. La Spagna, cercando di riaffermare la propria autorità,
fece una violenta repressione e impose un maggior controllo anche
sull'attività urbana. Ma a questo suscitò la ribellione anche dei
cattolici che temevano di perdere la libertà cittadina. Si unirono così
nel 1576 ai calvinisti per una ribellione e firmarono un patto di
unione nazionale. Soltanto allora la Spagna si rese conto del pericolo
e cercò di rompere il fronte dei ribelli, dando alcune concessioni ai
cattolici. Riuscì a convincerli a deporre le armi e a giungere ad un
accordo con l'inviato di Filippo II. Il successo spagnolo fu però solo
parziale perché, infatti, i calvinisti continuarono la loro rivolta e
nel 1618 proclamarono l'indipendenza delle province settentrionali, che
costituiva la maggior parte della popolazione. Nacque così una nuova
repubblica, chiamata Province Unite. Tutti i successivi tentativi da
parte della Spagna nel conquistare quei territori fallirono. Il solo
risultato fu la perdita di grandi risorse finanziarie per la guerra. Le
piccole e orgogliose Province Unite però non si abbatterono e infatti
nel 1648 Filippo IV dovette riconoscer loro l'indipendenza.
Area germanica
Il Sacro Romano Impero perde l'Italia e si frammenta in centinaia di
regnicoli. Conflitti religiosi portarono alla Guerra dei trent'anni
(1618-1648), che devastò le terre tedesche.[1] La popolazione degli
stati tedeschi si ridusse di circa il 30%.[2] La Pace di Vestfalia
(1648) concluse la guerra religiosa, ma l'impero era de facto diviso in
numerosi principati indipendenti (circa 350 stati sovrani).
Il dualismo tra la monarchia asburgica austriaca e del Regno di Prussia
dominarono la storia tedesca. Nel Seicento l'Austria inizia a
costituirsi come una temibile potenza continentale, assoggettando buona
parte dell'area tedesca e balcanica. La Prussia riesce a riunire sotto
il suo dominio il nord dell'attuale Germania, parte della Polonia e la
Slesia, una regione mineraria di vitale importanza economica.
Europa orientale
Durante il regno di Solimano il magnifico l'Impero ottomano raggiunge
la sua massima espansione. Nel Settecento l'Impero è già in netta
decadenza e sempre più assoggettata alle delle influenze
politoco-commerciali europee.
Anche la Polonia, dopo aver raggiunto il proprio apogeo
politico-economico tra Quattrocento e Cinquecento, inizia ad
attraversare un lento declino, che porterà alla scomparsa del regno per
l'ingerenza delle confinanti potenze europee (Prussia, Austria e
Russia).
Nell'età moderna in Scandinavia si smembra l'Unione di Kalmar e sorgono
la Svezia e la Norvegia, mentre la Finlandia rimane sotto il governo
svedese.
In seguito la Norvegia viene conquistata dai danesi e la zona delle
attuali Repubbliche Baltiche (sotto il governo svedese) viene
conquistata dai russi.
Infine, in Russia, dopo una lunghissima lotta contro i Mongoli Ivan il Terribile giunge all'indipendenza e si autoproclama Zar.
Dopo la sua morte segue un periodo di disordini politici, che si
conclude con la proclamazione di Michele Romanov come nuovo Zar: dà
inizio ad una dinastia, che durerà fino allo scoppio della Rivoluzione
russa.
Durante il regno di Pietro I il Grande la Russia si espande verso
l'Occidente europeo, giungendo al ruolo di grande potenza mondiale.
La Rivoluzione industriale
Per approfondire, vedi la voce Rivoluzione industriale.
La rivoluzione industriale è un processo di evoluzione economica che da
un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema
industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine
azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti
energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili).
Riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta
l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; il suo
arco cronologico è solitamente compreso tra il 1760-1780 al 1830.
La rivoluzione industriale comporta una profonda ed irreversibile
trasformazione che parte dal sistema produttivo fino a coinvolgere il
sistema economico nel suo insieme e l'intero sistema sociale.
L'apparizione della fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra
gli attori produttivi. Nasce così la classe operaia che riceve, in
cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il
lavoro in fabbrica, un salario. Sorge anche il capitalista industriale,
imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che
mira ad incrementare il profitto della propria attività.
L'età dei Lumi e delle Rivoluzioni
L'Illuminismo
L'età dei lumi: con questa espressione, che mette in evidenza
l'originalità e la caratteristica di rottura consapevole nei confronti
del passato, si diffuse in Europa il nuovo movimento di pensiero degli
illuministi francesi che in effetti affondava le sue radici nella
cultura inglese. Voltaire, Montesquieu, Fontanelle riconoscevano
infatti di essersi ispirati a quella filosofia inglese fondata sulla
ragione empirica e sulla conoscenza scientifica, elementi essenziali
del pensiero di Locke e di Newton e David Hume che risalivano a loro
volta a quello di Francesco Bacone.
La fede nella ragione, coniugandosi con il modello sperimentale della
scienza newtoniana, sembrava rendere possibile la scoperta non solo
delle leggi del mondo naturale, ma anche di quelle dello sviluppo
sociale. Si pensò allora che, usando correttamente la ragione, sarebbe
stato possibile un progresso indefinito della conoscenza, della tecnica
e della morale: convinzione questa che verrà successivamente ripresa e
rafforzata dalle dottrine positiviste.
Una particolare funzione sociale e politica venne svolta nel "Siècle
des Lumières" dai salotti letterari. Gli incontri erano ora organizzati
da altolocati membri dell'alta borghesia o dell'aristocrazia riformista
francese che erano soliti invitare in casa loro intellettuali più o
meno noti per conversare e dibattere temi d'attualità o argomenti
particolarmente graditi all'anfitrione. In questo ambiente culturale
svolgono un ruolo preminente le donne, le "salonnièries" (salottiere)
alle quali il nuovo ideale egualitario illuminista offriva
l'opportunità di collaborare, mostrando le proprie doti intellettuali,
ad un progetto radicalmente riformista non più riservato a una cultura
soltanto maschile.
Emblema dell'illuminismo francese, assieme al pensiero di Voltaire,
sarà la grandiosa opera dell'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle
scienze, delle arti e dei mestieri che in 35 volumi, pubblicati dal
1751 al 1780, da un consistente gruppo di intellettuali sotto la
direzione di Diderot e D'Alembert, diffonderà i principi illuministici
non solo in Francia ma, attraverso numerose traduzioni, in tutta Europa.
La Rivoluzione americana
Per approfondire, vedi la voce Guerra di indipendenza americana.
La presentazione della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America
Gli Stati Uniti dichiararono la loro indipendenza nel 1776 e
sconfissero la Gran Bretagna con l'aiuto della Francia nella Guerra di
indipendenza americana. Tutto ebbe inizio con il Boston Tea Party[5] il
16 dicembre 1773. L'Inghilterra aveva imposto alle colonie
l'importazione del tè dalle Indie e ne aveva demandato la
commercializzazione al minuto direttamente alla Compagnia delle Indie.
Questo sottraeva ai commercianti locali i guadagni che prima
realizzavano sulla vendita di tale prodotto. Ciò creò grave malcontento
fra la popolazione e culminò nella ribellione che, di fatto, diede
inizio alla guerra d'indipendenza.
Il 4 luglio 1776, il Secondo congresso continentale, tenutosi a
Filadelfia, dichiarò l'indipendenza della nazione chiamata "Stati Uniti
d'America" con la Dichiarazione d'indipendenza, scritta da Thomas
Jefferson. Il 4 luglio si celebra negli Stati Uniti la nascita della
nazione americana. Essa venne creata secondo i principi repubblicani
che enfatizzavano i doveri pubblici ed aborrivano la corruzione ed i
diritti ereditari nobiliari.
Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine alla
guerra, già conclusa de facto tra il 1781 e il 1782. Con la pace, gli
Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito.
La Rivoluzione francese e Napoleone Bonaparte
Il XVIII secolo vede la crescita della borghesia mercantile, i
progressi culturali e scientifici ed i primi segni della Rivoluzione
industriale; contemporaneamente permangono i privilegi delle classi
aristocratiche ed ecclesiastiche. Si crea quindi una situazione di
tensione che sfocia in un conflitto aperto in Francia. Il rifiuto di
Luigi XVI di condividere il proprio potere con il Terzo stato (le
classi sociali più basse) porta nel 1789 alla Rivoluzione francese, con
la fine della monarchia assoluta in Francia e l'instaurazione della
Repubblica.
L'affermazione dei principi di governo democratico e la reazione delle
potenze europee, portarono a conflitti che condussero alla presa del
potere da parte del generale Napoleone Bonaparte, che condusse una
serie di brillanti campagne militari contro tutte le monarchie europee.
Queste portarono Napoleone a battere l'Austria (il cui imperatore perse
il ruolo di titolare del Sacro Romano Impero), la Russia e la Prussia e
a controllare gran parte d'Italia, Germania e Spagna. La resistenza
dell'Inghilterra, che mantiene il controllo dei mari, e la disastrosa
campagna contro la Russia, portarono alla caduta di Napoleone
Bonaparte, il cui impero termina nel 1815 con la sconfitta di Waterloo.
La società d'età moderna
Durante l'età moderna si registrano espansioni e depressioni
demografiche. Ogni secolo di espansione è seguito da un secolo di
depressione.
La medicina non giunge a decisivi progressi. Le condizioni di igiene
sono assai carenti. La mortalità è elevatissima (soprattutto quella
infantile) così come la natalità. Quando scoppia un'epidemia si
sviluppa un rapido contagio, in particolare nelle città. Solo a partire
dal Settecento si arriva ad un sensibile calo della mortalità e a un
generale aumento della salute.
1501 - 1630 (lungo 500): ciclo di espansione demografica.
1631 - 1750 (lungo 600): ciclo di depressione, l'Europa è colpita dal grande morbo.
Molte, a seconda delle storiografie considerate, possono essere le
cause (escludendo le epidemie) di questi cicli alternati demografici.
Troviamo, ad esempio, la bassa resa dei terreni coltivati che, in fase
di crescita demografica non permette di sfamare in modo soddisfacente
la popolazione.
La risoluzione di questo problema (la c.d. rivoluzione agraria),
secondo alcuni storici (Paul Bairoch) sarebbe uno dei requisiti della
rivoluzione industriale. Un'altra causa, molte volte imputata alle
depressioni demografiche, è attribuita al "sistema feudale" in vigore
in quell'epoca.
Il sistema feudale seguiva lo schema secondo il quale il produttore
diretto produceva sia per il suo sostentamento sia e per il signore.
Il contadino riusciva a soddisfare i bisogni primari accedendo
direttamente alla terra. Non aveva bisogno di nulla se non di terra da
lavorare. Il signore, in concorrenza con gli altri feudatari, per
rimanere un produttore diretto sui propri fondi e per produrre un
reddito concede alcuni privilegi, tra i quali quello della concessione
consuetudinaria (copy-hold, Erbpacht) tramandabile per via ereditaria.
Si concede in pratica un terreno su cui il contadino può lavorare,
richiedendo una sorta di tributo (affitto) più eventuali corvées.
Durante le crescite demografiche, queste concessioni possono portare al
frazionamento dei terreni: infatti il padre può lasciare la terra ai
propri figli dividendola tra loro. I figli la dividono ulteriormente
per i loro figli e si arriva al punto in cui i "piccoli" appezzamenti
rimasti non producono abbastanza per soddisfare i bisogni alimentari.
Troviamo un'Europa fondata sulla terra. In tutti i periodi, sia di
crisi che di espansione, si tenta di ampliare i propri possedimenti.
Ovviamente ciò è possibile solo ai ceti medio-alti (borghesi, nobili,
mercanti). La terra viene vista come uno strumento di profitto sia in
caso di crescita sia nei periodi di diminuzione della popolazione. Nel
primo caso i prezzi del cibo aumentano e di conseguenza anche il valore
della terra. Chi più ne possiede più può produrre. E chi più produce,
più guadagna dalla vendita delle derrate. Nel secondo caso invece,
diminuiscono i prezzi e il valore della terra, però una buona gestione
di quest'ultima permette al proprietario di riuscire a "sostenersi"
anche in momenti di gravi carestie.
Durante l'età moderna troviamo uno stile di vita incentrato soprattutto
sul lavoro rurale e sul matrimonio, almeno fino alle porte
dell'industrializzazione. Secondo le fonti[senza fonte] solo il 2%
delle nascite avviene all'infuori di quest'ultimo. In contraddizione
troviamo, però, che molti dei concepimenti avvengono prima del
matrimonio stesso.
Re di Francia
Valois
Carlo VIII
Valois-Orléans
Luigi XII
Valois-Angouleme
Francesco I
Enrico II
Francesco II
Carlo IX
Enrico III
Borboni
Enrico IV
Luigi XIII
Luigi XIV
Luigi XV
Luigi XVI
Re/Regine d'Inghilterra
Tudor
Enrico VII
Enrico VIII
Edoardo VI
Jane Grey
Maria I
Elisabetta I
Primo Periodo Stuart
Giacomo I
Carlo I
Commonwealth of England
Oliver Cromwell
Richard Cromwell
Secondo Periodo Stuart
Carlo II
Giacomo II
Maria II e Guglielmo III
Anna
Hannover
Giorgio I
Giorgio II
Giorgio III
Re di Spagna
Ferdinando II di Aragona
Asburgo di Spagna
Carlo I d'Asburgo
Filippo II d'Asburgo
FIlippo III d'Asburgo
FIlippo IV d'Asburgo
Carlo II d'Asburgo
Borboni
Filippo V di Borbone
Ferdinando VI di Borbone
Carlo III di Borbone
Carlo IV di Borbone
Asburgo d'Austria
Massimiliano I
Carlo V
Ferdinando I
Massimiliano II
Rodolfo II
Mattia
Ferdinando II
Ferdinando III
Leopoldo I
Giuseppe I
Carlo VI
Maria Teresa (Francesco I)
Giuseppe II
Leopoldo II
Francesco II
Margravi di Brandeburgo/Re di Prussia
Casata degli Hohenzollern
Margravi di Brandeburgo
Federico I
Federico II
Alberto Achille
Giovanni I, il Cicerone
Gioacchino I, il Nestore
Gioacchino II
Gioacchino III Federico
Margravi di Brandeburgo,
duca di Julich-Cleve, Duchi di Prussia
Giovanni Sigismondo
Giorgio Guglielmo
Federico Guglielmo, il Grande Elettore
Federico III
Margravi di Brandeburgo,
duchi di Julich-Cleve, Re di Prussia
Federico I
Federico Guglielmo I, il Re sergente
Federico II, il Grande
Federico Guglielmo II
Federico Guglielmo III