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Piccolo mondo antico è un romanzo scritto da Antonio
Fogazzaro nel 1895.
Generalmente considerato il suo capolavoro, è la quarta delle
opere scritte dall'autore; ad essa seguiranno altri tre romanzi che
rappresentano il seguito della vicenda: Piccolo mondo moderno, Il
santo, Leila.
Il racconto è diviso in tre parti, così suddivise:
* sei capitoli nella prima parte
* tredici capitoli nella seconda parte
* due capitoli nella terza parte.
Ambientazione
Il racconto è ambientato in Valsolda, una località in
provincia di Como, posta sulle sponde del lago di Lugano, un luogo
in cui Fogazzaro trascorse parte della sua vita. Molti passaggi del
romanzo sono quindi autobiografici, a cominciare dalla descrizione
della casa dello zio Piero ad Oria, che in realtà è
quella materna dello scrittore, per finire con quelle dei
personaggi, molti dei quali sono stati ispirati da figure veramente
esistite, non necessariamente in quel periodo.
Chiaro il periodo storico nel quale si sviluppa la vicenda,
cioè la seconda metà dell'Ottocento, sullo sfondo
della lotta dei patrioti del Lombardo-Veneto contro il dominio
austriaco. La vicenda prende piede nel 1850, quando non si sono
ancora spenti gli echi delle rivolte del 1848 e della loro
repressione, e si conclude nel febbraio 1859, alla vigilia della
seconda guerra di indipendenza che darà il via al compimento
dell'unità d'Italia.
Dai riferimenti temporali è possibile stabilire che la storia
si sviluppa in un arco temporale di circa dieci anni, dalla cena del
risotto e tartufi in casa della Marchesa alla morte dello zio Piero.
Vi sono però dei salti temporali; per esempio lo scrittore,
dopo aver narrato il matrimonio di Franco e Luisa, introduce la loro
figlia, Maria, che ha già tre anni.
Lo sfondo storico è sempre presente e si trovano quindi
notevoli contrasti fra liberali e "austriacanti", come in effetti
doveva essere nella realtà. D'altra parte anche il contesto
sociale è molto ben centrato nelle descrizioni dei
personaggi, dei loro pensieri e delle loro preoccupazioni.
Trama
Il romanzo si apre con la descrizione di una cena in casa della
Marchesa Orsola Maironi, durante la quale il nipote Franco mostra il
suo temperamento acceso, polemizzando con foga contro chi difende il
governo austriaco. Luisa Rigey è una popolana valsoldese che
abita a Castello. I due ragazzi si innamorano, ma la nonna di Franco
è contraria all'unione, a causa della condizione non nobile
di Luisa. Per questo minaccia il nipote di non lasciargli
l'eredità se deciderà di sposarla. Il ragazzo, di
animo forte, idealista (scrive poesie e musiche), reagisce ai
divieti della Marchesa con orgoglio: aiutato da alcuni uomini
fidati, tra cui lo zio Piero, impiegato del governo austriaco,
organizza un matrimonio in segreto, sotto la benedizione della madre
di Luisa, Teresa Rigey, ammalata e prossima alla morte.
Venuta a sapere del matrimonio, la nonna disereda il nipote.
Tuttavia il professor Gilardoni svela a Franco che non è vero
che suo nonno sia morto senza lasciare testamento: gli mostra
infatti una copia autentica del documento nel quale Franco è
nominato erede universale. La Marchesa, a suo tempo, aveva creduto
di distruggere tutte le copie ed è ignara dell'esistenza di
quest'ultima. Franco però non se la sente di intentare una
causa contro la potente nonna e prega il professore di distruggere
il testamento, senza rivelare l'accaduto a Luisa.
Il matrimonio nei primi tempi procede bene, nonostante le
difficoltà economiche: i ragazzi possono contare sull'aiuto
dello zio Piero, nella cui casa di vacanza vanno a vivere. Nel 1852
nasce loro una bambina, Maria, che sarà soprannominata
"Ombretta", perché così si chiama l'eroina di una
arietta d'opera (tratta da La pietra del paragone di Gioachino
Rossini) che lo zio le canta spesso.
Dopo una perquisizione della loro casa, Franco viene arrestato dalla
polizia austriaca, ma è subito rilasciato, in quanto si
è trattato di un'azione puramente intimidatoria. In effetti,
durante la perquisizione non si trova nulla di compromettente, se
non alcune monete del governo provvisorio di Lombardia (1849) e uno
scudo di Carlo Alberto, oltre al fodero di una sciabola del periodo
napoleonico. Tuttavia questo materiale è sufficiente per
un'incriminazione: su richiesta della nonna, Franco non subisce
conseguenze, mentre lo zio Piero viene licenziato dal governo in
quanto funzionario infedele all'Austria.
Il licenziamento dello zio causa un peggioramento delle condizioni
economiche: ciò è fonte di preoccupazioni tra gli
sposi, i quali ogni tanto si trovano in disaccordo in virtù
del loro carattere diverso: passionale, idealista e tendenzialmente
ottimista quello di Franco, più riflessivo e cupo quello di
Luisa, che è credente e fiduciosa nella giustizia divina
anche se sempre meno convinta della sua fede in Dio. Ella vorrebbe
che il marito si impegnasse maggiormente nel mettere in pratica le
proprie idee "liberali", mentre Franco ritiene che il suo dovere
primario sia quello di rimanere accanto alla famiglia.
Questi lievi contrasti sono destinati ad accrescersi allorché
il professor Gilardoni, che si reca dalla Marchesa mostrandole la
copia del testamento che non ha distrutto, contrariamente al volere
di Franco, svela a Luisa dell'esistenza di questo documento: Luisa
vorrebbe servirsi del testamento, mentre Franco è contrario,
ritenendolo disonorevole per la nonna.
Per mostrare a Luisa il suo attaccamento alla famiglia ma anche il
suo amore per l'Italia, Franco nel 1855 parte per Torino, dove trova
lavoro in un giornale ed entra in stretto contatto con gruppi di
patrioti. In autunno una tragedia colpisce duramente la coppia: la
figlioletta Maria "Ombretta" annega nel lago. La morte della bimba,
avvenuta quando Luisa non è in casa perché corsa ad
affrontare a muso duro la Marchesa, rischia di spezzare il legame
tra i due. Luisa si ritiene responsabile, appare fuori di sé,
sembra non riconoscere Franco, tornato precipitosamente da Torino.
Luisa non sembra più amarlo, presa solo dal ricordo della sua
Ombretta: si reca anche tre volte al giorno al cimitero, perde
definitivamente la fede in Dio e chiede al professor Gilardoni (che
nel frattempo si è sposato) di fare delle sedute spiritiche
per rievocare lo spirito della bimba.
Franco dal canto suo, benché molto addolorato, non comprende
appieno il mutismo della moglie, il distacco da lui e si prepara a
tornare a Torino, anche perché è ormai ricercato dalla
polizia austriaca. Nel frattempo la Marchesa, avendo sognato
Ombretta che la incolpa della propria morte e pentita per la tentata
distruzione del testamento, fa sapere al nipote di volerlo
risarcire. Ma Franco rifiuta ogni riconciliazione quando si accorge
che la nonna non è mossa da generosità verso lui, ma
dalla paura della dannazione eterna e dunque mira soprattutto a
salvare se stessa.
La lontananza tra Franco e Luisa dura vari anni, anche perché
Franco è braccato dalla polizia austriaca, in quanto
considerato un pericoloso patriota. I due si rivedono infine nel
febbraio 1859 all’Isola Bella, sul lago Maggiore quando Franco,
arruolato nell'esercito piemontese, si prepara a partire per la
guerra contro l'Austria (sarà la seconda guerra di
indipendenza, nella quale il Regno di Sardegna avrà come
alleata la Francia). Luisa però è stata a lungo
indecisa se incontrare il marito: dopo quasi quattro anni è
ancora sconvolta dalla morte della figlia e crede che nel suo cuore
non possa esistere spazio per l'amore. Ma lo zio le rimprovera il
suo atteggiamento assurdo e la sprona a pensare ad un'altra
Ombretta. Luisa, sebbene scandalizzata da queste parole, capisce che
è suo dovere andare da Franco. Anche lo zio, ormai malato,
partecipa all'incontro, volendo rivedere il nipote forse per
l'ultima volta.
Sul lago Maggiore, la freddezza di Luisa contrasta con l'amore di
Franco e il suo entusiasmo patriottico; la presenza dello zio,
inoltre, rende il ragazzo felice. Passeggiando, gli sposi rievocano
i bei momenti dell'inizio del loro amore e Franco riesce a fare
sentire alla moglie l'autenticità del suo sentimento. Luisa
allora, come tornata di colpo alla realtà, si rende conto di
amarlo ancora e di non poter essere fredda con un uomo che forse
presto morirà in battaglia (cosa che succederà, come
si scoprirà in Piccolo mondo moderno). I due passano la notte
assieme e al mattino si salutano: Franco parte per raggiungere il
suo reggimento, cantando con i suoi commilitoni, mentre Luisa,
commossa, sente cominciare in sé una nuova vita. Più
tardi lo zio, dopo aver assistito alla riconciliazione tra i due,
muore serenamente ammirando il paesaggio del lago Maggiore.