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Quadragesimo Anno (espressione latina che significa "nella
quarantesima ricorrenza" o "nel quarantesimo anno") è il
titolo dell'enciclica sociale promulgata il 15 maggio 1931 da papa
Pio XI che riafferma la validità della dottrina sociale della
Chiesa cattolica secondo le linee della Rerum Novarum. Fu fortemente
ispirata dalla situazione economica mondiale successiva alla caduta
della borsa del 1929.
Pio XI in essa evidenzia le implicazioni etiche comportate
dall'agire nell'economia specialmente nell'epoca
dell'industrializzazione, motiva le norme di questa etica sia
partendo dal Vangelo come da principi di etica naturale, descrive a
tinte realistiche i danni cĥe derivano alla società e alla
dignità dell'uomo sia dal capitalismo sfrenatamente
incontrollato sia dal comunismo totalitario, e insiste sulla
necessità della ricostruzione di un ordine sociale basato sui
principi della solidarietà e della sussidiarietà.
Novità rispetto alla Rerum Novarum
Papa Pio XI promulga la sua enciclica 40 anni dopo la Rerum Novarum.
Durante questo intervallo di tempo erano apparsi altri documenti
pontifici trattanti, sebbene non exprofesso, temi similari a quelli
della Rerum Novarum come, ad esempio, "Singulari Quadam" (1912) di
Papa Pio X (indirizzata all'episcopato tedesco e riguardante
problemi della organizzazione e sindacalizzazione dei lavoratori
cattolici), e il Maximam Gravissimamque (1924) (di Pio XI)
(indirizzata alla chiesa francese e proponente un modello di stesura
degli Statuti di associazioni di lavoratori cattolici)[1] Nella
prima parte della Quadragesimo Anno Pio XI applaude e riassume il
pensiero della Rerum Novarum e, in coerenza con esso, afferma il
diritto e il dovere della Chiesa cattolica di avanzare
autoritativamente la sua dottrina sociale come hanno fatto, tra gli
altri, il suo predecessore della “Rerum Novarum”, del cui intervento
si vedono già i frutti vantaggiosi per tutta la
società; quindi, afferma che con questa enciclica si intende
contribuire alla formazione e alla giusta evoluzione della coscienza
sociale della nuova epoca; infine che da quando i lavoratori si sono
associati e sindacalizzati le loro condizioni di vita sono
migliorate, ma purtroppo non dovunque e non in maniera sufficiente.
(n. 16-40).
Proprietà privata
Se la Chiesa ha autorità riguardo al tema del rapporto tra
lavoro e capitale perché sono in campo gravi elementi di
etica, e propone norme che tuttavia non riguardano il piano della
soluzione tecnica, ebbene proprio da tale naturale etica discende la
“naturalità” della proprietà privata perché
essa favorisce il legittimo libero sviluppo, umano e spirituale,
della persona. Tuttavia il diritto, e il fatto, alla privata
proprietà deve essere orientato al bene comune: per questo lo
Stato deve moderarlo con leggi e, in certi casi estremi, può
ricorrere anche alla socializzazione di determinati beni necessari
alla collettività. Anche in questo caso estremo, tuttavia,
deve essere rispettato il principio di sussidiarietà
perché lo Stato non deve sostituirsi ai cittadini là
dove essi sono in grado di fare da soli. (n. 114-116)
Capitale e lavoro
Riguardo a questo tema, la Quadragesimo anno afferma che, oltre la
necessità che queste relazioni tra capitale e lavoro siano
regolate per leggi, che a loro volta devono essere conformi alla
morale naturale, bene ripetuta e incarnata dal Vangelo, e per questo
loda tutti gli sforzi passati per mitigare e far scomparire i
contrasti, essa esorta a continuare su questa strada. Ma è
detto chiaramente che la pace sociale è possibile soltanto
quando i lavoratori saranno trattati con un “salario giusto”. Tre
elementi, secondo l'enciclica, concorrono a determinare il “salario
giusto”: che esso corrisponda ai bisogni personali del lavoratore e
ne rispetti la dignità, che esso permetta al lavoratore di
mantenere la famiglia, e che, nello stesso tempo, sia conforme alle
condizioni dello stato attuale dell'economia. Il rispetto di questi
principi è frutto della, e a sua volta la amplifica,
solidarietà necessaria al bene comune. (n. 63-75).
Ordine sociale
Mentre il papa spinge per una maggiore solidarietà e
collaborazione tra lavoratori e datori di lavoro, dipinge un quadro
assai severo circa il capitalismo lasciato senza regole morali e
legali, specialmente quello espresso dalle società di
capitali anonime che riescono ad imporsi agli stessi stati. Da qui
provengono danni per i “deboli” e per le stesse imprese di minore
consistenza che non riescono ad accedere al credito e destinate a
soccombere di fronte alle grandi. L'ordine sociale, in questi casi,
esige che il capitalismo sia governato da leggi giuste per evitare
che prevalgano gli interessi individuali su quelli della
collettività.
Contemporaneamente viene respinta la lotta di classe come normale e
necessario criterio di sviluppo e come via per la eliminazione di
altre classi. (109).
In nome dell'ordine sociale e della necessaria solidarietà,
la Quadragesimo Anno rifiuta lo sciopero, o lo sconsiglia
severamente: quando le due parti non trovano l'accordo, intervenga
l'arbitro stabilito dalla legge (il “giudice” dice il testo
dell'enciclica) Ciò è detto al numero 95.[2]
Comunismo e socialismo
Viene decisamente respinto il comunismo, prima che per ragioni di
politica sociale ed economica, per motivi religiosi e di etica
naturale: il giudizio del comunismo sulla religione viene definito
“empio” oltre che falso (n 113); mentre si nota come un giudizio
sospeso, sebbene se ne rilevino gli errori religioso-sociali (n,
128), circa i diversi Socialismi in generale che sembrano ormai
orientati a distinguersi dal comunismo (n. 111, 113). Nel comunismo,
al di fuori dell'ansia e aspirazione dei popoli alla giustizia
sociale, vien visto una specie di male assoluto. Viene ribadita la
condanna della lotta di classe (n. 114) in generale propugnata anche
dai socialismi, come strumento per arrivare alla soluzione dei
problemi sociali o come via per il progresso sociale, perché
dannosa per la società e contraria al Vangelo. I contrasti
sociali vanno risolti alla luce dell'etica, che si basa anche sulla
religione, e della solidarietà: queste sono il nodo dove la
Chiesa si incontra e collabora anche con la civiltà
industriale. (n. 127-148)
Note
1. Intanto in varie parti degli stati con influenti gruppi
cattolici si erano intensificate e arricchite di nuove esperienze le
azioni sociali intraprese, tra le altre, da Wilhelm Emmanuel von
Ketteler (Germania) e da movimenti del socialismo cristiano in
diversi stati europei e si era fatto strada il pensiero di Giuseppe
Toniolo che teorizzava sul senso religioso e morale come fattore
reale dello sviluppo.
2. Quadragesimo anno