Reichskonkordat
Il Reichskonkordat è il concordato tra la Santa Sede e la
Germania nazista. Fu firmato il 20 luglio 1933 da Eugenio Pacelli,
il futuro papa Pio XII, e da Franz von Papen per conto
rispettivamente di papa Pio XI e del presidente tedesco Paul von
Hindenburg. Il concordato fra i due paesi è tuttora valido.
Storia
Le regioni della Baviera, la Renania e la Vestfalia erano
prevalentemente cattoliche e la Chiesa godette di un certo grado di
privilegi in queste. La Germania del Nord e la Germania orientale
erano profondamente protestanti e i cattolici vi soffrirono alcune
discriminazioni. Alla fine del XIX secolo, la Kulturkampf di Otto
von Bismarck fu un tentativo di limitare i poteri e i privilegi
delle istituzioni cattoliche in Germania. In questo clima la Chiesa
cercò un concordato che potesse garantire la sua
libertà. Una volta che Hitler salì al potere e
incominciò a promulgare leggi restrittive nei confronti di
istituzioni religiose, il bisogno di un concordato parve più
urgente.
La rivoluzione del 1918 e la costituzione di Weimar del 1919 avevano
riformato profondamente le relazioni tra Stato e Chiesa. Tuttavia,
la Santa Sede, rappresentata in Germania dal nunzio apostolico
Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII, fece alcuni tentativi senza
successo per ottenere accordi con la Germania, e tra il 1930 e il
1933 egli cercò di iniziare i negoziati con i rappresentanti
dei successivi governi tedeschi[1] Nel febbraio del 1930 Pacelli
diventò Segretario di Stato vaticano e in questa posizione
continuò il lavoro verso l'obiettivo del concordato.
A livello dei singoli stati tedeschi, il concordato fu raggiunto con
la Baviera (1924), Prussia (1929) e Baden (1932). A livello
nazionale, comunque, i negoziati fallirono per diverse ragioni: la
fragilità del governo nazionale; l'opposizione da parte di
deputati socialisti e protestanti nel Reichstag. Il 30 gennaio 1933
Adolf Hitler fu nominato Cancelliere. In aprile inviò il
proprio vice cancelliere Franz von Papen, un nobiluomo cattolico, a
Roma per offrire negoziati per il Reichskonkordat. Il concordato fu
finalmente firmato da Pacelli per il Vaticano e da Franz von Papen
per la Germania il 20 luglio, a Roma. Per l'occasione Pio XI
conferì a von Papen l'onorificenza pontificia della Gran
Croce dell'Ordine Piano, riservata ai ministri in visita di Stato.
Il Reichskonkordat fu ratificato il 10 settembre 1933. Nel
concordato, la Germania raggiungeva una proscrizione completa da
tutte le interferenze clericali in campo politico (articoli 16 e
32). Esso inoltre assicurava la lealtà dei vescovi allo stato
attraverso un giuramento e richiedeva che tutti i preti fossero
tedeschi e soggetti ai superiori tedeschi. Restrizioni furono anche
poste alle organizzazioni cattoliche. Appena prima della firma del
Reichskonkordat la Germania firmò accordi simili con le
maggiori confessioni protestanti tedesche.
Secondo il cardinale Pacelli la firma del Concordato non implicava
un riconoscimento dell'ideologia nazionalsocialista, in quanto tale,
da parte della curia. Era invece una tradizione della Santa Sede
quella di trattare con tutti i partner possibili - ovvero anche con
sistemi totalitari - per tutelare la Chiesa e garantire l'assistenza
spirituale.
Termini e violazioni
I principali punti del concordato sono:
Il diritto di libertà della religione cattolica romana (art.
1).
I concordati di stato con Baviera, Prussia e Baden rimangono validi
(art. 2).
Libera corrispondenza tra la Santa Sede e i cattolici tedeschi (art.
4).
Il diritto per la Chiesa di riscuotere la tassa ecclesiastica (art.
13).
Il giuramento di lealtà dei vescovi[4] (art. 16).
L'insegnamento della religione cattolica nelle scuole (art. 21): gli
insegnanti di religione cattolica possono essere assunti solo
tramite l'approvazione del vescovo (art. 22).
Protezione delle organizzazioni cattoliche e libertà di
pratica religiosa (art. 31).
I chierici non possono essere membri di partiti (art. 32).
Quando il governo nazista violò il concordato (in particolare
l'articolo 31), vescovi e papato protestarono contro queste
violazioni. Le proteste culminarono nell'enciclica di papa Pio XI
Mit brennender Sorge del 1937.