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Il Sacro Romano Impero (SRI) (in tedesco Heiliges Römisches
Reich (HRR), in latino Imperium Romanum Sacrum (IRS)), noto anche
come Primo Reich, fu un agglomerato politico medioevale di territori
dell'Europa centrale e occidentale che nacque durante l'alto
Medioevo e si dissolse formalmente nel 1806.
La data di inizio dell'Impero è il 962, quando Ottone I di
Sassonia si fece incoronare da papa Giovanni XII come imperatore di
un'entità che comprendeva Germania e Italia (e in seguito la
Borgogna). L'Impero di Ottone ereditava gran parte dell'Impero
carolingio, ma era differente da esso non comprendendo più la
"Francia occidentale", ovvero più o meno l'odierna Francia;
buona parte della storiografia di lingua italiana, tuttavia,
è solita includere anche l'Impero carolingio all'interno
della storia del "Sacro Romano Impero", facendone quindi coincidere
l'inizio con l'incoronazione di Carlo Magno nell'anno 800.
Dal 1512 tramite decreto cambia nome in Sacro Romano Impero della
Nazione Germanica (in tedesco Heiliges Römisches Reich
Deutscher Nation, in latino Imperium Romanum Sacrum Nationis
Germanicae)
Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica raggiunse l'apice
della propria potenza nel corso del Basso Medioevo e
costituì, insieme al Papato, uno dei due poteri universali.
Definizione
La dizione Impero Romano fu usata nel 1034 per indicare le terre
sotto Corrado II, e Sacro Impero nel 1157. L'uso del termine
Imperatore Romano con riferimento ai monarchi del Nord Europa
cominciò presto con Ottone II (Imperatore 973- 983).
Gli imperatori da Carlo Magno (742-814) fino a Ottone I il Grande
escluso (cioè i sovrani dell'Impero carolingio) avevano usato
il titolo Imperatore Augusto.
Il termine "Sacro Romano Impero della Nazione Germanica" fu
introdotto nel 1254; l'espressione completa Sacrum Romanum Imperium
Nationis Germanicae (in tedesco: Heiliges Römisches Reich
Deutscher Nation) appare invece alla fine del XV secolo, nel momento
in cui il regno aveva perso in Italia molto del suo dinamismo, pur
rimanendo legato fino alla fine ad alcune importanti unità
territoriali italiane in esso integrate: "sacro" e "romano" erano
termini impiegati con spirito di emulazione verso l'impero
bizantino; "della nazione tedesca" sottolineava come, dal 962 in
poi, il fulcro di questa istituzione fosse nelle genti di stirpe
germanica, già costituitesi come "franchi orientali" dopo la
spartizione carolingia.
Il titolo di imperatore era prevalentemente elettivo, secondo le
tradizioni "federaliste" dei quattro ducati principali di Germania
(Sassonia, Franconia (regno), Baviera e Alemannia), ciascuno
contraddistinto da una propria base etnica diversa. Gli elettori
erano quindi i grandi nobili del regno di Germania, che si
disputavano la corona. Se comunque da una parte il titolo imperiale
era considerato in tutta l'Europa occidentale come supremo e in via
di principio incontestabile, nella pratica si assistette spesso alla
mancanza di potestà sostanziale degli imperatori, ridotti a
figure formalmente simboliche, incapaci di manifestare la loro
volontà nel regno.
Alcune grandi famiglie cercarono nel tempo di rendere la corona
imperiale ereditaria, come la dinastia ottoniana, ma vi
riuscì definitivamente solo alla fine del Medioevo la
famiglia degli Asburgo, che mantenne il titolo fino al 1806, sebbene
non fossero mai stati aboliti i principi elettori e la loro
dignità. Alla morte di ogni imperatore infatti essi si
riunivano ed eleggevano il suo successore.
Il titolo di imperatore "dei Romani" venne fatto abolire da un altro
imperatore, Napoleone I di Francia, che impose a Francesco II
d'Asburgo di prendere il titolo di "imperatore d'Austria",
più conforme ai territori che effettivamente erano da lui
amministrati. Il Sacro Romano Impero si dissolse formalmente nel
1806.
Neanche i contemporanei seppero come definire questo ente. In una
famosa descrizione, del 1667 De statu imperii Germanici, pubblicato
con lo pseudonimo di Severino di Monzambano, Samuel Pufendorf
scrisse:
(LA)
« Nihil ergo aliud restat, quam ut dicamus Germaniam esse
irregulare aliquod corpus et monstro simile »
(IT)
« Non ci rimane perciò che considerare la Germania un
corpo senza regole simile ad un mostro »
(Samuel Pufendorf)
Voltaire più tardi ne parla come "né Sacro, né
Romano, né Impero".
Differenze e continuità tra Impero carolingio e Sacro Romano
Impero Germanico
L'impero carolingio era strettamente legato alla figura del suo
fondatore Carlo Magno ed alla sua discendenza carolingia, alle sue
conquiste e allo speciale rapporto che Carlo Magno aveva stabilito
con il papato.
Il Sacro Romano Impero Germanico, invece, era sì germogliato
dall'esperienza carolingia, ma essendo venuta a mancare la parte
fondamentale del regno di Francia, non può esserne
considerato erede a tutti gli effetti, dato che anche la corona
francese rivendicava questa eredità carolingia.
Il titolo imperiale, comunque, continuò ad essere
interpretato senza soluzione di continuità: gli imperatori si
consideravano successori diretti di Carlo Magno (Carlo IV e Carlo V
portavano questi ordinali nel titolo perché Carlo I era stato
Carlo Magno, Carlo II Carlo il Calvo e Carlo III Carlo il Grosso).
Un impero "romano"?
Da un punto di vista giuridico l'Impero Romano, fondato da Augusto
(27 a.C.) e diviso da Teodosio I in due parti (395 d.C.), era
sopravvissuto solo nella parte orientale. Questa, dopo la
deposizione dell'ultimo Imperatore d'Occidente Romolo Augusto (476
d.C.), aveva ereditato anche le insegne della parte occidentale
riunendo da un punto di vista formale l'unità statale. Dunque
gli abitanti dell'Impero d'Oriente si consideravano Ῥωμαίοι
(Rhōmaioi (romei), ovvero "romani" in lingua greca), e chiamavano il
loro stato Βασιλεία Ῥωμαίων (Basileia Rhōmaiōn, ovvero "Regno dei
Romani").
L'incoronazione di Carlo Magno da parte di papa Leone III nell'800
fu un atto privo di un profilo giuridicamente legittimo: solo
l'Imperatore romano d'Oriente (chiamato "greco" in Occidente proprio
a partire da quest'epoca) sarebbe semmai stato degno di
incoronare un suo pari nella parte occidentale, per questo da
Costantinopoli si guardò sempre con superiorità e
sospetto a quell'atto.
Nonostante ciò l'incoronazione papale fu giustificata dal
punto di vista formale con due espedienti:
1. Il fatto che all'epoca l'Impero bizantino fosse
governato da una donna, Irene di Bisanzio, illegittima agli occhi
occidentali, creava un vuoto di potere che rendeva possibili
eventuali colpi di mano (infatti all'epoca l'Impero bizantino non
aveva alcuna possibilità di intervenire direttamente in
Europa occidentale).
2. La questione che il papa si dichiarasse come diretto
erede dell'Impero romano arrogandosi il potere temporale grazie al
documento (falso) della donazione di Costantino, con il quale
Costantino I avrebbe ceduto la sovranità sulla città
di Roma e sui territori limitrofi a papa Silvestro I; il documento,
riconosciuto come falso già nel XV secolo tramite lo studio
filologico di Lorenzo Valla, fu redatto presumibilmente nell'ottavo
secolo, quando il papa, minacciato dall'avanzata dei Longobardi, si
era trovato a dover far valere la propria autorità. In
quell'occasione egli aveva compiuto un'altra incoronazione analoga,
altrettanto formalmente illegittima, incoronando Re dei Franchi
Pipino il Breve, come ringraziamento dell'aiuto ricevuto nella
contesa coi Longobardi.
Gli imperatori romano-tedeschi cercarono con più modi di
farsi accettare da quelli bizantini come loro pari: con rapporti
diplomatici, politiche matrimoniali o minacce. Ogni volta
però non ottennero gli effetti sperati, perché da
Costantinopoli vennero sempre chiamati come "re dei tedeschi"
(basileus in greco) e mai come "imperatori".
La pretesa di atteggiarsi come eredi dei romani, sebbene
giuridicamente discutibile, ebbe però alcuni innegabili
risultati positivi, come il ripristino del diritto romano già
a partire dalla metà del XII secolo, che, tramite
l'attività delle università, tornò in Occidente
sostituendosi in tutto o in massima parte alle legislazioni
germaniche, in vigore dai tempi delle invasioni, e a quelle
canonistiche, diffuse dalle istituzioni ecclesiastiche.
In definitiva quindi, nonostante una partenza velata da equivoci e
atti forzosi, il Sacro Romano Impero divenne uno dei cardini della
società europea, che profondamente ne influenzò le
vicende per secoli.
Istituzioni
Fin dall'Alto Medioevo, l'Impero fu caratterizzato dalla lotta per
tenere i duchi locali lontani dal potere. Al contrario dei monarchi
dei territori Franchi dell'Ovest, che più tardi divennero la
Francia, l'Impero non riuscì mai a prendere molto controllo
sulle terre che formalmente possedeva.
Invece, fin dal principio, l'Impero fu costretto ad accordare sempre
più poteri ai Duchi locali nei rispettivi territori. Questo
processo, iniziato nel XII secolo, si concluse più o meno con
la Pace di Vestfalia del 1648. Molti tentativi di restaurare
l'originale grandezza imperiale fallirono.
Formalmente l'Impero fu compresso fra la necessità del Re di
Germania di essere incoronato dal Papa (fino al 1508) da un lato e
la Maestà imperiale (Reichsstände) dall'altro lato.
Re Tedesco. L'incoronazione come imperatore di Carlo Magno per mano
del Papa nell'800 costituì l'esempio che i Re successivi
avrebbero seguito: questo gesto fu la conseguenza della difesa del
Papa da parte di Carlo contro la ribellione degli abitanti di Roma.
Da questo episodio ebbe origine il concetto che l'Impero fosse il
difensore della Chiesa.
Diventare Imperatore implicava essere già re tedesco. I re
tedeschi erano eletti da tempi immemorabili: nel IX secolo dai capi
delle cinque maggiori tribù (Franchi, Sassoni, Bavari, Svevi,
Turingi); più tardi dai principali duchi ecclesiastici e
laici; infine solo dai cosiddetti principi elettori
(Kurfürsten). Questa assemblea fu formalmente istituita da un
decreto noto come Bolla d'oro, emesso nel 1356 dalla Dieta di
Norimberga, presieduta dall'Imperatore Carlo IV. Inizialmente gli
elettori erano sette, poi questo numero variò sensibilmente
nel corso dei secoli.
Fino al 1508, il neo eletto Re, si recava a Roma per essere
incoronato Imperatore dal Papa. In molti casi questo richiese
diversi anni se il Re era occupato in altre questioni, come la
conduzione di guerre.
Mai l'imperatore poté governare autonomamente sull'Impero. Il
suo potere era efficacemente contenuto dall'argine rappresentato
dall'organo legislativo dell'Impero: la Dieta. Questa fu una
complicata assemblea che si riuniva ad intervalli irregolari in vari
luoghi e su richiesta dell'Imperatore. Solo dopo il 1663 la Dieta
divenne un'assemblea permanente.
Maestà Imperiale. Una entità era considerata di rango
imperiale se, in accordo con le abitudini feudali, non c'era altra
autorità su di essa che quella dell'Imperatore stesso. Solo
queste sedevano nella Dieta (Reichstag) ed erano, con grandi
variazioni attraverso i secoli:
* Territori governati da un Principe o un Duca,
in qualche caso (come successivamente la Prussia) anche da un Re;
* Territori ecclesiastici governati da un Vescovo
o Vescovo-Conte;
* Cavalieri imperiali;
* Libere città imperiali.
Il numero di territori fu sorprendentemente grande, raggiungendo
alcune centinaia al tempo della Pace di Vestfalia. Molti di questi
comprendevano non più di poche miglia quadrate. L'Impero,
pertanto, è ben descritto da molti come un mosaico.
Corti Imperiali. L'Impero ebbe anche due Corti: il Reichshofrat in
Vienna e la Corte della Camera Imperiale (Reichskammergericht)
istituita con la riforma dell'Impero del 1495.
Cronologia
Dai Franchi dell'est alla lotta per le investiture
Si considera generalmente al massimo il 962 come anno di fondazione
dell'Impero da parte di Ottone I.
Tuttavia, qualcuno preferisce legare l'inizio del Sacro Romano
Impero alla incoronazione di Carlo Magno come Imperatore dei Romani
nell'800, Carlo stesso del resto si chiamava Re dei Franchi. Il
titolo, inoltre, rende più chiaro che l'Impero carolingio
copriva un'area che include le odierne Francia e Germania e fu,
quindi, alla base della formazione di entrambi i paesi.
La maggioranza degli storici, pertanto, considera che
l'instaurazione dell'Impero sia stato un processo avviato dalla
spartizione dell'Impero carolingio attuata dal Trattato di Verdun
nell'843 proseguendo la dinastia Carolingia in modo indipendente
nelle tre sezioni. La parte più orientale cadde sotto
Ludovico II il Germanico, che ebbe molti successori fino alla morte
di Ludovico IV, chiamato "il Fanciullo", l'ultimo Carolingio nella
parte Orientale.
I duchi di Alemannia, Baviera, Franconia e Sassonia elessero Corrado
I Sacro Romano Imperatore dei Franchi, non Carolingio, come loro
capo nel 911. Il suo successore Enrico I (919 - 936), un Sassone,
accettò un Impero orientale separato da quello occidentale
Franco (ancora retto dai Carolingi) nel 921 chiamando sé
stesso rex Francorum orientalium (Re dei Franchi Orientali).
Enrico designò come suo successore il figlio Ottone, che fu
eletto Re ad Aquisgrana nel 936. Questi più tardi, incoronato
Imperatore col nome di Ottone I (poi chiamato "il Grande") nel 962,
avrebbe marcato un passo importante, verso l'Impero (e non verso il
Regno dei Franchi orientali che era l'altro residuo del Regno
Franco) avrebbe avuto la benedizione del Papa. Ottone aveva
guadagnato prima molto del suo potere, quando nel 955 aveva
sbaragliato i Magiari nella battaglia di Lechfeld.
Il Sacro Romano Impero nell'anno 1000: in blu il "Regnum
Teutonicorum" (Regno di Germania), in arancione gli Stati
indipendenti ma formalmente parte dell'Impero, a strisce blu le
marche di confine, in grigio il "Regnum Italicum", in viola lo Stato
della Chiesa e la Pentapolis di Ravenna.
Nella letteratura contemporanea e successiva, ci si riferisce alla
incoronazione come a una translatio imperii, trasferimento
dell'Impero. Il mitico sottinteso era che c'era e ci sarebbe stato
sempre un solo Impero. Si considerava che fosse iniziato con
Alessandro Magno, fosse passato ai Romani, poi ai Franchi, e
finalmente al Sacro Romano Impero (e questo spiega il Romano nel
nome dell'Impero). Gli imperatori tedeschi si consideravano quindi i
diretti successori di quelli dell'Impero Romano; e per questo motivo
inizialmente si davano il titolo di Augusto. Inizialmente essi non
si chiamarono ancora Imperatori "Romani", probabilmente per non
entrare in conflitto con l'Imperatore Romano che ancora esisteva a
Costantinopoli. Il termine Imperator Romanorum divenne comune solo
successivamente all'epoca di Corrado II.
A quel tempo, il regno più orientale fu non tanto "tedesco",
quanto una confederazione delle vecchie tribù germaniche dei
Bavari, Svevo-Alemanni, Franconi e Sassoni. L'Impero come unione
politica probabilmente sopravvisse solo per la forte
personalità e influenza di Enrico il Sassone e suo figlio
Ottone. Tuttavia, anche se formalmente eletti dai capi delle
tribù germaniche, nella realtà essi riuscirono a
designare il loro successori.
Questo cambiò dopo Enrico II morto nel 1024 senza figli
quando Corrado II, primo della dinastia Salica, fu eletto Re nello
stesso anno solo dopo qualche dibattito. Come esattamente il re
fosse scelto sembra essere una complicata combinazione di influenza
personale, lotte tribali, eredità ed acclamazione da parte
dei capi chiamati a formare l'assemblea dei Grandi Elettori.
Già a quel tempo il dualismo fra i territori, quelli delle
vecchie tribù radicate nelle terre dei Franchi, ed il
Re/Imperatore, divenne solo apparente. Ciascun Re preferiva passare
la maggior parte del tempo nei suoi territori. Questa pratica
cambiò solo al tempo di Ottone III Re nel 983, imperatore dal
996 al 1002, che cominciò ad utilizzare le sedi vescovili
sparse nell'Impero come sedi temporanee del governo. Anche i suoi
successori Enrico II, Corrado II ed Enrico III, apparentemente
riuscirono a legare i Duchi al territorio. Non è, quindi, una
coincidenza se all'epoca la terminologia cambia e si trovano le
prime occorrenze del termine "Regnum Teutonicum".
La gloria dell'Impero quasi si estinse nella Lotta per le
investiture, durante la quale il Papa Gregorio VII scomunicò
Enrico IV (Re nel 1056, Imperatore dal 1084 al 1106). Sebbene fosse
stata tolta dopo il viaggio a Canossa del 1077, la scomunica ebbe
vaste conseguenze. Nel frattempo i duchi tedeschi avevano eletto un
secondo Re Rodolfo di Svevia, che Enrico IV poté sconfiggere
solo dopo una guerra di tre anni nel 1080. Le radici mitiche
dell'Impero erano danneggiate per sempre; il Re tedesco era stato
umiliato. Più importante ancora, la Chiesa diveniva un
giocatore indipendente sulla scacchiera dell'Impero.
L'Impero "Romano" sotto gli Staufen
Corrado III salì al trono nel 1138, fu il primo imperatore
della dinastia Hohenstaufen (o di Svevia, in quanto gli Hohenstaufen
erano duchi di Svevia), il cui periodo coincise con la restaurazione
della gloria dell'Impero anche sotto le nuove condizioni del
concordato di Worms. Fu Federico I "Barbarossa", il secondo della
dinastia di Svevia (Re nel 1152, Imperatore dal 1155 al 1190) a
chiamare per primo "Sacro" l'Impero, e con questo indirizzò
molto la legislazione.
Inoltre, sotto il Barbarossa, l'idea della "Romanità"
dell'Impero tornò a crescere, quasi fosse un tentativo di
giustificare il potere imperiale indipendente dal Papa.
Un'assemblea imperiale nelle campagne di Roncaglia nel 1158
esplicitamente giustificò i diritti imperiali con la opinione
di quattuor doctores del nuovo organismo giuridico della
Università di Bologna, che cita frasi come: princeps legibus
solutus (il Principe non è soggetto alla legge) tratte dai
Digesta del Corpus iuris civilis. Che i legislatori romani
l'avessero creato per un sistema completamente diverso che non
coincideva affatto con la struttura dell'Impero era ovviamente
considerato del tutto secondario; il punto qui era che la corte
dell'Imperatore faceva un tentativo di legalizzarsi.
Ai diritti imperiali ci si era riferiti col termine generico di
Regalia fino alla Lotta per le investiture, ma furono enumerati per
la prima volta a Roncaglia. Questo elenco includeva strade
pubbliche, tariffe, emissione di moneta, raccolta di imposte
punitive e la nomina e revoca dei funzionari. Questi diritti furono
ora radicati esplicitamente nella Legge Romana, come fosse una legge
costituzionale; ed il sistema fu ora anche connesso alla Legge
Feudale, ed il cambiamento più evidente fu il ritiro dei
feudi di Enrico il Leone nel 1180 che portò alla sua
scomunica. Barbarossa, quindi, per un certo tempo, cercò di
legare più strettamente i riottosi Duchi tedeschi all'Impero
come un tutt'uno.
Un'altra importante novità costituzionale di Roncaglia fu lo
stabilimento di una nuova pace (Landfrieden) per tutto l'Impero, un
tentativo non solo di abolire le vendette private fra i duchi
locali, ma anche di legare i subordinati dell'Imperatore ad un
sistema di giurisdizione e di persecuzione pubblica degli atti
criminali, concetto che all'epoca non era universalmente accettato.
Poiché, dopo la lotta per le investiture, l'Imperatore non
poteva più appoggiarsi alla Chiesa per mantenere il potere,
gli Staufen sempre più concedevano terra a funzionari che
Federico sperava fossero più manovrabili dei Duchi locali.
Inizialmente utilizzati soprattutto per servizi di guerra, questi
avrebbero formato la base per la futura classe dei Cavalieri, altro
appoggio del potere imperiale.
Un altro concetto innovativo per il tempo era la fondazione
sistematica di nuove città, sia da parte dell'Imperatore che
da parte dei Duchi locali. Ciò era dovuto parzialmente alla
esplosione della popolazione, ma anche alla necessità di
concentrare il potere economico in località strategiche,
mentre fino ad allora le sole città esistenti erano le
antiche di fondazione romana o le più vecchie sedi vescovili.
Fra le città fondate nel XII secolo Friburgo (Freiburg),
modello economico per molte altre successive, e Monaco
(München).
Il successivo regno dell'ultimo degli Staufen, Federico II, fu per
molti aspetti differente da quello dei predecessori. Ancora bambino
inizialmente regnò in Sicilia, mentre in Germania il figlio
del Barbarossa, Filippo di Svevia ed Ottone IV competevano con lui
per il titolo di Re dei Germani. Dopo essere stato incoronato
imperatore 1220, rischiò il conflitto con il Papa avendo
reclamato il potere su Roma; in modo stupefacente per molti, si
impossessò di Gerusalemme nella Crociata del 1228 mentre era
ancora scomunicato dal Papa.
Mentre Federico II riportava in auge l'idea mitica dell'Impero,
contemporaneamente fece il passo iniziale nel processo che
portò poi alla sua disintegrazione. Da un lato si
concentrò sulla instaurazione in Sicilia di uno Stato
straordinariamente moderno per i tempi, con servizi pubblici,
finanze, e sistema giudiziario. Dall'altro lato Federico fu
l'Imperatore che concesse i maggiori poteri ai Duchi tedeschi in due
"Privilegi" che non sarebbero mai più stati revocati dal
potere centrale. Nel 1220 con Confoederatio cum princibus
ecclesiasticis, Federico sostanzialmente cedeva ai Vescovi un certo
numero di diritti imperiali (Regalia), fra cui quelli di stabilire
tariffe, battere moneta, ed erigere fortificazioni. Nel 1232 con
Statutem in favorem principum sostanzialmente estendeva questi
diritti agli altri territori. Benché molti di questi
privilegi esistessero già prima, almeno non erano elargiti in
modo generalizzato e definitivo, onde permettere ai Duchi di
mantenere l'ordine al Nord delle Alpi mentre Federico voleva
concentrarsi sulla sua terra natale, l'Italia. Nel documento del
1232 per la prima volta i Duchi tedeschi sono chiamati Domini
terrae, proprietari della terra, altro cambio notevole.
Praga capitale
Nel 1355 sotto l'imperatore Carlo IV divenne capitale del Sacro
Romano Impero, e Rodolfo II fece ridiventare capitale Praga nel
1583, durante questo periodo la Boemia conobbe un periodo di grande
splendore artistico ed economico.
La riforma imperiale
Nel 1495, una Dieta a Worms in Germania, conclude la Riforma
imperiale (Reichsreform), una raccolta di testi legali tendente a
dare qualche struttura all'Impero in via di disgregazione. Tra le
altre cose furono istituiti i "Circoli Imperiali di Stato"
(Reichskreisstandschaft) e la "Corte della Camera Imperiale".
La crisi dopo la Riforma
Quando Martin Lutero iniziò ciò che sarebbe stato
conosciuto successivamente come la Riforma protestante, molti duchi
locali videro l'opportunità di opporsi all'Imperatore.
Dopo un secolo di contrasti, il conflitto tra i duchi e l'impero,
fra l'altro, portò alla Guerra dei Trent'anni (1618-1648),
devastando gran parte dell'Europa.
Dopo la pace di Vestfalia
La reale fine dell'Impero sopraggiunse in passi successivi. Dopo la
pace di Vestfalia del 1648, che assegnò ai territori una
sovranità virtualmente completa, consentendo ad essi di
stringere alleanze indipendenti con altri stati; l'Impero divenne
non più di una semplice aggregazione di stati indipendenti.
L'impero ormai divenuto solo un concetto giuridico, era composto da
trecento stati sovrani, aventi diritto di seggio e di voto alla
Dieta permanente a Ratisbona (1667), dove i deputati dei principi
tedeschi deliberavano sugli affari tedeschi o di rilievo
internazionale per l'impero, e da circa 1500 signorie di fatto
sovrane, ma prive di riconoscimento internazionale. La loro
sovranità veniva esercitata non solo con il governo
indipendente dei propri stati con l'organizzazione di una propria
amministrazione, un esercito, il diritto di legiferare o di coniare
monete proprie, ma anche nei rapporti internazionali con l'invio di
proprie rappresentanze presso le altre corti, nel tessere rapporti
diplomatici nello stipulare accordi commerciali o militari. L'unica
condizione che continuava a legare gli stati tedeschi all'impero era
la libertà di stipulare alleanze che, comunque, non fossero
di danno all'impero medesimo. Così si arrivò al
paradosso che potevano essere fatte alleanze militari contro
l'imperatore (quale titolare degli stati Asburgici, e quindi
paragonato ad ogni altro sovrano), ma non contro gli interessi
dell'impero, per il quale si poteva perdere il proprio stato, come
feudo imperiale, con l'accusa di "fellonìa", come fu nel caso
di alcuni feudi imperiali italiani (ducato di Mantova o il ducato
della Mirandola).
La concezione giuridica medievale dell'imperatore come una figura
giuridica di "Primus inter Pares" rispetto agli altri sovrani,
garante della difesa della "Res Publica Christiana" e di
amministratore di pace e giustizia era andata ormai perduta. Tale
visione idealistica si scontrava con la realtà politica
europea: i sovrani dei grandi regni nazionali, benché
completamente affrancati dall'autorità imperiale,
continuarono a mantenere un certa soggezione formale e giuridica, in
qualità di titolari di numerosi feudi dell'impero. Molti
sovrani di regni limitrofi all'impero avevano notevoli ingerenze
negli affari tedeschi, grazie all'unione personale con alcuni feudi
imperiali che permettevano loro di avere anche diritto di voto alla
Dieta (Francia, Danimarca, Gran Bretagna, Prussia, Polonia, Svezia).
Le minacce all'Impero portate avanti da Luigi XIV e dall'Impero
Ottomano, spinsero verso la creazione della "Nuova Costituzione di
difesa dell'Impero del 1681" che si sostituisse alla vecchia del
1521. Ogni circolo doveva provvedere al reclutamento e mantenimento
di un contingente. Fu imposto che ogni principe avesse il diritto di
imporre il contributo dei sudditi alla difesa e fu creata una tassa
di circolo per il mantenimento delle truppe, non più una
tassa generale che, data l'eterogeneità dell'Impero, aveva
avuto sempre una scarsa efficacia.Si giunse così alla
creazione di un esercito permanente di circa 40000 uomini.
Nonostante la sua volontà unitaria, questa riforma
rafforzò più i grandi stati tedeschi (inclusa
l'Austria) che non l'Impero, i quali furono così liberi di
approntare difese ed eserciti che rafforzarono il loro potere
assoluto sul loro territorio e nell'Impero.
Gli stati tedeschi, ripartiti nei 10 circoli imperiali, erano
distinti in Grandi Elettorati (tre ecclesiastici: i Vescovi di
Magonza, Treviri, Colonia e cinque laici, di cui il Duca Baviera e
il Re di Boemia cattolici e il Mangravio di Brandeburgo, il Duca di
Sassonia e il Conte Palatino del Reno Protestanti), Principi
elettori (ecclesiastici distinti in arcivescovi, vescovi, prevosti,
prelati, abati ed in laici distinti in duchi, margravi, langravi,
principi, conti, questi ultimi raggruppati nei quattro circoli di
Wetterau, Svevia, Franconia e Vestfalia), ed infine in circa 51
città libere imperiali. Fuori dai circoli e privi di voto
alla Dieta, vi erano oltre un migliaio di piccole signorie equestri
ripartite in circoli equestri (Reno, Franconia, Svevia) a loro volta
suddivisi in 14 cantoni nobiliari oltre il distretto dell'Alsazia.
Tale situazione rimase pressoché immutata fino alla
rivoluzione francese.
L'Impero nel XVIII secolo
Nel corso del XVIII secolo la politica francese continua a
perseguire un atteggiamento aggressivo nei confronti dell'impero.
Luigi XIV di Francia si pose in diretto antagonismo con gli Asburgo
che continuavano a detenere il titolo imperiale, di fatto divenuto
ereditario per la loro famiglia. Le lunghe guerre che furono
combattute nella seconda metà del XVII secolo e nella prima
metà del XVIII, portarono ad una progressiva erosione dei
territori occidentali imperiali a favore della Francia. Inoltre,
sempre con l'intenzione di indebolire la monarchia asburgica, la
diplomazia francese, fomentava continue alleanze contro gli stati
asburgici dell'imperatore come nel caso degli Elettori di Colonia,
Treviri e della Baviera. Tale movimento centripeto degli stati
tedeschi, favorì la rapida ascesa degli Hohenzollern che da
elettori del Brandeburgo nell'arco di cinquanta anni assurgeranno
come re di Prussia a governare una nuova potenza europea in grado di
competere con gli Asburgo. Infatti assunto il titolo reale (1701),
la Prussia non perse occasione per strappare potere e territori
all'Austria degli Asburgo imperatori, facendosi fautrice delle
esigenze degli stati tedeschi di fede protestante (ruolo sottratto
alla Sassonia, i cui sovrani nel frattempo erano divenuti cattolici
per ascendere sul trono polacco). In questa lotta, cercarono di
inserirsi, come poli alternativi, gli elettorati di Baviera, il cui
duca si impossessò per breve tempo del titolo imperiale e
della Sassonia che, di fronte alla politica aggressiva prussiana
divenne fedele alleato dell'imperatore. Nonostante la grave crisi
politica che attraversò l'Austria con l'estinzione degli
Asburgo, grazie alla politica dell'ultima erede di Carlo VI di
Asburgo, Maria Teresa, arciduchessa d'Austria, la corona imperiale
ritornò in seno alla famiglia del suo sposo Francesco di
Lorena, eletto così nuovo imperatore. Il titolo rimase ai sui
eredi fino alla fine dell'impero.
La fine del titolo imperiale
Nell'ultimo decennio di vita dell'impero, questo era costituito
dagli stessi organi istituzionali che ne avevano sempre regolato le
varie attività:
* La Dieta (Reichstag): rappresentava il potere
legislativo; costituita dai rappresentanti dei principi aventi
diritto di seggio e di voto che componevano gli "Stati imperiali"
(Reichstaende o Reichsstände in tedesco) distribuiti nei dieci
circoli o Province del Sacro Romano Impero. Dal 1667 lavorava
permanentemente nella sede imperiale di Ratisbona. Gli stati erano
suddivisi nei tre corpi elettorali
o Collegio
dei Grandi Elettori (Kur-Fürsten Kollegium) composto da tre
elettori ecclesiastici (gli arcivescovi di Magonza, Treviri e
Colonia, e da sei elettori secolari (margravio del Brandeburgo, duca
di Sassonia, duca e conte del Palatinato del Reno, duca del
Brunswick-Lüneburg-Hannover ammesso dal 1708, re di Boemia
(imperatore) ammesso al voto dal 1708 al 1780;
o Consiglio
dei Principi (Fürstenrat), suddiviso in
+ Collegio dei Principi dell'impero (Reichsfuerstenrat), costituito
da
# Principi ecclesiastici o "Banco ecclesiastico" (Gestlichen
Fuersten), ripartiti in principi con voti individuali
(Virilstimmen), rappresentati da circa 26 arcivescovi (Salisburgo e
Besançon, fino al 1792) e vescovi e in principi con voti
collettivi (Kuriatstimmen), rappresentati dai Prevosti e dagli abati
distinti in prelati (Prälaten) del Reno e della Svevia.
# Principi laici o "Banco secolare" (Weltliche Fuersten), avevano
diritto di seggio e di voto individuale ereditario o personale (per
i principi contribuenti), rappresentati da duchi, margravi,
langravi, principi e principi-conti e distinti in "Antichi Principi"
(aventi voto alla Dieta prima del 1580), "Nuovi Principi" e dalle
"terre secolarizzate" (Verden e Brema, Magdeburgo, Ratzeburg,
Halberstadt, Kamin, Querfurt, Gernrode).
+ Sub-collegio dei Conti e Signori dell'impero (Reichsgraefen und
Reichsherrenkolleg), avevano 4 voti collettivi ed erano suddivisi in
quattro distretti (Wetterau, Svevia, Franconia, Vestfalia) di cui
facevano parte i principi-conti non ammessi nel corpo dei Principi,
i conti dell'impero e i signori.
* Collegio delle libere Città dell'impero
(Reichsfreistaettekolleg) composto da circa 51 città
imperiali, avevano voto consultivo, espresso solo dopo la votazione
degli altri due collegi della Dieta. Erano suddivise in "Banco
svevo" di cui 24 cattoliche, su 28 aventi diritto di voto, e in
"Banco renano" di cui 5 cattoliche, su 8 aventi diritto di voto.
* L'imperatore (Römer Kaiser): rappresentava
l'impero, ma non aveva poteri sovrani su di esso, essendo una sorta
di presidente dell'impero ed organo esecutivo della volontà
espressa dalla Dieta. Egli era vincolato, sin dal momento della sua
elezione, a rispettare le "Capitolazioni", una sorta di carta
costituzionale che ne limitavano il potere e l'ingerenza sugli altri
organi istituzionali; tra i suoi poteri egli convocava, in caso di
necessità, la Dieta (peraltro permanente), presiedeva il
consiglio militare dell'impero (Reichsmilitaregiment) e comandava
l'esercito imperiale in guerra (Reichsarmee), nominava i componenti
del Supremo Tribunale imperiale (Reichskammergericht), avente sede a
Wetzlar e il Consiglio aulico dell'impero (Reichshofrat). Nei lavori
della Dieta era coadiuvato dall'elettore di Magonza che, come decano
dei principi, tramite un proprio rappresentante, ne coordinava le
attività assembleari.
Ma di fatto gli stati che componevano l'impero non si esaurivano
solo con quelli aventi diritto di voto alla Dieta. Vi era un numero
imprecisato di entità sovrane, in varie forme, che
coesistevano con gli "Stati imperiali" e non appartenevano a nessuno
dei 10 Circoli o Province imperiali in cui erano distribuiti gli
stati con diritto di voto al Reichstag. Contee familiari e feudi
allodiali, signorie, villaggi imperiali, abbazie ed immunità
ecclesiastiche rappresentate da conti, baroni, cavalieri,
borgomastri, abati e capitoli ecclesiastici rappresentavano una
realtà imprescindibile di sovranità di fatto, anche se
sottoposti alla formale e diretta "suzerainetè"
dell'imperatore che ne era il protettore. In particolare, la
nobiltà equestre (baroni e cavalieri dell'impero) dal XVI
secolo si era organizzata in un proprio corpo autonomo che di fatto
era ufficialmente riconosciuto dagli altri principi dell'impero.
Questa nobiltà, rappresentata da circa 350 famiglie aventi
circa 1500 feudi, aveva costituito un proprio collegio suddiviso in
un circolo del Reno, composto da 3 cantoni nobiliari che
raggruppavano 98 territori, un circolo della Franconia con 702
territori rappresentati in 6 cantoni ed un circolo della Svevia con
668 territori in 6 cantoni.
Il 2 dicembre 1804 il Primo Console di Francia e presidente della
repubblica italiana Napoleone Bonaparte, fu incoronato Imperatore
dei Francesi. Subito venne riconosciuto dall'imperatore del SRI e
granduca d'Austria Francesco II che, in cambio, si vide riconosciuto
Imperatore d'Austria.
La primavera dell'anno successivo, a Milano, in conformità
con il nuovo assetto monarchico francese, Napoleone si fece
incoronare Re d'Italia. Questo provocò attriti con il S.R.I.,
che almeno formalmente comprendeva pure il Regno d'Italia. La
situazione si risolse con la guerra. Nel primo anniversario
dell'incoronazione imperiale la terza coalizione venne sconfitta
presso Austerlitz. La Pace di Presburgo dello stesso dicembre
ridimensionò l'impero austriaco, e mise sotto influenza
francese buona parte del SRI: in particolare venne costituita la
Confederazione del Reno. Accettando il fatto compiuto, Francesco II
scioglieva l'impero nel 1806, rinunciando per sempre al titolo di
Imperatore dei Romani, di fatto un titolo onorifico tramandato
internamente alla casa degli Asburgo d'Austria, accontentandosi del
più modesto titolo di Imperatore d'Austria con il nome di
Francesco I.
La Santa Sede rifiutò di considerare valida l'abdicazione,
avvenuta senza consenso papale. Tuttavia dopo la morte di Francesco,
avvenuta nel 1834, fu sollevata la questione di come si dovessero
mutare le orazioni per l'Imperatore Romano contenute nel Messale per
il Venerdì e Sabato Santo. Due decreti della Sacra
Congregazione dei Riti (n. 2800 del 31 agosto 1839 e n. 3103 del 27
settembre 1860) ordinarono di lasciare intatte le preghiere, ma di
aggiungere una rubrica che dichiarasse che erano ormai da omettere
del tutto.
Il perché della mancata autorità
Sono stati fatti molti tentativi di spiegare perché il Sacro
Romano Impero non riuscì mai ad avere un potere centrale sui
territori, contrariamente alla vicina Francia. Fra le ragioni
trovate vi sono le seguenti:
* L'Impero era stato, soprattutto dopo la caduta
degli Hohenstaufen, un' entità federale: al contrario della
Francia che era stata parte integrante dell'Impero Romano, nella
parte orientale dell'Impero carolingio, le tribù germaniche
erano molto più indipendenti e riluttanti a cedere poteri ad
un'autorità centrale. Molti tentativi di rendere ereditario
il titolo imperiale fallirono e restò sempre, almeno
formalmente, la cerimonia dell'elezione. Più tardi ogni
candidato dovette fare promesse agli elettori, nel così detto
Wahlkapitulationen (Capitolato di elezione), che garantì
sempre più poteri agli elettori durante i secoli.
* A causa delle sue connotazioni religiose,
l'Impero come istituzione fu seriamente danneggiato dal contrasto
fra il papa ed i re tedeschi riguardo alle loro rispettive
incoronazioni ad imperatore. Non è mai stato molto chiaro a
quali condizioni il papa incoronasse l'imperatore ed, in
particolare, se il potere di questo dipendesse da quello
ecclesiastico del Papa. Un'ampia discussione si accese sulla
questione, specialmente durante l'XI secolo, portando infine alla
lotta per le investiture ed al concordato di Worms nel 1122.
* Non è chiaro se il sistema feudale del
Reich, dove il re formalmente era all'apice della cosiddetta
"piramide feudale", fosse la causa o un sintomo della debolezza
dell'Impero. In ogni caso, l'obbedienza militare, che, come da
tradizione tedesca, era strettamente legata alla confisca delle
terre per i tributi, fu sempre un problema: quando il Reich era
costretto alla guerra, le decisioni erano lente e foriere di
situazioni instabili.
Dopo l'unificazione della Germania in Stato sovrano federale nel
1871 (vedi Impero tedesco), il Sacro Romano Impero fu conosciuto
talvolta come Primo Reich. La Germania nazista si chiamò
invece Terzo Reich, considerando l'Impero del 1871 come Secondo
Reich, anzitutto allo scopo di affermare una continuità
diretta del Nazionalsocialismo con l'intera storia della Germania,
secondariamente per negare a posteriori alla Repubblica di Weimar
(1918-1933) la sua ragione d'essere come reale espressione della
Germania repubblicana e più democratica.