L'età del Risorgimento

Bibliografia

BIBLIOGRAFIA

Sullo sviluppo autonomo di una nuova vita civile e statale in Italia prima del Risorgimento sta preparando un lavoro Raffaele Ciasca; ne è stata pubblicata l'introduzione: Raffaele Ciasca, Germogli di vita nuova nel '700 italiano (negli «Annali della Facoltà di Filosofia e Lettere della R. Università di Cagliari», 1930-31, estratto di pp. 2i in-8°). Il Ciasca studia la «trasformazione che nel corso del secolo xvm e specialmente nella seconda metà di esso si va com piendo nella vita di quasi tutte le regioni d'Italia, e che non si limita a riforme frammentarie imposte da principi illuminati e poco sentite dalla popolazione, ma investe tutta la costituzione statale, tutta la struttura economica del paese, tutti i rapporti fra le classi, e si manifesta nelle correnti predominanti nel pensiero politico, sociale ed economico («Nuova Rivista Storica» del 1931, p. 577). Le riforme amministrative e finanziarie, la politica ecclesiastica, la storia del pensiero erano già state studiate; il Ciasca porta un contributo nuovo per lo studio della vita economica del tempo. Francesco Lemmi, Le origini del Risorgimento italiano, Milano, Hoepli. Dello stesso Lemmi: La Bibliografia del Risorgimento Italiano, Società Anonima Romana. Carlo Morandi, Idee e formazioni politiche in Lombardia dal 1J48 al 1814, Torino, Bocca. Massimo Lelj, Il Risorgimento dello spirito italiano (1725-1861), Milano, L'Esame, Edizioni di storia moderna, 1928. Al XII Congresso internazionale di Scienze Storiche che si doveva tenere a Varsavia dal 21 al 28 agosto 1933, dovevano essere presentate le seguenti relazioni sul Risorgimento: 1) G. Volpe, I rapporti politici diplomatici tra le grandi potenze europee e l'Italia durante il Risorgimento-, 2) A. C. Jemolo, L'Italia religiosa del secolo XVIII; 3) Pietro Silva, Forze e iniziative nazionali ed influenze straniere nell'opera dell'assolutismo illuminato in Italia.

Antonio Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento (storia documentata), vol. I, Bari, Commissione provinciale di archeologia e storia patria, 1931, pp. 455. In questo primo volume si giunge fino alla famosa cospirazione giacobina del 1793-94, dopo aver dato un quadro della vita pugliese nel secolo XVIII. Volume necessario per comprendere la quistione meridionale. Pare che l'autore riesca a dare un quadro impressionante delle condizioni terrificanti del popolo pu gliese. I fatti del '93-94, non gravi in se stessi, acquistarono importanza per la feroce reazione che si scatenò: prima emigrazione politica verso il Nord, preparazione della Rivoluzione napoletana del 1799.

Su Melchiorre Gioia cfr. la bibliografia (degli scritti del G.) pubbl. da Angelo Ottolini nei «Libri del Giorno» del gennaio 1929 (Il centenario di M. G.). Il primo libro del Gioia è una dissertazione del 1796 presentata a un concorso bandito dall'Istituto della Repub blica Cisalpina sul quesito: «Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità dell'Italia». Il Gioia sostiene «la repubblica una e indivisibile»; la sua dissertazione fu premiata, ma bisognerebbe vedere in quanto essa è solo una elaborazione puramente ideologica della formula giacobina. Nel 1815 pubblica Della costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa.

Guido Bustico, Gioacchino Murat nelle Memorie inedite del Generale Rossetti, «Nuova Antologia», fascicoli del 16 maggio, i° giugno e 16 giugno 1927.

Il generale Giuseppe Rossetti, piemontese di nascita, francese di elezione, fu prima ufficiale superiore dell'esercito francese e poi dell'esercito napoletano di Murat. Scrisse quattro grossi volumi di ricordi, rimasti inediti, in francese, dal 20 dicembre 1796 al 6 novembre 1836, ricchi di notizie politiche riguardanti l'Italia e la Francia. Il Bustico ne assicura la serenità ed imparzialità e ne estrae notizie sulla «nuova politica» di Murat dopo la battaglia di Lipsia (avvicinamento all'Austria), sulla missione data a un certo G. Grassi nel marzo 1815 di recarsi nell'alta Italia e vedere quali appoggi avrebbe avuto un'iniziativa di Murat per l'indipendenza italiana, e sulla fuga di Murat da Napoli fino alla sua fucilazione.

I primi giacobini in Italia.

Cfr. Giulio Natali, Cultura e poesia in Italia nell'età napoleonica, Sturdi e saggi, Torino, Sten, 1930. (Lomonaco del Rapporto a Carnot, ha un saggio speciale molto ìnteres sante).

I giacobini italiani di solito sono trattati assai male nei libri e negli articoli divulgativi e se ne sa anche assai poco. Negli «Atti del XIV Congresso nazionale per la storia del Risorgimento italiano» (1927) è pubblicato uno studio di Renato Sòriga, L'idea nazionale e il ceto dei «patrioti» avanti il maggio 1796, che rende noti alcuni documenti estratti dal copialettere di Filippo Buonarroti. Da questo studio si potranno avere dad bibliografici e indicazioni per studiare questo primo periodo del liberalismo italiano.

Per avere una indicazione del modo di considerare i francesi nel periodo giacobino e napoleonico si può citare dal libro di Alessandro Andryane (Memorie di un prigioniero di Stato, passi scelti da Rosolino Guastalla, Barbera, Firenze, p. 214): il carceriere Schiller, quando l'Andryane riesce a farsi togliere i ferri dai piedi per una storta, dice: «Diavoli di Francesi! C'era ben ragione di chiamarli signori — tutto — si può — quando — si vuole». Questa fama di «volitivi», ossia di volontaristi, dei Francesi nel periodo della grande Rivoluzione presso gli altri popoli ha un certo significato storico.

Piero Pieri, Il Regno di Napoli dal luglio 1799 al marzo 1806, Napoli, Ricciardi, 1928, pp. 314. Studia la politica borbonica dopo la prima restaurazione e le cause del suo crollo nel 1806, avvenuto pur non essendoci all'interno nessuna forza contraria attiva e quando l'esercito francese era ancora lontano. Studia il difficile regime delle classi nel Mezzogiorno e il nascere del pensiero liberale che sostituisce il vecchio giacobinismo del 1799. (Ma si può chiamare «giacobinismo» l'indirizzo politico dei rivoluzionari napoletani del 1799?). Pare si tratti di un libro molto interessante. Per comprendere l'orientamento delle classi e il loro sviluppo nel Mezzogiorno deve essere molto interessante anche il libro di A. Zago, L'istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860), Città di Castello, «Il Solco», 1927, pp. 228. (Lo squilibrio tra l'attività scolastica statale e quella privata si è avuto dopo il 1821: le scuole private fioriscono, mentre l'attività statale decade: si costituisce così uno strato di intellettuali nettamente separato dalle masse popolari e in opposizione allo Stato, relativamente forte nella disgregazione politica generale, a stento unificata esteriormente dalla repressione di polizia. Questo argomento merita di essere approfondito.

Domenico Spadoni, Le società segrete nella rivoluzione milanese dell'aprile 1814, «Nuova Antologia» del 16 maggio 1929. Intervento della massoneria in quel movimento (culminato nell'uccisione del ministro Prina), secondo gli atti di un processo per complotto militare, trovati dallo Spadoni. Qualche particolare nuovo, ma non gran cosa.

Quando comincia il Risorgimento? Cfr. Arrigo Solmi, L'unità fondamentale della storia italiana, Bologna, Zanichelli, 1927, pp. 58. Su questo scritto cfr. Francesco Collotti, Pretesti oratori, nel «Leonardo» del 20 maggio 1927, la risposta del Solmi nel «Leonardo» del 20 agosto successivo e la nota di L. Russo alla risposta. Il Solmi trova nella «città» questa unità fondamentale, ed è certo notevole il fatto che in molte città autonome si verifichino simultaneamente le stesse riforme (non conosco il libretto del Solmi e non so quindi come egli spiega questo fatto precisamente). È da vedere a questo proposito il libretto di Carlo Cattaneo, La Città considerata come principio ideale delle istorie italiane, a cura di G. A. Belloni, Vallecchi, Firenze, pp. 140: il Solmi ha preso dal Cattaneo il suo principio? D'altronde cosa significa «città»? Non significa forse «borghesia», ecc.?

Cfr. A. Rossi, Le cause storico-politiche della tardiva unificazione e indipendenza d'Italia, Roma, Cremonese, 1933, pp. 112. (Il titolo stesso è curioso e mostra come sia diffusa la concezione mitologico- fatalistica nello studio del Risorgimento).

Un'opinione di Stendhal. Cfr. P. P. Trompeo, Stendhal fra un cardindle ed un nunzio. «Nuova Antologia» del i° febbraio 1935. Il Trompeo, dopo aver enumerato alcuni giudizi dello Stendhal molto favorevoli alla causa della libertà italiana e al valore dei patriota italiani, come Santarosa, ecc. (p. 445) estratti da Rome, Naples et Florence e da Promenades dans Rome, conclude: «Ma giudicava che contro un'Austria sicura di sé ogni tentativo d'insurrezione sarebbe fallito, anche per il poco seguito che aveva nel popolo " l'innocence vertueuse et girondine " dei cospiratori, e che d'altra parte un intervento a favore di una Italia ancora immatura per una valida riscossa sarebbe stato per la Francia un rischio troppo forte».

Confalonieri. In un articolo di Panfilo (Giulio Caprin) nel «Corriere della Sera» del 26 settembre 1934, si dice: «Teresa, consunta dagli strazi, doveva morire prima che il nuovo imperatore Ferdinando facesse la grazia che Francesco aveva sempre negata all'aristocratico cospiratore non pentito». Quel «non pentito» non è più possibile dopo ciò che Silvio d'Amico ha pubblicato sulla domanda di grazia fatta dal Confalonieri e conservata nel museo italiano dello Spielberg. L'articolo del Caprin recensisce il libro di Luigi Ceria, Vita di una moglie (Milano, Baldini e Castoldi) su Teresa e sulla vita «amorosa» di Federico non molto regolare. Col titolo Confalonieri, romanzo, l'editore Treves ha pubblicato un volume di Riccarda Huch (1934).

Augusto Sandonà. Dopo l'armistizio il Sandonà ha fatto ricerca negli archivi viennesi per raccogliere la documentazione ufficiale austriaca su una serie di avvenimenti del Risorgimento italiano. Prima della guerra il Sandonà aveva pubblicato, tra l'altro: Contributo alla storia de' processi del '21 e dello Spielberg, Torino, Bocca, 1911; L'idea unitaria ed i partiti politici alla vigilia del 1848, in «Rivista d'Italia» del giugno 1914; Il regno Lombardo-Veneto, la costituzione e Vamministrazione, Milano, Cogliati, 1912.

La Rivoluzione del 1831. Neil'«Archiginnasio» (4-6, anno XXVI, 1932) Albano Sorbelli pubblica e commenta il testo del piano politico costitutivo della Rivoluzione del 1831, scritto da Ciro Menotti. Il documento era già stato pubblicato da Enrico Ruffini nel 1909 (?) nell'«Archivio Emiliano del Risorgimento nazionale», fase. 10 e il. Anche il volume di Arrigo Solmi sui fatti del '31 si basa su questo piano. Ora si è potuto, con un reagente, far rivivere lo scritto del Menotti e fotografarlo per l’«Archiginnasio».

Carlo Felice. È da leggere la biografia scrittane da Francesco Lemmi per la «Collana Storica Sabauda» dell'ed. Paravia. Alcuni punti rilevanti della biografia del Lemmi: l'avversione di Carlo Felice contro il ramo dei Carignano: in alcune lettere scritte di Carlo Felice al fratello Vittorio Emanuele nel 1804 si leggono contro i genitori di Carlo Alberto parole «roventi», dettate da non si sa qual risentimento e che giungono fino a scongiurare come una vergogna quella non desiderata successione. Carlo Felice e i moti del 1821. Nota il Lemmi che Carlo Felice non fece mai una politica italiana, ma mirò solo ad estendere i suoi possessi.

Giuseppe Solitro, Due famigerati gazzettieri dell' Austria. (Luigi Mazzoldi, Pietro Perego), Padova, Draghi, 1927. Nella recensione pubblicata dalla «Fiera Letteraria» del 16 dicembre 1928, Guido Zadei scrive di possedere materiale inedito, e non sfruttato, sul Maz- zoldi di propaganda comunista, che vorrà poi dire di propaganda per la riforma agraria in senso austriacante.

Lamennais. Il Lamennais dovrà essere studiato per l'influsso che le sue idee ebbero su alcune correnti culturali del Risorgimento spe cialmente per orientare una parte del clero verso le idee liberali e anche come elemento ideologico dei movimenti democratico-sociali prima del '48. Per la lotta del Lamennais contro i gesuiti cfr. l'art. Il Padre Roothaan e il Lamennais, nella «Civiltà Cattolica» del 3 agosto 1929. Il Padre Roothaan, divenne generale della Compagnia di Gesti verso la fine degli anni 20 e mori, mi pare, nel 1853; è quindi il generale che presiedette all'azione dei gesuiti prima e dopo il '48. Si potranno vedere nella «Civiltà Cattolica» altri articoli sul Lamennais e sul Padre Roothaan.

Angiolo Gambaro, Riforma religiosa nel Carteggio inedito di Raffaello Lambruschini, 2 voli., G. B. Paravia, 1926.

Recenti opere di studiosi della preparazione spirituale del Risorgimento: Ruffini, Gentile, Anzillotti, Luzio. Raccogliere bibliografia in proposito. Il Lambruschini legato da relazioni personali con molti protagonisti (liberali moderati) del Risorgimento, esercitando un'influenza che il Gambaro sostiene di prim'ordine, finora quasi ignorata (pour cause!). Il Gambaro mette in rilievo il tormento intimo che l'associazione nello stesso problema, dei termini politici e religiosi suscitò in quella generazione, in una parte della quale prevalse la visione politica, in altra la religiosa. Lambruschini espressione principale di questo secondo gruppo.

Gambaro sostiene che Lambruschini, non sansimoniano, non la- mennaisiano, non giansenista, ma perfettamente ortodosso: i suoi accusatori, spiriti malevoli e incapaci di comprendere. Concezione evangelica della religione, in cui affiora il principio della libertà interiore concorde con l'autorità. Precorse e superò con maggiore audacia ed estensione ideale il blando riformismo del Rosmini e mirò a sanare un quadruplice ordine di piaghe da lui stesso così riassunte (Gambaro, vol. I, p. cxcix): 1) moltiplicare, sminuzzare, materializzare il culto esterno, e trascurare il sentimento; 2) falsare il concetto morale e il concetto delle relazioni nostre con Dio; 3) soggiogare le coscienze, annullare la libertà per abuso dell'autorità sacerdotale; 4) sostituire alla fede ragionevole una stupida credulità. (Cenni dalla «Nuova Antologia» del 16 aprile 1927).

In queste riesumazioni non si tiene abbastanza conto, per valutare l'importanza storica e l'influsso di questi «eroi» del Risorgimento, che la loro opera si esaurì quasi completamente nei carteggi privati e rimase clandestina.

Il Padre Gioacchino Ventura. Il libro di Anna Cristofoli, Il pensiero religioso di Padre Gioacchino Ventura, Milano, Soc. ed. «Vita e Pensiero», 1927, in-8°, pp. 158. Recensione in «Fiera Letteraria» del 15 gennaio 1928 di Guido Zadei, molto severa. Il Ventura, frate siciliano, avrebbe subito l'influenza del Bonald, del Lamennais, del de Maistre. Lo Zadei cita un volume del Rastoul, Le Père Ventura, Paris, 1906, in-160, pp. 189.

Cfr. il saggio di Gioacchino Volpe, Italia ed Europa durante il Risorgimento, nella «Nuova Antologia» del 16 agosto 1933. E un abbozzo molto «descrittivo» della politica internazionale europea nei riflessi con la situazione italiana. Utile come catalogo di fatti, ma senza studio e approfondimento dei nessi storici. Storia del tipo Rinaudo. Che l'equilibrio europeo sia stato un elemento del processo storico italiano e viceversa è appena accennato, ma quale nesso generale tra le due serie di evend, tra i due processi? E si trattò di «due» processi o di uno solo? E se si trattò di un solo processo storico, quale peso dare all'iniziativa o alla passività italiana, ecc.? [E da richiamare il libro di Omodeo, L'età del Risorgimento, che fin dal titolo (o almeno nel titolo) falsifica il giudizio storico e l'opera del Croce, Storia d'Europa, che ponendo un solo processo storico europeo, esalta la passività e tien conto solo di essa, in quanto tralascia il periodo storico «militante», ecc.] In ogni modo, lo studio del Volpe è utile, perché riassume, sia pure «descrittivamente», la situazione politica internazionale che condizionò il Risorgimento italiano.

Il nodo storico 1848-49. Cfr. Carlo Pagani, Dopo Custoza e Volta nel 1848, nella «Nuova Antologia» del 1° marzo 1929. Riporta alcuni documenti inedid tratti dall'Archivio Casad di Milano, non essenziali, ma significativi per vedere la crisi politica di quel momento, crisi politica che fu uno degli elemend principali della disfatta militare: mancanza di un indirizzo unitario politico ben stabilito e risoluto, esitazioni, azione irresponsabile delle cricche reazionarie, nessuna cura per i bisogni dell'esercito come massa umana, ecc. L'Inghilterra era contraria all'intervento militare della Francia a favore del Piemonte: Palmerston dichiarò che l'intervento francese avrebbe scatenato una guerra europea, perché l'Inghilterra non l'avrebbe tollerato, mentre solo mollemente appoggiava il Piemonte in via diplomatica per evitare una disfatta rovinosa e mutamenti territoriali troppo favorevoli all'Austria. L'articolo del Pagani è da rivedere in caso di ricostruzione degli avvenimend del '48-49 per trovare elementi di concordanza e di sussidio di altri documenti. Per le vicende del ministero Casati-Gioberd (luglio-agosto 1848) cfr. la lettera del Gioberti a Giuseppe Massari, pubblicata con proemio dal senatore Matteo Mazziotd, nella «Nuova Antologia» del 16 giugno 1918. Per la missione di Carlo d'Adda in Francia e in Inghilterra svolta per incarico del governo provvisorio di Milano, cfr. Carlo Pagani nel Resoconto del Congresso Storico di Trento nel 1926 (discorso: Il governo provvisorio di Milano nel 1848 e il Trentino). Carlo Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto del 1848, Ed. Cogliati, Milano (con documend tratti dal Museo Storico del Risorgimento di Milano e specialmente degli archivi Casati, d'Adda, Arese, Gulini-Crivelli, Restelli).

Su Carlo Alberto e i tentativi fatti nel 1931 per modificare il giudizio tradizionale (sfavorevole), cfr. lo studio di Pietro Silva nella «Cultura» dell'agosto-settembre 1931.

Giorgio Macaulay Trevelyan, Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del '48, con pref. di P. Orsi, Zanichelli.

Italo Raulich, Storia del Risorgimento politico d'Italia, Zanichelli, cinque volumi, vol. IV, marzo-novembre 1848; vol. V, 1849.

Correnti popolaresche. Per 1 movimenti popolari di sinistra del '48-49 è da vedere: Nicola Valdimiro Testa, Gli Irpini nei moti politici e nella reazione del 1848-49, Napoli, R. Contessa e Fratelli, 1932, in-8°, pp. 320.

I volontari. Sui volontari alcune osservazioni acute si trovano nelle Memorie di Leonetto Cipriani (Leonetto Cipriani, Avventure della mia vita, 2 volumi, Bologna, Zanichelli, 1934. [N. d. R.]) specialmente per i volontari toscani e per il modo con cui furono trattati dall'esercito piemontese nel 1848. Le Memorie del Cipriani sono da leggere anche per alcune impressioni vive sugli avvenimenti del Risorgimento.

Il mutuo insegnamento. Per l'importanza che ha avuto nel moto liberale del Risorgimento il principio e la diffusione pratica del «mutuo insegnamento», cfr. i due volumi di Arturo Linaker su Enrico Mayer (Arturo Linaker, La vita e i tempi di E. Mayer, Firenze, barbera, 1898), che fu uno dei maggiori collaboratori dell'«Antologia» e del Vieusseux e uno dei maggiori divulgatori del nuovo metodo pedagogico.

Giovanni Maioli. Il fondatore della Società Nazionale, Società Nazionale per la Storia del Risorgimento, Roma, 1928. Contiene 22 lettere di Giorgio Pallavicino e di Felice Foresti sul periodo 1856-58, quando il Pallavicino, presidente della Società Nazionale di cui era segretario G. La Farina, lavorava a creare il blocco liberale di destra e del centro su due caposaldi: «opinione italiana», «esercito sardo». Un detto del Pallavicino: «Il rivoluzionario italiano, uomo fortissimo nel campo dell'azione, è troppo spesso un fanciullo in quello del pensiero». È da rilevare che nell'attuale storiografia del Risorgimento, che è tendenziosissima a modo suo, si dà come «acuto realismo politico» tutto ciò che coincide col programma piemontese dei moderati; è un giudizio del senno di poi abbastanza ingenuo e poco acuto: corrisponde alla concezione dei gesta Dei per Allobrogos, riverniciata e spolverata di qualche concetto moderno.

Garibaldi. Cfr. Emanuele Librino, L'attività politica di Garibaldi nel 1861, in «Nuova Antologia», 16 febbraio 1931. Pubblica una piccola nota di Garibaldi al generale Medici in cui si dice che la ragione principale del conflitto con Cavour è questa: Cavour vuole un governo costituzionale tipo francese, con un esercito stanziale che potrà essere impiegato contro il popolo. Garibaldi vuole un governo all'inglese, senza esercito stanziale, ma con la nazione armata. Tutto qui il contrasto Cavour-Garibaldi? Si può vedere la scarsezza di capacità politica del Garibaldi e la non sistematicità delle sue opinioni.

Il passaggio di Garibaldi in Calabria nel i860. Ricordare la quistione sull'atteggiamento di Vittorio Emanuele in questo momento e il biglietto riservato che avrebbe mandato a Garibaldi. Il Ferraris, nella «Nuova Antologia» del i° gennaio 1912, ha scritto un articolo, Vittorio Emanuele e Garibaldi ed il passaggio del Faro nel i860 - (Da documenti storici).

Mazzini e Garibaldi. Cfr. l'articolo di A. Luzio nel «Corriere della Sera» del 31 maggio 1932, Garibaldi e Mazzini.

Sul Risorgimento e il Mezzogiorno. I libri di Marc Monnier, Notizie storiche sul brigantaggio nelle province napoletane da Fra Diavolo al 1862 e La Camorra, mystères de Naples.

Nella «Nuova Antologia» del i° ottobre 1930, Francesco Mo- roncini, Lettere inedite di Carlo Poerio e di altri ad Antonio Ranieri (1860-66). Interessante per il periodo storico e per la quistione politica del Mezzogiorno.

Il trasporto della capitale da Torino a Firenze e le stragi di settembre. Cfr. il volume Confidenze di Massimo d'Azeglio a cura di Marcus de Rubris (Mondadori, Milano, 1930); si tratta del carteggio di M. d'A. con Teresa Targioni Tozzetd. Il carattere del d'Azeglio vi appare in rilievo, coi suoi livori, il suo scetticismo, il suo piemon- tesismo. Alcune osservazioni che fa sui fatti del settembre sono però utili e interessanti.

Sommossa di Palermo del 1866. Era prefetto a Palermo Luigi Torelli, sul quale cfr. Antonio Monti, Il conte Luigi Torelli, Milano, R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 1931, in-8°, pp. 513. Dopo la repressione il Torelli ebbe la medaglia d'oro al valor civile. Si dovrà vedere il libro, anche perché il Torelli ebbe una funzione abbastanza significativa in tutto il Risorgimento.

La morte di Vittorio Emanuele li. In una lettera di Guido Baccelli a Paulo Fambri, del 12 agosto (forse 1880, poiché manca l'anno e il 1880 è un'ipotesi del Guidi) pubblicata da Angelo Flavio Guidi (L'archivio inedito di Paulo Fambri nella «Nuova Antologia» del 16 giugno 1928) è scritto: «Il cuore di tutta Italia sanguina ancora al ricordo della morte del glorioso Vittorio Emanuele: quella immensa sciagura però poteva essere cento volte più grande se non si fossero guadagnate coll'aspirazione dell'ossigeno parecchie ore di vita» (seguono pundni, dell'editore Guidi, a quanto pare, perché completano tutta la linea, non sono cioè i solid puntini di sospensione). Cosa significa?

Cfr. Emanuele Librino, Agostino Depretis prodittatore in Sicilia (Documenti inediti sulla spedizione dei Mille: lettere di Garibaldi, Cavour, Farini, Crispi, Bixio e Bertani, «Nuova Antologia» del 16 dicembre 1930). Quistione dell'annessione immediata: lotte tra Partito d'Azione e moderati. Di fronte al Partito d'Azione, che non volle fare appello ai contadini, vittoria della politica di Cavour che trovò i suoi alleati nei latifondisti che volevano l'annessione immediata. Si trovano accenni interessanti a questo proposito: richieste di carabinieri sardi, ecc. I latifondisti non volevano restare sotto la minaccia di un movimento popolare per le terre ed erano diventati unitari spasimanti. (L'articolo deve essere messo insieme al libro di Crispi sui Mille).

Cattolicismo liberale. Gli scritti del Padre Curci, dopo la sua conversione al cattolicismo liberale, sono utili per ricostruire la situazione intorno al 1880. La conversione del Curci, celebre e battagliero gesuita della «Civiltà Cattolica», rappresenta, dopo il 1870, uno dei maggiori colpi ricevuti dalla politica vaticana di boicottaggio del nuovo Stato unitario e l'inizio di quel processo molecolare che trasformerà il mondo cattolico fino alla fondazione del Partito Popolare. Alcuni scritti del Padre Curci dopo la conversione: Il moderno dissidio tra la Chiesa e l'Italia considerato per occasione di un fatto particolare, 2a ed. migliorata ed accresciuta, in-8°, pp. xn-276, 1878. La nuova Italia e i vecchi zelanti. Studi utili ancora all'ordinamento dei partiti parlamentari, in-8°, pp. vin-256, 1881. Il Vaticano Regio, tarlo superstite della Chiesa Cattolica. Studi dedicati al giovane clero ed al laicato credente, in-8°, pp. vni-336, 1883. Lo scandalo del «Vaticano Regio», duce la Provvidenza, buono a qualche cosa, in-8°, pp. xvi-136, 1848. (Questi libri sono ancora in vendita presso l'Utet di Torino, secondo il catalogo del 1928).

Giolitti. Articolo nella «Nuova Antologia» del i° agosto 1928 su G. Giolitti di Spectator (che deve essere Mario Missiroli). L'articolo è interessante e bisogna servirsene nel caso di trattazione dello stesso argomento. Giolitti e il movimento operaio e socialista, Giolitti e il dopoguerra, ecc. Molti aspetti della politica di Giolitti sono appena sfiorati: in realtà il nocciolo della sua azione non è toccato, sebbene ci siano accenni che potrebbero far pensare che il Missiroli avrebbe potuto dire di più.