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Uomo politico (Cuneo 1792 - Torino 1869). Laureatosi in
giurisprudenza a Torino nel 1812, fondò nello stesso anno la
patriottica Società italiana. Entrato in diplomazia, fu
segretario di legazione a Napoli nel 1816, e, dal 1825 al 1834
incaricato d’affari a Madrid. Dal 1835 al 1847 fu ministro degli
Esteri del re Carlo Alberto. Fervente cattolico, operò per la
parziale modifica del concordato tra lo Stato sabaudo e la Chiesa
cattolica (1841), che finì per accrescere l’influenza degli
ordini religiosi e in particolare dei gesuiti. Conservatore e
tradizionalista, strenuo oppositore del liberalismo in nome del
principio di autorità, deputato dal 1854 al 1860 nel
Parlamento subalpino, contrastò tenacemente la politica
di Cavour, anche attraverso l’attività pubblicistica.
Fornì un resoconto della sua azione come responsabile degli
Esteri nel Memorandum storico-politico (1851) mentre
condensò il suo pensiero nell’opera, L’uomo di stato
indirizzato al governo della cosa pubblica (1863-64).
*
Wikipedia
Il conte Clemente Solaro della Margarita (Mondovì, 21
novembre 1792 – Torino, 12 novembre 1869) è stato un politico
italiano.
Biografia
I primi anni e gli studi
Secondo i ricordi tratti direttamente dal diario personale che
teneva, iniziato nel 1807, fin dall'età di 7 anni, si accese
in lui l'ostilità ad ogni sovvertimento sociale e alla
demagogia. La causa fu probabilmente l'ostilità tra la
Francia repubblicana e l'Austria che, a cavallo del secolo,
scombussolò il Piemonte mettendo in pericolo i privilegi dei
ceti privilegiati, specie fuori dai centri abitati.
Dal 1803 al 1806 studiò a Siena nel collegio De Tolomei,
gestito dai padri Scolopi famoso in tutta Italia. Lì conobbe
quelli che diventeranno gli esponenti maggiori della corrente
cattolico-conservatrice e che gli saranno utili negli anni della
maturità. Egli ebbe modo di studiare latino e francese, ma
fece pochi progressi in questo campo, soffrendo sovente il distacco
da casa. Quando Napoleone costrinse con un editto tutti i piemontesi
a tornare in patria, per lui come per altri 34 piemontesi fu una
vera festa. Continuò gli studi a Torino sotto la guida
dell'abate Ricordi e nell'autunno del 1809 fu in grado di entrare
all'università. Nel 1812, il 4 luglio, si laureò sotto
la guida dei migliori professori di allora. Nel suo diario scrisse:
"non mi saziavo di leggere, specialmente mi attraevano le tragedie
di Alfieri".
In quegli anni, in opposizione alla dominazione francese, alla
politica religiosa dell'Impero napoleonico, alla prigionia del Papa,
alle continue guerre, dispiegò un'azione politica che lo
portò a fondare nel 1812 la Società Italiana.
Questa società si sciolse dopo appena due anni, ma ebbe
notorietà soprattutto perché suoi membri appartenevano
alle famiglie più importanti dell'aristocrazia torinese,
uniti nel desiderio di indipendenza e nel detestare le innovazioni
potate da Napoleone.
La restaurazione
Nel 1814 il Re torna a Torino, per lui scrive un opuscolo a stampa:
Il giorno della liberazione, nel quale si trovano già gli
orientamenti del suo pensiero. Con la restaurazione del 1815 i
nobili tornano agli impieghi nella pubblica amministrazione, Solaro
della Margarita entra in diplomazia con l'appoggio dell'Amicizia
Cattolica. A 24 anni, nel 1816, entra definitivamente in diplomazia
come segretario della legazione sarda a Napoli, dove era ministro
della Real Corte Piemontese, il marchese Raimondo De Quesada di San
Saturnino. Il 15 settembre inizia il suo viaggio verso Napoli,
Firenze e Roma, città che lo esaltano e lo segneranno per
sempre.
Alla corte di Napoli si trova bene, ci sono molti piemontesi e
riprende i suoi studi. Tocca a lui redigere per conto del suo
ministro il Rapporto sullo stato politico del regno delle due
Sicilie e considerazioni su ciò che avvenne nei primi otto
mesi che seguirono la caduta del sistema costituzionale introdotto
dalla rivoluzione del luglio 1820. In tale rapporto stigmatizzava
l'operato del governo, la corruzione del clero, la mancanza di
istruzione pubblica, e l'assenza di tutela dei cittadini da parte
dello stato. Nel 1824 sposa la figlia del ministro del Piemonte a
Napoli, Carolina De Quesada di San Saturnino e da questo matrimonio
nacquero 4 figlie: Eleonora, Giulia, Maria, Filomena e un figlio
Carlo Alberto. Nel 1826 fu nominato incaricato d'affari alla corte
di Madrid dove si distinse nella sua intransigenza nel far
rispettare i diritti di successione della Casa Savoia al trono di
Spagna. Tale atteggiamento lo portò ad intromettersi nella
vicende della Prima guerra carlista, in merito alla quale convinse
il re Carlo Alberto a parteggiare per il reazionario Don Carlos
contro la legittima sovrana Maria Cristina. La sua posizione divenne
pertanto insostenibile a Madrid, così dovette chiedere di
essere sostituito dall'incaricato d'affari Valentino di San Martino.
All'inizio del 1835, in riconoscimento della sua fedeltà ai
principi autoritari e antiliberali del re, fu nominato ministro
plenipotenziario alla corte di Vienna, la più importante
d'Europa, e nello stesso anno il 21 marzo fu nominato Ministro degli
Esteri del Piemonte.
Questa nomina non fu vista di buon occhio dalle due monarchie
costituzionali di Francia e Inghilterra, che lo ritenevano (a torto)
una creatura di Metternich. I sovrani costituzionali
ebbero sempre avverso Solaro della Margarita, che l'ambasciatore
sardo a Londra, D'Agliè, giudicava «poco equilibrato e
propenso a farsi trascinare dai suoi personali sentimenti, salvo poi
fare marcia indietro con incredibile impudenza».
Cattolico fervente, devoto al Papa e ai Gesuiti, amico dell'Austria
e fermamente legato ai principi dell'autocrazia, si oppose a ogni
tentativo d'innovazione politica e di conseguenza fu contestato dai
liberali. Quando nel 1847 scoppiò la prima agitazione
popolare in favore di riforme costituzionali, il Re si sentì
obbligato a rinunciare ai suoi servizi, nonostante questi avesse
condotto gli affari pubblici con abilità e lealtà,
innalzando addirittura la dignità del regno nei confronti
dell'atteggiamento arrogante del governo di Vienna.
Solaro della Margarita espose il suo credo e la sua politica come
ministro a Carlo Alberto (dal febbraio 1835 all'ottobre 1847) nel
suo Memorandum storico-politico, pubblicato il 10 marzo 1851
dall'editore Speirani e Tortoni di Torino. Un documento di grande
interesse per lo studio delle condizioni del Piemonte e dell'Italia
del tempo. Ad integrazione del Memorandum l'anno successivo
pubblicò un altro libro intitolato Avvedimenti politici
destinato ai lettori colti e studiosi, dove tentò di dare una
veste filosofica alla sua politica. Il risultato non fu giudicato da
lui soddisfacente e si mise all'opera per dare una sistemazione
definitiva al suo pensiero, ne venne fuori Le questioni di stato
oggi quasi introvabile.
Gli ultimi anni
Nel 1853 fu eletto deputato per San Quirico, ma continuò a
guardare al suo mandato come se fosse derivato dall'autorità
del re e non dalla volontà popolare. Come leader della Destra
cattolica del parlamento si oppose radicalmente alla politica di
Cavour, che alla fine avrebbe portato all'unità d'Italia. Al
momento della proclamazione del Regno d'Italia si ritirò
dalla vita pubblica, ma non rinunciò a manifestare il suo
pensiero. Nel 1860, pubblicò un opuscolo intitolato: Sulla
annessione di alcuni Stati alla monarchia e sulla cessione della
Savoia e di Nizza alla Francia. È del 1863 la pubblicazione
del libro L'uomo di stato, destinato agli studiosi di filosofia e
politica, dove le sue opinioni sono ancora oggi moderne, piene di
misura, di equilibrio, tolleranza e profondità[senza fonte].
Ancora nel 1864 scrisse: Sguardo politico del Conte Clemente Solaro
della Margarita, Ministro di Stato, sulla Convenzione Italo-Franca
del 15 Settembre 1864, edito sempre da Speirani e Tortoni di Torino.
Il giorno prima di morire, sentì da lontano un colpo di
cannone, chiese di cosa si trattasse: gli fu risposto che era nato
l'erede dei Savoia, il futuro Vittorio Emanuele III. "Sia lodato
Iddio che è nato un Principe!", secondo quanto viene
riportato dalle biografie scritte su di lui, furono le ultime sue
parole. Morì il 12 novembre 1869.