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Patriota e letterato (Napoli 1813 - ivi 1876). Intrapresi
inizialmente gli studi giuridici, si dedicò in seguito, come
allievo di Basilio Puoti, agli studi letterari e nel 1835
conseguì la cattedra di eloquenza nel liceo di Catanzaro.
Entrato in contatto con gli ambienti mazziniani aderì alla
setta dei Figliuoli della Giovine Italia, fondata da Benedetto
Musolino, e nel 1839 fu arrestato per cospirazione. Liberato nel
1841, visse dividendosi tra l’insegnamento privato e l’impegno
politico. Nel 1847 pubblicò, anonimo, l’opuscolo
antiborbonico Protesta del popolo delle Due Sicilie, ma i sospetti
della polizia caddero in breve tempo su di lui e per evitare un
nuovo arresto riparò a Malta. Tornò a Napoli nel 1848,
dopo la concessione della Costituzione, e fu per breve tempo capo
dipartimento nel ministero dell’Istruzione. Dimessosi, fondò
con Silvio Spaventa, Cesare Braico, Filippo Agresti e altri, la
società segreta Unità italiana, della quale fu
nominato presidente. Nel 1849, dopo la restaurazione borbonica,
venne nuovamente imprigionato e nel 1851 fu condannato a morte.
Commutatagli la pena nell’ergastolo, trascorse otto anni nel carcere
di Santo Stefano per poi essere destinato, nel 1859, con altri
patrioti, alla deportazione negli Stati Uniti. Grazie all’aiuto del
figlio, ufficiale della marina mercantile inglese, riuscì a
raggiungere l’Irlanda, dove rimase fino al 1860.
Tornato in Italia si stabilì prima a Torino poi a Firenze,
dove pubblicò due manifesti (Di ciò che hanno a fare
gl’Italiani e Dell’annessione di Napoli al Regno d’Italia), nei
quali esortava il Mezzogiorno a unirsi alla restante Italia sotto lo
scettro di Vittorio Emanuele II. Sempre nel 1860 ebbe la cattedra di
Letteratura latina e greca nell’università di Bologna, alla
quale peraltro rinunziò non appena l’ingresso di Garibaldi a
Napoli gli consentì di tornare nella sua città natale,
dove assunse la carica di ispettore generale della Luogotenenza. Nel
1862 iniziò a insegnare Letteratura italiana
all’università di Napoli. Nel frattempo fondava
l’Associazione unitaria costituzionale, di cui fu a lungo
presidente, collaborando con assiduità al giornale da questa
pubblicato «L’Italia», diretto dal 1863 al 1865 da De
Sanctis. Negli anni seguenti venne sempre più allontanandosi
dalla politica nonostante continuasse a condurre un’appassionata
battaglia a favore delle tradizioni locali del Mezzogiorno, che
vedeva travolte dalle scelte accentratrici della classe dirigente.
Nel 1873 fu nominato senatore.
Frutto del suo insegnamento furono le Lezioni di letteratura
italiana (3 volumi, 1866-72), animate da un forte impegno civile,
nelle quali Settembrini ripercorre attraverso i secoli il cammino
della produzione letteraria italiana al fine di stimolare i
contemporanei ad acquistare coscienza del loro passato e a farsi
attori consapevoli e responsabili del proprio destino.
Il suo nome resta soprattutto legato alle Ricordanze della mia vita,
un itinerario autobiografico pubblicato postumo nel 1879 con la
prefazione di De Sanctis. Nell’opera, destinata anch’essa a esaltare
l’impegno patriottico e civile, Settembrini auspica un risveglio
della cultura napoletana e presenta il movimento risorgimentale come
l’unica forza in grado di abbattere il potere oscurantista della
Chiesa e dei Borbone.